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Autore: Xandalphon    02/04/2024    0 recensioni
Dopo molti tentennamenti, ho deciso di rieditare e revisionare 'A new Generation' e ripubblicarla da capo.
Per chi si approcciasse ora alla storia, si tratta di una 'what if?' che prende il largo dalla trama del manga dal capitolo 689.
In questa versione della storia, un Naruto ancor giovane si metterà nei panni del sensei per addestrare tre scanzonate ragazzine... Cambiando completamente il mondo ninja (Niente Boruto e Sarada. E più avanti si scoprirà anche perché)
Genere: Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la serie
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- Questa storia fa parte della serie 'A new generation'
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26)Rotten Roots – Part three: Dance, Little sister
 

NewGen2

“Yue, capisco quello che hai passato, ma ora, ti prego, fammi il piacere di calmarti! Ora fai un bel respiro e spiegami lentamente cosa diavolo è successo.”
Tsunade si era vista letteralmente piombare nel suo ufficio Yue, decisamente più trafelata del solito. L'occhio clinico dell'hokage si soffermò su gambe e braccia della ragazza. Graffi e contusioni, certo, ma niente di più serio. 
Eppure, di sicuro qualcosa che non era andato per il verso giusto c'era, eccome. Tanto più che, ora che ci faceva caso, la ragazza aveva gli occhi gonfi ed arrossati. Doveva aver pianto a dirotto, mentre correva a perdifiato per raggiungere il villaggio. A spizzichi e a bocconi aveva srotolato fuori parole piuttosto sconclusionate, tra le quali sembrava avessero particolare rilevanza “Danzo”, “gravemente feriti” e “catturati”.
Facile capire che Hinata, Sai e Kiba fossero nei guai, e grossi anche; meno facile, interpretare di che tipo potessero essere, questi guai.
Questa volta, Yue, cercò di ricominciare da capo. Si sentiva una codarda e una vigliacca, ad aver abbandonato nelle grinfie del nemico la propria squadra, sebbene quelli fossero gli ordini del suo capitano. No, non si abbandonavano gli amici sul campo di battaglia.
Se avesse ragionato a mente lucida, forse avrebbe realizzato di aver compiuto una grande impresa, riuscendo a seminare in velocità un inseguitore del calibro di Danzo. E avrebbe capito che i suoi compagni avevano affrontato fino alla sua inesorabile conclusione una lotta così impari solo perché lei riferisse a Konoha la notizia che Danzo era resuscitato attraverso una resurrezione impura e che aveva propositi poco amichevoli nei confronti del suo ex-villaggio. O forse, avrebbe amaramente realizzato che Danzo si era preso il gusto di non impegnarsi veramente nella caccia e di averla lasciata andare. Così, giusto per il gusto di capire cosa sarebbe accaduto.
O, più verosimilmente, anche a mente lucida, tutto questo non avrebbe fornito una giustificazione sufficiente a lenire il proprio bruciante senso di colpa e di impotenza.
Si fece forza e raccontò, cercando disperatamente di non abbandonarsi ad incontrollabili singhiozzi, tutto ciò che era accaduto. Non più di pochi minuti di lotta furibonda, ma che nelle parole della ragazza si dilatarono, anche per via delle domande di una sempre più allibita Tsunade.
Due punti, in particolare, Yue non era in grado di spiegare. Il primo, e più angosciante, era cercare di capire in che condizioni fossero Hinata, Sai, Kiba ed Akamaru.
Secondo Yue erano ancora vivi. Gravemente feriti, ma vivi. L'hokage, tuttavia, temeva che la verità fosse un'altra, e che la ragazza si aggrappasse all'idea che fossero ancora vivi solo per sentirsi meno responsabile.
Il secondo, era l'identità del vero nemico. Perché se Danzo pareva aver aggredito i ninja di Konoha di sua spontanea volontà, pur tuttavia era chiaro che chi aveva praticato l'Edo Tensei sul suo corpo l'aveva fatto per creare caos e scompiglio. Che fosse stato Orochimaru? Possibile, ma veramente improbabile. Le aveva salvato la vita durante l'ultima guerra. Per giunta, prima di sparire per sempre, le aveva dichiarato di aver perso completamente interesse nel mondo ninja. Se ne sarebbe andato lontano, per terre sconosciute. Forse a perpetrare in nome della sua morbosa curiosità scientifica esperimenti crudeli, ma sicuramente a miglia e miglia di distanza da Konoha. E Tsunade ne era certa, quando l'aveva detto era stato assolutamente sincero.
Ma chi dunque poteva conoscere quella disgraziata tecnica che Tobirama aveva avuto la pessima idea di inventare? E perché tirarla fuori proprio ora?
Il filo dei suoi ragionamenti fu interrotto dal rumore di uno strozzato mugolio. Lo sforzo e la disperazione avevano avuto infine la meglio su Yue, che era caduta svenuta. Ma prima che crollasse sul pavimento, rapide come un fulmine, due braccia la presero da dietro, per poi adagiare delicatamente il corpo sulla poltrona dell'hokage, che dal canto suo si era subito alzata per farle spazio.
Quella volta, però, Tsunade non aveva né la voglia, né il tempo per giocare a fare la seccata. Dopo aver dato un'occhiata alla ragazza per accertarsi che non fosse nulla di grave, sì limitò a mugolare sottovoce un “Tu e il tuo vizio di entrare dalla finestra...”, poi, schiaritasi la voce, chiese con semplicità al nuovo ospite: “Quanto hai sentito, Naruto?”
“Abbastanza. Direi che non c'è tempo da perdere. Tempo di raccogliere le mie cose e parto.”
“Naruto, no. E non frignare, tanto non mi convincerai mai.”
Il biondo, visibilmente preoccupato per la sorte degli amici, non si lamentò come un bambino capriccioso, come era solito fare, ma, con sguardo insolitamente duro chiese, tagliente: “Perché?”
“Primo: hai appena subito un tentativo di assassinio piuttosto serio. Non ho alcuna prova per affermare che i due fatti siano correlati, ma non voglio correre rischi. E comunque, anche se indipendenti, chi abbiamo di fronte potrebbe volere la stessa cosa: attirarti allo scoperto ed ucciderti. Secondo: come dire... Quando si tratta di Hinata, tendi a perdere la testa. Nessuna allusione maliziosa, è una semplice constatazione. Anzi, aggiungerei che è una reazione stupida, visto che non è affatto una bambina indifesa da proteggere. E’ una ninja. E i ninja hanno come compagna di giochi preferita la morte. Lei l’ha imparato. E tu Naruto? 
Sorpreso dall’ultima affermazione, il ragazzo fece per replicare qualcosa d’istinto, ma Tsunade alzò la mano, scuotendo la testa. ‘Lascia stare, prediche al vento di una vecchia sciocca… Comunque, dicevo? Ah, sì, sul perdere la testa. Al di là di qualsiasi considerazione morale, se vuoi metterla su un piano più pratico, quando dai di matto, di solito devono ristampare in fretta un nuovo atlante geografico del continente, non so se mi sono spiegata. Terzo, hai delle genin da addestrare, fino a prova contraria.”
“Capisco. Chi manderà?”
“Pensavo due team coordinati: il primo sarà composto da Genma, Shizune e Anko, con Kakashi caposquadra; il secondo sarà l'Ino-Shika-Cho, assieme a Yamato. Fortuna che alcuni di loro sono appena tornati. Possono bastare?”
Il biondo finse un sorriso e rispose: “Sì, forse bastano.”. Ma non aggiunse, com'era suo solito, alcuna battuta. Senza dire nulla, fece per andarsene, questa volta passando dalle scale.
Prima di uscire, Tsunade, gli scoccò a bruciapelo un'ultima domanda: “Ho la tua parola, Naruto? Che non ficcherai il naso in questa storia, intendo.”
Naruto nemmeno si voltò, mentre rispondeva con un secco, quanto deciso “No, non prometto niente”, per poi sbattere la porta alle sue spalle, senza udire il sospiro rassegnato del capovillaggio.
***
Anche quando non si tratta di Anbu, la notizia della perdita di un'intera squadra sembra non faccia mai troppo clamore. Tutti, a Konoha, imparano presto che su certe cose è tassativo tenere le bocche cucite. Ma, spesso, le voci sono come le acque di fiume carsico: nonostante non emergano alla luce del giorno, ciò non vuol dire non stiano correndo lungo il loro tortuoso cammino.
Per Hanabi non era certo un segreto che sua sorella fosse stata rapita, forse persino uccisa. Suo padre aveva chiesto il consenso all'hokage per organizzare una squadra di recupero personalmente. Naturalmente Tsunade si era rifiutata. Non doveva essere considerato un “affare di famiglia”. Dopo tale affermazione, tra la Senju e lo Hyuuga erano probabilmente volati fulmini e saette, ma Hanabi non l'avrebbe mai saputo. Non si poteva affermare che quello fosse il genere di cose di cui suo padre si sentisse libero di discorrere amabilmente a cena.
Hanabi provò a comportarsi da ninja, cercando di rimanere, almeno in superficie, fredda ed impassibile. Ma proprio non ci riusciva. Era la sua nee-san quella di cui stavano parlando, maledizione! Il suo punto di riferimento, la sua colonna. L'unica persona in quella stramaledetta casa con cui poteva essere libera. No, non solo in quella casa. L'unica persona in assoluto. L'unica persona che conosceva tutto di lei, anche le sue infinite debolezze.
Per questo, quando Naruto le convocò un mattino sul campo di allenamento, aveva gli occhi rossi, gonfi e cerchiati di nero. Non ci voleva un genio per capire che doveva aver pianto, certamente da sola ed in silenzio, per una notte intera.
Il suo biondo sensei la fissò a lungo e intensamente, quasi come se la stesse osservando sul serio per la prima volta.
Talmente intensamente che anche Hanabi se ne accorse. Per un attimo le sembrò quasi che quegli occhi blu profondo le leggessero dentro perfettamente, scavassero nel suo cuore, come ad indurla a buttare fuori tutto. Volse lo sguardo, celando malamente il suo senso di disagio.
A quel punto anche Naruto si riscosse, e con il suo abituale fare allegro disse al trio: “Ragazze, mi dispiace davvero tantissimo, ma il vostro sensei ha un piccolissimo problemino. Deve andare a incontrare una persona in un posto, per cui, beh... Starò via una settimana, ecco.”
“Che problema c'è? Cioè, possiamo venire anche noi! Sarà un'occasione per spaccare un po' giusto? GIUSTO?!?”
All'esternazione di Haruna, il biondo scosse la testa e sorrise. Poi, mettendosi la mano dietro alla nuca, replicò, con fare esitante: “Ecco... Ahem... Haru-chan, mi spiace, ma devo andarci da solo... Su, dai, non fare quegli occhioni da cucciolo di foca bastonato, ti prego. E' una settimana. Poi anche voi dovreste riposare un po', ve la siete passata davvero brutta nel covo di quei bastardi.”
“Ma-ma-ma...”
Mentre Naruto cercava di scusarsi con Haruna, che nel frattempo aveva deciso di passare all'azione, saltandogli addosso e cercando di prenderlo a pugni mentre si lamentava, Ako fissò il suo maestro. Ballista di un baka-sensei... Forse dovrei dirlo a Genma... No, meglio di no. Ma se si ficca in qualche casino, giuro che la prossima volta non gliela faccio passare così liscia!
Si riscosse dal flusso dei propri pensieri e fece, rivolta ad Haruna: “Haru-chan, adesso basta, smettila di fare la bambina di cinque anni. Penso che Naruto sensei desideri partire al più presto senza perdere altro tempo. Vero?”
L'occhiata scoccata da Ako fece quasi sobbalzare Naruto. Kurama, dentro di lui, represse a stento un ghigno. Cos'era quello sguardo? Possibile che avesse capito tutto al volo?
Pensi davvero di fregarle, baka? Passi per Haruna, ma ti ricordo che le altre due hanno un cervello funzionante, al contrario tuo.
“Vero, verissimo Ako chan! Ora se non vi dispiace...”
“Faccia pure, Naruto sensei. Mi raccomando, buona fortuna. Credo che ne avrà bisogno.”
“In che, senso, Ako-chan?” Chiese perplessa Haruna.
“Niente, niente, baka, che non sei altro. Forza, vieni con me. Prova ad allenarti a schivare i miei senbon"
“Davvero? Wow! Ok, Ako, ci sto!”
Mentre Ako se ne andava, trascinando a forza Haruna, lanciò un breve sguardo ad Hanabi, che era rimasta tutto il tempo in silenzio e con il capo chino, e che era ancora lì ferma, come paralizzata. La Hyuga stringeva i pugni, tanto da avere le nocche bianche dallo sforzo. Hanacchi... Sai che gli saresti solo d'intralcio, non fare cazzate.
Appena le due furono lontane dalla sua vista, Naruto fece per andare. Qualcosa però lo bloccò tenendolo per la manica.
“Hanabi? Forza, lasciami andare il braccio, che così me lo stacchi.”
Per tutta risposta, la ragazza glielo strinse ancor più forte, rivolgendo al suo maestro due occhi pieni di lacrime. Dopo aver trattenuto un singhiozzo, cominciò a implorare:
“Maestro... La prego... Mi permetta di venire con lei.”
Alla preghiera quasi sussurrata di Hanabi, rispose cercando ancora di fingere: “Hana-chan, su, non sto via per un'eternità. E'... E’ solo una piccola commissione.”
A questo tentativo pietoso di scrollarsela di dosso, Kurama non ce la fece più e sbottò:
E digli la verità, idiota! Tanto l'ha già capito, come quell'altra, del resto....Te l'ho sempre detto che le tue genin sono più furbe di te, no? Pensavi davvero di riuscire a fregarle con quella patetica storiella? Poi, dopotutto, questa qui ha tutto il diritto di sapere, visto che è la sorella della tua spasimante.
Naruto sbuffò, ma non ebbe il coraggio di obiettare all'osservazione della volpe. Non poteva negare che se fosse stato al posto di Hanabi, non si sarebbe comportato molto diversamente. Facendosi serio, le disse: “Anche io lo faccio di nascosto e senza il consenso di Tsunade-san, per cui dovrei essere proprio l'ultimo a dirti certe cose, in questo particolare caso. Ma non ti permetterò di seguirmi, Hana-chan. Con un nemico tanto forte da riuscire a catturare tua sorella, Kiba, Akamaru e Sai, mi saresti solo d'intralcio.”
“Maestro... E' mia sorella...” Avrebbe voluto dire altro, ma i singhiozzi presero a farsi incontrollati e le lacrime, fino a quel momento trattenute a stento, presero liberamente la loro strada, rigandole le gote. Era ironico pensare che fino a non molto tempo prima, sarebbe inorridita all’idea di mostrare emozioni in maniera così plateale in pubblico. E ancor di più se le avessero detto che la causa di tale sfogo sarebbe stata sua sorella maggiore.
Naruto, del resto, sapeva fin troppo bene cosa si agitava nel petto della sua allieva. Delicatamente, pose la sua mano sulla guancia di Hanabi, e tirò via col suo pollice l'ennesima goccia salata.
“Ti giuro su tutto quello che vuoi che farò l'impossibile per riportare indietro tua sorella, ok? Per una volta, abbia fiducia nel suo sensei, principessa Hanabi.”
Incapace di aggiungere anche solo una parola, l'adolescente scoppiò di nuovo. A quel punto, Naruto, non sapendo bene che fare per cercare di darle conforto, l'abbracciò, lasciando che sfogasse il pianto sulla sua tuta.
Dopo qualche minuto, finalmente la Hyuuga sembrò calmarsi e sussurrò, con voce da bambina spaurita: “Sensei, lei mantiene le promesse, vero?”
“Sempre, Hana chan.”
Lentamente, la ragazza si staccò da lui e fece un vigoroso cenno di assenso con la testa. Dopo aver tirato su col naso cercò di accennare un sorriso e disse: “Allora vada, sensei, senza perdere altro tempo.”
Naruto non se lo fece ripetere due volte e, in un minuto, sparì dalla sua vista.
 
  
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