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Autore: fraanythings    03/04/2024    0 recensioni
[Un professore]
[Un professore]
Salve a tutt* 🫶
Dopo tante oneshot mi sono decisa a scrivere una piccola long su Simone e Mimmo. Simone è all'università mentre Mimmo fa il tatuatore ma ancora non si conoscono, Mimmo non ha neanche mai conosciuto Dante, anche se lavora nello studio gestito da Pantera. Si conosceranno grazie a Simone che decide di dare una seconda vita al tatuaggio che ha sul braccio.
[Il titolo della fic si riferisce alla tecnica giapponese dello "kintsugi" che si usa quando un oggetto in ceramica si rompe, lo si ripara con l’oro, poiché si è convinti che un “vaso rotto possa divenire ancora più bello di quanto già non lo fosse in origine”. Mi piaceva associare questa cosa sia al tatuaggio ma anche al personaggio di Simone che avrà una vera e propria rinascita grazie all'amore di Mimmo.]
Spero che questa idea possa piacervi 🫶
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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È appena iniziata la primavera e a Simone questa cosa non piace poi tanto, gli ricorda l'avvicinarsi del suo compleanno. 
A Simone il suo compleanno non piace, per ovvi motivi, gli ricorda troppo l'assenza di Jacopo. Come puoi essere felice sapendo che tuo fratello, gemello per giunta, non è lì con te a festeggiare? Che è stato strappato alla vita troppo presto? Simone ci pensa di continuo e in certi giorni il dolore è così forte che si sente soffocare. 
Ha trovato un buon compromesso con i suoi cattivi pensieri, però. O meglio un modo per scacciarli via almeno un po' durante la giornata, il modo consiste in una corsetta intorno ai pressi della villa di mattina presto. Presto perché poi gli piace far colazione una volta tornato, è un po' il suo momento, quello in cui si rilassa per iniziare bene le giornate. 
Con il rugby ha smesso prima della maturità e non ha più ripreso ma lo sport è sempre stato importante per lui, un modo per scaricare la tensione ed è grato che la vita universitaria gli lasci spazio per fare questa corsa quasi ogni giorno, anche se quando ci sono le lezioni di mattina non riesce mai.
 
"Buongiorno Simone" dice Dante seduto in verenda.
"Buongiorno pà"
 
"Già sveglio?"
"Si, lo sai che mi piace correre di mattina presto quando posso"
 
"E io ti invidio, non so dove trovi tutta questa forza" 
"E pà, senza offesa, ma tu sei un po' un rottame"
 
"Grazie figlio, sempre gentile"
"Quando vuoi"
 
"Comunque stavo pensando..." 
"A cosa?"
 
"È che quando inizia a fare caldo e ti vedo a giro manica mi cadono sempre gli occhi su quel tatuaggio"
"Pà, ce l'ho da sette anni. Non ti sei ancora abituato?"
 
"No macché, certo che mi sono abituato. È che è bruttino, posso dire?" 
"Puoi puoi. Manuel era alle prime armi, capisci, no?"
 
"Certo, certo ma non ti andrebbe di sistemarlo se ti piace così tanto?"
"Non lo so, sinceramente non ci ho mai pensato"
 
"Se vuoi io conosco uno studio di tatuaggi"
"Tu?" chiede Simone sorpreso.
 
"Eh io, io. Ci lavora un mio amico di infanzia, si chiama Pantera"
"Cioè scusa, com'è che si chiama?"
 
"Ma Simone, per scherzo! È un soprannome che gli abbiamo dato un sacco di tempo fa, il suo vero nome è Gaetano"
"Ah ecco, mi pareva strano"
 
"Comunque so pure che ha un apprendista da poco, ci siamo visti due settimane fa"
"Guarda, solo per il nome e per vedere questo tizio dal vivo ci andrei"
 
"È un tipo forte, te l'assicuro"
"Ci credo, ci credo. Poi dammi l'indirizzo"
 
"Certo, quando vuoi Simone"
"Ora corro a farmi una doccia e a fare colazione"
"Vai vai"
 
 
Dopo qualche giorno effettivamente Simone guardandosi allo specchio ci pensa davvero al tatuaggio. Di per sé non gli dispiace, gli piace il significato di quella formula però poi ripensa a ciò che è successo con Manuel e vorrebbe cancellare anche quella traccia di lui, anche se probabilmente si farebbe solo sistamare le lettere perché lui non è un tipo da tatuaggi e non si farebbe mai qualcosa di grande solo per coprire quello. Ringrazia che per fortuna l'università in questo periodo gli stia dando un po' di respiro, il primo anno di magistrale in matematica è tosta però a lui piace tanto ed ora è periodo di lezioni quindi per gli esami ha più tempo. Così animato di curiosità verso questo famigerato Pantera si fa dare l'indirizzo dello studio dal padre e un pomeriggio, dopo quella mattinata ad esaminare il suo tatuaggio, corre per le strade di Roma con il suo motorino per raggiungerlo.
 
 
"Salve" fa per entrare nello studio e l'acchiappa sogni sopra la porta fa rumore.
 
"Salve, come posso aiutarla?"
Gli risponde un uomo dalla corporatura robusta, occhi verdi, capelli lunghi chiari e barba e tantissimi tuatuaggi, soprattutto sulle mani. Intuì che si trattasse del famoso Pantera. Simone nella sua testa inizia un processo di pensieri del tipo; oh, ma guarda mio padre che amici interessanti e boni che ha per poi riprendersi e rispondergli a modo.
 
"Eh sì salve, sono Simone Balestra. So che siete un amico di mio padre" 
 
"Ma che piacere conoscerti finalmente!" e l'uomo gli porge la sua mano, tutta tatuata, per stringerla alla sua. 
 
"Piacere mio, mio padre dice che lei è uno dei suoi più cari amici"
 
"Anche per me Dante lo è. Sai? Gli somigli molto fisicamente"
"Me lo dicono in tanti" fa spallucce Simone.
 
"Allora, come mai sei qui?"
"Per un tatuaggio"
 
"Ah e vieni che ti presento Mimmo e ti facciamo vedere un po' di robe"
"Nono, cioè il tatuaggio lo ho già ma è brutto e volevo sapere se si potesse fare qualcosa per sistemarlo"
 
"Beh, di solito i tatuaggi che non piacciono più si coprono, no?"
"Vero però non sono un tipo da tatuaggi molto grandi"
 
"Non ti preoccupare, adesso vediamo insieme. Seguimi"
"Certo"
 
 
Sente Pantera urlare "Mimmo abbiamo un cliente" prima di avvicinarsi di più alla porta di questo tatuatore che a quanto pare si chiama Mimmo. Forse il diminuitivo di Domenico? Questo ancora non lo sa ma lo intuisce. 
"Arrivo" risponde di rimando lui. 
 
 
"Buonasera, piacere Domenico ma puoi e devi chiamarmi Mimmo" e il ragazzo allarga un sorriso sulle labbra e gli porge la mano stringendogliela con decisione. 
 
"Piacere, io sono Simone" facendo la stessa cosa. 
 
"Allora, cosa abbiamo qui?" chiede sempre Mimmo con il sorriso.
 
"Il ragazzo vuole sistemare o coprire un tatuaggio che ha già" interviene Pantera.
 
"Ah, quindi niente tatuaggio nuovo" afferma Mimmo. 
 
"No no, non sono un tipo da tanti tatuaggi" risponde Simone.
 
"Fai vede', allora" dice Mimmo con di fianco Pantera che annuisce. 
 
"Certo" Simone si toglie la felpa che aveva e alza leggermente la maglietta a mezza manica per far vedere il tatuaggio. 
 
Mimmo e Pantera si guardano contemporaneamente negli occhi e quasi scoppiano a ridere, in tutto ciò Simone li guarda impalato in attesa di una risposta. 
 
"Ma scusa, ma chi te lo ha fatto?" chiede Mimmo.
 
"Un mio amico alle prime armi" risponde Simone.
 
"Mai fidarsi degli amici alle prime armi" risponde con tono fermo ma anche divertito Pantera.
 
"Decisamente no, guarda qua che bruttino. Con tutto il rispetto, eh" ribatte Mimmo mettendo le mani avanti.
 
"Per fortuna non ha fatto veramente il tatuatore" risponde Simone stando al loro gioco. 
 
"Comunque secondo me si può sistemare, magari ripassando le lettere e facendole leggermente più robuste. Che dici Pantè?"
chiede Mimmo mentre struta sia il tatuaggio sia lo sguardo del suo superiore. 
 
"E bravo Mimmo, stai facendo tanti progressi. Comunque sono d'accordo, sempre se a Simone va bene" Pantera fa un cenno a lui.
 
"Si, la mia idea era proprio quella di sistemarlo perché altrimenti non saprei con cosa coprirlo" risponde convinto Simone.
 
"Perfetto" dicono i due tatuatori ad uniso.
 
"Ma lo fate ora? O devo passare un altro giorno"
"Oggi non è proprio possibile perché tra 15 minuti abbiamo due clienti" risponde Pantera e Mimmo accanto a lui annuisce.
 
"Va bene, non c'è problema. Ero passato solo per informarmi prima, ditemi voi quando posso passare"
 
"Possiamo fare dopo domani, mercoledì, alle 16" 
 
"Va benissimo, grazie. Siete stati gentilissimi" 
 
"A mercoledì, ciao Simone" gli dice Mimmo prima di scomparire di nuovo nel suo studio mentre Pantera lo accompagna alla porta. 
 
"Salutami tuo padre"
"Sarà fatto, a mercoledì" e sale sul motorino per andare via.
 
 
"Ciao pà"
"Oh Simone, com'è andata?"
 
"Bene, cioè abbiamo solo parlato perché avevano altri clienti. Mi hanno fissato l'appuntamento per mercoledì pomeriggio"
 
"Aah, ho capito. Beh, allora come ti è sembrato Pantera?"
"Un bel tipo, interessante. Non ti ci immaginavo amico di uno come lui"
 
"A volte riesco anche a sorprenderti"
"Una volta ogni cinque anni ma sì"
 
"Comunque mi diceva che ci sta anche questo nuovo ragazzo con lui"
"Ah sìsì, un certo Mimmo"
 
"Lui non ha mai preso mai tanti giovani a lavorare con lui in questi anni ma di questo ragazzo me ne parla benissimo"
 
"Ah, devo dire che sembra un tipo solare. Forse anche troppo. Comunque forse sarà proprio lui a sistermarlo" 
 
"Speriamo che sia bravo allora"
"Sì, speriamo anche perché la paura degli aghi non mi è passata del tutto"
 
"Meglio qualche ago che quel tatuaggio, non credi?"
"Assolutamente. Comunque salgo a studiare qualcosa adesso"
"Va bene Simone"
 
Una volta su col cazzo che Simone si mette a studiare davvero. Si poggia sul letto e inizia a scrollare ossessivamente la tl di twitter mentre ripensa agli occhi di Mimmo il tatuatore. Non che non ci abbia pensato appena lo ha visto o anche fino a due secondi fa ma ora, nel silenzio, si sente più legittimato a farlo. Tra l'altro non ha solo gli occhi belli ma è proprio bello tutto, con i capelli un po' biondi e leggermente lunghi, qualche tatuaggio qua e là ed è alto, anche se non come lui. Simone non vorrebbe giudicare solo l'aspetto fisico ma per ora conosce solo questo quindi che male c'è ad andare un po' in cortocircuito di fronte a quel ragazzo con gli occhi più azzurri che abbia mai visto? Spera che lui non si sia accorto di questa cosa.
Il pensiero che verrà tatuato da lui tra due giorni lo fa un po' tremare e non solo per la paura degli aghi. 
 
Nel frattempo Mimmo e Pantera hanno abbassato finalmente la saracinesca dello studio.
 
"Kebab e biretta?" propose Pantera.
"Kebab e biretta" accetta Mimmo.
 
[Mimmo in Pantera non solo aveva trovato un datore di lavoro paziente e amorevole ma anche un ottimo amico, si trovava davvero bene con lui. Gli stava insegnando il mestiere per cui aveva tanto faticato a raggiungere e lo portava ad uscire fuori quasi tutte le sere perché ad entrambi scocciava di cucinare. 
Era grato anche a Roberto, il suo educatore dell'IPM che ha sempre visto il buono in lui e lo ha aiutato a tirarsarne fuori il prima possibile. 
Mimmo era appena diventato maggiorenne quindi doveva subito essere trasferito così dopo neanche un anno in IPM si ritrovò nel carcere degli adulti a Roma. Lì rimase solo per molto tempo e furono mesi molto difficili finché un giorno di quattro anni fa non si presentò proprio Roberto ad uno dei colloqui dicendogli che lo avevano trasferito lì e che ora se voleva poteva contare su di lui. 
Se voleva? Mimmo non vedeva l'ora, si era sentito così solo in quei mesi che non vedeva più una via d'uscita ormai. Dopo l'arrivo di Roberto le cose cambiarono così dopo solo due mesi riuscì a far avere la semilibertà a Mimmo, lo impiegò in una piccola libreria al centro di Roma. 
Mimmo si era letteralmente innamorato di Roma, ogni volta che metteva il muso fuori si innamorava di quella città e finalmente dopo tanto tempo si sentiva sereno. 
Vicino alla libreria vedeva sempre tanta gente tatuata che entrava e usciva da questo studio. A lui questa cosa affascinava un sacco perché gli è sempre piaciuto disegnare, le maestre alle elementari gli dicevano sempre che aveva talento così ogni tanto, quando nessuno poteva vederlo, disegnava e molto. 
 
Ogni giorno, mentre vedeva quella vetrina, il desiderio di poterne sapere di più diventava sempre più forte così si fece coraggio e chiese a Roberto qualcosa in più. 
Lui, gentile e amorevole com'era, gli disse che se voleva fare un corso di tatuaggi si poteva fare, o meglio prima doveva finire l'anno in libreria e poi potevano chiedere informazioni su questo. 
Un anno era tanto tempo ma a Mimmo piaceva comunque lavorare anche in libreria quindi aspettò paziente, senza mai smettere di disegnare. 
Effettivamente dopo un anno e con la mobilitazione di Roberto gli diedero il permesso di frequentare questo corso e la notizia più bella non fu solo questa perché forse dopo due anni e mezzo lo avrebbero fatto uscire da lì. Mimmo tra sé e sé si ripeteva quasi ogni giorno, in questo periodo ancora di più:
"Santo Roberto, grazie per essere venuto in mio soccorso un anno e mezzo fa". Infatti il corso lo continuò una volta fuori da lì perché, dopo la notizia, avevano aspettato un altro mese per farlo uscire definitivamente. Ora, non solo era libero di andare al corso senza permessi, ma anche libero in generale. 
Era una sensazione bellissima e i primi mesi non poteva proprio crederci che fosse fuori da lì e che stesse facendo qualcosa di concreto per il suo futuro. 
Roberto lo ospitò nel suo appartamento per tanto tempo, lo trattava come il suo fratellino minore e Mimmo si sentiva coccolato come non mai. 
Il corso di tatuaggi è durato un anno e alla fine di esso c'era da fare un tirocinio più l'esame. 
Anche stavolta santo Roberto gli presentò Pantera. Non capì subito come si erano conosciuti, Roberto gli disse solamente che quando lui fu trasferito a Roma aveva bisogno di una casa e aveva visto l'annuncio di una stanza in una casa ed è così che ha conosciuto Pantera, facendo il suo coinquilino.
Mimmo piacque subito a Pantera e promise all'amico che lo avrebbe preso una volta che avrebbe preso l'attestato e infatti fu proprio così. 
Anche se lavorava ancora come apprendista lui era lì già da un po' o meglio era lì dal tirocinio che doveva fare per prendere effettivamente la sua qualifica.]
 
"Certo che siamo proprio pigri Gaetà"
"Mimmù ma seriamente, chi cazzo ha voglia di cucinare la sera?"
"Tieni ragione"
 
"Comunque" inizia Pantera.
"Comunque?" fa di rimando Mimmo.
 
"Il ragazzo che è venuto per sistemare il tatuaggio, Simone, è il figlio di un mio amico di infanzia"
"Ah, non me lo avevi detto ancora"
 
"È che poi abbiamo avuto gente e mi è sfuggito. È figlio di Dante"
"Ah si, me ne hai parlato ogni tanto"
 
"Fisicamente gli somiglia tanto ma caratterialmente proprio no" 
"Sembra un po'...
un po' timido"
"Si, molto"
"Secondo me ha pure paura degli aghi"
 
"E tu fagliela passa Mimmù" Geatano gli fa l'occhiolino.
"Jaaaa Gaetà, non pazziare" gli dà una spinta amichevole come risposta. 
 
"Dico solo la verità, ho visto come lo guardavi"
"Beh, è bel ragazzo. Che male c'è?"
 
"Nessuno infatti però fossi in te ci proverei"
"Ma magari è etero"
 
"E tu fallo un tentativo"
"Si ok, ma mo finiscila. Vabbuò?"
"Agli ordini Bruni" 
 
 
Dopo aver salutato Pantera Mimmo torna a casa a riposare dopo una lunga giornata, finalmente. Pantera sicuramente gli ha messo la pulce nell'orecchio ma anche lui effettivamente non riesce a smettere di pensare a Simone. A quel ragazzo dai capelli ricci e bruni, a quegli occhi grandi color cioccolato e alle sue braccia quando ne ha scoperta una per far vedere il tatuaggio. Notò un fisico un po' muscoloso e dovette fermarsi a non pensare altro perché era già andato decisamente i limiti, infondo era un quasi sconosciuto e soprattutto un cliente. Si domandò come avrebbe fatto a tuatuarlo mercoledì con una mano ferma e salda. 
 
   
 
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