Serie TV > Il mondo di Patty
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Autore: Bandida    07/04/2024    0 recensioni
{Storia ambientata due anni dopo l'inizio della prima stagione, senza tenere conto degli eventi della seconda stagione che non vengono considerati canonici.}
Antonella e Giusy hanno da poco iniziato il loro ultimo anno di liceo. La prima è alle prese con il mondo della musica, il lancio della sua carriera e le responsabilità che ne derivano, la seconda vede per il suo futuro soltanto prospettive fumose e ben poche certezze. Accomunate da un senso di solitudine e spaesamento, le due scoprono lentamente di poter trovare l'una nell'altra ciò di cui in fondo hanno bisogno.
Or
La storia d'amore enemies to lovers tra Antonella e Giusy ripercorsa narrando le tappe principali della loro relazione.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Antonella Lamas Bernardi, Josefina Beltrán
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'autobus arrivò alla casa di riposo che erano da poco passate le dieci. La tratta era durata poco più di mezz'ora, ma a Giusy ogni secondo era sembrato un'eternità. Specialmente accanto ad Antonella.

Aveva cercato di scucirle qualche informazione in tutti i modi che le erano venuti in mente negli scorsi giorni, ma Antonella era stata una sfinge – per sua sfortuna. L'aveva osservata con grande attenzione cercando di notare qualche suo cambiamento o qualche telefonata imprevista, ma purtroppo non era stata in grado di captare nulla. In compenso però Giusy le aveva fatto compagnia alle prove sia giovedì che venerdì pomeriggio cercando di aiutarla nella gestione del gruppo – e si era presto resa conto che Antonella aveva per le mani una bella gatta da pelare.

I componenti erano stati ridotti a circa una ventina di studenti, e oltre a diversi abbandoni nella squadra c'erano stati anche dei nuovi arrivi, due ragazzi e due ragazze che inizialmente non avevano voluto partecipare al corso di musical, pur avendo talento da vendere. Antonella doveva essersi accorta di loro osservando le lezioni e per questo aveva costretto tutti gli studenti a fare la prova, Giusy aveva realizzato in un secondo momento. Soltanto che la cooperazione non era semplice. C'erano nuovi equilibri, c'erano persone che non volevano dividere il palco con i nuovi senza esperienza, c'era chi rimpiangeva i compagni che se n'erano andati... insomma, l'atmosfera non era proprio delle migliori e questo naturalmente inficiava anche sulla performance e la coordinazione.

Chissà come sarebbe andata nella casa di riposo, pensava Giusy tra sé e sé. Proprio in quel momento le porte dell'autobus che aveva da poco parcheggiato si aprirono: la ragazza si alzò e prese il proprio giubbotto primaverile, poi scese le scale e si avviò verso l'uscita. Antonella le venne dietro, e mentre i ragazzi lentamente si radunavano, sbadigliavano e si stiracchiavano, una figura vicina all'entrata si avvicinò a loro salutando con la mano.

A Giusy ci volle qualche istante per riconoscerla. Sebbene i suoi capelli biondi fossero diventati molto più lunghi, l'espressione del viso e i suoi occhi verdi erano sempre gli stessi.

“Giusy, da quanto tempo, che bello vederti!”

A pochi passi da lei, Caterina la osservava con un sorriso raggiante.

Perfetto, ancora una volta sono stata fregata.
...

 

“Ho saputo che Antonella era tornata qui in Argentina quasi per caso e così appena siamo riuscite a trovare un momento libero ci siamo viste, sembra passato un secolo!” raccontò Caterina, mentre il gruppo faceva il suo ingresso nella struttura.

Antonella e Giusy guidavano la fila di studenti, accompagnate da Caterina che indicava loro la strada.

“Ma tu pensa, che bella notizia,” commentò la mora, palesemente sarcastica.

“Caterina adesso lavora qui, per questo le ho rifilato i ragazzi oggi,” spiegò Antonella, mentre camminava alla destra della sua ex compagna di classe.

“Ci siamo aiutate a vicenda in realtà. Il gruppo di teatro che doveva venire ad esibirsi oggi pomeriggio ha dato forfet all'ultimo, e così mentre Antonella mi raccontava dei problemi che state avendo con i ragazzi mi è venuta l'idea di utilizzarvi come supplenti,” proseguì Caterina.

E grazie a questa idea del cavolo ora mi ritrovo a passare la domenica bloccata qui con Antonella. Grazie tante Caterina.

“Senza offesa Caterina, ma io non penso che esibirsi in una casa di riposo possa cambiare di molto le cose,” ribadì allora Giusy, le braccia conserte mentre si guardava attorno per il corridoio.

“E chi ha parlato di esibirsi?” rispose Antonella, inarcando un sopracciglio.

Giusy osservò la sua collega per alcuni istanti, presa alla sprovvista.

“Sentiamo, che cos'hai in mente questa volta?”

Caterina fece per rispondere, ma Antonella allungò una mano nella sua direzione e la ragazza si zittì immediatamente. Proprio come ai vecchi tempi.

“Aspetta e vedrai. Abbiamo preparato per loro una bella sorpresa,” disse Antonella, senza sbilanciarsi oltre.

“E non mi dicevi niente?!”

“Tutto a tempo debito mia cara.”

Giusy sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Tipico di Antonella, quell'atteggiamento criptico e misterioso. Quanto non la sopportava quando faceva così.

“Di che cosa ti occupi qua Caterina? Avevo sentito che stavi studiando psicologia se non sbaglio,” disse poi Giusy, rivolgendosi all'altra ragazza. Nel corso degli anni non si erano mantenute granché in contatto, per non dire per nulla.

“Sì infatti tra qualche mese mi laureo, mi resta solo un esame e la tesi, però nel frattempo guadagno qualcosa lavorando qua come animatrice,” raccontò Caterina.

“E ti piace, ti trovi bene?”

“Diciamo che non mi lamento, è divertente stare con gli anziani. Con il passare del tempo ho capito che molti di loro hanno solo bisogno di qualcuno che li stia a sentire,” disse.

“Un po' come tutti del resto,” aggiunse Antonella. Poi il gruppo si fermò, davanti ad una porta chiusa. Antonella si voltò verso Caterina. “Allora, procediamo?”

 

Ancora una volta Antonella se n'era uscita con una delle sue. Altro che auditorium ed esibizioni, quando la classe fece il suo ingresso nel laboratorio che avevano predisposto ad attenderli trovarono tutt'altro – e Giusy conoscendola non avrebbe nemmeno dovuto sorprendersene.

All'interno della sala molto spaziosa c'erano una serie di tavoli molto grandi, sui quali erano stati messi oggetti e cianfrusaglie di varia natura: tubi di cartone, fogli di compensato, cassette di legno, vecchi vasi di fiori, barattoli di latta, lattine, bottiglie di plastica, e poi una serie di attrezzi come matite, righelli, forbici, colla, martelli, cacciaviti e altri oggetti da lavoro di cui Giusy sinceramente non conosceva nemmeno i nomi. Che diamine stava succedendo?

Fu allora che Antonella e Caterina spiegarono il senso della loro presenza lì: in linea di massima era vero che i ragazzi si sarebbero esibiti, però lo avrebbero fatto creandosi base e strumenti a partire da zero, con gli oggetti che avevano a disposizione – perlopiù materiali di scarto che avevano trovato in giro per la struttura. Alcuni degli anziani si erano offerti di fare loro da mentore e aiutarli nella procedura, avendo esperienza nella lavorazione del legno e altri lavoretti fai-da-te.

A nulla valsero le proteste degli studenti, chiaramente. C'era chi se ne voleva andare dicendo che era una perdita di tempo, chi si lamentava perché aveva compiti da fare e materie da studiare. Antonella li zittì tutti in un colpo solo, spiegando che l'autobus prima delle quattro e mezza del pomeriggio non sarebbe tornato a riprenderli, e tornare in città da soli era semplicemente impossibile. E così, pur con riluttanza, si misero a lavorare in piccoli gruppi, seguiti dagli anziani che passo dopo passo li guidavano nella costruzione degli strumenti.

Seppur scettica, Giusy trascorse circa un'oretta a girare tra i banchi per osservare come procedevano le cose, facendo da mediatrice durante le discussioni. Il malcontento generale sembrò paradossalmente unire i ragazzi, che inizialmente collaboravano per finire il lavoro il più in fretta possibile. Chi aveva più manualità riusciva a cavarsela piuttosto bene, e quando i primi strumenti cominciavano a prendere forma, come ad esempio legnetti, maracas e tamburelli, chi era riuscito a realizzarli li suonava con orgoglio attirando tutti gli altri attorno a sé, per cantare e ballare in gruppo.

Si stavano divertendo, Giusy constatò con sollievo. Era da tanto che non capitava alle prove... e allora, in un baleno, l'intento di Antonella le apparve chiaro come il sole. Parlando di Antonella, Giusy si guardò attorno e realizzò allora che la sua collega non era da nessuna parte. Doveva essere uscita dalla sala, per qualche motivo. Incuriosita, Giusy decise di allontanarsi momentaneamente per cercarla – non che desiderasse parlarle, voleva soltanto verificare che stesse bene.

Non le ci volle molto per trovarla. Uscita nel cortile interno della struttura, i suoi occhi videro immediatamente Antonella seduta al sole, su una delle panchine del piccolo giardinetto allestito. Giusy la raggiunse e le si sedette vicino, mentre quest'ultima alzò lo sguardo dal telefono che reggeva tra le mani per rivolgerle un'occhiata leggermente perplessa.

“Lo sai, per essere la loro insegnante non stai dando il buon esempio,” convenne Giusy, incrociando le braccia al petto. “Te ne stai qui con le mani in mano senza alzare un dito, dovresti metterti alla prova anche tu.”

La ragazza mora evitò il suo sguardo, preferendo fissare la piccola aiuola davanti a loro con tanti fiori colorati che balzavano in avanti e qualche piccolo alberello. Per qualche ragione le metteva allegria.

“Io? Ma per favore, lo sanno tutti che sono negata,” rispose Antonella, con uno sbuffo. “Rischierei come minimo di tranciarmi un dito, e poi ho le mani delicate certe cose non posso farle,” si giustificò, esagerando come suo solito.

Giusy inarcò un sopracciglio e si voltò verso di lei, un sorrisetto divertito abbozzato sul viso.

“Ah hai le mani delicate?” la prese in giro, facendole il verso.

“Sì, le mani delicate e una pelle molto sensibile,” ribadì Antonella, quasi con orgoglio.

“Lo sai, avrei tanto voluto vedere come facevi quando eri costretta a lavorare,” disse la mora, scuotendo la testa. Poi però pensò che avrebbe desiderato sul serio essere stata accanto ad Antonella nel corso di tutti quegli anni, e un'ondata di malinconia la colpì. Giusy distolse lo sguardo.

“Non era un bello spettacolo, te lo assicuro,” replicò Antonella, con un mezzo sorriso.

Poi calò il silenzio. Giusy sospirò e si alzò in piedi, continuando a tenere le braccia conserte. Per un attimo pensò che avrebbe dovuto andarsene e tornare a dare un'occhiata alla classe, sarebbe stata la cosa più giusta da fare. Qualcosa però la trattene.

“Avresti potuto dirmelo di Caterina,” sbottò, dopo alcuni istanti di esitazione. Poi si girò nuovamente. “Che ti eri vista con lei l'altro giorno, dico. Da come me l'aveva messa Patty sembrava quasi che tu...” disse, lasciando la frase in sospeso.

“Che io?” chiese Antonella, inarcando un sopracciglio.

Aveva capito benissimo, Giusy lo sapeva. E lei, come un'idiota, per l'ennesima volta era cascata nel suo giochetto.

“Lasciamo perdere,” disse contrariata, facendo per andarsene.

Antonella però la bloccò e si alzò in piedi, e Giusy si fermò di nuovo.

“Che io mi fossi messa a frequentare una ragazza durante l'orario di lavoro?” chiese, inclinando la testa di lato. “Avresti potuto chiedermelo, se ci tenevi a saperlo.”

“Non sono affari miei, puoi frequentare chi ti pare per quanto mi riguarda,” mise in chiaro Giusy.

“E a te darebbe fastidio?” domandò per contro Antonella, facendo un passo verso di lei.

Giusy lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e sostenne il suo sguardo, non volendo dargliela vinta.

“È un paese libero, puoi fare quello che vuoi.”

“Non è una risposta questa.”

Rimasero in piedi faccia a faccia a guardarsi per diversi istanti, come se fossero state entrambe in attesa di un qualcosa di indefinito.

Poi, Giusy sospirò e fece un passo indietro.

“Sarà meglio che torni dentro, chissà che combinano quei selvaggi se li lascio da soli per troppo tempo,” osservò, alzando gli occhi al cielo.

“Perché non mi insegni tu?” le chiese allora Antonella. “Io ho provato a stare dietro alle spiegazioni ma ho fatto un disastro, magari in due riusciamo a combinare qualcosa.”

“La cosa non mi sorprende sai?” la prese in giro Giusy, con evidente sarcasmo.

“Stai cercando di insinuare qualcosa, Josefina Beltran?”

“No, io non insinuo niente, te lo dico chiaro e tondo che con te ci vorrebbe un miracolo,” replicò, strappando ad Antonella una piccola risata.

“O magari non ho ancora trovato una persona che mi spieghi come fare nel modo giusto,” ribatté l'altra.

Giusy la osservò per qualche istante, indecisa sul da farsi. Stare vicina ad Antonella era una pessima idea, di questo ne era sicura. D'altro canto però ormai erano là, e avevano ancora parecchie ore da trascorrere assieme. Aveva davvero senso continuare ad evitarla?

“E va bene, andiamo. So già che me ne pentirò,” annunciò con un sospiro.
...

 

Quando Antonella diceva di essere negata nei lavori manuali, Giusy scoprì presto che non esagerava affatto. Provarono a dare una mano a una coppia di ragazzi che stavano realizzando un paio di maracas utilizzando delle lattine e dei manici in legno, ma l'esito fu a dir poco disastroso – nonostante il processo fosse relativamente semplice. Tutti i tentativi di avvitare i manici da parte di Antonella risultavano in un completo fallimento e per poco la ragazza non fece cadere tutto per terra causando un gran fracasso, tra le risate dei ragazzi. Anche Giusy si divertì a prenderla in giro, e più Antonella protestava più lei ci prendeva gusto, divertendosi nel vedere le sue smorfie sconsolate.

Giusy le propose allora un qualcosa che fosse più alla sua portata e così, guardando tra gli strumenti che avevano a disposizione, utilizzarono una scatola di yogurt vuota per creare un piccolo tamburo, fissando al posto del coperchio un piattino di plastica che ritagliarono affinché fosse della misura giusta e poi incollarono ad un cartoncino arancione, per dare un po' di colore – scelta artistica di Antonella, naturalmente. Con del nastro adesivo assemblarono il tutto e così, perlomeno, conclusero la mattinata con un qualcosa di concreto in mano.

La pausa pranzo ebbe inizio all'una, e si decise di dare ai ragazzi tempo per riposarsi e staccare la spina fino alle tre. Poi avrebbero fatto qualche prova generale e si sarebbero esibiti tutti assieme in aula magna, per tutti gli ospiti della struttura. Giusy non era del tutto sicura che sarebbero riusciti a uscirne facendo una figura dignitosa, però ormai non avevano nulla da perdere – e in un certo qual modo, nemmeno le importava. I ragazzi si stavano divertendo da matti e sembravano anche più uniti, era questa la cosa più importante.

Dopo pranzo il gruppo si spostò all'esterno, nel prato che circondava la struttura. Era una bella giornata di sole primaverile e il tempo era magnifico, era un peccato starsene rintanati al chiuso. Giusy se ne stava sdraiata al sole, utilizzando il proprio giubbotto come telo. La ragazza osservava i suoi alunni svagarsi nei modi più disparati – un gruppetto di ragazzi aveva preso in prestito un pallone per improvvisare una partitella di calcio, qualcuno da seduto li osservava e faceva il tifo, altri ancora giocavano a rincorrersi e un gruppo di ragazze si era radunato all'ombra di un albero in quella che aveva tutta l'aria di essere una sessione di gossip in piena regola. Antonella era seduta su una panchina con alcune ragazze, a Giusy sembrava che stessero cantando, forse intonando qualcuna delle loro canzoni, ma a causa della lontananza non riusciva a distinguere con chiarezza il suono.

Ad un certo punto però lo sguardo di Antonella incontrò il suo. Giusy le sorrise. Vide allora Antonella dire qualcosa alle ragazze accanto a sé, poi si alzò. Stava venendo nella sua direzione. Per qualche ragione, un brivido le percorse la schiena.

“Ehilà,” la salutò Giusy, abbozzando un mezzo sorriso.

Antonella distese la propria giacca sul prato accanto a quella di Giusy e si sdraiò di schiena, lo sguardo rivolto alle nuvole sopra le loro teste.

“Ehi.”

“Che cosa fai qua?” le chiese la mora, voltandosi verso di lei.

“Non si vede? Prendo il sole. Non sono esattamente il tipo da partita di calcio,” disse Antonella, riferendosi ai ragazzi che stavano giocando poco distanti da loro. “Tu però probabilmente saresti brava.”

“Io?” ripeté Giusy, con un sospiro di disappunto. “Solo perché mio fratello è un giocatore professionista non significa certo che anche io sia capace, magari fosse così semplice,” le ricordò.

“Veramente non lo dicevo per quello,” spiegò l'altra, aumentando la curiosità della mora. “Ti ci vedrei bene sul serio sai, avresti la grinta necessaria secondo me. E poi staresti bene con la divisa.”

Giusy arrossì al complimento e distolse lo sguardo, fissando a sua volta le nuvole bianche.

“E tu che cosa faresti, la ragazza pompon?” chiese con ironia.

“Perché no, se ti servisse un po' di incoraggiamento mi presterei volentieri,” scherzò Antonella.

Poi calò il silenzio. Giusy chiuse gli occhi. Tutto sembrava pacifico, ogni cosa sembrava al suo posto. Il venticello fresco tra i capelli era estremamente rilassante, così come la sensazione del prato sotto la sua schiena.

“Lo sai, odio ammetterlo ma hai avuto una buona idea a venire qua,” ammise, dopo qualche istante. “A scuola ultimamente c'era troppa tensione durante le prove, al minimo errore si passava subito alle urla in faccia... non sono stati mesi facili. Guardali adesso invece,” concluse, con un sospiro. Antonella non disse nulla, e ci fu allora una breve pausa. Poi, Giusy proseguì: “Da quando te ne sei andata ogni anno è andata sempre peggio per la scuola, Ines non ce la faceva davvero più. Se non fossi arrivata tu penso che probabilmente avrebbe chiuso e basta,” raccontò, stringendosi nelle spalle.

“Io sto cercando di fare il possibile ma non so se sarà sufficiente per vincere,” ribatté Antonella. “Lo spero ovviamente, però non sarà semplice. Tu credi che se fossi rimasta sarebbe cambiato qualcosa?”

Sarebbe cambiato tutto.

Giusy aprì gli occhi e girò lo sguardo verso Antonella. Scoprì così che quest'ultima si era voltata verso di lei e ora stava distesa su un fianco, scrutandola con un sorriso. Decise quindi di fare lo stesso e si girò a sua volta, sdraiandosi su un fianco per osservare l'altra ragazza.

“Non importa adesso,” disse Giusy. “Hai fatto quello che era più giusto per te, non avresti mai fatto carriera se fossi rimasta qua per sempre. Hai fatto bene a partire, non serve che ne parliamo ancora.”

“Adesso sono qua però. Non me ne vado più,” le assicurò Antonella, con voce flebile.

Poi, la ragazza chiuse gli occhi e appoggiò la testa sopra la propria mano destra, come fosse stata un cuscino. Giusy la guardò e si lasciò sfuggire un sorriso. Le era sempre sembrato incredibile il modo in cui una persona energica e caotica come lei apparisse tanto calma e innocente quando dormiva. La cosa non era cambiata nel tempo, constatò Giusy.

Rimasero così per un lasso di tempo indefinito: Antonella riposava con gli occhi chiusi e Giusy la osservava con estrema attenzione, come se il suo viso fosse stata un'opera d'arte dalla quale era stata rapita. Tutto il resto divenne secondario.

Si accorse ad un certo punto che alcuni capelli di Antonella le cadevano sulle labbra, e Giusy istintivamente allungò una mano verso il suo viso per rimuoverglieli, pensando che potessero darle fastidio. Si trovò così ad accarezzarle involontariamente la guancia e le labbra, arrossendo nel farlo in modo vivido. Antonella allora aprì gli occhi e incontrò il suo sguardo, le rivolse un sorriso ed esalò un sospiro assonnato. Giusy sentì il suo cuore battere all'impazzata, e si sentì colpevole, come colta in flagrante sulla scena di un crimine.

Per fortuna quel momento fu interrotto dall'arrivo di Caterina, che disse loro che la sala prove della struttura era pronta e da lì a breve avrebbero potuto iniziare. Prima di andare via però la ragazza le guardò con un sorriso raggiante e si chinò a terra, aggiungendo: “Sapete ragazze, sono davvero contenta per voi. Sul serio.”

“Che cosa vuoi dire Caterina, scusa?” chiese Antonella, inarcando un sopracciglio.

Giusy condivideva appieno la sua confusione.

“Beh, voi due, che siete tornate insieme,” spiegò, come fosse stata la cosa più naturale del mondo.

Giusy la osservò sconcertata, spalancando gli occhi e socchiudendo le labbra. Come diavolo faceva Caterina a sapere che lei e Antonella un tempo erano state una coppia?! E soprattutto, chi diavolo le aveva detto che erano tornate assieme quando non era affatto vero? Ci mancava solo che si spargessero in giro voci false e le venissero a sapere le persone che lei conosceva, specialmente Nicole! Che figura ci avrebbe fatto?!

D'improvviso, la ragazza sentì una morsa gelata impadronirsi del suo stomaco.

“Ops, forse non dovevo dirlo?” chiese Caterina, che evidentemente colse in quel silenzio un campanello d'allarme.

“Le hai raccontato di noi?! Chi altri lo sa?” sbottò allora Giusy, mettendosi seduta di scatto mentre lanciava ad Antonella un'occhiata furiosa.

“Io non le ho detto niente, te lo giuro!” replicò l'altra, tirandosi su a sua volta.

“Giusy non ti arrabbiare per favore, Antonella sta dicendo la verità,” spiegò Caterina. Giusy a quel punto la osservò con scetticismo. Se non glielo aveva detto Antonella, da chi altri lo era venuta a sapere? Non c'erano poi tante opzioni, in fondo.

Captando la sua perplessità, Caterina si affrettò dunque a spiegare con lieve imbarazzo: “Io, ecco, diciamo che in un certo senso l'ho sempre saputo.”
...



 

Cinque anni prima

Tutto iniziò in un giorno di grande tristezza. Caterina era disperata, certa del fatto che presto avrebbe dovuto lasciare la scuola – anzi, molto peggio, sarebbe stata addirittura cacciata, vuoi perché la sua famiglia non aveva più un soldo o perché i suoi voti facevano pena. Alan, il suo ragazzo, aveva provato a offrirle aiuto con lo studio molte volte, ma lei a causa del suo lavoro era sempre troppo stanca per mettersi con la testa sui libri, riusciva a malapena a ricordare il proprio nome ogni volta che tornava a casa dai turni massacranti, segnata dalle caviglie a pezzi e una grande stanchezza fisica e mentale.

Messa con le spalle al muro, Caterina si era ritrovata senza possibilità di scelta. O farsi espellere o barare, non c'erano altre soluzioni. E così, presa dalla disperazione, si introdusse nella sala professori quando, almeno in teoria, avrebbe dovuto essere vuota. E fece ciò che andava fatto. L'adrenalina era salita alle stesse e per pochi momenti Caterina pensò di essere al sicuro. Poi però ci fu l'incontro con Giusy e Antonella, e il mondo le cadde addosso. Vergognandosi come una ladra della sua situazione fu costretta ad ammettere tutto, pronta ad accettarne le conseguenze. Da Antonella e Giusy però arrivò ciò che mai si sarebbe aspettata: un aiuto. Caterina osservò l'amica quasi impietrita mentre si offriva di mantenere il riserbo su ciò che aveva appena scoperto e aiutarla economicamente. Sembrava quasi un'altra persona.

L'Antonella a cui lei era abituata l'avrebbe per prima cosa umiliata e derisa, possibilmente davanti a tutti. Lei che aveva una carriera di successo, un contratto con una casa discografica importante ed era reduce da un tour nelle principali città dell'Argentina non avrebbe dovuto avere nulla a che spartire con una ragazza di diciassette anni costretta a fare la cameriera per aiutare i genitori in difficoltà. Invece, contro ogni aspettativa, Caterina trovò nello sguardo di Antonella qualcosa che la ragazza raramente aveva mostrato in precedenza: comprensione.

Era tutto così strano che Caterina stentava a crederci. Stava aspettando Antonella per fare la strada di ritorno a casa assieme a lei così che nel tragitto potessero chiarirsi meglio, ma per qualche ragione quest'ultima tardava ad arrivare. E così, nell'attesa, qualcosa nella mente di Caterina cominciò a divenire sempre più bizzarro. Più ci pensava, di fatto, più ciò che era successo non aveva alcun senso.

Come avevano fatto Antonella e Giusy a scoprire del suo inganno? Caterina era stata più che sicura che il corridoio fosse stato vuoto quando era entrata nella sala professori, e dentro non aveva visto nessuno, se ne sarebbe accorta se le due fossero state nei paraggi. E poi, ammettendo che fosse vero... che cosa ci facevano Giusy e Antonella assieme? A malapena si sopportavano, come mai Antonella aveva detto che “passavano di lì per caso”? Sembrava quasi che ci fosse qualcosa che stavano nascondendo di proposito, qualcosa che Antonella aveva scelto di non dire.

Mordendosi il labbro, Caterina pensò che forse avrebbe dovuto farsi gli affari propri e accettare l'aiuto che le era stato offerto tanto generosamente. Poi però pensò che se anche Antonella e Giusy si fossero fatte gli affari propri lei a quest'ora starebbe ancora annegando. E così, Caterina fece marcia indietro e scelse di non tornare a casa, per il momento. Vide dunque con la coda dell'occhio, poco distanti dalla scuola, Antonella e Giusy che camminavano assieme, fianco a fianco. Sembravano andare da qualche parte l'una in compagnia dell'altra, il che era molto strano considerando quanto non si sopportassero. Che cosa stava accadendo?

La curiosità ebbe la meglio e così Caterina le seguì, fino al bar in cui entrarono assieme. Da quando quelle due erano amiche e si frequentavano fuori da scuola, senza dirlo a nessuno?!

Nelle settimane seguenti Caterina continuò a tenerle d'occhio, rivolgendo di tanto in tanto ad Antonella domande innocenti solo in apparenza, con l'obiettivo di saperne di più. Poi, con il passare del tempo, tutto divenne sempre più chiaro. Il modo in cui Antonella in un modo o nell'altro ricercava sempre la presenza di Giusy, i piccoli momenti di contatto fisico che avvenivano tra loro quando pensavano di non essere viste, gli sguardi rubati, tutte le volte in cui Antonella arrossiva senza motivo, la sua insistenza nel passare la pausa pranzo assieme alle popolari, e ogni volta sempre seduta vicino a Giusy, come se quel posto le appartenesse di diritto. E poi quella volta in cui Antonella uscì fuori dalla classe di colpo durante la lezione di danza e Giusy praticamente le si precipitò dietro... Caterina non aveva certezze, ma nemmeno poi molti dubbi: quelle due non stavano nascondendo una semplice amicizia.

Il tutto culminò nel giorno delle prove per la prova eliminatoria, in cui Antonella, palesemente infastidita dal fatto di non essere stata messa in gruppo con Giusy, continuava a fissare il telefono in maniera quasi ossessiva – sicuramente in attesa di un suo messaggio. La sua frustrazione era così grande che alla fine, esasperata, Antonella costrinse tutti loro poveretti a dirigersi a casa di Giusy in incognito, a suo dire per “spiare la loro coreografia”. Se Caterina conosceva almeno un po' la sua amica, avrebbe scommesso qualsiasi cosa sul fatto che Antonella fosse gelosa marcia e in preda ad una delle sue manie isteriche di controllo. Già, povera Giusy.

E poveri anche loro, visto che adesso lei, Patty, Santiago e Felipe si ritrovavano tutti rannicchiati dietro le siepi del giardino di casa di Giusy, ad osservare chissà che cosa quando avrebbero semplicemente potuto suonare il campanello, come le persone normali. Ad Antonella però comportarsi da persona normale non era mai piaciuto, lei il modo di distinguersi lo trovava sempre.

Caterina ne ebbe la conferma quando la vide balzare in piedi tutto d'un tratto, per dirigersi verso la parete della casa su cui si trovava la finestra della camera di Giusy. Patty si alzò a sua volta in piedi e la seguì, e Caterina rimase lì a guardarle sconcertata, innocente spettatrice del disastro che da lì a poco si sarebbe verificato davanti ai suoi occhi.

“Ragazze che state facendo?! Si può sapere dove andate?!” le chiamò, passandosi una mano tra i capelli biondi. Poi esalò un sospiro di rassegnazione.

“Per me è completamente pazza,” commentò Santiago.

Caterina restò con lui e Felipe in disparte e assieme osservarono Antonella e Patty arrampicarsi e dimenarsi sulla tettoia di casa di Giusy, muovendosi in modo goffo mentre parlottavano tra loro. Una scena del genere era quasi surreale, persino per Antonella.

Naturalmente tutta quella confusione fu subito notata: dopo neanche un minuto la porta di ingresso si aprì e uscirono fuori Alan, Pia e Luciana, che si guardarono attorno con espressioni attonite. Caterina poteva capirli.

“Qualcuno ci spiega cosa sta succedendo?” domandò Alan, alzando lo sguardo verso l'alto in direzione di Patty e Antonella.

“Che stai facendo lassù Antonella?” proseguì Luciana. La ragazza inarcò un sopracciglio con un sorrisetto quasi divertito e incrociò le braccia al petto.

Caterina si morse il labbro e sospirò, poi scambiò un'occhiata di intesa con Santiago e decise di venire fuori e farsi avanti. Tanto peggio di così...

In quello stesso momento sentì un fruscio di foglie provenire da lì vicino, come se qualcosa si fosse mosso di scatto. Pia, accanto a Luciana, indicò d'istinto il punto in cui Caterina si trovava, e quest'ultima si sentì arrossire, come fosse stata colta sul fatto.

“Felipe!” esclamò tuttavia Pia, continuando ad indicare lo stesso punto. “Felipe lo so che sei tu, ti ho visto non provare a nasconderti!”

Caterina aggrottò la fronte e, allo stesso tempo, emise un sospiro di sollievo. Almeno Pia non ce l'aveva con lei e questo già di per sé era un sollievo, ma perché mai le interessava di Felipe? Come se in tutta quella storia proprio Felipe fosse la parte più assurda.

“Che cosa siete venuti a fare qua?” continuò Pia, tutta rossa in viso. “Mi stavi spiando?”

Il ragazzo biondo intanto venne fuori dal suo nascondiglio, a piccoli passi. Era quasi esilarante la scena: teneva le braccia leggermente alzate in aria, come un criminale stanato dalla polizia con i fari puntati addosso. La pericolosa banda criminale dello spionaggio di coreografie, pensò Caterina tra sé e sé con un piccolo sorriso.

“P-Pia, io posso spiegarti,” balbettò lui.

“Caterina, anche tu qui?”, aggiunse Alan, inarcando un sopracciglio.

“Veramente ci sarei anche io, anche se non mi nota nessuno,” obiettò Santiago, facendo cadere le braccia lungo i fianchi con fare un pochino teatrale.

“Bene, adesso che abbiamo fatto l'appello qualcuno vuole spiegarci che cosa ci fate qua?” sibilò Luciana, con la sua solita acidità.

“Ah non guardate noi, è stata Antonella a...” cominciò Caterina, indicando con l'indice della mano destra verso l'alto in direzione di Patty e Antonella, ora prese da una qualche specie di strana acrobazia.

“Pia, s-sono stato io a voler venire,” la interruppe Felipe, con una convinzione nella voce che Caterina prima d'ora non gli aveva mai sentito. La ragazza lo guardò stupefatta. “Ti ho vista con Alan nella foto e no... e non ci ho visto più,” dichiarò lui, facendo un respiro profondo. “Tu v-vuoi a-ancora stare con lui, vero?” le chiese, le guance tutte rosse come se avesse appena fatto uno sforzo immane.

Caterina si morse il labbro e dovette trattenersi dal ridere. Pia e Alan?! Ma che stava blaterando Felipe? Forse Antonella lo aveva contagiato con la sua pazzia quel giorno, non c'era altra spiegazione.

“Felipe ma che stai dicendo?!” rispose Pia, con un sorriso nervoso. Poi si guardò attorno e i suoi occhi incontrarono lo sguardo perplesso di Caterina. “Scusate ragazzi non fate a caso a lui, non sa quello che dice è evidente.”

“Io m-mi sono stancato Pia,” ribadì Felipe, se possibile in maniera ancora più convincente di prima. “Se tu vuoi stare con me, allora devi dimostrarmelo. N-non voglio più fare il fidanzato segreto, adesso b-b-basta!”

Fidanzato segreto? Aspetta un secondo...

Caterina guardò prima Felipe e poi di nuovo Pia, e a giudicare dall'espressione sconcertata e piena di imbarazzo di lei capì subito come stavano le cose.

Tuttavia, non appena aprì la bocca dallo stupore un grido acuto proveniente dall'alto interruppe la scena.

“Antonella!”

Poi, l'impatto.

La figura di Antonella cadde a terra dal tetto come un sacco di patate, di fronte allo sguardo attonito di Caterina. Fu solo grazie alla sua solita fortuna che la sua amica riuscì a salvarsi: Santiago, che si trovava proprio lì sotto la tettoia, ebbe la prontezza di fare un balzo in avanti e la prese al volo. Non riuscì però a mantenersi in equilibrio e così caddero entrambi in avanti, finendo tra l'erba e la polvere.

Attorno ai due si venne a creare un silenzio di tomba.

Antonella si tirò su e si mise a sedere sul prato, gli occhi di tutti i presenti puntati su di lei, come se fossero stati tutti in attesa di una sua spiegazione.

“Beh, che avete da guardare? È la prima volta che vedete una persona cadere da un tetto?”

“Un grazie sarebbe gradito,” mormorò Santiago, rialzandosi in piedi. La sua felpa arancione era tutta piena di polvere ora.

Antonella invece rimase a terra. Caterina la osservò preoccupata e si chinò su di lei.

“Antonella, va tutto bene?” le domandò, cercando di vedere se fosse ferita. Il suo ginocchio di fatto stava sanguinando, ma oltre a quello non sembrava avere altre ferite per fortuna. Probabilmente sarebbe riuscita a cavarsela con poco.

Alan, Pia e Felipe la seguirono a ruota, erano tutti preoccupati per Antonella e Santiago e in pochi istanti venne a crearsi un brusio lì attorno, tant'è che ad un certo punto non si capiva più niente a furia di parlare l'uno sopra l'altro.

“Aspettate un secondo,” li interruppe Luciana, rimasta in disparte. Caterina si voltò verso di lei, e le voci si zittirono di colpo. “Sbaglio o Felipe ha appena detto di essere il fidanzato segreto di Pia?” ricordò, con un sorrisetto malizioso sulle labbra. Quella ragazza ci godeva proprio a creare guai certe volte.

“Che cosa?! Pia, è la verità?” domandò Antonella, osservando la sua amica con la bocca semi aperta. Pia rimase in silenzio e abbassò lo sguardo a terra con fare colpevole, per cui Antonella da lì a poco la sollecitò: “Allora?”

“Io non volevo che lo scop...” cominciò Pia, ma ancora una volta la scena fu interrotta da un rumore di passi incalzante e una voce.

“Antonella!” gridò Giusy, facendosi largo tra il gruppo – praticamente spinse via Alan e Pia senza nemmeno voltarsi, per fortuna Caterina ebbe la prontezza di spostarsi appena in tempo. Giusy si inginocchiò a terra di fronte ad Antonella e la strinse in un abbraccio, chiuse gli occhi e con un sospiro di sollievo appoggiò la testa sulla sua spalla. Era un'impressione di Caterina, o le stava strofinando la schiena? Antonella impiegò qualche secondo a ricambiare il gesto. Avvolse le braccia attorno alla schiena di Giusy con fare goffo e imbarazzato mentre arrossì leggermente in volto.

Già, mi ci gioco tutto, queste due stanno assieme. Antonella non si sarebbe mai fatta abbracciare da nessuno in questo modo e per giunta davanti a tutti senza minacciare di tagliargli un braccio.

Con la coda dell'occhio, Caterina notò che Lucas aveva seguito Giusy e ora anche lui si era aggregato al gruppo.

“Come stai, ti sei fatta male?” domandò Giusy, una volta sciolto l'abbraccio. Si sedette per terra e mise le mani sulle spalle di Antonella mentre la fissava con uno sguardo pieno di apprensione. “Non hai battuto la testa, vero?”

“Giusy, sto bene non ti preoccupare, Santiago mi ha presa al volo,” spiegò Antonella, distogliendo lo sguardo. “Pia stava per dirci una cosa importante...” l'aggiornò, concentrando la sua attenzione sull'amica.

Giusy aggrottò la fronte e si voltò verso Pia, al che Caterina e tutti gli altri fecero lo stesso.

“Che cosa?”

Pia fece un lungo sospiro. Caterina la guardò con un sorriso di incoraggiamento, sperando di mandarle energia positiva.

“E va bene,” disse, prendendo coraggio. “Felipe è il mio fidanzato. Sono mesi che ci frequentiamo, è iniziato tutto quel giorno a casa di Giusy quando è mancata la corrente e siamo rimasti da soli in cucina. Diciamo che da quel momento abbiamo iniziato ad uscire assieme,” raccontò, rossa in faccia come un peperone. I suoi occhi erano incollati ad Antonella, come se la sua reazione fosse una questione di vita o di morte.

“P-Pia però non ha voluto dirlo a ne-a nes-suno perchè, perché si vergognava,” aggiunse Felipe subito dopo.

E Caterina poteva capirla, eccome se la capiva. Quante volte anche lei in passato aveva mentito o nascosto cose ad Antonella per vergogna o paura della sua reazione, quella ragazza sapeva essere terribile quando voleva, era bravissima a umiliare e distruggere pubblicamente le persone. Ricordava ancora i giorni in cui le aveva imposto di infiltrarsi tra le popolari e poi era stata costretta a lasciare le divine, era stato uno dei periodi più brutti per lei sinceramente, pieno di tristezza e solitudine. Anche per quel motivo Caterina era stata più determinata che mai a tenere nascoste le sue difficoltà economiche, nonostante Antonella in realtà alla fine avesse deciso di aiutarla. Chissà se con l'influenza di Giusy piano piano qualcosa in lei sarebbe finalmente cambiato.

“No aspetta Felipe, non è vero che mi vergognavo!” lo corresse Pia. “È che sapevo che se Antonella lo avesse scoperto mi avrebbe costretta a lasciarti e io non volevo scegliere tra te e le mie amiche...” disse, confermando i sospetti di Caterina.

“Che cosa vuoi dire scusa?” domandò Antonella, inarcando un sopracciglio.

“Beh, mi sembra ovvio,” rispose Pia. “Un conto è Alan che suona la chitarra e fa parte di una band, un conto è Felipe che è timido e balbetta... Se si fosse sparsa la voce che io e lui stiamo insieme non mi avresti più permesso di essere tua amica Anto, mi sembra ovvio.”

Antonella socchiuse le labbra e per qualche secondo fece silenzio. Sembrava quasi dispiaciuta, come se le parole di Pia l'avessero fatta riflettere. O perlomeno Caterina se lo augurava.

“È davvero questo quello che pensi Pia?”

“Perché, non è così?”

“Certo che non è così,” obiettò Antonella, con particolare decisione. “Che vuoi che me ne importi se stai con Alan o con Felipe o con chissoio, a me basta che tu sia serena e che ti faccia rispettare.”

A Caterina per un istante sembrò di intravvedere un piccolo sorriso sulle labbra di Giusy.

“Antonella ha ragione Pia,” intervenne poi, alzandosi per raggiungere l'amica, “avresti dovuto parlarcene, siamo tue amiche. Nessuno dovrebbe vergognarsi di stare con la persona che ama, che sia balbuziente o disabile o un uomo o una donna, l'amore rimane amore ed è una cosa normalissima, non c'è nulla di strano.”

Caterina le fece una carezza sul braccio in segno di conforto, e Pia per tutta risposta l'abbracciò, con un grande sospiro di sollievo. Doveva essere un peso che si portava dietro da tempo, pensò Caterina tra sé e sé. Nel frattempo osservò le reazioni di Giusy e Antonella alle sue parole – che non aveva certo scelto a caso, ovviamente – e vide che le due si stavano scambiando un'occhiata silenziosa; Giusy per qualche istante si morse il labbro inferiore, il suo viso parlava da sé.

Certo che adesso è un bel pasticcio per loro. Se conosco Antonella non ce la farà mai a dire la verità a tutti e Giusy non può mica accettare di stare insieme in segreto per sempre. Ho la sensazione che questa storia finirà con un gran casino in un modo o nell'altro.

“Ben detto tesoro,” aggiunse poi Alan, mettendo un braccio sulla spalla di Caterina.

“Quante melansaggini, direi che per oggi ho visto abbastanza,” commentò Luciana, con il suo solito cinismo.

Caterina sciolse l'abbraccio e alzò gli occhi al cielo, ma prima che potesse rispondere una voce dall'alto si inserì nella conversazione in maniera del tutto inaspettata.

“Pia, Felipe, sono molto felice per voi, sul serio!”

Fu solo in quel momento che il gruppo si ricordò dell'esistenza Patty, seduta sulla tettoia con le gambe che penzolavano.

“Patty, che fai ancora lassù?” chiese Giusy, con una piccola risata.

“Beh il fatto è che non so come fare a scendere,” rispose l'altra, con completa nonchalance.

“Ci penso io, vieni Patty ti prendo al volo,” si offrì Lucas, avvicinandosi alla tettoia e aprendo le braccia per prenderla.

Così, mentre Patty veniva giù in sicurezza, Giusy tese una mano ad Antonella e la aiutò a rialzarsi.

“Bene, direi che con questo possiamo chiuderla qua con le prove per oggi, che ne dite?” propose, trovando il consenso generale. Anche Caterina aveva voglia di andare a riposarsi, e così il gruppo si avviò verso casa di Giusy così che gli altri potessero prendere le proprie cose. “Ci penso io a medicare Antonella,” si offrì poi.

“Non ho bisogno di essere medicata, sto bene,” protestò l'altra, che tuttavia continuava ad appoggiarsi a Giusy per reggersi in piedi.

“Non ci provare, stai sanguinando!” la riprese la mora, indicando il ginocchio pieno di sangue e graffi.

“È solo una sbucciatura che vuoi che sia, cammino benissimo guarda,” minimizzò Antonella, che tuttavia venne tradita dalla propria espressione di dolore mentre tentava di camminare da sola. Tornò allora ad appoggiarsi a Giusy, che prontamente la sorresse e le cinse la schiena.

“Tu non ti muovi da casa mia finché la tua ferita non sarà disinfettata e adeguatamente fasciata, non provare ad opporti!” la avvertì, in tono perentorio.

Antonella sbuffò. “Quante storie,” disse, alzando gli occhi al cielo.

“Ah hai pure il coraggio di lamentarti?!”

“Nono, io non ho detto niente,” mormorò, alzando gli occhi al cielo.

Era la prima volta che Caterina vedeva Antonella così remissiva e docile, che qualcuno riusciva ad imporsi su di lei e domarla. Era proprio vero che l'amore faceva miracoli.

Arrivati dentro casa, Alan, Lucas, Pia e Luciana presero le proprie cose in salotto e si rivestirono mentre Caterina, Felipe, Patty e Santiago li aspettavano per andar via tutti assieme.

“Noi andiamo un attimo in cucina a prendere del ghiaccio, voi fate pure con comodo,” si congedò Giusy, sparendo con Antonella nella stanza accanto.

Caterina sapeva che non avrebbe dovuto, ma la curiosità era più forte di lei. Soprattutto quando vide che le due ragazze nella fretta avevano lasciato la porta della stanza accostata, probabilmente rassicurate dal fatto che gli altri di là erano tutti impegnati. E così, senza dare nell'occhio, si avvicinò pian piano alla piccola fessura per osservare cosa stava succedendo.

Non si sorprese neanche un po' nel vedere Antonella e Giusy di nuovo abbracciate, le mani di Giusy che accarezzavano i capelli di Antonella mentre la stringeva a sé. Quest'ultima invece aveva gli occhi chiusi e teneva il viso appoggiato contro l'incavo del collo di Giusy, completamente a proprio agio tra le braccia della sua vecchia rivale. A Caterina sembrava ovvio che fossero entrambe abituate a quel tipo di vicinanza fisica.

Giusy dopo un po' sussurrò qualcosa all'orecchio di Antonella, poi subito dopo le diede un bacio sul lobo dell'orecchio, un altro sulla guancia e infine un altro ancora sulle labbra, che Antonella ricambiò immediatamente. Caterina le osservò con occhi sgranati, scoprendo così con assoluta certezza che tutte le sue teorie erano giuste, Antonella e Giusy erano amanti! Per quanto avesse avuto i suoi sospetti, vederle assieme in un momento di tenerezza la lasciò comunque abbastanza sorpresa, se non altro per via di tutti i loro trascorsi e di tutte le volte in cui invece si erano fatte la guerra.

“Non preoccuparti, sto bene, dico sul serio,” riuscì a cogliere la voce di Antonella, una volta che le due si furono staccate. La ragazza prese le mani dell'altra e cominciò ad accarezzarle.

Giusy le rivolse allora un'occhiata severa.

“Sappi che sono molto arrabbiata con te, appena gli altri se ne vanno facciamo i conti, non te la caverai così questa volta,” l'avvertì, con tono minaccioso. “Devi promettermi che è l'ultima volta che ti metti in pericolo in modo così stupido, mi hai capito? Se ti succedesse qualcosa non lo so come farei,” proseguì, mentre nel frattempo le portò alcune ciocche di capelli dietro l'orecchio.

“Te lo prometto,” rispose Antonella, annuendo. “Non è successo niente, vieni qua,” disse, catturando di nuovo le labbra di Giusy in un altro bacio che l'altra ricambiò. Giusy allora lasciò andare le mani di Antonella per accarezzarle il viso e le guance, mentre Antonella nel frattempo la strinse nuovamente a sé.

Caterina sorrise e decise di allontanarsi, era il loro momento dopotutto, era giusto che lei non si intromettesse.

Mentre si allontanava da casa di Giusy assieme ad Alan e gli altri Caterina si domandò come sarebbe andata a finire quella strana storia d'amore, se Antonella alla fine sarebbe stata in grado di trovare il coraggio di lottare per la persona che amava.

L'unica cosa che poteva dire con certezza era che lei tifava per loro.



Nota dell'autrice:

Pia che anche nel momento del suo big reveal viene comunque messa in ombra da Antonella e il tutto passa in secondo piano è qualcosa che vedrei molto anche nella serie 🤣
Ho già preparato i dialoghi del prossimo capitolo, ho iniziato a lavorare e studiare contemporaneamente e questo rallenta molto i tempi di scrittura purtroppo ma farò il possibile per continuare ad aggiornare in tempi decenti. Nel prossimo capitolo in particolare faranno la comparsa due vecchie conoscenze di Giusy 👀 stay tuned!
Grazie a chi supporta la storia e sta ancora leggendo 🥰

 
   
 
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