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Autore: MichBlackRoyal    10/04/2024    1 recensioni
Disclaimer: brevissimo testo che avevo scritto nel lontano 2018 con l'intento di dipingere in poche parole la sofferenza provata dal personaggio in questione, Ray Dark/Kageyama Reiji.
Non avevo neanche il coraggio di rileggerlo per timore della tipica vergogna che si prova nel riconfrontarsi coi propri scritti dopo anni dalla loro prima stesura, ma ho deciso comunque di farlo e di pubblicarlo per lasciarlo finalmente andare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kageyama Reiji
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Con l'inesorabile avanzare del buio, con il lento scendere del manto scuro del cielo che avvolge dolcemente ogni cosa, riemergono dagli angoli più reconditi del labirinto della mente ricordi arcaici sepolti da tempo immemore. Un flusso di giovani frammenti s'introduce - dapprima con fiacca flemma, poi con noncurante veemenza - tra le sinuose pieghe della memoria, lasciando dietro di sé un'indelebile scia dal colore indefinibile, forse incolore, a tratti di un plumbeo grigiastro, a tratti di un rovente rossastro. Grigiastro come la sua vita, come i lunghi capelli che negli strazianti momenti di ipersensibilità paiono volergli perforare la carne, come il suo cuore impolverato dal tempo irrimediabilmente perso, come i suoi occhi velati di forzata indifferenza e indotta apatia; rossastro come l'amore e la rabbia incontrollabilmente repressi, come il sangue bruciante sgorgato dalle prime ferite autoinflittesi sul suo gracile corpo di fanciullo senza futuro, vittima di un crudele e spietato gioco del destino impostogli da chi più amava.
Instancabile, al sorgere della tenue luce del giorno egli s'affretta e s'adopra invano per cancellare qualsiasi traccia di tale indelebile scia. Sospira esasperato, ed esprime inconsciamente il desiderio di poter urlare a squarciagola per liberarsi anche solo temporaneamente da quegli imponenti pesi che era costretto a portare sulle spalle fin dalla più tenera età, di poter piangere, di poter versare quelle lacrime che non versava da una vita, prosciugandosi del tutto.
Paradossalmente è grazie all'odio covato per anni – l'odio di cui si nutre quotidianamente, l'odio radicato nelle tetre profondità del suo io –  che riesce a mantenere la calma, a sembrare un uomo composto e tutto sommato... normale. Mediocre. Dopotutto è proprio la mediocrità a costituire il carburante della vita dell'uomo medio, no?
Alzatosi e postosi in piedi di fronte allo specchio, tenta di scrutare il proprio sguardo con quegli occhi che furono da sempre spettatori di indicibili scene criminose, ma riesce a malapena a guardarsi di sfuggita prima di essere invaso da un lacerante senso di colpa misto a vergogna. Una forte emicrania lo coglie d'improvviso, spingendolo a sedersi nuovamente sulle candide lenzuola del letto, il petto nudo scosso da violenti brividi, gli occhi serrati scandaglianti il vuoto, e le forti mani a stringersi il capo come per impedire la fuoriuscita delle terribili immagini che ora permeano ogni angolo angusto della sua mente e a cui nessuno avrebbe voluto assistere. Qualcuno sembra bussare incessantemente alla sua testa, rammentandogli il motivo per cui era stato risparmiato.
   
 
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