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Autore: Lord Ace    19/09/2009    1 recensioni
Il progetto al completo comprende la scrittura di una biografia per ogni capitano del Gotei 13, partendo da Byakuya e terminando con Aizen. Questa prima Fiction percorrerà l'infanzia del piccolo Byakuya, passando per il suo allenamento con Yoruichi, attraversando lo scandalo di Urahara e la successiva nomina a capitano di Aizen. Premessa fondamentale è che ogni biografia si interromperà nel momento in cui il capitano Yamamoto darà ordine a Kuchiki di andare a recuperare Rukia. Per questo queste biografie esplorano i personaggi di bleach prima della venuta di Ichigo. Sostenetemi con recensioni, sia buone che cattive, sono aperto ai suggerimenti per rendere grande questo progetto.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Byakuya Kuchiki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Biografie del Gotei XIII'
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Dopo il matrimonio, la mia famiglia alleggerì l’astio che aveva nei confronti di Hisana. Adesso era un membro della famiglia a tutti gli effetti, ed era anche mia moglie, motivo in più per cui dovevano portarle rispetto. La nostra vita coniugale non poteva essere più perfetta; infatti il nostro amore rimase intatto anche dopo i numerosi tentativi falliti di avere un figlio. Era una cosa di cui non riuscivamo a capacitarci, non si può dire che non ci impegnassimo al massimo, ma non riuscivamo comunque a concepire un erede per la famiglia Kuchiki, che diventava ogni giorno più stressante e più impaziente. Posso affermare con sicurezza che se in quei giorni Hisana non mi fosse stata accanto, sarei impazzito e avrei fatto gesti che mi sarebbero costati la vita. Ma allo stesso tempo dovete capire che effetto mi faceva guardare il viso di Hisana. Tutto all’improvviso scompariva e mi restava solamente in mente la beatitudine che provavo nel vedere il suo viso, i suoi capelli, le sue labbra. Era una sensazione di assolutezza, che mi permise di essere forte anche nei momenti più bui e fare ciò che era necessario.

La mia rabbia però si scatenò il giorno in cui mi venne avanzata una proposta quanto mai oscena, crudele e ipocrita. Era stata mia madre, che su spinta degli altri si sentiva portavoce dell’intera famiglia Kuchiki. Mi raggiunse in un momento di spensieratezza e mi disse quelle che furono tra le parole più dolorose di tutta la mia vita

-Vengo qua come tua madre e a nome degli altri, non è una cosa semplice ciò che ti sto per dire, quindi è il caso che tu ti sieda. Questa mancanza di un erede, dato il lavoro di shinigami che resta sempre un occupazione pericolosa, ci innervosisce molto. Per questa ragione, i membri della famiglia Kuchiki suggeriscono se non addirittura pretendono una nuova moglie per te, che sei uno tra i migliori capo famiglia e che sei molto legato alle leggi, nonostante tu le abbia già infrante una volta-

Pochi di voi capiranno la mia reazione quando vi dirò che in quel momento mi sentii morire. Quegli infami cospiratori avevamo mandato niente di meno che mia madre per suggerirmi di abbandonare Hisana, la mia Hisana, la sola e unica donna che avrei potuto amare. Mi ritrovai a puntare la spada contro la mia stessa madre, una donna che amavo ma che non avrei mai potuto equiparare neanche lontanamente alla mia sposa. Lei sobbalzò quando mi vide estrarre la spada e puntargliela al collo. Ormai ero deciso che servisse un gesto forte per scoraggiare ogni tentativo di darmi altri suggerimenti del genere

-Madre, questo sarà il primo e ultimo avvertimento che darò a voi sporchi cospiratori, voi insulsi vermi che osate dare degli ordini al capo famiglia. Hisana resterà mia moglie, anche a costo di non vedere mai mio figlio-

Poche parole, che mi costarono una grande fatica, ma per fortuna la rabbia mi aiutò tantissimo. Detto ciò me ne andai e non proferii parola con mia madre mai più. Semplicemente mi limitavo ad un gesto del capo quando la incontravo, ma non mi sentivo più in alcun modo legato a lei, che mi aveva chiesto di sacrificare la mia felicità per il bene della famiglia. Passarono i giorni, giorni pesanti, giorni lunghi, giorni carichi di riflessioni. Stavo davvero facendo la cosa giusta? Era davvero Hisana la colpa del nostro fallimento? Cosa avrei dovuto fare per rimediare a questa situazione? Pensieri che non trovarono risposta, dato che le mie riflessioni vennero interrotte il giorno stesso in cui mi venne comunicata la malattia di Hisana.

 Fu uno dei giorni peggiori in assoluto, aggravato dal fatto che il medico di famiglia non riusciva a stabilire la causa della malattia, visto che apparentemente sembrava sana. Sfortunatamente il suo corpo perdeva energia e voglia di vivere ogni giorno che passava. Furono giorni difficili e pieni di lacrime, di baci e di sofferenza. Mi sentivo impotente ogni volta che un medico diceva che non si poteva fare niente per lei. Dentro di me covavo rabbia per me stesso, a causa della mia incompetenza, a causa della mia debolezza.

Un giorno improvvisamente, Hisana cominciò a parlarmi, con delle frasi che mi lasciarono di stucco. Sentiva che stava per morire, e mi confessò di avere una sorella minore, una piccola sorellina che aveva abbandonato da piccola perché erano entrambe molto povere, giusto poco prima che noi due ci incontrassimo. Rimpiangeva di averla lasciata, e mi supplicò di aiutarla a tutti i costi a uscire dal Rukongai, un luogo pericoloso per una bambina e poi per una ragazza. Mentre lo diceva piangeva, perché negli occhi aveva il pentimento per quello che lei chiamò il suo più grande errore. Non potevo lasciarla così,  e per questo le promisi che l’avrei protetta per sempre e mi sarei preso cura di lei. Mi dispiace non poter riportare la discussione ed eventi più dettagliati, ma questo è un ricordo molto doloroso per me, per cui cercherò di passarci giusto il tempo necessario.

La mia dolce Hisana morì pochi giorni dopo, tra le mie braccia, mentre mi dava un ultimo bacio dicendomi

-Ti amo Byakuya, prenditi cura della mia sorellina-

E chiudeva gli occhi, per non riaprirli mai più. Soffocai un urlo in quel momento, poiché la mia impotenza mi aveva sopraffatto e battuto, e avevo pagato la sconfitta con la perdita del mio fiore, il mio fiore, la mia bella Hisana. Decisi poco dopo che dovevo distrarmi, e così mi misi di persona ad organizzare un funerale degno di una regima, per il più bel fiore che la Soul Society aveva perso a causa di una sfortunata malattia.

Qualche giorno dopo venne indetta una riunione dei capitani, nella quale si spiegava che il capitano della dodicesima divisione, qualche mese prima, aveva subito il furto di una boccetta di un potentissimo veleno, che non lasciava tracce a chi non lo conoscesse e che non si potesse curare. Ossia un arma perfetta per sbarazzarsi delle persone fastidiose senza lasciare traccia. Spiegò il motivo del ritardo della denuncia con il fatto che non voleva allarmarci senza prima aver controllato bene ogni centimetro quadrato delle sue proprietà, e si definì molto dispiaciuto per quello che era successo. Parole al vento pensai, dato che non stavo neanche prestando grande attenzione al suo problema, ascoltavo solo per educazione ma non mi aspettavo di dover fare qualcosa. La situazione venne risolta dal capitano Yamamoto, che ordinò un immediata indagine alla sesta e alla seconda brigata. Fortunatamente non mi ci volle tanto tempo per dare delle direttive esatte ai miei uomini, che cominciarono subito le indagini.

Quando capii che la soluzione del mistero era sotto i miei occhi, e che io non avevo saputo vederla subito mi diedi dello stupido; infatti due mesi prima per l’appunto era incominciata la malattia di Hisana, e nessun medico aveva saputo stabilirne la causa. La verità mi colpì con il sapore che solo la morte poteva dare. Hisana era stata avvelenata! Era stata avvelenata e io ero stato cieco da non pensare al coinvolgimento di quei malvagi cospiratori, tra cui probabilmente anche mia madre.

Corsi di corsa dal capitano della dodicesima brigata, e stringemmo un accordo per il quale io avrei trovato i ladri di persona e li avrei consegnati a lui se avesse esaminato il corpo di Hisana. La diagnosi fu positiva, era stato il suo veleno a ucciderla. Avevo avuto ragione, e adesso bisognava meditare vendetta. Stabilii dunque che nel giorno del funerale di Hisana, davanti a lei avrei fatto giustizia dei suoi carnefici, dei suoi assassini. Sapevo anche che il destino a cui li stavo affidando era ben peggiore della morte, poiché il capitano della dodicesima divisione era famoso per il sadismo dei suoi esperimenti, e ciò mi esaltava, mi esaltava di un energia oscura di cui non andavo fiero, ma della quale non potevo fare a meno di immergermi per andare avanti.

Il funerale di Hisana fu il più bello mai visto all’interno della famiglia Kuchiki. Sulla sua tomba, avevo fatto mettere il suo fiore preferito, la Campanula Grandiflora, che da quel giorno avrei guardato immaginandomi il suo volto, e anche un ciondolo a forma di cuore con dentro un nostro ritratto, come promessa di esserle sempre fedele anche nella morte, non avrei potuto accettare di tradirla. Dopo la lunghissima cerimonia, nella quale trattenni le lacrime per la sorte del mio unico amore a causa della mia famiglia, alla quale non volevo farmi vedere debole con le lacrime, finalmente arrivò il momento della vendetta. Gli uomini della sesta brigata erano entrati all’inizio della cerimonia e avevano perquisito ogni camera possibile, trovando finalmente la boccetta incriminante. Dunque, proprio sul finire della celebrazione, uscirono in giardino e arrestarono il colpevole, un inutile codardo che confessò subito i nomi dei suoi complici, tra cui anche mia madre. Era dunque vero che lei stessa era implicata in quella che posso ancora oggi definire la perdita della felicità, e per questo decisi che l’avrebbe pagata a parte.

Diedi ordine di scortare i prigionieri alla sede della dodicesima brigata, e di affidarli al capitano senza ulteriori indugi. Pensavo già al rapporto che avrei scritto, nel quale avrei mentito spudoratamente dicendo che una volta scoperti, i responsabili si erano fatti prendere dalla disperazione e si erano uccisi. Tutti ci avrebbero creduto, e la mia vendetta sarebbe rimasta una pulita faccenda della casa dei Kuchiki.

Una volta che i miei uomini ebbero portato via i colpevoli, ad eccezione di mia madre, diedi l’ordine ad alcuni miei schiavi di tenerla ferma, perché doveva essere giustiziata per la salvezza della famiglia Kuchiki. Mi avvicinai con la spada sguainata, sapevo esattamente cosa doveva fare e lo avrei fatto dannando la mia coscienza ma salvando la mia ragione. Un affondo preciso al cuore, mentre vedevo la luce lasciare i suoi occhi e  i miei. Quel giorno ero morto anche io, perché il mio cuore adesso era nella tomba con Hisana, e non ne sarebbe mai uscito per nessun motivo.

Ordinai di essere lasciato solo, quindi mi avvicinai al luogo dove mia moglie riposava, mi inginocchiai e abbracciando la tomba incominciai a piangere, piangere come non avevo mai fatto. Erano lacrime di dolore, ma anche di liberazione e di soddisfazione. Non credevo che fosse possibile piangere così copiosamente senza provare alcun desiderio di fermarsi. La mattina dopo venni svegliato dal sole. Ero stato lì tutta la notte e probabilmente il sonno aveva succeduto al pianto. Ma non era il sole che avevo visto tutti i giorni, era un sole rosso, simbolo di una nuova era, un era che sarebbe stata caratterizzata dalla mia vita senza Hisana.

Avevo un nuovo obbiettivo, trovare la sorella della mia bella sposa e crescerla, mantenendo così la parola data e cercando di recuperare la felicità. Non sapevo se ci sarei riuscito, ma sicuramente avrei donato tutto me stesso alla promessa.

  
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