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Autore: _sweetnightmare_    12/04/2024    0 recensioni
Nel cuore della Varsavia degli anni '40, tra le strade strettamente intrecciate della città, due sorelle tedesche, Liesel e Clara, si trovano intrappolate nel turbinio della Seconda Guerra Mondiale. Liesel, la maggiore delle due, è una giovane donna riservata e devota, fidanzata ufficialmente con un ufficiale tedesco di nome Klaus, che presta servizio nella città occupata. Clara, invece, è una spirito libero, avventuroso e ribelle, che aspira a una vita al di là delle restrizioni imposte dall'occupazione nazista. Qui, Clara fa la conoscenza di David, un giovane ebreo polacco. Tra loro scocca subito una scintilla, e presto si ritrovano immersi in un amore proibito, minacciato dalla violenza e dalla brutalità del conflitto che li circonda.
Nonostante le avversità e le crescenti tensioni nell'Europa occupata, Clara e David lottano per proteggere il loro amore, trovando conforto e speranza l'uno nell'altro anche nei momenti più bui. Tuttavia, la deportazione di David in un campo di concentramento minaccia di dividerli per sempre.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Novecento/Dittature, Olocausto
Capitoli:
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Capitolo 1- Il respiro di Varsavia
 
La carrozza scricchiolava lungo le strade accidentate di Varsavia, mentre il vento portava con sé il sapore della nuova vita che stava per cominciare. Clara osservava il paesaggio che scorreva oltre la finestra, gli edifici bassi e i vicoli tortuosi che sembravano racchiudere segreti antichi tra le loro mura, rimbombanti il frastuono della vita quotidiana. Era una sensazione strana, quella di lasciare la confortante familiarità della Germania per addentrarsi in terre sconosciute, ma la ragazza sapeva che doveva accettare il cambiamento con coraggio e determinazione. Se avesse dovuto dipingere le prime impressioni di quella città in cui non era mai stata, l’avrebbe rappresentata come un mosaico di contrasti, un caleidoscopio di vite intrecciate che riflettevano la tumultuosa storia che stava per infrangersi su tutti i cittadini. Proprio in quelle strade, Clara cominciava a sperare che la sua vita non sarebbe poi cambiata così tanto.
Accanto a lei, sua madre osservava il panorama con un'espressione mista di eccitazione e apprensione, mentre suo padre, seduto di fronte a loro, discuteva con l'autista delle direzioni da seguire. Liesel, la sorella maggiore, si teneva in disparte, il suo sguardo perso nei pensieri che la legavano al suo fidanzato ufficiale, Klaus, che l'attendeva già nella città. Clara staccò per un attimo lo sguardo che la teneva ancorata al finestrino allo stesso modo di quando, da bambina, aspettava con ansia l’arrivo della neve affacciata al grande finestrone della sala da pranzo.
-“Guarda, Liesel”- disse emozionata, scuotendo la gamba della sorella seduta davanti a lei –“Non sembra anche a te che si respiri quasi un’aria di poesia? E’ così diverso da Amburgo. Non avrei immaginato che Varsavia fosse così.”-
Liesel non spostò lo sguardo, né si mosse. “Mh”- sospirò, ancora persa tra i suoi pensieri. –“ E’ come se ogni pietra avesse una storia da raccontare. È una città così diversa da casa nostra.”- Non le interessava molto dove sarebbe stata, ma con chi. Aveva passato l’ultimo periodo a contare dapprima i mesi, poi le settimane e infine i minuti che la separavano dal rabbracciare nuovamente il suo Klaus. Si erano conosciuti poco più che bambini e da quel momento si erano promessi che un giorno, a legarli, non ci sarebbe più stata l’aspettativa di un incontro, ma una casa e una famiglia insieme.
-“Mi chiedo quali segreti si nascondano dietro quelle mura antiche. Non vedo l’ora di poter scendere da questa carrozza, vedere la nostra nuova casa. Le nostre nuove stanze. Avremo una stanza tutta per noi, Liesel”- continuò Clara. Non riusciva a capire come la realtà fosse così diversa da come la immaginava. Liesel non condivideva lo stesso entusiasmo: l’eccessivo pragmatismo della ragazza, unito alla sua forte devozione per la Patria, non le permettevano di vedere il mondo allo stesso modo di sua sorella. La guardò, senza lasciar trasparire alcuna emozione. –“Spero solo che ci adatteremo rapidamente. Non posso permettermi di distrarmi proprio adesso che sono così vicina all’avere un futuro con Klaus. Un futuro vero, non come quello descritto nei tuoi romanzi d’appendice.”- Rivolse nuovamente lo sguardo verso il finestrino, e sospirò. –“Sei ancora troppo piccola, Clara.”-
-“ Klaus... Non riesco ancora a credere che ti stia per sposare. Sarà strano vederti indossare un abito da sposa.”- La carrozza ebbe un sussulto, facendo cadere il libro che la ragazza teneva sulle gambe. Suo padre le aveva detto che una volta arrivati, non avrebbe frequentato la scuola, ma la sua formazione sarebbe stata affidata unicamente ad un precettore che le avrebbe impartito una buona istruzione. Liesel si chinò a raccogliere i fogli parsi sotto i loro piedi, poi sorrise. –“È strano anche per me, ma è il nostro destino. Siamo delle donne, il nostro ruolo è anche quello di essere delle mogli. E’ una regola non scritta, che si capisce solo quando ci si sente legati ad un’altra persona.
Clara richiuse il libro e sbuffò –“Io non voglio seguire le regole, voglio vivermi la vita come la desidero. Non posso fare a meno di desiderare qualcosa di più dalla vita. Non voglio essere solo la moglie di un ufficiale tedesco, seguire mio marito come tutte le donne della nostra famiglia. Voglio essere libera di scegliere. Voglio diventare un avvocato, Liesel.”-
Finalmente, la carrozza si fermò davanti a una grande casa di mattoni, con alte finestre che lasciavano filtrare la luce del sole. Era qui che la famiglia si sarebbe stabilita, in questa nuova terra che da quel momento in poi avrebbero chiamato casa.
Clara si sentiva spaesata mentre varcava la soglia della nuova dimora, i suoi passi echeggiavano nel corridoio silenzioso mentre si avventurava nelle stanze sconosciute. La sua camera da letto, con le pareti nude e il letto appena fatto, sembrava stranamente vuota, priva del calore e della familiarità della sua stanza d'infanzia che aveva, da sempre, condiviso con la sorella. All’improvviso, l’eccitazione per quella nuova vita sembrò mancare anche a lei.
I giorni successivi furono un turbine di nuove emozioni e adattamenti. Diversamente da quanto aveva pensato durante il viaggio, non si mosse quasi mai dalla sua casa, che ogni giorno le sembrava diversa e con un nuovo anfratto da esplorare. Non aveva mai conosciuto il senso di solitudine e, per un attimo, le fu più facile capire lo stato d’animo della sorella durante l’ultimo periodo ad Amburgo, quando Klaus era stato trasferito e lei era rimasta da sola assieme ai suoi spartiti. Fu con l'insegnante privato, il signor Kowalski, che Clara trovò un punto di ancoraggio in quella terra straniera. Con la sua gentilezza e pazienza, il signor Kowalski le insegnava non solo la grammatica e la storia, ma anche il cuore e l'anima della cultura polacca. Era nato e cresciuto in una famiglia benestante e piena di artisti e, una volta lasciata la cattedra, occasionalmente accettava studenti che continuavano gli studi privatamente.
"La lingua è la chiave per comprendere un popolo", le disse un giorno, mentre le mostrava antiche mappe della città. "E Varsavia è ricca di storie e tradizioni che attendono di essere scoperte." L’insegnante capito ciò che in quel momento nemmeno Clara riusciva ad esprimere: aveva bisogno di qualcuno che la spronasse a non temere la solitudine.
La ragazza ascoltava con attenzione, assorbendo ogni parola con avidità mentre il signor Kowalski le parlava del passato glorioso della città, delle sue battaglie e delle sue vittorie. Era come se ogni lezione fosse un viaggio nel tempo, un'opportunità per Clara di immergersi nel tessuto stesso della storia che avvolgeva la città. Aspettava con ansia ogni giorno l’arrivo del professore, in modo da poter continuare a sognare grazie ai racconti che analizzavano insieme.
 
 
-“Come è andata l’ultima lezione?” -chiese il signor Kowalski mentre riponeva i libri nella sua cartella di cuoio scuro e consumato dal tempo. Era stato un regalo dei suoi studenti l’ultimo anno del suo insegnamento, e da quel momento in poi, la portava sempre con sé, assieme al ricordo dei suoi anni tra i ragazzi a cui aveva insegnato e trasmesso la passione per l’arte e la storia.
“-Piuttosto bene, grazie,”- rispose Clara.
Il signor Kowalski annuì. –“Sono sempre molto contento di sentirtelo dire. Ora, veniamo al dunque. Ho preparato alcuni compiti per te da svolgere durante le vacanze di Natale.”-
La ragazza annuì, pronta ad affrontare qualsiasi sfida le fosse stata data. Era sempre felice ed estremamente curiosa di scoprire qusli nuovi compiti le venivano assegnati.
Il professore le porse un foglio di carta con una lista di compiti scritti sopra. –“Prima di tutto, vorrei che continuassi a praticare il polacco. È importante mantenere e migliorare le tue competenze linguistiche.”- Clara annuì, facendo un'appunta mentale di dedicare del tempo ogni giorno allo studio della lingua, dato che non parlava con nessuno che non fosse la sua famiglia.
“-In secondo luogo,”- continuò il signor Kowalski, “-vorrei che tu leggessi 'Anna Karenina' di Tolstoj. È un romanzo lungo e impegnativo, ma sono sicuro che sarai in grado di apprezzarlo. E infine, vorrei che cominciassi a esplorare la musica. Ho già parlato con tua sorella, ti darà una mano durante le vacanze. Quando ricominceremo le lezioni, due volte a settimana sarò affiancato da un mio vecchio allievo, che ha studiato musica.”- Clara annuì, sentendosi incoraggiata dalle parole del signor Kowalski. "Farò del mio meglio." Il signor Kowalski sorrise. –“So che puoi farlo, Clara. Se hai bisogno di aiuto con qualcosa, non esitare a chiedere. Buon lavoro.”-
La ragazza ringraziò e, dopo aver salutato l’insegnante, corse verso il portone della sua casa con il cuore pieno di eccitazione e un briciolo di ansia, sentimenti che sembravano riportarla a quando viveva ad Amburgo. Era la prima volta che si avventurava da sola per le strade di Varsavia. Le strade della città erano un intreccio di vicoli tortuosi e edifici antichi, e Clara si sentiva come se stesse attraversando un labirinto magico, dove ogni angolo nascondeva una nuova scoperta. All’improvviso le ritornò in mente il momento in cui, due mesi prima, era arrivata in carrozza con la sua famiglia. Seguendo le indicazioni del signor Kowalski, Clara si incamminò lungo le strade affollate, guardando con curiosità le vetrine delle piccole botteghe e i caffè affollati di persone. Non notava troppe differenze con la sua città natale, ma più camminava, più si accorgeva che qualcosa in lei stava cambiando. Non era mai uscita da sola e, quel momento tutto suo, glielo confermava passo dopo passo. Finalmente, dopo un po' di vagabondaggio tra le strade, si ritrovò di fronte a una piccola stradina acciottolata, con una fila di case antiche che si allineavano lungo i due lati. Secondo le istruzioni del professore, doveva essere arrivata a destinazione. Con il cuore che batteva forte un pò per il timore di perdersi un po' per la felicità di essere finalmente lì, si avvicinò alla porta della libreria. L'esterno era modesto ma affascinante, con le finestre adornate da tende bianche e vasi di fiori colorati che decoravano i davanzali. Clara esitò per un attimo, sentendo l'emozione e la curiosità che pulsavano dentro di lei mentre si preparava ad entrare. Con un respiro profondo, spalancò la porta e varcò la soglia della libreria. L'interno era un tripudio di colori e odori, con scaffali pieni di libri che si arrampicavano fino al soffitto e il suono sommesso delle pagine dei libri aperti su un tavolino intarsiato che si sfogliavano riempiva l'aria. Per un attimo ebbe l’impressione di essere entrata in un altro mondo, un luogo dove il tempo si fermava e le storie prendevano vita tra le pagine dei romanzi. Clara si avvicinò al bancone con passo incerto ma determinato, il cuore che batteva forte nel petto. L'uomo dietro al bancone, alto e snello con gli occhi verdi che brillavano di curiosità, sollevò lo sguardo dal libro che stava leggendo e sorrise gentilmente quando la vide avvicinarsi.
-“Posso esservi d'aiuto?”- chiese, la voce morbida e un sorriso accogliente.
Clara si sentì leggermente imbarazzata, ma cercò di nascondere la sua incertezza dietro un sorriso. –“Ja, bitte.”- Il ragazzo la guardò incuriosito, e subito il viso della ragazza divenne paonazzo. Nell’imbarazzo, aveva cominciato a parlare in tedesco, la sua lingua madre. Subito si ricordò delle parole di Kowalski, “sono sicuro che ce la farai”. Era l’occasione giusta per parlare in polacco. –“Sto cercando alcuni romanzi classici per un lavoro scolastico, e anche degli spartiti musicali.”-
L'uomo annuì, gli occhi luminosi di interesse mentre ascoltava le richieste di Clara. –“Sono sicuro di potervi aiutare con entrambe le cose. Quali romanzi state cercando?”-
La ragazza esitò per un momento, cercando di ricordare l'elenco che il suo professore le aveva dato. –“Bene, devo trovare 'Anna Karenina' di Tolstoj e 'Il giovane Holden' di Salinger.”- L'uomo sorrise e si diresse verso uno degli scaffali più lontani, tornando poco dopo con entrambi i libri in mano. Li porse a Clara con gentilezza. –“Ecco a voi. Spero che siano di vostro gradimento.”-
Lei ringraziò con un sorriso di gratitudine, prendendo i libri tra le mani con cura. Poi, ricordandosi dell'altro motivo per cui era venuta in libreria, chiese: -“E per gli spartiti musicali?”-
L'uomo si illuminò di nuovo con un sorriso. –“Ah, anche questo è il mio campo. Sono un musicista. Che genere di musica suonate?”-
Alle sue parole, Clara si sentì improvvisamente incuriosita.
-“Davvero? Che strumento suoni?”- quasi urlò, mettendo da parte l’imbarazzo provato poco prima e passando al tu, spontaneamente.
Il ragazzo rise leggermente. –“Suono il violino. È il mio grande amore. Credo l’unico.”-
Sorrise, colpita dalla passione nell'espressione dell'uomo. –“Mio padre suona il violino.”- disse, con un lieve sorriso imbarazzato. Si ricordava quando, da piccola, lui le suonava sempre qualcosa, prima di addormentarsi. Dietro l’austerità da militare, nascondeva una grande anima. –“Mia sorella, invece, suona il pianoforte. Io…non so da dove iniziare.”- Ammise poi.
Lui annuì. –“Ho proprio quello che ti serve.”- Si allontanò per un momento e tornò con una pila di spartiti tra le mani, che posò delicatamente sul bancone. –“Spero che ci sia qualcosa che possa interessarvi”-  Clara guardò attraverso gli spartiti, sorprendendosi di trovare una vasta selezione di brani classici e contemporanei. –“Sono perfetti, grazie mille.”-
Mentre stava per chiedere quanto dovesse pagare, l’uomo prese iniziativa: -“Posso offrirvi uno sconto"- La ragazza si sentì sorpresa e grata per la sua gentilezza. –“Grazie, è davvero gentile da parte vostra”-
L'uomo sorrise di nuovo, gli occhi brillanti di calore. –“Non c'è di che. Spero di vedervi di nuovo qui presto.”-
Clara annuì, sentendosi improvvisamente attratta da questo sconosciuto musicista nella libreria polverosa. Mentre usciva dalla libreria con i libri e gli spartiti in mano, si rese conto che quel primo incontro aveva scosso qualcosa dentro di lei, qualcosa che non poteva ancora capire ma che sapeva sarebbe stata importante per il suo futuro.
 
 
   
 
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