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Autore: _neikos_    17/04/2024    0 recensioni
Un amore non corrisposto o forse solo un amore temuto da troppi.Un destino già scritto che non dà pace e non dà speranze. Una partenza sofferta e odiata, basteranno ad arrendersi?
Una nuova avventura ha inizio e stavolta Bunny prenderà da sola le sue decisioni.
In questa storia fonderò aspetti sia dell'anime che del manga.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Nuovo personaggio, Seiya, Usagi/Bunny | Coppie: Seiya/Usagi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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Nella sala il tempo si era fermato. Tutti fissavano Sailor Sun.

Selene era combattuta, la testa le diceva di non perdonarla così facilmente mentre il cuore la supplicava di raggiungerla, di stringerla. Ma era passata davvero molta acqua sotto il ponte che l’avrebbe separata o ricongiunta a Sole, troppa. Troppe liti, troppa delusione, troppa lontananza. Rimase lì immobile.

Bunny era sovrastata, sommersa da troppe emozioni in così poco tempo. Ma lei non doveva perdonare nessuno, lei il perdono avrebbe dovuto chiederlo. Era timorosa, ma se Sole era lì, era perché quel perdono glielo avrebbe concesso senza remore. Le corse incontro.

Seiya ora si, si sentiva di troppo, un estraneo immerso in un silenzio che avrebbe dovuto lasciare il posto a molti discorsi privati ai quali non avrebbe dovuto partecipare. Fece un passo indietro, in soggezione nei confronti di quella donna che sprigionava luce, saggezza e risentimento.

Serenity le aveva stretto le braccia intorno al collo «sei venuta, sei venuta davvero! Mi sei mancata» e non aveva più potuto contenere l’emozione, piangendo, ma stavolta di felicità. «Sera...» Era lei che l’aveva chiamata così la prima volta e da quando se n’era andata, aveva fatto fatica ad accettarlo da altri, ma finalmente era qui, era tornata. Questo chiudeva il capitolo doloroso rimasto aperto fino a quel momento. Ora poteva ricominciare. Sembrava che insieme a Sole fosse arrivata tutta la pace di cui aveva tanto sentito bisogno. Sole l’aveva stretta lasciando cadere lo scettro. Aveva inspirato profondamente, cercando di catturare il profumo dei suoi capelli, della sua bambina. Era vero, era andata lì con tutta l’intenzione di scaricare addosso a entrambe la frustrazione della sua impotenza davanti alle macerie che gli avevano lasciato trovare al suo ritorno sulla Luna. Della devastante solitudine che aveva provato quando quei maledetti terrestri gli avevano portato via tutto. Ma ora che la sua Sera era tra le sue braccia voleva solo colmare quel vuoto che gli aveva dilaniato il petto.  Alzò lo sguardo verso Selene, vedeva la commozione che le brillava negli occhi, ma sapeva che avrebbe resistito con tutte le sue forze. Non sarebbe stato facile come con Serenity, sarebbe stata un’altra battaglia. Ma stavolta non l’avrebbe persa.

Serenity si era staccata da lei, cercando di ricomporsi. Prendendogli poi la mano con tutte e due le sue, si stringeva forte al suo braccio. Sole le aveva baciato la fronte stringendole la guancia con la mano libera, e poi si era lasciata trascinare verso il centro della stanza.
«Selene» le si rivolse con un cenno di ossequio. Come se non avessero condiviso un’intera esistenza.
«Sailor Sun» ripose lei, come se non si fossero scambiate l’aria e l’anima.
«A cosa dobbiamo l’onore di questa visita?» Ma Sole non era brava come lei a questo gioco, a questa gara. Chi avrebbe vinto? Chi avesse dimostrato più indifferenza? Allora l’avrebbe lasciata vincere  volentieri. «Sel, ti prego... non sono qui per litigare» soffiò scoraggiata. Poi si accorse di un ragazzo chiaramente a disagio. «E chi è questa Stella Cadente» chiese sorpresa. Serenity gli lasciò la mano per andare a stringere quella del ragazzo. «Sole, lui è Seiya» disse con soggezione «è il mio compagno.» Seiya l’aveva guardata stupito e strinse le loro dita incrociate con tutto l’amore che gli stava scoppiando nel cuore “il suo compagno”. Non un amico, non un ragazzo... essere il suo compagno di vita era la cosa che aveva desiderato da sempre. E ora lo era davvero. Poi cercò di ritrovare la lucidità, fece un mezzo inchino sbiascicando qualche parola  «è un onore signora!» Ma anche Sole lo abbracciò proprio come Selene. Una cosa però lo lasciava perplesso... Sole, stava ridendo? «Oh grazie al cielo, avevo paura di ritrovarla con quel Endyqualcosa» Serenity si stropicciò gli occhi con le dita «Endymion...» «Si si quel bamboccio lì» La risata risuonava nella stanza, era liberatoria. Sole stupì ancora Seiya, lo accarezzò scrutando i suoi occhi «Invece tu sei luce pura ragazzo.» Seiya era arrossito vergognosamente, poi Sole si rivolse a sua figlia «è una stella magnifica bambina, non lasciarla spegnere. Ha esaudito il tuo desiderio vedo... » «Cosa?» Chiesero straniti entrambi, ma Selene la riprese e alzò la voce che di solito era pacata «Sole, parliamo un attimo? Ragazzi vi dispiace lasciarci per un momento?» «Certo mamma, ci vediamo più tardi»

I due ragazzi lasciarono la stanza ancora in imbarazzo. Scesero le scale ritrovandosi al terzo piano. «Bunny cos’è quella storia del desiderio? L’ha detto pure tua madre prima» Bunny aveva una mano dietro la testa, era la stessa cosa che si chiedeva anche lei e si era ripromessa di riparlarne con i suoi genitori. «Non ne ho idea... sarà un modo di dire loro, antico... non lo so ma non ci badare, dicono spesso cose strane» finì sorridendo. Poi Seiya se la strinse addosso, «Bhé ho appena surclassato alla grande quel Endyqualcosa» Disse ridendo di gusto «Direi che come primo incontro con i genitori della mia compagna, sia andato molto bene...» Bunny annuì lentamente «...benissimo...» Avrebbe voluto riprenderlo ma non ci era riuscita. Lo aveva solo stretto di più. Dov’era finita quella ragazzina che non faceva altro che battibeccare con lui? Non la ritrovava. Voleva solo vederlo felice e sentirlo ridere, che si prendesse tutte le soddisfazioni che voleva, gliene avrebbe concesso altre mille. Voleva solo crogiolarsi nei brividi che le davano le sue braccia, voleva solo baciarlo e lo fece. Ancora e ancora. Trascinandolo verso la sua stanza infondo al corridoio. A malapena riuscì a staccarsi dalle sue labbra e sussurrare «Vieni con me...» Seiya la prese in braccio, stringendosi le sue gambe intorno alla vita, continuando a impossessarsi della sua bocca e della sua anima. Aprì la porta della stanza senza grazia, richiudendola in fretta. Non l’avrebbe lasciata per niente al mondo, mai!

In cima alla torre invece la situazione non era delle migliori, ora che erano rimaste sole la finta cordialità non sarebbe servita a nessuno. «Cosa ci fai qui Sole? Cosa ci fai davvero? Non sei qui per il trattato.» «Non sono qui per quello, no.» «Allora?» «Non sapevo se Serenity avesse coscienza di me... Ma ho sentito che ora è Cosmos, sapevo che sarebbe tornata da te, avevo paura che non ti avrebbe trovato, così sono venuta qui... per lei, per voi. Ti da così fastidio che io sia tornata?» «Fastidio?... No... non non mi da fastidio. Mi fa infuriare che tu non sia tornata prima!» Sole provava a trattenersi ma così era impossibile e cacciò fuori una risata amara, sinistra. Selene non avrebbe potuto sopportarla neanche se ci avesse provato, e di provarci non ne aveva nessuna intenzione. «Ridi? Pensi che stia scherzando» «No ma me lo auguro... Tu sei furiosa? Tu?» Sole la guardava con astio, ormai non scorrevano parole... rimbombavano solo urla. «Tu non sei tornata a casa dopo un maledettissimo giorno e l’hai trovata distrutta Selene! Non hai camminato per questi corridoi pieni di sangue. Il sangue di tua moglie e di tua figlia! Sai cosa si prova? Sai cosa vuol dire rimanere sola? Essere quella sopravvissuta? Quella che avrebbe potuto impedire che accadesse una mostruosità del genere?
Io sono tornata dopo che mi hai cacciato e la sua scia era sparita. La tua era su un altro stramaledetto piano d’esistenza! Te lo immagini Selene? Riesci a farlo? Hai idea di come mi sia sentita? Volevo distruggere tutto. Volevo distruggerli tutti. Volevo lasciarli bruciare. IO sono infuriata! Te lo avevo detto! Ti avevo detto di non fidarti di loro! Tu con la tua stupidità mi hai portato via tutto. E quei maledetti hanno ucciso mia figlia!»
Aveva lasciato scorrere tutte le lacrime che conservava da un millennio e aveva taciuto. «Io sono infuriata...» ora la sua voce spezzata era ridotta ad un sussurro
«...Sono tornata e ho aspettato. Ho aspettato che la tua luce si rigenerasse. Per anni. Ho portato qui tutta l’energia che trovavo per anni. Ma tu non tornavi mai.» Sole sentiva che Selene stava scomparendo, stava tornando spirito, aveva poco tempo da passare in forma corporea e quel tempo era quasi scaduto. Si era avvicinata e aveva provato ad accarezzare il suo viso, ma la mano era caduta nel vuoto.
«Perché non sei tornata da me? Perché tutto questo?»  E muovendo lentamente la mano avanti e indietro, aveva fatto disciogliere la sua immagine. Selene non ce la faceva più, non era riuscita a rispondere, la gola era serrata. Il dolore le aveva consumato l’energia ancora di più. Il giorno l’aiutava ancor meno della donna davanti a lei. Si dissolse tornando brezza lunare.
Sailor Sun si lasciò cadere a terra, stringendosi le ginocchia al petto, piangendo tutta la rabbia e tutto l’amore per quella donna. Tutto l’amore che le avrebbe dato sacrificando anche la sua vita per lei, ma non gli era stato concesso nemmeno quello. Avrebbe aspettato che calasse la notte per vederla ancora. Avrebbe aspettato tutta l’eternità se fosse stato necessario.

Bunny e Seiya erano tornati in cucina, dopo un tempo che non si confà ad un buon ospite. Il pranzo era terminato da ore e ora affamati cercavano qualche avanzo nei vassoi preparati da Morea la mattina. Erano seduti vicini al bancone e assistevano alla sfilata dei loro amici che entravano per parlare con loro. Fu Rea a esporre il dubbio di tutti «Ma si può sapere dove vi eravate cacciati?» Colti in fallo, avrebbero ascoltato l’ennesima ramanzina se non avessero avuto la scusa perfetta per scamparla stavolta. «Sole è arrivata davvero!» Bunny era radiosa. Niente avrebbe fatto vacillare il suo umore. «è su con Selene, le abbiamo lasciate un pò sole... hanno tanto di cui parlare.» Le ragazze erano entusiaste. Amy li stava aggiornando «Pluto è già arrivata con le altre, ma Galaxia è esausta, è salita su per riposare. Abbiamo deciso di organizzare la cerimonia per domani mattina, va bene per te?» «Certo mi sembra perfetto, così possiamo liberare tutte. Forse si staranno sentendo degli ostaggi» disse sorridendo. Finirono di sistemare e poi si rintanarono nella loro saletta. La sera, dopo aver preparato la cena avrebbero lasciato a Pluto l’onere della padrona di casa, perché loro non ne avevano nessuna voglia. Era sgarbato ma volevano passare del tempo tutti insieme, non sapendo cosa ne sarebbe stato del loro futuro da lì a breve. 

Sole era stremata, non per il viaggio ma per tutto quello che aveva buttato addosso a Selene e per tutto quello che ancora avrebbero dovuto dirsi. Per tutto quello che aveva rivissuto mettendo piede nel palazzo che aveva rimesso in piedi da sola nell’attesa della sua Regina. E senza più la forza di combattere aveva sciolto la trasformazione. Si diresse nella saletta preferita della figlia dove sapeva che l’avrebbe trovata con le sue amiche, come sempre. Aprì la porta e rimase sorpreso per un attimo di non trovare le solite cinque ragazzine a sbraitare. Ma sette donne ormai adulte e tre uomini che si vedeva bene fossero parte integrante del gruppo. «Ma dove le avete trovate tutte queste Stelle Cadenti?» Rise l’uomo che si palesava.
Serenity era seduta a terra sul tappeto, appoggiata al muro del camino, Seiya al suo fianco. Le ragazze erano tutte intorno a loro, chi sul divano, chi sulle poltrone, chi a terra su qualche cuscino. Appena la porta si era spalancata Serenity aveva sorriso, un sorriso luminoso, pieno di gioia. «Papà!» E tutti si erano voltati a guardarlo. Troppi occhi addosso, non si era mai sentito così tanto osservato in vita sua. Lui che rifuggiva la compagnia di chiunque, tranne quella di Selene e quella di Betelgeuse, il suo più caro amico da quando ne aveva memoria. Entrò un pò titubante. Venus era arrossita come una piccola aragosta, fin da bambina lo aveva adorato, era stato un padre anche per loro Inners, ma avere un padre così bello sarebbe dovuto essere illegale. Tutti si alzarono, le Inners lo abbracciarono una ad una, Serenity era un pò gelosa ma vedere tutti felici in quel modo la faceva stare troppo bene per badarci, aspettò che lo lasciassero respirare e poi Sole la strinse forte sollevandola. «Sapevo che eravate rintanate qua» soffiò il padre sul suo collo. Poi Serenity gli presentò chi ancora non conosceva:«Papà loro sono Yaten e Taiki, i fratelli di Seiya. E loro invece sono due delle mie Outers» Heles gli porse la mano «Uranus signore, è un piacere, no anzi è un onore» «Uranus ti prego chiamami Sole, mi fai sentire un vecchio!» Le strinse la mano grattandosi la tempia ridendo. «Io invece sono Neptuno signore» fece un mezzo inchino l’altra. «Sole, solo Sole davvero. Il piacere di conoscervi è mio, so che avete fatto tanto per la mia bambina, vi ringrazio. Grazie a tutti voi.» disse tenendo stretta a sè Serenity. «Ma vi ho interrotti perdonatemi» «No» urlarono le Inners «Assolutamente» disse qualcuna di loro «Papà, resta con noi ti prego, facevamo qualche chiacchiera. Siediti ci sono tante cose da raccontare.»

Venus voleva lasciargli il suo posto sulla poltrona, ma Sole insistette per accomodarsi a terra vicino a Serenity. Yaten le si avvicinò, sembrava infastidito, le porse un fazzoletto sorridendo, lei lo prese, senza capire il motivo di quel gesto, e lui le sussurrò all’orecchio «potrebbe servirti, stai sbavando!» Era geloso, geloso marcio. Geloso del suo rossore, del suo imbarazzo, delle attenzioni che mostrava a qualcun altro, e non lo avrebbe nascosto. Si sedette stretto vicino a lei circondandole la vita con un braccio, stringendole il fianco con la mano. Ormai era andato troppo oltre per tornare indietro, per tornare amici. Avrebbe fatto tutto quello che gli passava per la testa senza curarsi di chi lo guardava. Venus era ancora infastidita per quel commento infantile e dopo gliel’avrebbe fatta pagare, gli aveva mollato una leggera gomitata nel fianco con un sorriso serafico. Però finchè non fosse arrivato il momento di rimetterlo al suo posto, se lo sarebbe tenuto stretto.

Era strano passare del tempo con Sole, più che un padre sembrava un amico un pò più maturo, che avevano rincontrato dopo tanto tempo. Ognuna di loro faceva a gara per raccontargli qualcosa o per porgli qualche domanda, sapere qualcosa in più su di lui. Se aveva conosciuto altri popoli, se tutti erano come i terrestri. Serenity stava ad ascoltare, rideva leggera per i suoi aneddoti, raccontava solo cose belle, qualche figura imbarazzante solo di Betelgeuse. Lo aveva guardato mentre arrotolava le maniche della camicia bianca e slacciava un laccio di cuoio che portava intorno al polso, alle estremità due ciondoli di oricalco, un sole ed una mezza luna. Lo aveva sempre portato e lo faceva ancora, era stata Selene a darglielo. Raccolse i capelli, che gli arrivavano alle spalle, in una mezza coda che lasciava cadere delle ciocche ai lati, stringendoli e annodandoli con il laccio, facendo pendere i due ciondoli vicini. In quel momento le sembrava di non aver mai lasciato casa. Quante volte aveva visto suo padre fare quel gesto? Tantissime. Ricordi su ricordi le stavano affiorando alla memoria. Tutti quelli celati dal senso di colpa che aveva portato con sè per tutti quegli anni, da quando si era svegliata principessa di un regno che non sapeva dove fosse*. E invece ora eccoli, erano sempre stati lì. Finalmente si sentiva leggera. Felice. Completa. Sua madre lo avrebbe perdonato, lo sapevano tutti e tre, infondo ancora lo aspettava. Erano tutte lì le persone che amava. Strinse la mano di Seiya, grata al cielo come non lo era mai stata.
«Umani» lo sentì sbuffare«Sono uguali in ogni dove, e più progrediscono più diventano idioti e presuntuosi. Fanno danni ovunque. Pensano di poter sfruttare tutto a loro piacimento. Ora si sono messi a imprigionare anche l’energia delle stelle morenti. Non mi ci fate pensare. Distruggeranno l’universo, di questo passo gli dò qualche secolo e poi me ne lavo le mani.» «Papà ma che dici?» Seiya si era sentito morire. Taiki era sbiancato. Quella storia sembrava paurosamente simile alla loro. Yaten aveva un mezzo sorriso, era rivalsa, anche lui li aveva considerati idioti. L’idea che i fratelli stessero per far arrabbiare il Sole gli stava solleticando l’orgoglio «Sole a cosa ti riferisci» chiese ghignando «Yaten stai zitto»ringhò Seiya «Si fatti gli affari tuoi» lo spalleggiò Taiki a bassa voce. Ma Sole continuò «Non mi ci fare pensare, aspettavo che la Misary morisse da mesi, è una stella a molte galassie da qui. Era imponente. Mi avrebbe fatto comodo tutta quell'energia, sapevo già dove reindirizzarla, ma qualche fesso ha deciso di mettersi in mezzo e imbrigliarla. Ora è tutta energia sprecata.» Yaten era scoppiato a ridere, adorava quella situazione assurda «Scusa Sole scusa, non è per quello che hai detto. Eccoli qui due di quei fessi, ce li hai davanti, fanne quello che vuoi» Aveva dovuto aspettare ma finalmente si prendeva la sua piccola infida vendetta. Seiya si era stretto la faccia tra le mani, non aveva il coraggio di guardare Sole. L’unica volta che aveva rinnegato la sua natura di stella per abbracciare quella umana aveva portato a questo vergognoso risultato. E come un bambino che aveva paura di far arrabbiare il papà aveva cercato di dare la colpa al fratello maggiore «No no è tutta colpa di Taiki è lui che ha costruito gli acceleratori» Ma Taiki non ci sarebbe stato stavolta, anche lui era affascinato da Sole. Perchè anche per loro tre, avrebbe potuto rappresentare la figura paterna che gli era sempre mancata «Colpa mia? Sei tu che sei partito in quarta perchè ti volevi sentire un eroe» Le ragazze stavano ridendo di quel battibecco. Tutte loro sapevano che effetto faceva Sole, faceva nascere il desiderio di non deluderlo mai. «Ragazzi che colpo al cuore, da due Stelle non me lo sarei mai aspettato» ma il tono di voce svelava già un pò di comprensione volendo essere canzonatorio. «Sole ti giuro che te la restituisco» petulava Seiya e Serenity rise più forte. La notte era arrivata finalmente, lui si era girato verso Serenity lasciandole un dolce bacio sulla testa «Sera vado dalla mamma» «Va bene, papà non sei arrabbiato con Seiya, vero?» «No ma ho intenzione di riprendermela davvero!» «Certo signore» risposero i due colpevoli. Sole si arrese ridendo e si avviò alla porta ma Bunny lo fermò «Papà ho dato la vostra stanza a Pluto, ce n’è una libera al secondo piano» disse pensando a quella che aveva lasciato vuota Seiya «Non ti preoccupare resto nella sala dello spirito. Buona notte ragazzi!»
Seiya aveva le ginocchia aperte vicino al petto e lasciava ciondolare la testa disperato «Non ci posso credere era andata così bene... Yaten maledetto, non potevi stare zitto per una volta? Ora mi odia, lo so che mi odia.» Serenity era divertita e intenerita da quella scena e gli accarezzava i capelli «Non è vero, non ti odia. Per fortuna non siete terrestri» gli aveva detto trattenendo altre risate «dai... ha detto che sei una magnifica Stella» «No, prima ero una magnifica stella, ora per colpa di Yaten sono un fesso.» «Io non c’entro un bel niente, te l’avevo detto che arruolarti era un’idea stupida» «Giuro che appena torno mi congedo. Bunny è vero che gli dici che mi congedo?!» le aveva chiesto piagnucolando. Lei era scoppiata a ridere «Si amore, è vero. Anzi glielo dico subito. Vado a portargli una coperta e un cuscino per stanotte e glielo dico»«Va bene» le aveva risposto abbracciandola.

Selene la stava aspettando, e ora avrebbe parlato lei. Ma quando Sole entrò dalla porta, il cuore mancò un battito. Davanti a lei non c’era la guerriera forgiata dalla Luce, ma solo il padre di sua figlia, senza scettro, senza rabbia, senza voglia di combattere. Era entrato a testa bassa stavolta, sembrava supplicarla di non continuare quella lite che non li avrebbe portati da nessuna parte. Lei non voleva cedere ma aveva così poco tempo per sentirlo vicino, e così poca voglia di portagli rancore... Lui si avvicinò, aveva una mano in tasca, la camicia sgualcita, gli occhi esausti. Quando piegò la testa di lato per massaggiarsi gli occhi e inspirare profondamente prima di ricominciare, i ciondoli tintinnarono. Selene li riconobbe subito, erano gli stessi che lei portava al braccio, e i battiti che mancò il cuore stavolta erano due.
La mano gli formicolava, la voleva accarezzare a tutti i costi, ora. Prima che tornasse spirito, prima di sentirsela strappare via ancora. «Sel... possiamo ricominciare, in modo civile?»«Lo stai chiedendo a me? Sei tu che hai cominciato a sputare disprezzo»«Quello non era disprezzo, se avessi potuto dimostrare il mio disprezzo a quest’ora non guarderesti la tua preziosa terra ma un cumulo di cenere fluttuante.» Era partito bene, ma aveva finito ringhiando. Era inutile, ogni volta che ci pensava non riusciva a mantenere la calma. Le era mancata troppo. Ma non riusciva a dimostrarlo e lei non riusciva a capirlo. Le diede le spalle per cercare di calmarsi. Non voleva continuare in quel modo. Poi la sentì. Meditabonda e laconica.
«Anch’io ho perso tutto. Ho perso mia figlia. Ho perso mio marito. Ho perso il mio popolo...Vuoi sapere come mi sono sentita io? Mi sono sentita sola! Terribilmente sola! Da sola ho dovuto scegliere cosa fare. Da sola ho dovuto abbandonarti perchè era l’unico modo di salvare Serenity. Se tu fossi stato qui non sarebbe successo, non sarebbe mai arrivata a tanto. Io ero arrabbiata e ti ho detto di andartene è vero! Ma tu saresti dovuto restare comunque, invece per il tuo stupido orgoglio ci hai lasciato sole, hai lasciato sole tutte e due.
Lei era giovane, meritava la tua comprensione non solo la tua rigidità e il tuo veto. Serenity non fare questo, Serenity non fare quello. Saresti dovuto essere qua a rimediare ai suoi errori perchè eri capace di farlo, non a impedirle di commetterli! Lei aveva bisogno di suo padre e tu non c’eri!» 
«Perchè lasciarle fare qualcosa che chiaramente era un errore? che chiaramente non avrebbe portato a niente di buono!»
«Perchè lo avrebbe fatto lo stesso!!! E tu lo sapevi! La conosci! Lei era innamorata di quel ragazzo, se le fossi rimasto vicino magari si sarebbe sgonfiato tutto in poco tempo. Invece le hai voluto negare anche quello. Pensi davvero che la colpa sia loro? Sono stati solo un pretesto. Tu che ti vantavi tanto del tuo disprezzo per gli umani e del tuo potere, ti sei lasciato accecare dalla rabbia per questioni futili e non ti sei accorto nemmeno di Chaos. Credi che un semplice spirito malvagio quale Metallia avrebbe potuto fare tutto quello che ha fatto? Credi che non avrei potuto sconfiggere da sola un esercito? O dieci! Ti avevo avvisato che la colpa non era dei terrestri, che c’era qualcos’altro. Cento volte ti ho detto che sentivo qualcosa di oscuro. Ma no... la grande Sailor Sun aveva deciso che non era vero niente, che era tutta colpa di due adolescenti e te ne sei andata Sole! Quindi si IO sono infuriata! Io ti avevo avvisato e per la Tua stupidità mia figlia si è uccisa!!!» Sole era atterrita «Che cosa stai dicendo?»«La triste e semplice verità!» Selene era esausta ma doveva continuare «Serenity si è arresa. Quando siamo state sconfitte si è arresa.» Cercò il coraggio di dirlo ad alta voce «Le sue guerriere giacevano ai suoi piedi. Endimyon aveva dato la vita per proteggerla. Della Luna erano rimaste solo macerie. Il potere nero di Chaos che vedemmo per la prima volta stava divorando tutto il nostro mondo. Lei si è presa la colpa di tutto. Era disperata. Credeva che se non fossi stato tanto arrabbiato con lei e con me, Sailor Sun avrebbe potuto salvarci tutti. Non ho fatto in tempo a farle capire che non era vero! Che non era colpa sua, che era solo una bambina, la mia bambina» Era crollata in ginocchio straziata da quel ricordo «Sono corsa da lei... ma sono arrivata troppo tardi. Era troppo tardi Sole. Serenity si era già tolta la vita. Non ha sopportato tutta quella distruzione e tutto quel dolore.» «Dimmi che non è vero!» «é vero! Io ero qui a tenerla tra le braccia. Ho visto il cristallo del Cosmo disperdersi come cenere al vento. Ho visto la spada del sigillo trafiggere il ventre di mia figlia. Il Cosmo l’aveva richiamata a sè, le aveva concesso il suo potere e lei lo ha rifiutato e si è arresa.
Làchesi era furiosa perchè Serenity aveva reciso il suo tempo. Clòto perchè aveva rifiutato la lotta, perchè aveva rifiutato di proteggere la vita del Cosmo. Per punizione non le avrebbero più concesso di rigenerarsi. Atropo è stata l’unica ad avere pietà.»
Sole aveva sgranato gli occhi. Una paura profonda, viscerale gli stava risalendo la gola «...che cosa hai fatto?» «L’unica cosa che mi era rimasta da fare» «Selene che cosa hai fatto???» «Ho stretto un patto con Atropo. Se Serenity fosse stata salva allora io avrei rinunciato alla mia rigenerazione. Gliela avrei ceduta in cambio della sua punizione. Sarei rimasta legata alla Luna ma vivendo su un altro piano d'esistenza. Sarei rimasta come spirito a salvaguardia del nuovo ordine. E avrei risvegliato le guerriere quando ci fosse stato di nuovo bisogno di loro. E così ho fatto. Ho sigillato Chaos ma non per molto… e ogni volta che torna il Cosmo reclama la sua guerriera. Solo lei potrà sconfiggerlo, non io, non tu. Solo Serenity può farlo.» « Stai dicendo che Chaos è tornato?» «Non hai visto tua figlia? Non hai sentito il suo potere? Le tre divinità pretendono equilibrio. Il Cosmo pretende equilibrio. Le divinità non interverranno perchè Chaos è stato creato dalla malvagità degli umani e non compete loro. Ma il Cosmo richiamerà sempre chi deve combattere per lui. Io non so dove o quando, ma Chaos sta sorgendo ancora. E se non lo fermiamo prima che ottenga tutto il suo potere, calerà una lunga notte... senza luna... senza stelle, è sarà molto fredda. Dobbiamo essere pronti a combattere. Tutti noi. Per questo è importante che le guerriere si conoscano, che stringano legami. Al di là di una mera firma, quella è solo una formalità. L’obbiettivo reale è quello che le guerriere che devono preteggere i mondi siano unite. É che nel momento del bisogno, sappiano a chi chiedere aiuto. O avvertano le loro compagne prima che sia troppo tardi.» Sole sospirò profondamente, era tornato per vivere un pò di pace, ma si stava ritrovando nella guerra da cui era fuggito tanto tempo prima senza saperlo. «Se stanno così le cose firmerò anche io. Non vi lascerò stavolta. Combatteremo insieme... per nostra figlia.»
Poi sentì un rumore, si avvicinò alla porta e la aprì, non c’era nessuno. Qualcosa attirò la sua attenzione. A terra erano stati riposti due cuscini e una coperta. Si rivolse a Selene senza girarsi, pensieroso «Deve aver sentito tutto...» «Sera?» «Chi altro sa che dormo con due cuscini?» «Domani le spiegheremo tutto, ma credo che lo sappia meglio di noi, non è più una bambina, non possiamo nasconderle i problemi pensando che non se ne accorga.» «Lo so, ma mi piacerebbe. Vorrei tenerla lontano da tutto questo...» «Non possiamo più farlo. É lei la speranza di tutti ora.» Sole fece un respiro profondo. Era vero e lo sapeva anche lui.

Si girò per tornare da lei. Avevano chiarito? Forse nessuno dei due avrebbe chiesto perdono... Ma almeno ora avrebbe potuto stringerla? Dopo così tanto tempo avrebbe potuto risentire il suo corpo caldo tra le braccia? Non ce la faceva più, sentiva un bisogno disperato di lei...eppure era ancora trattenuto. Lei era di fronte a lui, severa, con le braccia conserte. Non dava cenno di volersi lasciare andare. Perchè? Perchè lei non lo voleva? Perchè non sentiva la necessità di riappropriarsi della sua pelle, del suo respiro.  Non lo desiderava come lui desiderava lei...
Poi un tarlo gli s’insinuò subdolo nella mente...«Come fai ad essere qui? Come fai ad andare e venire dal piano spirituale? Ti ho cercato qui per anni e non ti ho mai trovato, questa è la prima volta...» «Sono qui per Serenity non per te, posso tornare solo se lei è qui» La rabbia gli stava di nuovo deturpando il volto «Perchè?»le chiese assottigliando il suo sguardo accusatore. Ma Selene, mentre distoglieva il suo, sembrava volerlo ignorare. «Selene rispondimi, non faceva parte del patto... é una concessione... Perchè Ade concede a Mia moglie di venire a far visita a  Mia figlia?» «Il suo nome è Atropo» «Fai la pignola adesso? Non fare questi giochetti con me. Rispondimi.» «Sole da quanto tempo non scioglievi la trasformazione? Il testosterone ti dà alla testa, sei ridicolo» «Rispondi!» «No! Anche la tua insinuazione è ridicola e non mi abbasserò al livello di questa conversazione.» Ma lui ricordava bene come la Morte fosse affascinata dalla Luna e non si sentiva ridicolo affatto.
Sole la guardava inviperito, ma qualcosa gli si stava spezzando dentro. «Sel ti ho aspettata per mille anni. E ti aspetterei per altri mille. Ma mi devi dire se sei ancora con me.» Abbassò il viso tra le mani per non mostrarle la disperazione che gli usciva dagli occhi. Selene stava cedendo, vedere il suo dolore la faceva vacillare. Ma davvero non sapeva come rispondere a quella domanda, e alle sue stesse domande. Lei lo stava aspettando? Era ancora la donna che lo aveva sposato? Poteva l’amore che provava, essere più forte del rancore? Ora che Serenity era tornata e aveva accettato il suo destino come Sailor Cosmos, avrebbe potuto perdonare quell’uomo che amava più della sua stessa vita ma non più di quella della figlia? Lui gliel’aveva portata via ed era stata Atropo a restituirgliela. Non trovava in lei ancora quelle risposte. «La nostra storia è finita tanto tempo fa» «Tra di noi non finirà mai e tu lo sai questo.» Rialzò lo sguardo per incatenare quello di Selene. Ma lei se n’era già andata.
 

*piccolo riferimento alla sigla “principessa di un regno che non sai dov’è”

   
 
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