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Autore: Lella Duke    19/04/2024    1 recensioni
Dopo aver sconfitto Cell, Goku decide di rimanere nell'Aldilà. Sette anni dopo quando Baba gli concede di tornare per un giorno sulla Terra ritrova tutti ad attenderlo a braccia aperte. Manca solo una persona, quella che a Goku sta più a cuore.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chichi, Goku | Coppie: Chichi/Goku
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

La stanza era illuminata dalla luce della luna. Goku se ne stava davanti alla finestra, i gomiti poggiati sul davanzale e le mani a sorreggergli il mento. Indossava solo i pantaloni del pigiama.

Stava ripercorrendo mentalmente tutti gli eventi che si erano susseguiti da quando era tornato sulla Terra. Era passato dalla certezza di aver perso ChiChi, alla felicità improvvisa e piena per essere tornato a casa.

Proprio come aveva predetto Gohan, ChiChi quella sera aveva dato sfogo a tutto il suo estro creativo in cucina. Goten aveva tenuto banco per tutta la durata della cena. Non aveva smesso mai di parlare. Aveva rivolto domande a non finire al padre. Era curioso di sapere cosa avesse fatto durante gli anni lontano da casa, voleva sapere qualunque cosa sulle persone che aveva conosciuto. E aveva detto tutto di sé, dei suoi compagni di scuola, delle domeniche mattina trascorse a pescare giù al torrente con Gohan e nonno Gyumao, della sua amicizia con Trunks.

ChiChi era intervenuta di tanto in tanto, aveva anche lei raccontato divertita qualche aneddoto. Solo Gohan era rimasto quasi sempre in silenzio, si era limitato ad ascoltare.

Quando ormai si era fatto tardi, ChiChi aveva preso in braccio Goten per portarlo a letto. Goku si era avvicinato per augurargli la buonanotte “papà mi prometti che sarai ancora qui quando mi sveglierò domani mattina?” Gli aveva chiesto tra uno sbadiglio e l’altro.

Goku gli aveva messo una mano sulla testa e gli aveva arruffato ancora di più i capelli “non vado da nessuna parte, te lo prometto.”

Anche Gohan si era alzato da tavola. Era passato davanti al padre a testa bassa.

“Sarai stanco, cerca di riposare. Buonanotte Gohan.”

“Buonanotte anche a te papà.” Aveva appena sussurrato fuggendo nella sua camera.

Goku non aveva potuto fare a meno di notare il radicale cambio di umore che aveva avuto il figlio nel corso delle ultime ore. Impensierito lo aveva osservato sparire nella sua stanza.

Quella notte la luna era alta, grande e luminosa come non mai. Sembrava si fosse fatta bella per lui, per dargli il bentornato a casa.

ChiChi entrò nella stanza, chiuse la porta e vi si appoggiò di peso con la schiena “finalmente si è messo a dormire.” Sospirò sollevata.

Goku si voltò a guardarla, allungò un braccio verso di lei invitandola a raggiungerlo. ChiChi si avvicinò con andatura incerta. Le passò una mano sulle spalle e sfiorò con le dita il fermaglio alla base del collo “te lo posso togliere questo?” Le chiese con un filo di voce.

ChiChi annuì lievemente. Goku aprì il gancetto e le liberò i capelli che le scesero morbidi lungo la schiena. Il profumo gli riempì le narici. Ci passò una mano attraverso e la attirò ancora di più a sé. Con l’altra mano le sollevò il mento e la baciò.

ChiChi rispose al bacio, ma quando Goku tentò di renderlo più intenso lei si distaccò.

“Che succede?” Le chiese dolcemente.

ChiChi non rispose, distolse lo sguardo e si girò verso la finestra. Goku non ripeté la domanda, rimase in attesa.

“E’ passato tanto tempo dall’ultima volta che siamo stati insieme su questo letto. Sono sette anni che non lo faccio…” si arrestò imbarazzata.

“Beh… nemmeno io lo faccio da sette anni.” Rispose Goku alzando le spalle. “Pensi che ci siamo dimenticati come si fa?” Disse assumendo la sua solita aria ingenua.

ChiChi sorrise.

“Non dobbiamo fare niente se non vuoi.” Continuò poi.

“No, non è questo…”

“Allora che c’è?”

“Sono un po’ cambiata dall’ultima volta che mi hai visto.”

“In che senso sei cambiata?”

“L’ultima gravidanza mi ha lasciato segni che prima non c’erano.”

“Quali segni? Di che parli?”

“Smagliature… cicatrici che non vanno più via.”

Goku la fissò a lungo, le mise le mani sui fianchi e la voltò per poterla guardare nuovamente negli occhi.

Avrebbe potuto osservarla per ore senza mai stancarsi. Dopo qualche istante le slacciò la cintura che aveva in vita. Con la stessa delicatezza poi le sfilò il vestito. 

Rimasta seminuda cercò di coprirsi con le braccia, gli occhi bassi. Si sentiva fragile, esposta ed era una sensazione che detestava. Non era mai stata timida, tutt’altro. Era una guerriera, una donna con un carattere di ferro. Neanche lei capiva da dove arrivasse tutta quell’insicurezza, forse aver perso il conforto della quotidianità per così tanti anni aveva acuito antiche fragilità.

“Fammi vedere.” Le chiese Goku dolcemente.

In tanti anni di matrimonio non si era mai sentita a disagio con suo marito, non aveva niente da temere lo sapeva bene. Prese un respiro profondo, abbassò le braccia e si slacciò il reggiseno.

“Vedi?” Disse poi spostando lo sguardo sul suo seno.

Goku passò gentilmente le dita dove lei gli aveva indicato.

Quel breve contatto la fece vibrare.

“Anche qui.” Continuò poi toccandosi l’addome.

Lui la sfiorò con la delicatezza che si riserva a qualcosa di prezioso.

Indugiò qualche istante accarezzandole il ventre. Poi le prese le mani e se le fece scivolare prima sul torace, poi su spalle e braccia e infine sulla schiena “anche io sono pieno di cicatrici nuove che sette anni fa non c’erano. Ma le mie raccontano storie di battaglie e sofferenze. Le tue di vita.”

Non le servì altro, annullò completamente la poca distanza che li separava, si sollevò sulle punte dei piedi e lo baciò con tutta la passione di cui era capace. Goku la prese in braccio, la distese adagio sul letto e si sdraiò accanto a lei “sei più bella stanotte di quanto tu non sia mai stata.”

La baciò lungo la linea del viso, dal collo arrivò fino a suoi seni. Baciò uno ad uno tutti i segni che lei gli aveva mostrato “questi ti sono venuti per allattare Goten.” Scese un po’ più in basso e riservò al suo ventre lo stesso trattamento “e questi perché lo hai portato dentro di te per nove mesi.”

La luce della luna continuava ad illuminare la stanza e quel letto che negli ultimi anni era divenuto troppo grande per lei sola. Tante volte aveva pensato di disfarsene e comprarne uno nuovo. Ma non ne aveva mai avuto il coraggio. C’erano troppi ricordi tra le pieghe di quelle lenzuola. Inoltre aveva sempre considerato quel letto un’oasi di pace. Anche dopo le più accese discussioni, non era mai capitato che fossero andati a dormire senza prima essersi riappacificati.

Quella notte stava accadendo qualcosa di meraviglioso. Si erano messi a nudo uno di fronte all’altra, sui corpi di entrambi cicatrici che li avevano inesorabilmente cambiati. Per quelle c’era poco da fare, ma per le ferite dell’anima che si portavano dentro avevano già iniziato la cura. Ci sarebbe voluto tempo, ma insieme sarebbero guariti.

Continua

   
 
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