Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: Ghost Writer TNCS    20/04/2024    1 recensioni
Il racconto conclusivo del primo arco narrativo. Questa storia prosegue gli eventi di Eresia, La frontiera perduta e La progenie infernale.
È giunto il momento della resa dei conti. Ma quello che si prospetta all’orizzonte è un conflitto ben più grande di Tenko, di D’Jagger, e degli dei stessi.
Lasciato Raémia, le due fazioni si riuniranno con i rispettivi alleati, ma per tutti loro molte cose sono cambiate, e i loro obiettivi potrebbero non coincidere più.
Per qualcuno sarà la fine, per altri un nuovo inizio, una cosa è certa: nessuna fazione può dirsi davvero unita. Tra interessi personali e ideali opposti, le divergenze interne potrebbero determinare l’esito degli scontri più ancora della forza dei nemici.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

18. I semi della discordia

La piccola navetta da trasporto entrò in uno dei grandi hangar della Luna Nera e si adagiò dolcemente sulla superficie metallica. Il portellone si aprì e i tre passeggeri scesero senza proferire parola.

Chupacabra stringeva in mano la valigetta presa in consegna per gli dei: Manananggal aveva fatto del suo meglio per proteggerla, ma alla fine si era dovuta sacrificare per non farla finire nelle mani del poliziotto mutaforma. Il sauriano aveva provato ad aiutarla, ma tra l’attacco alla Luna Nera e l’ultimo scontro aveva perso quasi tutti i suoi ghoul più forti, di conseguenza era riuscito a malapena a prendere la valigetta. Doveva andare nuovamente a caccia, o tra non molto di sarebbe ritrovato a corto di mostri.

Partenope aveva provato per tutto il viaggio a togliersi il talismano che le sigillava le labbra, ma ormai si era rassegnata ad attendere l’aiuto di uno specialista. In compenso i suoi grandi occhi rapaci erano tutt’altro che domi, anzi ardevano di rabbia: non vedeva l’ora di cantare l’elogio funebre dello sciamano che aveva osato tapparle la bocca.

Adze dal canto suo era ancora in forma di lucciola, per questo volò in avanti senza aspettare gli altri. Andò nella sua stanza – una confortevole suite degna di una nave da crociera – e si impossessò di uno dei suoi corpi di ricambio. Appena il cadavere dischiuse le palpebre, nei suoi occhi si accese una fiamma furente.

Raggiunse a passo di carica gli altri vampiri, dopodiché tutti insieme andarono da Upiór a fare rapporto.

Appena li vide, il secondo in comando di Lilith capì che qualcosa era andato storto. «Cos’è successo? Dov’è Mana? E il figlio dell’inferno?»

Chupacabra consegnò la valigetta.

«Abbiamo gli esoscheletri, ma Mana e il figlio dell’inferno sono stati catturati» ammise Adze. Era furioso, ma non poteva riversare la sua rabbia su Upiór. Sia per una questione di gerarchia, che di amicizia nei suoi confronti. «Alcuni poliziotti erano appostati per intercettare la consegna, e c’erano anche degli altri tizi con loro. Quegli dei del cazzo hanno ordinato al figlio dell’inferno di ucciderli, e quello è partito a testa bassa.» Serrò i pugni. «Abbiamo fatto il possibile, ma siamo dovuti fuggire.»

«Ho capito. Voi state bene?»

Partenope indicò il talismano sulla sua bocca, esterrefatta dalla domanda.

«Siamo vivi» tagliò corto l’uomo-lucciola.

«D’accordo, per ora andate. Troveremo il modo per liberare anche Mana. Adze, quando Lilith ha tempo, dovresti parlarle di quanto successo. Questo accordo con gli dei continua a farsi meno vantaggioso.»

***

Barbanera era solo, in piedi al centro della stanza. Aveva i pugni serrati e lo sguardo torvo.

Si udì un segnale acustico e una delle pareti cominciò a sollevarsi, rivelando un intero plotone di droidi da battaglia. Gli automi aprirono subito il fuoco contro il pirata, ma quest’ultimo rimase immobile. I proiettili – sia solidi che di energia – attraversarono il suo corpo, ma ogni buco e ogni squarcio veniva immediatamente rigenerato dalla polvere da sparo.

All’improvviso Barbanera si mosse: il suo pugno divenne un proiettile nero che fece esplodere i droidi in prima fila. Ne scagliò un altro, e poi un terzo. Scatenò raffiche di polvere da sparo a cui seguivano esplosioni fragorose. Un attacco martellante, devastante, degno di una nave da guerra.

La sua potenza era tale che in meno di un minuto riuscì a sbaragliare l’intero battaglione senza fare nemmeno un passo.

Soddisfatto del momento di svago, il pirata recuperò il suo scenografico soprabito nero e uscì dalla stanza, lasciando ad altri il compito di ripulire la devastazione che si era lasciato dietro.

Il suo era sicuramente un hobby molto costoso, ma a volte sentiva il bisogno di distruggere qualcosa, e non sempre aveva qualche subordinato incapace su cui sfogarsi. E in quel momento in particolare aveva bisogno di sentire il fragore delle esplosioni per schiarirsi la mente.

Le parole dell’anfibiana continuavano a ronzargli in testa, e fino a quel momento non era riuscito a prendere una decisione su come affrontare il tradimento di Reïa. Da una parte poteva essere un vantaggio, dato che eliminare Reïa voleva dire prendere il controllo delle sue risorse e allo stesso tempo screditare il Burattinaio, che l’aveva raccomandato. Allo stesso tempo però Barbanera continuava a chiedersi se Reïa e il Burattinaio non fossero già in combutta con altri Eletti per sbarazzarsi di lui. Sempre ammesso che il loro piano non fosse di mettere gli altri tre Eletti uno contro l’latro per poterli eliminare e prendersi tutto quanto.

Ora però sentiva di avere le idee più chiare.

Prese uno degli ascensori e andò direttamente alle sue stanze. I suoi locali privati erano un tripudio di sfarzo e opulenza, o più propriamente un’accozzaglia di oggetti preziosi e decorazioni pacchiane.

Lanciò il suo soprabito a una delle cameriere – tutte cloni di bell’aspetto in abiti succinti – e si sedette sulla sua poltrona.

«Chiama James.»

L’assistente virtuale eseguì l’ordine e in pochi secondi apparve l’ologramma del capitano Hook.

«Teach, ci sono novità?»

«Sì, ho bisogno che parti subito e vieni qui.»

L’altro allargò la mano e l’uncino. «Come ti ho già spiegato, la Sarcosuchus ha bisogno di riparazioni. Non siamo pronti a-»

«Lascia perdere la tua nave, prendi una navicella da trasporto e torna subito qui! Ho un incarico importante per te.»

L’espressione di James si fece pensierosa. Barbanera conosceva bene i suoi capitani, e sapeva scegliere quello più adatto in base all’incarico da svolgere. Se doveva assaltare una roccaforte, mandava Hraesvelg[26] e la sua ciurma di giganti. Se voleva farla pagare a qualcuno, chiamava Edward Low[27] e la sua banda di pazzi sanguinari. E così via. James Hook era nettamente il più diplomatico di tutti, quindi se Barbanera lo aveva convocato, voleva dire che c’era una questione delicata da risolvere.

«Parto immediatamente.»

***

Era passato un giorno dallo scontro con i vampiri di Lilith, ma Tenko, D’Jagger e Sigurd erano già pronti a partire.

«Sei proprio sicura di non voler venire?» domandò l’elfo. «Avremo bisogno di tutto l’aiuto possibile.»

«Sono sicura che ve la caverete» ribadì Shamiram. «E per quanto mi interessi studiare di più quel pianeta, al momento ho altre cose da fare.»

 L’altro annuì. Aveva deciso di fare un ultimo tentativo, ma in realtà sapeva bene che era molto difficile far cambiare idea all’umana.

«Non vi preoccupate, se le cose dovessero mettersi male, arriverò io all’ultimo secondo e salverò la situazione» garantì D’Jagger.

“Ora sì che possono stare tranquilli” ironizzò Lunaria.

«Tenko, dato che ci sei, chiedi a Zabar qualche consiglio per il tuo spirito guida» suggerì l’umana. «Quando ce ne siamo andati era già piuttosto bravo.»

«Lo farò.»

«Bene. Buona fortuna allora.»

Gli altri salutarono la strega e salirono sull’astronave.

Tenko si fermò in cima alla rampa. Si voltò. «Se le cose si mettono male – intendo davvero male – possiamo chiamarti?»

«Se le cose si mettessero davvero così male, il mio consiglio sarà di andarvene. Finora vi è andata bene, ma ricorda che ci sono battaglie che nemmeno tutti insieme possiamo vincere.»

La demone serrò i pugni.

«Tenko, ricorda quello che ti ho già detto: se vuoi vendicarti a tutti i costi degli dei, non ti fermerò. Ma non trascinare Sigurd e gli altri a fondo con te.»

Lei rimase in silenzio per qualche istante, poi annuì e andò a premere il pulsante per la chiusura del portellone.

Raggiunse la sala comune, dove ad attenderla c’era Spartakan.

Sigurd aveva chiesto alla polizia se intendevano prenderlo in consegna, ma loro si erano fermamente rifiutati.

“E quello chi sarebbe? Un figlio dell’inferno?! No, grazie, tenetevelo.”

Perfino Freyja – che vedendolo così spaesato e demoralizzato avrebbe voluto dargli il suo supporto sia morale che legale – aveva deciso di rinunciare. Anche con tutta la sua buona volontà, sarebbe stato un enorme problema burocratico e non solo gestire la custodia di un figlio dell’inferno proveniente da un pianeta non registrato. E dal momento che Tenko e gli altri intendevano tornare su Raémia in ogni caso, avevano stabilito che la cosa migliore sarebbe stato affidarlo a loro.

In un primo momento le reazioni erano state contrastanti: Sigurd era preoccupato dall’idea di dover gestire un essere tanto potente, Tenko avrebbe preferito sbarazzarsi dell’ennesimo tirapiedi degli dei, mentre D’Jagger era solo eccitato dall’idea di conoscere di persona un figlio dell’inferno. In ogni caso solo il goblin era rimasto fedele al suo punto di vista, infatti l’elfo aveva presto capito che Spartakan non aveva nessuna intenzione di ribellarsi, e la demone aveva quasi cominciato a prenderlo in simpatia: alla fine anche l’orco era una vittima degli dèi e dei loro inganni.

«Ok, prossima fermata: Niflheim» annunciò Sigurd.

«Vai!» esclamò D’Jagger. «È la prima volta che vado dalla polizia per far arrestare qualcun altro!»

“Non fare niente di più stupido del solito mentre non ci sono” si raccomandò Lunaria.

«E poi dritti su Raémia» proseguì l’elfo.

Tenko annuì.

L’idea di tornare a casa la rendeva stranamente nervosa. Chissà come stava Zabar? E come erano cambiate le cose dalla sua partenza? Le sembrava fossero passati mesi, quando in realtà era stata lontana solo qualche settimana.

Sigurd avviò i motori e l’astronave si sollevò da terra per sfrecciare verso lo spazio profondo.

Nel frattempo Spartakan, rimasto nella sala comune, si guardò intorno per essere sicuro di essere solo. Rifletté un momento, indeciso, poi si chiuse in sé stesso.

“Sommi dei,” recitò nella sua mente, “se mi sentite, siamo partiti dal nascondiglio dei ribelli. Credo che siamo diretti verso la nostra terra.”

Per qualche momento non accadde nulla, poi la sua coscienza venne toccata da una voce familiare: “Ben fatto, nostro Campione. Tutto procede esattamente come avevamo previsto.”


Note dell’autore

Ciao a tutti!

In questo capitolo vediamo i punti di vista di ben tre diverse fazioni.

I vampiri hanno molte ragioni per cui essere arrabbiati: la sconfitta, l’arresto di Manananggal, e pure l’atteggiamento degli dei. Se va avanti così, le nostre care divinità non dovranno preoccuparsi solo dei ribelli su Raémia :P

La parte centrale del capitolo è dedicata a Barbanera, che dopo essersi sfogato un po’, ha convocato il diplomatico Capitan Uncino. Dunque per ora il piano di Priscilla funziona, speriamo solo che abbia fatto bene i suoi conti, altrimenti potrebbe trovarsi pure lei Edward Low alla porta D:

Nel finale vediamo che i nostri eroi sono diretti su Raémia, ma non prima di aver fatto scalo su Niflheim per far scendere D’Jagger. Insomma, tutto procede per il meglio, se non fosse che Spartakan è ancora in contatto con gli dei… >.<

Quindi nel prossimo capitolo si torna su Raémia, ma prima ho un’informazione “tecnica” importante: ho deciso di cambiare il termine “faunomorfi” (e tutte le sue sottospecie) in “semiumani”, che è molto più diffuso. Inizialmente l’avevo scartato per evitare una prospettiva troppo umano-centrica, ma spero migliori la leggibilità. Se avete osservazioni in merito, sono a disposizione ;)

Grazie per aver letto e a presto ^.^


Segui Project Crossover: facebook, twitter, feed RSS e newsletter!



[26] Hræsvelgr è un gigante della mitologia norrena che può trasformarsi in un’aquila.

[27] Edward Low è stato un pirata inglese durante il periodo d’oro della pirateria.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Ghost Writer TNCS