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Autore: Ranma789    21/04/2024    2 recensioni
E se Ranma arrivasse al Ryozampaku, il dojo dei folli Maestri di Kenichi, per addestrarsi?
Come la prenderebbe Kenichi, e che rapporto avrebbe Ranma con Miu, una persona con la quale ha molto in comune?
E perché Ranma, un anno dopo il matrimonio fallito, vive da solo con sua madre e non ha più rapporti con Genma, con i Tendo e, soprattutto, con Akane?
Cosa lo ha spinto a rinnegare la sua vita passata a Nerima?
Allenarsi al Ryozampaku potrebbe aiutarlo a crescere e ad assumersi quelle responsabilità che ha sempre rifuggito, accettando il suo destino di diventare un Maestro.
Ma quando Kenichi e l'Alleanza Shimpaku si troveranno in pericolo, sarà solo collaborando che potranno salvarsi tutti...sempre che il cuore non ci metta lo zampino, e che la gelosia non rovini tutto. Ancora una volta.
Nota: per Kenichi, la fiction si svolge circa tre mesi dopo la fine del manga, per Ranma un anno dopo il diploma
[CROSSOVER RANMA 1/2 e KENICHI THE MIGHTIEST DISCIPLE]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nodoka Saotome, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Tatewaki Kuno
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Kenichi si risvegliò dopo un periodo imprecisato, senza sentire il dolore che si sarebbe aspettato di provare.


L’ombra se ne andò dai suoi occhi e vide un soffitto. Con una luce accesa.


Non capendo bene, sbatté le palpebre e si rese conto di una cosa bizzarra.
Aveva una dozzina di aghi da agopuntura infilati in tutto il corpo.


Un po’ agitato, si mise a sedere, rendendosi conto di essere stato sdraiato su un letto.


Sempre più confuso, si voltò per notare di essere in una delle vecchie cabine passeggeri, con Ranma accovacciato di fianco alla porta, che sorvegliava il corridoio dal buco della serratura.


“MA…che diamine…?”
“Oh, ti sei svegliato. Meglio così-disse Ranma, voltando lo sguardo solo per un attimo-ti pregherei però di non metterti a strillare, sto cercando di tenerli d’occhio e non vorrei che ci scoprissero”


“Aspetta, fammi fare mente locale…tu…ti sei infiltrato sulla nave…noi abbiamo litigato…tu mi hai colpito…e DOPO…mi hai messo a riposare in questa cabina, facendomi l’agopuntura? Per…curarmi? Questi…sono gli aghi che ti ha regalato Kensei, è esatto?”
“Noto con piacere che sei sveglio come al solito”
“Ma…non ha alcun senso. Perché colpirmi per poi curarmi?”
“Ti ho colpito perché mi hai colpito prima tu, per cominciare.
Ed anche perché ce l’avevo con te per questa mattina, mi sembra ovvio.
Ti ho portato via perché non potevo lasciarti lì in mezzo al corridoio-tra parentesi, gli scagnozzi che hai steso sono in un’altra cabina, legati ed imbavagliati-e ti ho curato perché non potevi continuare a dormire, se devi contribuire a salvare i ragazzi dello Shimpaku”.


A Kenichi girava un po’ la testa, eppure, per quanto contorto, il ragionamento aveva senso.


Si ricordò di quanto aveva detto Ranma prima di colpirlo: che gli aveva rovinato la vita.


In effetti, si era reso conto che il ragazzo, del quale conosceva la storia, si era rifatto una vita al Ryozampaku, come gli aveva detto più volte, ed ora, a causa del loro litigio, era dovuto fuggire, pensando di non poterci più tornare. Come gli aveva detto anche Ryoga.


Stette a pensarci per un po’ e sospirò.
“Ranma, io…”
“Cosa c’è?”
“Mi…dispiace. Davvero. Per tutto. Io non…non avrei mai voluto che l’Anziano ti desse la caccia. Non…non ho riflettuto su quello che facevo.
Altrimenti, avrei pensato dieci volte, prima di parlare.
Anche per non ferire i sentimenti di Renka.


La verità è che, se è stata rapita…”


Ranma: “E’ stata colpa mia”
Kenichi: “E’ stata colpa mia”


Ranma: “UH?”
Kenichi: “UH?”


Ranma: “Ma cosa dici, è stata colpa mia!”
Kenichi: “Ma cosa dici, è stata colpa mia!”


Ranma: “Tu non capisci, quando ho parlato con Saiga, mi ha detto di aver intercettato una comunicazione dello Yami”
Kenichi: “Certo, lo ha detto anche a noi, poco fa, durante il consiglio di guerra”


Ranma: “E mi ha detto che uno degli allievi…”


Kenichi: “…avrebbe scatenato il caos…”


Ranma: “…dividendo il Ryozampaku…”


Kenichi: “…e loro ne avrebbero approfittato…”


Si fissarono per un lungo istante, comprendendo i sentimenti dell’altro.
E poi, sentendosi anche ridicoli, scoppiarono a ridere, amaramente.


“Oh, Kami, e quindi ci siamo entrambi incolpati di questo?” disse Ranma


“A quanto pare, sì-rispose Kenichi-anche se, in effetti, il Maestro Sakaki mi ha detto di non pensarci troppo, perché è evidente che lo stessero pianificando da molto e che lo avrebbero eseguito comunque.
Al massimo, è colpa mia solo per Renka…AHIA!”


Ranma gli aveva fatto un pizzicotto su una guancia.
“Ma che diavolo fai?”
“Pensi che abbia ancora senso rimpallarsi la colpa a vicenda?
Non può essere colpa tua per IL RAPIMENTO.
Sarà colpa tua se me ne sono dovuto andare dal Ryozampaku.
Ed anche di averle spezzato il cuore, povera ragazza.
Ma del rapimento, quello no. Ne è responsabile solo chi l’ha rapita”


Kenichi rimase un attimo interdetto.
E poi ripensò ad altre cose.
Kensei all’inizio se l’era presa con lui per lo stesso motivo.
Ma poi gli aveva detto di non gettarsi nella mischia in modo spericolato. Come aveva detto?


Considero tutti i miei allievi come miei figli, ed oggi ne ho già persa una…


A Kenichi venne il magone.
Il suo Maestro aveva comunque trovato il tempo per preoccuparsi per loro, ed invece…


“Pfff…sembra che oggi io non ne faccia una giusta. Mi avevano detto di non fare scelte avventate, ma io e Miu ci siamo comunque gettati nella mischia…”


“Ed avete fatto male-rispose Ranma, severamente-non sappiamo con esattezza cosa ci sia su questa nave”


Kenichi lo squadrò per un attimo.
“Ranma, tu…ti stai comportando in maniera molto responsabile, sai? Sembri…più maturo. Ti è successo qualcosa, ultimamente? Che ti abbia fatto maturare?”


Ranma ripensò a tutto il tempo passato con Kisara ed arrossì.
“Niente in particolare. Comunque, confrontiamo quello che sappiamo”
E così si aggiornarono su quanto era successo nelle ultime ore.

◊◊◊◊◊

Dopo aver corso per ore, persino il Superuomo Invincibile, Hayato Furinji, era molto stanco.
Ma finalmente giunse in vista della nave.
Non c’era possibilità di sbagliarsi, malgrado il buio pesto.


Spiccò un ultimo balzo e salì a bordo, causando uno scossone che fece tremare tutta la struttura, e al diavolo la riservatezza.
“CHE…CHE FATICA!” urlò l’omone.
Dovevano essere a varie miglia dalla costa, ormai prossimi alle acque internazionali.
Il cielo era scuro e si stava rannuvolando.


Dopo aver ripreso fiato, l’Anziano del Ryozampaku riordinò le idee.
La nave era gigantesca, avrebbe impiegato ore a girarla tutta, almeno se avesse voluto usare della cautela.
In quella, arrivarono due marinai, attirati dall’urto, e li stese senza tanti complimenti
Umph! E allora NON userò della cautela. In fondo, penso di sapere chi ci sia dietro a tutto questo…
Vediamo…devo trovare il posto più adatto…

◊◊◊◊◊

 

“E comunque, dobbiamo uscire in fretta da qui-precisò Kenichi-Miu-san in questo momento è…”


“Miu starà benissimo-liquidò la cosa Ranma-è molto in gamba, come sai bene anche tu”


Kenichi avrebbe voluto protestare a tanta nonchalance.
Come poteva non preoccuparsi?


Però poi si rese conto di avere ancora una domanda sul gozzo.


“Ranma, tu…la ami?”


Il giovane col codino lo fissò imbarazzato ed anche stupito.
“Ma…ma che razza di domande sono, da fare, adesso?”


Kenichi riprese.
“Beh, perché io…io sì. La amo dal primo momento che l’ho vista, credo”.
Il suo interlocutore rimase in silenzio.
“L’ho amata da quando l’ho vista stendere quei banditi, tre anni fa.
La amo con la pioggia e la amo col sole.
La amo quando combatte e la amo quando fa il bucato.
La amo quando sorride e la amo quando è triste.
Specialmente quando è triste, perché vorrei che non lo fosse mai”


Rimase poi assorto, in un’espressione malinconica.


Ranma soppesò quello che aveva sentito con attenzione. Poi prese la parola.


“In vita mia ho provato ciò di cui parli.
Ma non per Miu”


Kenichi si riscosse, ma poi trovò la cosa normale.
Parla di quella ragazza della quale ci ha parlato, eh?


“Già, capisco. Allora forse puoi immaginare come mi sento…”


Ranma ci rifletté un po’.
Come si sarebbe sentito lui se Akane fosse andata con un altro uomo?
Non riusciva nemmeno a prendere l’ipotesi in considerazione.
Quando aveva creduto che Akane si fosse innamorata di Shinnosuke, anche lui stava sbarellando.
Forse, se mai avesse dovuto vederli nell’intimità….sì, avrebbe potuto benissimo combinare lo stesso casino di Kenichi.
Magari ci avrebbe messo anche meno tempo prima di sbottare.


“Kenichi, io ti capisco, ma…”
Il ragazzo alzò lo sguardo.


“…Se davvero la ami in questo modo, perché non ti comporti di conseguenza?
Voglio dire…MI DISPIACE di averti fatto soffrire, ma…non è che io sia finito a letto con lei perché volessi farti un dispetto, capisci? Non mi sembrava davvero che fra di voi…ci fosse qualcosa del genere.
Sì, forse dell’attrazione, una cotta, una passione giovanile…ma non qualcosa di così profondo. Non…non lo avevo capito”


“Io…non lo so. E’ complicato”


“Già, a chi lo dici. A dire il vero, anche se ho detto così, anche io…beh, non posso dire di essere un esperto di questioni amorose.
Tanto meno che in vita mia sia sempre riuscito ad…ammettere ed esprimere i miei sentimenti.
Anzi, tutto il contrario. E' una cosa sulla quale in tutta onestà non posso davvero criticarti”


Kenichi lo guardò e gli parve di vederlo per la prima volta.
Di Ranma aveva sempre visto gli aspetti esteriori, più appariscenti e solo ora si rendeva conto…di come fosse una persona con le sue timidezze ed insicurezze.


“Pff…io…temo di averti giudicato male. Capisco solo ora che tu sei come tutti noi, con i tuoi problemi ed i tuoi drammi.
Fin dal primo giorno che sei arrivato al Ryozampaku, invece…sono riuscito a guardarti soltanto come una persona speciale, quella che avrei voluto, ma che non riuscivo del tutto ad essere.
Quindi, temevo che succedesse una cosa del genere. Qualcosa tra te e Miu, voglio dire.
Il fatto è che…siete così simili. Sembrate davvero…fatti l’uno per l’altra. E’ dura da ammettere, ma è così.
E’ come se le MIE insicurezze suonassero un campanello d’allarme…come se, fin dall’inizio, quella vocina che mi diceva Kenichi, non ce la puoi fare, lei è troppo per te, avesse ricominciato a parlare.
L’avevo sentita per un sacco di tempo, quella vocina, ma ultimamente ero riuscito a tacitarla”.


Ranma rimase stupito per un po’.
Finalmente, ci stava capendo qualcosa.


“Bah! Sei davvero un idiota”


“Come, scusa?”


“Conosci Miu da tutto questo tempo ed ancora non hai capito com’è fatta?


Lei NON VUOLE essere considerata speciale.


NON VUOLE venire messa su un piedistallo.


NON VUOLE essere considerata bisognosa di protezione.


Lei vorrebbe semplicemente…essere come tutti gli altri.
Venire giudicata per com’è, per il suo carattere, e non per tutto il resto”


Il giovane Shirahama fece tanto d’occhi.


“E quindi-riprese il ragazzo col codino-se tu non cominci a pensare…a CONVINCERTI…di  NON DOVER SALIRE al suo livello…di essere GIA’ al suo livello…di avere le stesse chance di chiunque altro…anzi, molte di più, per il legame che hai creato con lei negli anni…se non cominci a trattarla come VUOLE essere trattata…a farla sentire…normale…non avrai mai speranze”.


Seguì un silenzio carico di riflessione.


“Io e lei…non siamo simili soltanto perché siamo speciali, Kenichi. Lo siamo soprattutto perché sentiamo IL PESO di essere speciali.
La pressione. Di venire costantemente giudicati dagli altri. E di non venire mai davvero compresi.
E dunque, forse, avevamo soltanto bisogno di qualcuno con cui poter essere noi stessi, senza giudizi”


“E non credo affatto che essere simili sia un fattore determinante-continuò-E’ vero, io e lei funzioneremmo bene anche in una vera relazione…ma alla lunga, non saremmo la scelta giusta l’uno per l’altra.
La persona giusta, per qualcuno come noi, sarebbe qualcuno di diverso…di complementare…simile per alcuni versi, ma non per altri…qualcuno che non ti giudichi, che possa capirti, ma anche che ti dia qualcosa di diverso che tu non trovi in te stesso, e di cui senti il bisogno, capisci?”


Proprio come…


Anche Kenichi sembrava aver raggiunto una quadra.


“Quindi…è sempre stato questo il problema? Dovrei essere più sicuro di me? Avvicinarmi a lei con fiducia?
Darle quello di cui ha bisogno lei, e non quello che penso io?
Smettere di aspettare di DIVENTARE l’uomo giusto per lei…e cominciare ad ESSERLO?”


Ranma annuì.


“In effetti, a pensarci ora-riprese Shirahama-tu…l’hai sempre trattata alla pari…”


“Certo che sì. Tratto donne ed uomini allo stesso modo.  Con lei sono sempre stato imparziale, su un piano di parità e fiducia…


Anzi, no, a dire il vero…ci sono stati degli alti e bassi nel nostro rapporto di fiducia… Miu…aveva notato “la ragazza coi capelli rossi” sulla nave, durante la missione, e credeva che le nascondessi qualcosa.
All’inizio ho negato, ma poi ho scelto di essere sincero. Una cosa rara, in realtà.


Fino a quel momento…sì, c’era dell’attrazione, ma nessuno dei due avrebbe pensato davvero di…ora che ci penso, quella è stata la molla…che ha fatto cominciare tutto.


Ma credimi, mi dispiace che tu ti sia sentito tradito.
Da lei e…da me, come amico.
Non ne avevo l’intenzione. E’ successo e basta.


E poi, mi dispiace per un’altra cosa.
Quando si è resa conto che…tu ed i Maestri del Ryozampaku…conoscevate il mio segreto…la mia trasformazione…e gliel’avete tenuto nascosto…si è risentita con tutti voi.
Ho provato a spiegarle che dovevate averlo fatto per rispetto nei miei confronti, ma…”


“Già, certo, capisco. Non avrà concepito come potessi tenerle segreto qualcosa, dopo tutto questo tempo”.


A questo punto fu Ranma a sussultare.
Proprio come Akane con la trasformazione di Ryoga.
Proprio come me con il segreto dell’acqua di Jusenkyo al matrimonio fallito.
Quando la fiducia viene tradita…è difficile tornare indietro.


“Sì, la sincerità, la fiducia…sono difficili da costruire e mantenere in un rapporto. Lo so fin troppo bene” concluse Ranma.


“Ma ora, le cose sono persino peggiori di così-riprese Kenichi-non solo mi sono mostrato possessivo e geloso, ma ho fatto questo nonostante io stesso avessi una relazione con Renka.
Che è la persona con la quale dovrei scusarmi più di tutti…”


“A dire il vero, per come ti sei comportato il lei, non ti perdono neanche io”


“LO SO! Ho fatto una cosa…orribile.
Posso solo dire che…quando vi ho visti…la sera della tua promozione, ero…sconvolto.
Ero in stato di shock, e Renka era lì…ed io…non mi ero mai reso conto prima dei suoi sentimenti per me…”


“Che razza di idiota”


“Già, e dopo…beh, ho provato a far finta di niente.
A pensare…che forse dovevo accettare le scelte di Miu, ed il nuovo status quo: c’erano due nuove coppie al Ryozampaku, impreviste, ma andava bene così…
Ho creduto che potesse funzionare con Renka, dico davvero.
Non ho mai voluto davvero ingannarla
Ma alla fine, in realtà, non potevo continuare…a cercare conforto tra le sue braccia…non potevo…ingannare il mio cuore”


Già, il sesso è una cosa, l’amore è un’altra, eh?


“Va bene!-si riscosse allora Ranma-forse è ancora possibile sistemare le cose.
Ho imparato che alcune cose non si possono aggiustare, ma altre sì-guarda Ryoga, per esempio-e se vuoi avere la tua occasione di scusarti, dobbiamo per prima cosa…aspetta!”


Aveva sentito dei passi nel corridoio.


Precipitatosi allo spioncino, vide passare due degli scienziati.


Non ebbe dubbi: estrasse gli aghi rimanenti, quelli che non aveva usato per curare Kenichi, li intinse nel liquido che gli aveva dato Kensei, poi uscì in perfetto silenzio.
Lanciò i due aghi sulla prima vertebra del collo dei due scienziati.
Questi rimasero paralizzati ed incapaci di parlare per qualche secondo.
Mezzo minuto dopo, si trovavano nella stessa stanza di Kenichi.


“Chi siete? Cosa volete da noi?”


Ehi, bello, qui le domande le faccio io


Ranma aveva sempre sognato di dirlo.


“Cominciamo con qualcosa di semplice-iniziò Ranma scrocchiando le dita-voi sembrate degli scienziati, e lavorate per lo Yami.
Sappiamo che questi ragazzi sono stati rapiti, ma perché? Dov’è diretta questa nave?”


“Va’ all’inferno! Non ti diremo un bel niente!”


Ranma lo centrò con un pugno al viso e lo mandò nel mondo dei sogni.


“RANMA!”


“Piantala, Kenichi, lascia fare a me. Questi sono i metodi di interrogatorio di Sakaki, e dovresti sapere che lui raramente si sbaglia”


Già, dovevo immaginarlo…a furia di andare con lo zoppo…impari a zoppicare


“Che…che cosa volete farmi?” supplicò, tremante, lo scienziato ancora incolume.


“Oh, per ora, niente. Ma se non risponderai alle nostre domande…forse molto peggio. Che ne dici?”


Il poveretto deglutì, poi annuì con la testa.
“Questa nave è diretta in un’isoletta nel Pacifico del Sud. Non sappiamo nemmeno noi dove, per ragioni di sicurezza”


“Va bene. Prossima domanda: PERCHE’ avete rapito i ragazzi?”


“Beh, Ranma, ma questo lo sappiamo anche noi, è perché…”


“Voglio comunque sentirmelo dire da lui!”


“Noi non ne sappiamo molto, ma sembra che quei ragazzi abbiano grande talento per le arti marziali, sono stati scelti da Ogata-sama in persona.
Lui…voleva riprenderseli. Farne i prossimi membri dello Yami”


“Ma immagino che se per tutto questo tempo siano stati vostri nemici, non sarà facile farli collaborare…”


“Beh, in realtà…”
Kenichi ebbe un’intuizione.
AH!


“C’entrano per caso…quelle sostanze chimiche che sono state contrabbandate in Giappone qualche mese fa?
Saiga-sama diceva che sono state usate in un centro di ricerca per preparare un siero…di che si tratta?”


Lo scienziato sembrò colto in fallo. “Io…”
“PARLA!”
“SE parlo, tra poco sarò un uomo morto!”
Ranma tirò un pugno giusto di fianco alla sua testa, lasciando l’impronta delle proprie nocche sulla lamiera d’acciaio.
“MA SE NON parli, sarai morto ORA!”


Il tizio deglutì ancora e poi disse:
“E va bene! Il fatto è che…sapevamo che ci sarebbero stati dei problemi a farsi obbedire, e quindi…abbiamo ricevuto ordine di lavorare, per riprodurre una certa formula…in modo da creare un…siero dell’obbedienza”


“UN SIERO DELL’OBBEDIENZA?” domandarono i due giovani, in coro.


“Sì, una specie di preparato, o di droga, che, se assunto…neutralizza la volontà di chi lo assume…rendendolo estremamente suggestionabile agli ordini ricevuti dalle persone delle quali sente la voce.
Dopo un po’ di tempo, l’assunzione continua rende gli effetti permanenti.
Però, a quanto pare…occorreva cominciare a somministrarlo ai soggetti il più presto possibile.
Ecco perché…abbiamo dovuto contrabbandare gli ingredienti in Giappone…sintetizzarlo qui…e poi trasportare le apparecchiature sulle navi…per cominciare ad iniettarlo in endovena ai rapiti, già durante il viaggio di ritorno”.


“Un momento-fece Kenichi-io conosco una storia del genere.
Hai detto RI-produrre la formula? Da dove…proveniva il modello?”


“Non lo so per certo…si dice che Ogata-sama e Kushinada-dono l’abbiano trovata…frugando tra gli effetti personali di un Maestro d’arti marziali defunto…in Indonesia”


Anche Ranma ora fece la connessione. Aveva già sentito quella storia.


Stranamente, stavolta fu Kenichi a scattare.
Mise le mani al bavero dell’uomo e gli fece sbattere la testa contro il muro.


“NEL TIDAT? Tu vuoi dirmi…che state riproducendo la pozione di Silcardo Jenazad?* Davvero?”


“AAH! Sì, forse era quello il nome! Io…non so altro! Solo che la formula era…complicata, ci abbiamo messo dei mesi a riprodurla. Più che scienza, sembrava…”


“Magia” concluse per lui Ranma.


“Kenichi, è quello che penso. Miu me ne ha parlato, è davvero…”


“Sì, Ranma, è la stessa formula che hanno dato a lei l’anno scorso. Vogliono trasformare i nostri amici in macchine assassine, facendo loro il lavaggio del cervello…per renderli perfetti membri dello Yami!”

◊◊◊◊◊

Miu stava correndo nei corridoi ormai da un po’. Non era troppo preoccupata per Kenichi, ma preferiva comunque ritrovarlo il più presto possibile.


Da quando era uscita attraverso i condotti d’aerazione, aveva deciso di seguire a ritroso gli stessi che uscivano dalla stanza dove era stato rinchiuso Kenichi…senonché, arrivata ad un incrocio con un altro corridoio, notò una cosa strana.


C’erano una scia di corpi svenuti appartenenti a delle guardie di sicurezza come quelle che aveva visto. All’incirca una decina.
Erano stati tutti quanti colpiti con grande violenza, da qualcuno che voleva far loro del male. Però nessuno di loro presentava ferite mortali.


Erano come briciole di pane che avrebbero potuto portarla in direzione del misterioso individuo.
Se non li ha uccisi…potrebbe essere un membro del Pugno Che Salva? Quale dovrebbe essere la mia priorità, ora? Contattare questo nuovo alleato, oppure…?


Ci rifletté brevemente, ma non ebbe dubbi: la priorità era ritrovare Kenichi

 

◊◊◊◊◊

I due ragazzi avevano quasi concluso l’interrogatorio.


“E tra quanto dovrebbe iniziare la somministrazione?”
“All’incirca fra un’ora-un’ora e mezza i preparativi saranno completati…ma, anche se dovesse iniziare, ci vorranno comunque ventiquattr’ore consecutive prima che se ne possano vedere i primi effetti…e poi altre due o tre settimane prima che divengano permanenti”


“Questo vuol dire che faremo in tempo a fermarli!” concluse Ranma
“Sì, ed è un grosso sollievo-confermò Kenichi-già temevo che avremmo dovuto combattere contro i nostri stessi compagni, trasformati in zombie”


“Siete…siete degli illusi” affermò il bandito, che aveva ripreso coraggio nel vederli rilassati e meno minacciosi. Si ricordò per chi lavorava, dopotutto. E loro erano solo due ragazzini, in fin dei conti.


“Cosa intendi?”
“Questa è un’operazione dello Yami! Chiunque ne attraversa la strada, finisce per morire! Non illudetevi! Potete lasciarmi vivere o farmi fuori, ma se Un’Ombra, Nove Pugni ha deciso così…state pur certi che l’Operazione Pigmalione verrà portata a compimento!”


“Eeee…diciamo che può bastare così” stabilì Ranma, stendendolo con un pugno.


“Ehi!-protestò Kenichi-avrebbe potuto dirci ancora qualcosa!”


“Niente, di utile, comunque. Ci ha già spiegato la cosa più importante, no? Che strada fare per arrivare al laboratorio con i prigionieri”


“Beh, ma non è mica sufficiente. Sarà sorvegliato, dovremo infiltrarci in qualche modo”


“Io propongo di riprendere la mia idea di prima: usiamo le uniformi ed i caschi delle guardie che ho steso. L’ho visto fare in un film** e…a proposito, com’è che l’ha chiamata? Operazione Pigmalione? Che nome strano”


“In realtà-prese a spiegare Kenichi in tono cattedratico-ha perfettamente senso. Secondo un antico mito greco, Pigmalione era un re con l’hobby della scultura, che modellò una statua di donna tanto perfetta da innamorarsene. Implorò gli déi di darle vita: fu esaudito e poté così sposarla. Il suo nome venne usato come titolo di una famosa commedia di George Bernard Shaw, nella quale un professore di dizione scommette di trasformare una povera ragazza in un perfetto membro dell’alta società, impartendole la giusta educazione. Da allora, per antonomasia, si usa l’espressione “fare da Pigmalione a qualcuno” per indicare chi renda qualcuno simile a sé, od a come vuole che una persona sia. Di conseguenza, si adatta perfettamente agli intenti dei nostri nemici e…”


“Sì, sì, va bene, ho capito, non c’è bisogno di farmi tutta la lezioncina”.
Accidenti a lui. Mi fa sentire ignorante. Ora capisco perché vuole iscriversi a Lettere…


“Quindi, recuperiamo le divise dei tizi rinchiusi nella stanza a fianco e…”


“KENICHI-SAN! DOVE SEI?”


“Ma questa è la voce di…”
“MIU!”
Kenichi balzò fuori di scatto, al diavolo la prudenza.


Lui e Miu si strinsero in un rapido abbraccio-che imbarazzò un po’ entrambi, visti gli avvenimenti della giornata-prima di spiegarsi.
“Come hai fatto a trovarmi?”
“Beh, ho notato che lì in alto il condotto di aerazione è sfondato, ma non ne vedevo i pezzi, quindi ho pensato…”


In quella, Ranma era uscito dalla stanza. Non sapeva come sarebbe stato accolto, ma si limitò a guardarla, a qualche passo di distanza.


“Sì, come stavo per spiegarti, è una coincidenza incredibile…” iniziò Kenichi


La bionda rimase prima di tutto esterrefatta. Come avesse visto un fantasma. Poi però l’istinto ebbe il sopravvento.


“RANMA!” la ragazza gli gettò le braccia al collo.
Rimasero stretti in un lungo abbraccio.
Kenichi avrebbe voluto protestare, ma si rese conto di come non fosse il momento giusto.


“Temevo…temevo che il nonno ti avesse…”
“Per fortuna no”


“Ma-disse poi sciogliendosi dalla stretta-com’é possibile? Come hai fatto a finire qui?”
“Ti racconterò tutto. A dire il vero, ho informato il Ryozampaku della mia presenza qui-disse, indicando con un dito la ricetrasmittente di Sakaki che portava nell’orecchio-e loro mi hanno avvisato della situazione, ma non mi hanno detto di voi. Immagino che in quel momento non lo sapessero ancora.
Ho incontrato Kenichi per puro caso”


“A dire il vero-ammise il ragazzo-si era infiltrato per bene ed ha rovinato la sua copertura per salvarmi la vita” precisò, ricordando il pugnale da lancio tirato allo scagnozzo.
Ranma si stupì un po’ che lui gli facesse fare bella figura con Miu.


La ragazza girò la testa dall’uno all’altro e poi disse: “D’accordo, mi racconterete tutto. Ma prima devo dirti DUE cose”


“UH? Quali?”
Miu gli tirò uno schiaffetto sulla guancia destra.


“EHI! Per che cos’era?”
“Non mi nascondere mai più nulla!”


All’inizio il giovane parve non capire.
“So che hai parlato con mio padre! Ce l’ha detto qualche ora fa! Ti ha usato per mandare un avvertimento al Ryozampaku, il mese scorso, ma non hai detto niente a noi!
A me!
Credevo che…avessimo deciso di smettere con i segreti. Almeno tra di noi”.


Ranma fece tanto d’occhi, poi abbassò le palpebre e fece un sorriso amaro.


“Parola. E…scusami. Era un ordine ben preciso…ma non mi ha fatto piacere obbedirvi”


“Non ha importanza. I Maestri e le loro stupide regole! Non mi sembra che si siano dimostrati le persone più mature ed affidabili del mondo, ultimamente.
Sarebbe ora di iniziare a ragionare con la nostra testa”.


A Ranma venne un flash di ciò che Miu gli aveva detto sul tetto del dormitorio, qualche mese prima.
<< Io…penso che dovremmo fare meglio di così. Trovare un sistema diverso. Forse è il nostro compito in quanto futuri Maestri. >>
Per un attimo ebbe una visione del futuro.
Un Ryozampaku, diverso, migliore, con a capo le persone che gli stavano davanti.


Annuì con un sorriso, ma aggiunse: “Da un lato ti capisco, ma dall’altro… ultimamente, non posso fare a meno di comprendere alcune delle loro preoccupazioni.
Insomma, venire qui da soli…senza un piano…senza conoscere numero e livello dei nemici…di recente mi hanno detto che gettarsi su un pericolo che non si può affrontare è pazzia, non coraggio.
Ed io…penso di essere d’accordo”.


“Rimprovero ricevuto-fece la ragazza, arrossendo-ed apprezzo la premura, dico davvero.
Ma ora che siamo qui, in tre, dovremmo poter fare qualcosa per i nostri amici”


“Non dovevi chiedermi un’altra cosa?”


“Ah, sì, giusto. Ma COME hai fatto a venire a sapere dei rapimenti, ed a trovare questo posto, scusa?
Al Ryozampaku abbiamo dovuto sudare sette camicie per scoprirlo”


Kenichi si sentì un cretino per non averglielo chiesto prima.
“Ah, giusto-riprese Ranma-Beh, a dire il vero…io ero andato da Kisara. Per avvisarla che…forse sarei sparito per un po’ di tempo.
Ed ho incrociato quei bastardi mentre la portavano via. Dopodiché li ho semplicemente seguiti fin qui”


“Come? Sei andato da Kisara…come UOMO?”


“Sì, io…volevo dirle la verità. Mi sembrava che lo meritasse, anche se questo avrebbe potuto farle male.
Era ora di...farla finita con i segreti”


Miu descrisse un OH! Silenzioso con la bocca.


Kenichi stava facendo tanto d’occhi. “Aspetta, ma…di che state parlando?”


“Uh? Beh, del fatto che…negli ultimi sei mesi…ho allenato Kisara…in forma femminile, sotto le mentite spoglie di Ranko, una mia fittizia sorella gemella” ammise Ranma.


Il Primo Discepolo si sentì saltare per aria.
“Ma…ma come, una cosa del genere? Miu, tu lo sapevi?”


La ragazza fece un cenno di imbarazzo, tenendosi la crocchia con le mani e tirando fuori la lingua, come i bimbi. “Teheheh


“Guarda, guarda…chi è che mantiene i segreti con la gente, adesso?” la canzonò Ranma.


“Beh, ma non potevo rivelarglielo! Era un TUO segreto, dopotutto, non mio”


Rimase per un istante in silenzio, dopo quella affermazione.


Nell’aria, si agitava un: esattamente come quando Kenichi non ti ha detto della trasformazione di Ranma, o come quando Ranma non ti ha parlato di Saiga…


La ragazza protestò in modo divertito a quel rimprovero implicito.
“Oh, INSOMMA! E da quand’è che fate comunella, voi due? Stamattina vi volevate azzannare alla gola a causa mia, e adesso…”


Kenichi (imbarazzato) “Beh, sai Miu, noi abbiamo avuto modo di parlare un po’, e…”


Ranma (impassibile) “In effetti, ci siamo presi a pugni meno di mezz’ora fa…”


Miu: “CHE COSA?”


Kenichi: “Ranma! Ti sembrava il caso?”


Ranma: “Beh, abbiamo detto niente segreti!
E poi, cosa stiamo qui a chiacchierare dei fatti nostri? Abbiamo degli ostaggi da liberare o sbaglio?
Soprattutto considerando che su questa nave ci dev’essere…”


All’improvviso, in tutta la nave, risuonò una voce roboante, che gridava un nome


OGATAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!

◊◊◊◊◊

Hayato Furinji aveva trovato il punto più basso e centrale della nave.
Un grande spazio, forse venti metri per trenta, che nei tempi in cui quella nave solcava i mari per le crociere, aveva dovuto essere una sala da ballo.
Vi si accedeva dal ponte superiore, tramite una grande scala a chiocciola.


Si era piazzata in centro alla sala, le gambe piegate, le mani sui fianchi ed aveva respirato a pieni polmoni prima di emettere tutta la sua potenza toracica in quell’urlo.



“OGATAAAA! DOVE SEI FARABUTTO? VIENI FUORI E RISOLVIAMOLA DA UOMINI; SE NE HAI IL CORAGGIO!


O SEI CAPACE SOLO DI RAPIRE RAGAZZINI INDIFESI; FACENDOTI SCUDO CON I TUOI SCAGNOZZI?


NON CREDO CHE SAREBBE ORA DI CHIUDERE QUESTA STORIA; COSI’ COM’E’ COMINCIATA? SOLO IO E TE; UNO CONTRO UNO.


VIENI FUORI; O; PER TUTTI I KAMI; GIURO CHE INIZIO A SMONTARE QUESTA BAGNAROLA PEZZO DOPO PEZZO E LA SBATTO IN FONDO ALL’OCEANO!”

◊◊◊◊◊

In una parte imprecisata della nave, una figura incappucciata, che stava seduta a gambe incrociate e braccia conserte, aprì gli occhi di scatto.


Isshinsai Ogata dello Yami, l’ex allievo del Ryozampaku che si era volto al male, sentiva il messaggio del suo vecchio Maestro forte e chiaro.


Acutì i sensi e tese i muscoli, come un felino pronto a scattare.


La potenza delle onde sonore si propagava, con vibrazioni, attraverso ogni angolo della nave.
Forse gli unici a non averla sentita sono i prigionieri narcotizzati. Forse.


Un terrorizzato capitano delle guardie con le tempie grigiastre si precipitò, tremante, nella sua cabina.
“Signore! Ehm! Mi…mi rincresce di informarla che…”


“Si calmi, capitano Japstein. Ho sentito. Crede che ci sia qualcuno in tutto il Mar del Giappone che possa non averlo sentito?
E poi-aggiunse con un sorriso divertito, rivolgendo uno sguardo al terrorizzato sottoposto-non ho intenzione di rimproverarvi o punirvi…non ancora almeno.
Non c’è forza al mondo che avrebbe potuto tenere quel vecchio fuori da questa nave. Abbiamo avuto sfortuna.
E’ stata una questione di spionaggio ed informazioni, non di sicurezza. Anche i nostri avversari sono in gamba”.


 


“S-sì, signore, ma…non avrà davvero intenzione di affrontarlo? Voglio dire, si tratta pur sempre del Superuomo Invincibile!”


“Si rilassi, capitano. Intanto, DEVO affrontarlo, anche non volendo.
Ha detto che se non lo faccio, affonderà la nave e può scommetterci la pelle che ne sarebbe capace”.


“In secondo luogo, per mia fortuna ho un asso nella manica che potrebbe pareggiare le forze in campo.


Piuttosto-disse, voltandosi, mentre era già alla porta-una cosa sulla quale ME LA PRENDERO’ con lei, se non provvederà subito, sono GLI ALTRI intrusi.
Non possiamo correre il rischio che cerchino di liberare i prigionieri, mentre io affronto il vecchio.
E non vorrà lasciare l’onore di liquidarli ai nostri…riveriti ospiti.
Capisce, è una questione di…reputazione interna allo Yami.
Anche di etichetta, in un certo senso. Devono occuparsene i padroni di casa, per così dire.”


“Signorsì, signore. Provvederò subito, signore.
Un paio di pattuglie sono già scomparse e sospetto le abbiano annientate.
Non è il momento di usare i guanti: dividerò tutte le forze in due grosse divisioni.
Una starà a guardia del reparto scientifico dove sono i prigionieri, e l’altra verrà mandato a dar la caccia agli intrusi, dividendosi in non più di tre grossi plotoni, per esplorare tutti i corridoi. Li schiacceremo con la forza dei numeri”


“Semplice ma efficace. Provveda pure” ed inforcò l’uscita.


◊◊◊◊◊

I tre giovani erano ancora terrorizzati, mentre l’eco delle parole di Hayato Furinji si disperdeva in lontananza e le barriere metalliche delle paratie smettevano di tremare.


Miu: “Il nonno! Quello era decisamente il nonno! Dunque, le tracce di prima…”


Kenichi: “L’Anziano…è su questa nave? Ma allora…”


Ma entrambi si resero conto che il loro compagno doveva averla presa peggio.


Si voltarono all’unisono. Ranma aveva gli occhi sbarrati e tremava leggermente, ma cercava di mantenere un certo contegno.


D’istinto, i due ragazzi si scambiarono un breve sguardo e poi ciascuno gli prese una mano.
Il ragazzo col codino respirava solo un po’ più forte del normale.


“Tranquillo, Ranma, non è qui per te”
“E comunque, non lasceremmo che faccia nulla senza prima esserci stato a sentire, stavolta”.


Ranma si riscosse e ritrasse le mani, un po’ imbarazzato (ma meno, si rese conto, di quanto lo sarebbe stato un tempo, per la stessa cosa).


“Tch! Lo so bene! E’ solo che mi ha colto di sorpresa! Cosa ci fa qui?”


Kenichi: “Ma…in effetti, non lo sappiamo neanche noi. Evidentemente…”


Miu: “…mio padre è riuscito ad avvisarlo in qualche modo. Ed è un bene che sia così.
Da quel che sento, sulla nave c’è Isshinsai Ogata, uno dei più pericolosi membri dello Yami.
E’ stato lui a reclutare i nostri amici, quando facevano parte del Ragnarok…dunque è logico che sia lui a volerseli riprendere.
Noi non avremmo mai potuto affrontare un avversario simile, un Gran Maestro. Ma ora…ci penserà il nonno.
E noi potremo approfittarne per liberare i nostri amici!” concluse, con un moto di ottimismo.


“Calma!-intervenne Kenichi-uno scontro di quelle proporzioni metterà a rischio l’intera nave…potremmo restare coinvolti anche noi”


“Ed io vorrei ricordarvi che su questa baracca ci sono un’infinità di guardie e chissà quali altri nemici” precisò Ranma.


“Ora che ci penso…ho visto tracce del passaggio dell’Anziano poco fa-si ricordò la ragazza-forse, se faccio abbastanza in fretta…riuscirò ad avvisarlo!” e scattò via, molto veloce.


“Miu, aspetta!”
Ma la ragazza era già sparita dietro ad un angolo.


Kenichi si voltò verso Ranma.
“Quindi? Avrei dovuto lasciarla andare perché la accetto per quella che è, o avrei dovuto fermarla perché sta facendo una cosa troppo avventata?”


Ranma rispose scuotendo la testa: “Vorrei davvero sapertelo dire. A volte penso che non riuscirò mai davvero a capire le donne”

◊◊◊◊◊

 
Miu correva come una forsennata lungo il corridoio che aveva già percorso, con tutti i sensi all’erta.
Poteva seguire la scia di scagnozzi svenuti per trovare suo nonno-ad ogni modo, dalla provenienza della voce, riusciva ad immaginare più o meno la zona-ma doveva fare in fretta.


Una sirena iniziò a risuonare per tutti i corridoi.
Poté comunque sentire arrivare un’altra pattuglia di guardie, e si appiattì su un muro, per lasciarle passare.


“Siete sicuri che abbiano dato l’allarme generale? E’ assurdo”


“Fidati, tra poco su questa nave si scatenerà l’inferno!”


“Secondo gli ordini, noi dobbiamo andare a guardia dei prigionieri, mentre le divisioni A, E, K, F e J andranno a dar la caccia agli intrusi. Sbrighiamoci!”


Dunque è così. Non male averlo saputo. Inoltre, vorrei seguirli per scoprire dove siano i prigionieri, ma sarà per dopo. Adesso c’è una cosa più urgente da fare


Riprese a correre nella direzione dalla quale erano venuti e ben presto raggiunse la strada giusta.
Quando la scia di guardie svenute finì, fece un po’ più fatica a capire dove andare, ma poi cercò di indovinare quali fossero gli accessi al ponte inferiore, e se la cavò bene.


Devo fare in fretta. Altrimenti rischio di incontrare Ogata mentre viene qui.


Arrivata infine ad un ultimo corridoio piuttosto largo, lo percorse fino in fondo, per arrivare ad un terrazzino che dava su un enorme spazio aperto, freddo come una palestra. Tramite una scala a chiocciola si poteva scendere in basso.
Una figura con un manto marrone stava al centro della stanza, in posizione di attesa.


“NONNO!”


“MIU???”


L’incontro fra nonno e nipote fu toccante, ma breve.


“Ma, nipotina adorata, che cosa ci fai qui? Pensavo che…”


“Prima di tutto, nonno, non prendertela con Kenichi. E’ stata una mia idea”
Ed in breve, gli raccontò tutto quello che era successo.


“Capisco. Maledizione, che razza di situazione. Da un lato, non mi piace che siate qui. Troppo pericoloso.
Dall’altro, capitate a fagiolo: potrete approfittarne per…”


“Aspetta, nonno, devo dirti un’altra cosa, e devi promettermi di stare calmo.
Anche Ranma si trova su questa nave. Io e Kenichi lo abbiamo già incontrato”


“COSA? RANMA? MA…”


“NONNO! Ti ho detto di stare calmo!”


L’espressione dell’ultima erede dei Furinji era inesorabile.
Seccata, severa e fredda.
Hayato si sorprese a pensare che la sua nipotina era cresciuta, se riusciva a fare uno sguardo simile.


“E va bene. In ogni caso, questo non è il momento”


“NON SARA’ MAI IL MOMENTO, voglio che questo sia ben chiaro.


Non avrebbe MAI dovuto esserlo, neppure stamattina.
Non tollero di essere trattata come una mocciosa. Sono una donna adulta e posso fare le mie scelte.
Non sopporto che Ranma o…chiunque altro, in futuro, debba pagarne le conseguenze.
Sono stata chiara?”


Hayato sollevò un sopracciglio. Poi alzò le spalle e fece un grosso sospiro.


“D’accordo, forse hai ragione tu. Ho un po’ esagerato, eh?”


“UN PO’?? Scommetto che a Tokyo stanno ancora chiamando i pompieri per la tua gitarella di oggi”


“MUAHAHAH, può darsi, è così.
E’ solo che-riprese con tono più dolce-ti ho cresciuta da quand’eri piccola, bambina mia.
Non riesco a tollerare l’idea che qualcuno ti porti via”


La ragazza fece un sorriso dolce.
“Sarò sempre la tua bambina, nonno. Anche dopo che mi sarò sposata”


I due si abbracciarono.


“E quindi Ranma cosa ci fa qui? Lo avevate ritrovato ed è venuto con voi, oppure…?”


“No, non è così. Lui…per farla breve, negli ultimi mesi, ha fatto da Maestro a Kisara. Di pomeriggio, in segreto.
Oggi la stava avvisando che temeva di dover lasciare la città-e qui gli fece un’altra occhiataccia-e così l’ha vista mentre la rapivano.
Poi li ha seguiti fin qui.
Ha avvisato il Ryozampaku con la ricetrasmittente di Sakaki, gli altri sanno che è qui…ma forse non sapevano di noi, almeno all’epoca”.


E’ venuto a salvare un’amica a rischio della sua vita…


“Lo stesso Ranma non era felice di vederci-aggiunse la ragazza-Dice che ci siamo esposti ad un pericolo troppo grande”.


“Bravo ragazzo. Comincia a piacermi di nuovo.
Molto bene. Sono sicuro che Saiga e gli altri faranno il loro dovere, all’altra nave.
Ma come va con Kenichi? Tu e lui avete parlato? E lui e Ranma?
Riusciranno a mettere da parte la gelosia, in un momento come questo?”


La ragazza arrossì un po’.
“Beh…vista la situazione, devo dire piuttosto bene.
Kenichi ed io…abbiamo parlato, oggi.
E lui nel frattempo dev’essersi chiarito anche con Ranma.
Ci siamo separati per mezz’ora e si sono incontrati prima loro.
Potremo lavorare insieme, questo è sicuro”.


“Questo è quello che volevo sentire.
Ascolta, Miu, non c’è molto tempo, Ogata sarà qui da un momento all’altro. Il nostro scontro causerà danni alla nave, ma cercherò di limitarli.
Voi dovete liberare tutti e fuggire sulle scialuppe di salvataggio, senza aspettare me, vi raggiungerò poi.
Ecco, tieni. Questo piccolo amico potrà esserti molto utile”


“Tochoumaru!” esclamò la ragazza nel vedere il topolino spuntare fuori dalla sua manica.



“OH, MA CHE QUADRETTO COMMOVENTE!”


“Ogata! Che tu sia maledetto!”


“Non ti preoccupare, Hayato Furinji.
Isshinsai Ogata non si abbasserà ad alzare le mani su una ragazzina.
Io ho il mio compito da svolgere e lei ha il suo…così come altri, su questa nave, avranno il compito di fermarla”


“Vai, Miu!”


La bionda si avviò a passo lento e titubante fino a quando fu alla stessa altezza del membro dello Yami.
Poi, certa che non avrebbe fatto sporchi trucchi, gli rivolse un ultimo sguardo di disprezzo e corse via.


“Uhm! Che sguardo! Crescono così in fretta, eh?
Ma anche tu, Hayato, hai ripreso a respirare normalmente, ora che l’ho lasciata andare.
Non mi dirai che persino il leggendario Superuomo Invincibile era preoccupato”


“Da uno schifoso rapitore di ragazzini ci si può aspettare di tutto, Ogata”.


“In questo senso, ti sbagli. Le persone che sono su questa nave…sono miei. Lo sono sempre stati.
Me li sono soltanto ripresi, per condurli al loro glorioso destino.
Certo, a quanto pare su questa nave sono saliti anche dei topi…ma basterà un gatto per dar loro la caccia”.


“Uhmpf! Sempre che non arrivi un cane a scacciare il gatto”


“Dici davvero? Eppure, persino quel cane mi sembra un po’ spompo.
Beh, ma certo, attraversare tutte quelle miglia d’acqua, alla tua età…non devi essere proprio al massimo della forma, eh?
Cosa succederebbe se il cane, invece che un gatto…”


Il Ki di Ogata iniziò a gonfiarsi ed assunse una connotazione sinistra.
Sbagliata, persino.


“…incontrasse una pantera?”


Dannazione a lui!


Hayato iniziò a gonfiare l’aura a sua volta, mentre Ogata declamò:


<< SEIDOU GOUITSU! >>***


◊◊◊◊◊

Ranma e Kenichi aspettavano Miu da quasi venti minuti ed erano un po’ irritati.


“Dannazione, giuro che se non torna entro due minuti, andiamo a cercarla”


“Lo capisco, ma se ci imbattessimo in Ogata non avremmo scampo! Anche in due, non possiamo farcela contro un Gran Maestro”


“Però corre lo stesso rischio anche lei” gli ricordò Ranma.


“Non farmici pensare”


“DOVRESTE PREOCCUPARVI PER VOI STESSI; PIUTTOSTO”


“Accidenti! Ci hanno scoperti”


I due ragazzi si trovavano in un incrocio, crocevia di quattro ampi corridoi, vicino alla cabina dove avevano interrogato i prigionieri.


Tre di quei lati erano bloccati da plotoni da dieci persone di guardie corazzate.
Tutti loro avevano estratto dei manganelli estensibili.
La quarta direzione era quella in cui era andata Miu.
Bastò uno sguardo tra i due. Se fossero fuggiti di là, li avrebbero condotti dritti da lei.
Avrebbero mantenuto la posizione.
Si misero in guardia, schiena contro schiena.


“Sei pronto Kenichi?”


“Quando vuoi tu”


Le guardie si gettarono all’assalto, di corsa.
Un attimo prima che si scontrassero con loro, una furia bionda saettò dal corridoio in mezzo a loro.
“MIU!” esclamarono all’unisono.


Si scatenò ben presto una battaglia.
Prima i tre giovani, schiena contro schiena, respingevano gli assalti dei delinquenti, ruotando su sé stessi, per affrontarli alternativamente.
Un mulinello di manganellate, di parate, di pugni e calci si scatenò nel corridoio.


Poi, rendendosi conto che sarebbero stati schiacciati dal numero, in quello spazio stretto, Ranma spiccò un balzo lontano dai suoi compagni per allontanare alcuni degli avversari, ed affrontò da solo quelli che si divisero per inseguirlo.
Per qualche momento lo scontro proseguì così, poi a Kenichi seccò che Ranma si stesse sacrificando ed approfittò di un momento di pausa per lanciarsi verso di lui per aiutarlo.


Si misero schiena contro schiena e continuarono ad occuparsi dei banditi, sgominandone molti: a turno, uno parava e l’altro contrattaccava.
A questo punto, era Miu che rischiava di essere sopraffatta.
Ranma spiccò un balzo verso di lei, di nuovo si misero schiena contro schiena e sbaragliarono gli avversari con impeccabile lavoro di squadra.


Infine, fu Kenichi ad allontanarsi per attirare gli ultimi scagnozzi e toccò a Miu volare nell’aria per raggiungerlo, mettendosi-manco a dirlo-schiena contro schiena, per occuparsi di loro, stendendoli tutti fino all’ultimo.



Quando la polvere si posò, trenta guardie con corazze, caschi e manganelli stavano stese per terra, svenute.


I ragazzi ripresero a respirare normalmente dopo qualche decina di secondi, più per la tensione che per lo sforzo.
Erano un po’ sudati, ma nessuno di loro era ferito.


“Beh!-esclamò alla fine la bionda, soddisfatta-tanto di cappello all’addestramento del Ryozampaku per il lavoro di squadra e per affrontare molti avversari alla volta, specie se armati. E’ andata bene!”


“Non pensavo che…avremmo cooperato così bene” ammise Ranma.


E’ perché…abbiamo chiarito le cose nei nostri cuori? si domandò Kenichi, a mente.


“Comunque sia-riprese Miu-abbiamo un’occasione unica. Andiamo a liberare i nostri compagni.
Ho parlato con mio nonno, è tutto a posto.
In questo momento, sta combattendo con Ogata.
E Tochoumaru può aiutarci!” esclamò mentre le questi le appariva da sopra la spalla.


“Un momento-intervenne Ranma-è vero che abbiamo appena dimostrato che l’unione fa la forza, ma non credete che i prigionieri saranno sorvegliati? Potrebbero usarli come ostaggi”


“Ah, è vero!-esclamò Miu-ho sentito delle guardie dire che metà di loro sta sorvegliando il laboratorio”


“Ed allora come possiamo fare? Continuiamo ad attaccare in forze, finché non li battiamo tutti?
Sempre ci siano solo loro e non anche dei praticanti di alto livello” soppesò Kenichi.


“Io ho un’idea-disse Ranma-riprenderemo il mio piano di prima, ma con una piccola modifica…ascoltatemi bene”


Quando ebbe finito di esporlo, Miu e Kenichi scossero la testa, dubbiosi.


“Mmh…non so…dividerci di nuovo…”


“Sembra controproducente. Anche se riconosco che…”


“Fidatevi. Funzionerà.
Forse è la migliore chance che abbiamo-insistette Ranma-per TRE buone ragioni: PRIMO; perché non se lo aspettano; SECONDO; perché attaccando contemporaneamente dall’interno ed all’esterno avremo maggiori possibilità; e TERZO, perché è necessario fare un giro di ricognizione per depistare o battere eventuali altri avversari…e questo posso farlo solo io, perché sono di livello Maestro”.


Vederlo così spavaldo li convinse.
Però entrambi lo stuzzicarono un po’.


Kenichi: “Adesso però non ti montare la testa…”


Miu: “Stai dicendo che quel ruolo può ricoprirlo chiunque sia di livello abbastanza alto?”


Ranma: “Certo, e se la prossima volta mi avrai superato, lo lascerò fare a te, promesso” replicò, malizioso.


“Un’ultima cosa. Prendete questi”. Ranma tirò fuori da una tasca la speciale barretta energetica dell’esercito che gli aveva regalato Apachai (anche se, come quasi tutto, l’avevano preparata Akisame e Kensei), ne spezzò tre quadretti (su dieci) e ne diede due ai suoi compagni, mangiandosi il terzo.


“Dovrebbe darci energia, ed inoltre non mangiamo da parecchie ore. Darò il resto ai ragazzi, una volta liberati”.


“Hai anche il resto dei regali? Pronto soccorso e tutto?”


“Certo che sì, crocerossina-fece il ragazzo, ironico-ed in effetti tutta quella roba penso che mi sarà molto utile”.


Fece loro un cenno di saluto e si allontanò in una direzione, raccomandandosi “Ci vediamo al laboratorio tra mezz’ora al massimo”.


“Tu pensi che possiamo farcela, Kenichi?” domandò la ragazza.


“Mah! A dire la verità, lo credo per la prima volta da oggi pomeriggio”.

◊◊◊◊◊

Il capitano Mallard stava nella cabina di pilotaggio con i responsabili della strumentazione e delle mappe. Mallard era un veterano di circa sessant’anni che aveva passato tutta la vita a navigare per trasportare carichi di ogni tipo, legali od illegali che fossero.
Non era la prima volta che lavorava per lo Yami, ma sapeva che questo sarebbe stato l’incarico più pericoloso della sua vita.
Sperava solo non fosse anche l’ultimo.


Entrò l’uomo che il capitano aveva mandato a chiamare.
Si chiamava Specks ed era una specie di stereotipo vivente del marinaio: basso, tarchiato, con maglia a maniche corte a strisce bianche e rosse, folta barba a spazzola ed uguali capelli, color sale e pepe, coperti da un berrettino. Un occhio era orbo, attraversato da un lungo taglio, e teneva sempre in bocca una pipa spenta.


“Mi ha mandato a chiamare?”
“Sì, Specks, per un motivo preciso. Tra poco, su questa nave, si comincerà a ballare”


“Si riferisce al tifone tropicale in arrivo? La POSEIDON può sopportare ben altro”


“Sono più preoccupato dal tifone INTERNO alla nave che da quello ESTERNO, Specks.
Se il signor Ogata ed il nuovo intruso si scatenano, non solo potrebbero danneggiare la struttura…ma anche risvegliare alcune delle bestioline che stanno su questa nave…che potrebbero a loro volta danneggiare le preziose apparecchiature scientifiche dello Yami.
Sapete, molte di esse sono collegate a cavi in gomma. Se ciò accadesse e l’esperimento fosse compromesso, i committenti se la prenderebbero con noi.
So che è lei l’addetto per queste cose. Provveda”.


Specks si avviò per un corridoio buio e malsano ed entrò dentro una porta blindata con grata, della quale lui solo aveva la chiave.


Dentro si sentiva odore di selvatico, tutto era buio e si sentivano i brontolii sordi di creature non specificate, chiuse in gabbie ammassate l’una sull’altra.


“Ehi, bestiacce! Sveglia! Tra poco ci sarà del lavoro per voi. Ma anche se ora mi detestate, tra poco mi ringrazierete”


Trenta paia d’occhi si illuminarono nel buio.

◊◊◊◊◊

Un paio di guardie ritardatarie raggiunsero lo schieramento che indicava l’inizio della linea di protezione al laboratorio con i prigionieri.


Uno che aveva l’aria di un ufficiale si rivolse loro con asprezza: “Che ci fate qui? Non dovreste essere andati ad annientare gli intrusi? Dov’è il vostro ufficiale di comando?”


“S-siamo scappati a malapena!-si giustificò uno di loro, quasi piagnucolando, da sotto il casco scuro-non pensavamo che gli intrusi fossero così forti.
Quando abbiamo capito che non potevamo farcela, ci siamo nascosti e li abbiamo spiati per un po’ da lontano, per poi venire qui ad avvisarvi: ci sembrava più utile che farci sconfiggere e basta!”


“Dannazione! E va bene! Quanti sono gli intrusi, e dove sono?”


“Sono solo in tre!-disse l’altro, la voce un po’ soffocata-almeno credo, sono in tre quelli che abbiamo visto noi, ma potrebbero essercene altri”


“Accidenti! Ed in tre hanno sconfitto TRENTA dei nostri?
Persino gli allievi del Ryozampaku non si smentiscono.
Dove sono ora? Pensate che sappiano dove sia il laboratorio? Potrebbero avervi seguito?”


“No, non possono averci seguito, abbiamo controllato.
Inoltre ho due buone notizie: hanno deciso di dividersi, da quel che abbiamo visto, per esplorare meglio tutta la nave, credo, quindi penso non sappiano ancora dove sia il laboratorio.
Erano nel corridoio centrale, credo si siano dati appuntamento di nuovo lì non dovessero trovare niente.
Quindi è ancora possibile beccarli uno per uno-saranno molto meno pericolosi-od, alla peggio, aspettarne il ritorno al punto d’incontro per tendere loro una trappola”


“Non ho bisogno che me lo suggerisca tu-berciò il comandante-ehi, voi, squadre B, C e D: andate subito ad esplorare i corridoi per intercettare gli intrusi.
Usate ENTRAMBI i bastoni, in modalità ELETTRIFICATA, e combattete PER UCCIDERE, mi raccomando.
Ingaggiateli solo se siete contro uno solo di loro alla volta, chiaro? Muoversi!”


Mentre le guardie obbedivano, i due superstiti attraversarono la muraglia umana delle guardie, mettendosi un po’ in fondo, più verso il laboratorio.
I loro colleghi fecero dei commenti su che razza di vigliacchi fossero, se persino ora preferivano stare il più lontano possibile dal pericolo.
Il Ryozampaku faceva così paura?


All’improvviso, però un topolino scivolò in mezzo alle gambe di uno di loro e si guardò intorno.
La sua presenza non era stata ancora notata.


Solo che proprio in quella si udì uno SKAAAAAAANK! terrificante, e l’intera nave tremò.


Le guardie parvero turbate, ma erano veri professionisti e mantennero il controllo.


“Tsk! Questi sono gli effetti dello scontro del Superuomo Invincibile? Davvero incredibile!”


“Non è affar vostro! Mantenete la posizione!”


Da lontano, però, si sentì un rumore insistente, indefinito.
Uno squittìo.


In breve, CENTINAIA di topi da stiva invasero ogni angolo dei corridoi.


“Dannazione! Come temevo! Le vecchie bagnarole ospitano un sacco di queste bestiacce, ed il rumore dei colpi le ha spaventate!”


“Dovete IMPEDIRE ad ogni costo che questi topacci entrino nel laboratorio!
Se rosicchiano i cavi dei macchinari, l’intera operazione andrà a monte!”


In breve, le guardie rimaste si ritrovarono a combattere contro i topi impazziti, che squittivano, si arrampicavano su di loro, mordevano gambe e braccia, sciamavano ovunque.
“Dannazione! Non è facile! Ci vorrebbero dei…”
“Sì, per quello stanno già provvedendo!”


Uno dei due vigliacchi volse lo sguardo di là.
Com’è che starebbero provvedendo?

◊◊◊◊◊

Ranma aveva fatto un largo giro a semicerchio (era incredibile quanto fosse grande la nave) per intercettare eventuali altre pattuglie, pregando che non incontrassero Miu e Kenichi prima di lui.
Pregò anche che il suo piano funzionasse.
Pregò infine che lo scontro di Hayato non facesse affondare la nave.


Aveva già sentito tre SKAAANK! ed ogni volta tutto quanto aveva tremato.


Venne visto da un gruppetto di sei guardie, che nel notarlo, frenarono di colpo, estrassero coppie di manganelli, uno per mano, e premendo un bottone, li elettrificarono, per poi circondarlo.


“Tsk! Vi servirà ben altro che quei giocattoli”


Ma mentre li affrontava, tra loro iniziarono a sciamare centinaia di topi, spaventati senza dubbio dai botti.
E poi apparve qualcos’altro.


Il marinaio Specks che teneva a guinzaglio qualcosa come TRENTA gatti famelici, felici come un bambino in un negozio di dolci.


“Non tirate, bestiacce! Ce n’è per tutti!
Ne mangerete fino a scoppiare, ma DOPO!
Dobbiamo prima spingerli il più lontano possibile dal laboratorio, e solo allora…”


“GATTIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!”


Il povero Ranma era terrorizzato come raramente lo era stato in vita sua.


Aveva steso rapidamente cinque scagnozzi, ma ignorò il sesto, si voltò verso i gatti ed iniziò a tremare e ad agitare il pugno.


“N-non venite qui, bestiacce, altrimenti io…”


D’improvviso, gli balenò un’idea nel cervello.
Aveva tutti i doni di promozione. Dunque anche quello di Kenichi.


Fulmineo, tirò fuori dal camiciotto la fialetta col liquido verde.
Il repellente per gatti.


Kenichi, che tu sia benedetto. Ti perdono per oggi. Beh, quasi.


“Non muovetevi, bestie del demonio, altrimenti io…” ed alzò la fialetta per lanciarla tra sé ed i mici.


“Che diavolo fai?” esclamò lo scagnozzo superstite, colpendolo al braccio col bastone elettrificato.


L’effetto fu che la fialetta volò per aria…più lontano del previsto.


“IDIOTA! Non sai cos’hai fatto!” esclamò Ranma, voltandosi di scatto e stendendolo con un colpo solo.


La fialetta fece qualche giro ed atterrò un metro dietro a Specks, fracassandosi al suolo.


Per un attimo i gatti parvero dubbiosi, poi sembrarono provare disgusto per l’odore che proveniva dal liquido verde e si lanciarono in una fuga all’impazzata in direzione opposta.


Proprio in direzione di Ranma.


“AAAAAAAH!”


Il ragazzo venne letteralmente sepolto dai gatti in fuga, che però ben presto lo sorpassarono, trascinando di peso Specks che gridava “Ehi, dannati, fermatevi! Cosa vi è preso?” e facendogli colpire Ranma in fronte, mentre passava.


Quando tutto fu finito, di Specks non c’era traccia, se non una scia di polvere, e sia Ranma, steso a terra, viso al soffitto, con gli occhi bianchi e sbarrati, che i sei scagnozzi da lui sconfitti erano ricoperti da capo a piedi di graffi degli artigli dei felini.


Il ragazzo col codino restò incosciente per un paio di minuti buoni, poi si riscosse.


Fece uno sbuffo, le sue pupille ripresero colore.


Ed emise un suono.


MIAAAAAAAAAAAUUUUUUUUU….

◊◊◊◊◊



 

 
Nota dell'Autore:

Capitolo lunghissimo, penso il più lungo finora.
Tendo a dilungarmi io, e poi avevo bisogno di far succedere esattamente queste cose.


Ranma e Kenichi dovevano far pace, anzi, di più, dovevano comprendersi l'un l'altro, e c'era un solo modo: con tante chiacchiere.
L'elemento introspettivo e di crescita personale, la capacità di comprendere le ragioni dell'altro, di avere in senso lato un rapporto con l'Altro sono elementi fondamentali di crescita che volevo tutti i protagonisti avessero.
Sto rileggendo i primi capitoli e sono contento di aver mantenuto una bella coerenza sulle motivazioni e le impressioni dei personaggi, in tutti questi mesi non era facile.


Il tema della sincerità, della fiducia, era molto importante (in Ranma torna spesso) e se ci fate caso è ambiguo: è giusto dire sempre tutto? A volte sono scoppiati casini tenendo dei segreti, altre volte liberandoli.
Così come a volte è giusto pensare con la propria testa, altre volte seguire i consigli di chi ti vuol bene.


La crescita di Ranma è occuparsi degli altri, quella di Kenichi credere in sé stesso, quella di Miu liberarsi dall'ombra di suo nonno e prendere il coraggio delle prooprie scelte.


C'era bisogno di passare all'azione e di concentrarci sui protagonisti, anche se poi vedremo anche gli scontri del Ryozampaku e dei ragazzi di Nerima.


A volte penso di non saper poi granché tessere dei misteri: credo tutti coloro che abbiano letto Kenichi abbiano indovinato che qui c'era Ogata (ma avete indovinato il Terzo Uomo e gli altri ospiti?), mentre sulla pozione di Jenazad, i cui componenti sono stati contrabbandati nel capitolo 14, per la saga iniziata nel capitolo 12, credo di essere stato più bravo.


Kenichi e gli altri imparano che devono accettare le libere scelte dei loro amici, mentre lo Yami vuole trasformare i loro amici in macchine assassine prive di volontà.


Hayato ed Ogata faranno danni e lo vedrete.
C'è un indizio sul prossimo capitolo: vediamo se lo cogliete


Ranma che viene travolto dai gatti e si trasforma nella sua versione Neko Ken è stata una cosa che non ho resistito al fare: avrà implicazioni più complesse del previsto e si riallaccerà con un altro importante tema di crescita per Ranma, che abbiamo già toccato nei capitoli precedenti: vediamo se indovinate quale.
Questo capitolo è uscito dopo pochi giorni, ma mi sembrava giusto pubblicarlo: si sciolgono i nodi e la storia va avanti. I prossimi devo scriverli, ma sono già nella mia testa. Alla prossima!



Legenda


Silcardo Jenazad*: il Gran Maestro del Pencak Silat che nel manga di Kenichi ha rapito -Miu per farla diventare la sua allieva, facendole il lavaggio del cervello, nei volumi 47-51; come raccontato anche nel capitolo 3 della fanfiction. A questa pozione si riferiva il dialogo tra Mikumo ed Ogata del capitolo 17, e l’avvertimento di Saiga del 19
Un film**: indovinate a quale film si riferisce Ranma e scoprirete il suo stratagemma…


SEIDOU GOUITSU***: la tecnica proibita sviluppata da Ogata, che l’ha insegnata prima a Ryuto Asamiya, il suo allievo, e poi a Kanou Sho e Kajima Satomi dello Yomi, per usarli come cavie da laboratorio. Consente di utilizzare sia il Ki del Sei che quello del Dou, cosa di norma impossibile, aumentando così la propria potenza in maniera esponenziale. Questo però espone l’utilizzatore a gravi rischi per la propria salute. Tuttavia, il Seidou Gouitsu permette ad un Gran Maestro di salire di parecchio di livello, e sul finale del manga di Kenichi si ipotizzava che Ogata potesse servirsene per, grossomodo, pareggiare il livello di Hayato



Mini-Guida per il manga di Kenichi:


Dou: il modo di combattere sfruttando le proprie emozioni e facendo esplodere il Ki all’esterno. Sakaki, Apachai, Miu, Ryoga, Kuno e Kisara usano il Dou


Sei: il modo di combattere sfruttando la calma interiore e la capacità analitica e controllando le emozioni, per trattenere il Ki. Hayato, Akisame, Kensei, Shigure, Kenichi, Ranma e Mousse usano il Sei.


Katsujinken: o Pugno Che Salva, è la filosofia seguita al Ryozampaku, per la quale le arti marziali si usano per il bene, per salvare il prossimo e non per uccidere


Satsujinken: o Pugno Che Uccide, è la filosofia seguita dall’Organizzazione Yami, per la quale le arti marziali si usano per egoismo, profitto personale ed uccidere i nemici
 

   
 
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