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Autore: lo_strano_libraio    21/04/2024    0 recensioni
E se Stranger Things fosse ambientato durante la Guerra Dei Trent’anni? (1618-1648)
Le vicende dei protagonisti di Hawkins trasposte (ma differenti allo stesso tempo 😉), in un villaggio della campagna tedesca, durante uno dei conflitti più grandi e sanguinosi mai avvenuti. Il sottosopra si intreccerà con le vicende storiche che hanno attraversato questo piccolo paesino, entrato nella storia.
Genere: Guerra, Horror, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dr. Brenner, Dr. Brenner, Jim Hopper, Joyce Byers, Maxine Mayfield, Mike Wheeler
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 15: La Fine dei Giochi

 

Joyce era stretta a Hopper, piangendo sulla sua spalla.

“Oh Hop, com’è potuto succedere tutto questo? Vorrei solo indietro Will, il mio bambino…”

“I ragazzi lo avranno già trovato, dobbiamo solo-“

Hopper si interruppe udendo uno sferragliare di armi provenire poco distante da loro. Per sorpresa dell’uomo e della donna, Raimondo e Leslie si stavano sfidando in un duello tra le vie di Lützen, probabilmente iniziato un centinaio di metri più avanti, ma i due erano così presi dallo scontro da non essersi resi conto di essere arretrati fin dentro il paese. 

Il giovane condottiero emiliano menava fendenti con la sua alabarda, mentre l’highlander rispondeva parandoli con la sua claymore e, quando intravedeva uno spiraglio nella difesa dell’avversario, tentava un affondo. La bravura dei due garantiva però una sostanziale parità. Lo spettacolo del loro scontro, nei movimenti, le parate e i contrattacchi, era però uno spettacolo per gli occhi.

“Fermatevi, idioti!” Sbottó indignata, Joyce alla loro direzione. 

I due si interruppero e rimasero basiti quando si resero conto di essere stati sgridati da una signora.

“Non capite che il vostro scontro non ha senso? Questa intera guerra è una gigantesca, inutile baggianata!”

“Ma-“ provó a interromperla, Leslie.

“Siamo cristiani, tutti quanti noi: chisse ne frega se siamo cattolici o protestanti!”

“Signora, io in realtà sarei pure cattolico” la interruppe Leslie “combatto per gli svedesi perché sono un mercenario”.

“Non è questo il punto, dannazione!” Gli urló in faccia Joyce, spaventando il gran soldato come un gattino “il demonio si sta approfittando delle nostre divisioni per mietere vittime, qui a Lützen, lo avete visto coi vostri stessi occhi!”

I due sembravano toccati dalle parole di lei.

“Mio figlio è in pericolo: se voi vi considerate cavalieri, veri discendenti di Re Artú, allora aiutatemi a riportarlo a casa sano e salvo!”

“Staranno portando il bambino sulla collina, fuori dal buco infernale, ci serve qualcuno che uccida i demoni che girano per Lützen, che difenda i cittadini! Gli imperiali badano solo a far la guerra.” Aggiunse Hopper.

Raimondo e Leslie si guardarono. L’italiano porse una mano allo scozzese: “In nome di Dio?” 

L’altro gliela strinse: “In nome di Dio. Ma solo fino alla prossima battaglia: sai, non mi hanno ancora pagato lo stipendio.” 

Raimondo sorrise: “Quindi anche gli svedesi sono di braccino corto, eh?”

Tutti udirono un grido di paura provenire da una stradina laterale: era quello di Nancy!

I quattro accorsero lí e videro lei e Johnathan tremanti di fronte a un demogorgone che si stava avvicinando a loro con fare minaccioso. 

Hopper, Raimondo e Leslie gli si fiondarono contro. L’italiano lo arcionó alla testa con l’alabarda, lo scozzese gli taglió i piedi con la claymore e il tedesco affondó nel suo cuore con la Zweihander di Lord Hans. Il mostro venne fatto letteralmente a pezzi dalla furia combattiva dei tre guerrieri. 

Johnathan corse da sua madre: “Mamma, state bene?”

“Ma di cosa ti preoccupi per me, quando stavi per farti sbranare da quel mostro?!”

“Beh…”

“Te l’avevo detto che si può sparare solo se non ti tremano le mani.” Lo ammoní bonariamente, Raimondo.

“Mi sa che sono più adatto al forcone che al moschetto.” 

“Dove sono mio fratello e gli altri ragazzi?” 

“Sono andati a prendere Will dal buco sulla collina insieme alla contessina spagnola, venite, dob-“  Hopper si interruppe, sentendo un suono di trombe: era un ordine di ritirata! Assieme a queste, si udivano anche delle grida in lontananza.

“Il Re é morto! Ritornare alle posizioni di partenza!”

Tutti rimasero sbigottiti, Hopper e Leslie piú degli altri.

“Gustavo Adolfo…é morto?” Mormorò Hopper, spaventato dalle stesse parole che gli uscivano dalla bocca.

“No, no…questo è un disastro, non ora…” Leslie non era scosso soltanto per motivi strategico-militari, ma soprattutto perché aveva instaurato una sincera amicizia col Re svedese: per lui era stato come un mentore, e avrebbe usato quello che imparò sotto il suo servizio combattendo contro le forze reali di Carlo Stuart nella Guerra civile inglese.

“State dicendo che ve ne andate?!” Chiese Nancy.

“ORA?!” Aggiunse Joyce.

“Trovo difficile che gli altri generali svedesi e il re sassone vogliano continuare la battaglia.

Johnathan si rivolse a Raimondo con fare supplichevole. “Allora dovrai convincere tu Wallenstein a non inseguirli, o la gente qui sarà in totale mercé ai demoni. Per non parlare poi di quel Don Brennero, se trovasse mio fratello in compagnia di sua figlia, lo rapirebbe per fargli chissà quali esperimenti!”

“É impossibile” gli rispose Raimondo “Quel pallone gonfiato pensa solo alla sua carriera militare, si starà fregando le mani all’idea di una promozione e di come leccherà i piedi dell’imperatore raccontandogli della sua grande vittoria”.

Hopper prese così Leslie dalle spalle, fissandolo con occhi disperati nei suoi “Allora siete voi la nostra unica speranza: tornate al quartier generale protestante e fate di tutto per convincerli a continuare la battaglia, almeno fino a quando Will non sarà salvo e al sicuro.”

Leslie ricambió lo sguardo con decisione e fiducia. “Vi giuro che farò di tutto per farla pagare a quei bastardi.” 

I due si scambiarono una stretta di mano. Leslie si volse un’ultima volta verso Raimondo prima di correre via. “Non siete male come duellante, chissà, magari un giorno ci rivedremo per vedere chi è il migliore”.

“Vi darò molto volentieri l’onore della rivincita” gli rispose il giovane con un sorriso.

I ragazzi uscirono finalmente alla luce del sole dal buco del Sottosopra nel mulino. Ma ad aspettarli non c’era la calorosa accoglienza di Joyce, Hopper, Nancy e Johnathan, ma un’amara sorpresa: Don Brennero coi suoi uomini assieme a Susan e Neil con in mezzo a loro poco di meno che Billy stesso che fissava i ragazzi con uno dei suoi ghigni inquietanti, erano lí, tutti quanti ad aspettarli all’entrata, sorpresi tutti (tranne Billy ovviamente), anche loro.

“Ciao Maxine, grazie di avermi portato Will” disse il posseduto alla sorellastra. Lei rimase ferma a guardarlo dallo shock con occhi tremanti. 

“Billy, come hai? Che ci fai qui?”

“Oh cazzo…” mormorò tra sé e sé Dustin facendosi il segno della croce.

Il cadavere di Gustavo Adolfo era attorniato dai suoi soldati e generali. 

Pianti virili si sentivano dentro d fuori la tenda, dove una folla di era accalcata per vedere il corpo inerme del Leone del Nord, venire portato dentro e posato sul tavolo tattico.

Bernardo di Sassonia era quello più colpito di tutti, perché mentre gli svedesi avrebbero potuto anche tornare a casa loro col benestare degli imperiali, il suo reame sarebbe stato la vittima sacrificale della pace.

“Devo andare, devo portare i miei uomini a  Eisenach per organizzare la difesa del ducato.

“Nessuno andrà da nessuna parte!” Tutti si volsero all’entrata, dove Leslie entrò petto in fuori per dimostrare che al contrario di loro, lui non aveva paura.

“La battaglia non è ancora persa!”

“Ma che dite? Il Re é morto!” Lo ammoní Bernardo, puntando con le mani al cadavere come se Leslie non l’avesse visto.

“E quindi? Un esercito é il suo generale o la somma dei suoi soldati?”

“Non temete, avrete comunque il vostro pagamento” gli disse Dodo con fare ironico, sottolineando quale pensasse fosse il motivo di tanto ardore militare.

“Cosí mi offendete, Dodo” gli rispose lo scozzese per le righe “Gustavo Adolfo era un mio caro amico, e proprio per questo non posso accettare di lasciarla vinta così a quel porco di Wallenstein! Cosa direbbe ora il vostro Re se vi vedesse piagnucolare sul suo corpo come delle femminucce?! Non volete fare vedere al nemico chi è l’esercito che Gustavo Adolfo ha guidato alla vittoria da due anni a questa parte?! Non volete rendere onore al suo nome un’ultima volta e far in modo che la sua morte non sia stata vana?!”

Tutti nella sala si guardarono in cerca di un cenno d’intesa.

Wallenstein intanto gongolava asciugandosi la fronte sudata con un fazzoletto: era arrivato tanto così vicino al credere di aver perso la battaglia, quando la provvidenza divina, o così riteneva, lo aveva salvato.

“Santi numi, Dio é con noi! DIO É CON NOI!”

Un’attendente irruppé nella tenda di fretta, rosso in volto dalla fatica della corsa e terrorizzato.

“Signore, gli svedesi sono in formazione”.

“Di ritirata! Ci lasciano il campo libero!” Concluse per lui la frase il Gonzaga.

“No, avete frainteso” lo interruppé il giovane soldato “Stanno attaccando di nuovo, e sembrano furiosi!”

Il silenzio cadde nella tenda.

   
 
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