Film > X-men (film)
Segui la storia  |       
Autore: Padmini    24/04/2024    1 recensioni
Il Professor Charles Xavier ha vissuto una vita lunga e piena di gioie ma anche di dolori, i suoi poteri gli permettono di entrare nella mente delle altre persone, ma il suo corpo lo frena.
Se potesse avere una seconda possibilità e l'occasione di essere di nuovo felice?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Raven Darkholme/Mystica
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sto pian piano andando avanti con questa storia, mi sto chiedendo se ne valga la pena, probabilmente la sto leggendo solo io che la sto scrivendo. Pazienza, non fa niente, scrivere mi aiuta a esprimere la mia creatività e continuerò a farlo.

Spero che ciò che scrivo aiuti anche voi a trovare un momento di svago nel caos della vita.

Un abbraccio

Mini


8. Speranza

 

“Charles! Charles! … CHARLES!!”

Charles si svegliò all’improvviso, qualcuno lo stava chiamando ma non capiva chi fosse. Era Erik? No, era la voce di …

“Jean …” mormorò.

Cos’era successo? Era svenuto? Poteva sentire il cuscino sotto la testa ma c’era qualcosa che non andava, il letto era morbido, ma non abbastanza. Si mosse lentamente e si rese conto che le gambe rispondevano, aprì gli occhi con cautela e si rese conto che non era a letto, era disteso sul tappeto della biblioteca, accanto alla poltrona sulla quale aveva preso sonno.

“è stato solo un incubo” lo rassicurò Jean “Non avrei voluto, ma è stato piuttosto forte, non ho potuto fare a meno di percepirlo.

Charles arrossì.

“Devo aver gridato. Ho svegliato qualcuno?”

Jean scosse la testa.

“No, hai gridato nel sogno, mi fischiano ancora le orecchie” disse lei sorridendo “Ma nessuno ti ha sentito a parte me.”

Charles si mise lentamente a sedere, era tutto sudato e tremava. Si alzò e subito iniziò a girargli la testa.

“Piano” gli disse Jean “Piano … Vuoi raccontarmi cosa hai sognato?” gli chiese con voce dolce e rassicurante, lui però la guardò male.

“Sai già cosa ho sognato” disse “Non ho voglia di raccontarlo di nuovo.”

Jean arrossì.

“Ammetto di aver avuto la tentazione di guardare” disse, distogliendo lo sguardo per l’imbarazzo “Ma no, non ho visto niente.”

Charles annuì.

“Meglio così.”

“Sei sicuro di non volerne parlare?” lo incoraggiò lei.

Lui annuì.

“Devo riflettere, da solo, questo sogno mi ha fatto venire dei dubbi. Forse è prematuro parlare con il presidente, forse prima dovremmo capire come muoverci, ma nel frattempo la produzione di quei sensori potrebbe andare avanti e …”

“Sei stanco” lo interruppe Jean “Perché non vai a dormire? Intendo in un letto vero. Ti cederei il mio, ma dovresti sopportare Scott che russa!” disse, senza riuscire a trattenere una risata.

“Non servirà” rispose lui “Ricorda che, almeno dal punto di vista fisico, sono più giovane di voi, posso resistere tranquillamente una notte accampato qui in biblioteca.”

“Smettila di fare i capricci e vieni a letto!”

Charles e Jean si voltarono di scatto, era appena entrata Raven, entrambi la guardarono stupiti.

“Hai un letto matrimoniale in camera, mio bel principino” disse lei “Non mi dire che ti imbarazza dividerlo con me!”

Charles arrossì.

“Non mi sembra il caso, Raven. Stai tranquilla, io …”

“Finiscila!” lo sgridò lui, poi lo afferrò per il polso e iniziò a trascinarlo via “Buonanotte, Jean.”

Charles non oppose resistenza, si lasciò trascinare via sotto lo sguardo divertito di Jean.

 

“Raven, fermati!” ripeté Charles, mentre lei lo trascinava verso la camera.

“Se volessi davvero farlo ti saresti già liberato della mia presa!” rispose lei “Avanti, dì la verità, ti fa piacere dormire insieme a me!”

Charles arrossì ancor di più.

“Veramente io …”

“Smettila di comportarti come un bambino!” lo rimproverò ancora lei “Siamo arrivati.”

Raven aprì la porta e lo spinse dentro.

“Ti ho preparato il pigiama, ora mettilo e vieni a letto.”

Charles obbedì, andò in bagno, si cambiò e tornò con il pigiama, si avvicinò al letto ma restò in piedi ad osservarla.

“Distenditi, avanti, non fare tanti complimenti.”

“Credevo che tu e Erik …” iniziò Charles, scostando la coperta per distendersi accanto a lei.

“Io e Erik … cosa?” domandò Raven divertita “Credevi che fossimo una coppia?”

“In effetti lo pensavo.” rispose lui, stringendosi nelle spalle.

Raven sorrise, era distesa a pancia in su e teneva gli occhi chiusi.

“Sei un telepate e sei anche molto intelligente” disse “Eppure per certe cose sembri uno stupido.”

Lui si distese al suo fianco, aggrottò le sopracciglia, cercando di capire.

“Ooooh, capisco …” disse infine, rilassando il volto e chiudendo gli occhi “Hank …”

Lo schiaffo arrivò prima che Charles lo potesse anche solo intuire.

“Sei un idiota!” esclamò lei, mantenendo comunque basso il volume della voce.

“Raven …”

Lei era sopra di lui, lo osservava dall’alto, sembrava arrabbiata, poi si calmò e tornò a stendersi.

“Lo capirai …” disse, più rilassata “Ora dormi.”

Charles si voltò verso di lei, si sfiorò la guancia ancora dolorante, poi chiuse gli occhi e, finalmente, si addormentò.



 

Il giorno seguente Charles si sentiva a pezzi, nonostante fosse riuscito a dormire qualche ora dopo l’incubo, si sentiva ancora fisicamente e mentalmente stanco. Approfittando della giornata soleggiata e calda si preparò un caffè e andò a berlo in giardino. Sapeva di essere in ritardo per il suo solito allenamento con Logan, ma quel giorno ne avrebbe fatto a meno, la sua salute era più importante.

Proprio in quel momento arrivò lui.

“Hey, Chuck!” lo chiamò “Sei in ritardo oggi, ti stavo aspe-oh” disse, interrompendosi “Hai due occhiaie che ti sfiorano le ginocchia. Cosa ti è successo?”

Charles gli lanciò un’occhiataccia con un sopracciglio alzato.

“Come mi hai chiamato?”

Logan rise di gusto.

“Chuck.Ti sta bene come soprannome.”

“Nessuno mi ha mai chiamato così.” rispose lui in tono di rimprovero.

“Abituati.”

Charles espirò dal naso, irritato, ma questo fece divertire ancor di più Logan.

“Non cambiare argomento, Chuck” riprese Logan “Ti ho chiesto come mai sei così stanco. Cos’è successo stanotte? Non osare dire che non è successo niente.”

Charles si massaggiò la fronte.

“Va bene, va bene!” rispose lui “Ho avuto un incubo, tutto qui.”

“Oh, povero bimbo, ha avuto un brutto sogno!” lo prese in giro.

Charles sembrò arrabbiarsi, poi però sorrise, ma quel sorriso non durò a lungo, subito fu oscurato dalla sua ansia.

“Tu scherzi, ma comincio a pensare che parlare ora con il Presidente sia prematuro o, forse, addirittura inutile.”

“Sei sicuro di essere Charles Xavier?” chiese Logan, spaventato da quel cambio di umore “Non ti riconosco! Perché dovrebbe essere inutile? Per caso c’entra il tuo brutto sogno?”

Charles aveva lo sguardo basso, guardava verso le piastrelle del pavimento senza vederle davvero, la sua mente viaggiava tra ricordi, presentimenti e paure.

“Io un tentativo lo farei. Non è da te perdere la speranza, amico mio.”

Erik era arrivato all’improvviso e Charles, preso dai suoi pensieri, non se ne era reso conto, alzò lo sguardo, imbarazzato, come un bambino colto in fallo.

“I-io non …” era difficile trovare le parole, non sapeva nemmeno lui quali fossero le sue paure, per la prima volta, dopo tanti anni, si sentiva confuso.

“So bene di cosa hai paura” disse Erik “Hai paura che io possa rovinare tutto. Lo so, te lo leggo negli occhi e, a dirla tutta, non avresti nemmeno torto, ho dimostrato in più di un’occasione di non saper essere diplomatico ma, e lo sai bene, farei di tutto per proteggere la nostra specie.”

“Per una volta mi tocca essere d’accordo con te!” esclamò Logan “Charles, non devi temere che questo vecchio idiota rovini tutto, ci saremo noi!”

Charles sembrò esitare, poi annuì.

“Va bene” disse “Facciamolo. Ma andremo solo noi due, Erik e io. Non voglio che si senta preso d’assalto ma allo stesso tempo voglio che sia consapevole che siamo tutti dalla stessa parte. Erik” disse, guardandolo negli occhi “Questo deve essere imperativo. Sicuramente avremo divergenze di opinioni ma dobbiamo restare uniti.”

Charles prese un profondo respiro, poi parlò, esternando ciò che teneva dentro da tanto, troppo tempo.

“Non credere che sia un ingenuo, so e ho sempre saputo che i mutanti sono superiori agli esseri umani ma, nonostante il nostro vantaggio, in realtà siamo sempre stati più deboli e sai perché? Perché eravamo divisi! Il nostro sciocco conflitto interno non ha fatto altro che indebolirci! Ponevamo la nostra attenzione sul problema sbagliato! Invece di combattere per i nostri diritti eravamo troppo impegnati a combatterci tra di noi!”

Erik annuì. Logan, poco distante, espirò un lungo filo di fumo.

“Non hai torto.” ammise “In effetti, se fin dall’inizio avessimo unito le forze ci saremmo risparmiati molti problemi.”

“Se tu non avessi anteposto i tuoi problemi di fronte a quelli dei mutanti …” disse Charles.

Erik sembrò essersi offeso, lo sguardo di Charles era carico di rimprovero e Logan temette che i due si sarebbero presi a pugni, la tensione era altissima … ma Erik annuì.

“Hai ragione” disse infine “Io ero accecato dal mio desiderio di vendetta, non potevo sopportare che ciò che avevo subito io continuasse ad accadere e non mi rendevo conto che, agendo in modo sconsiderato, peggioravo la situazione. Anche tu, d’altra parte …”

“Sì, certo” ammise Charles “Entrambi abbiamo la nostra parte di colpa, ma ciò che abbiamo fatto, anche se in fazioni diverse, ha contribuito a ciò che siamo ora. Mentre tu attaccavi chi voleva farci del male io cercavo di difenderci, abbiamo sempre lavorato in squadra senza essercene mai resi conto e questo ha portato instabilità e debolezza.”

“Ora, però, siamo dalla stessa parte e perseguiamo lo stesso obiettivo. Spero che tu concordi con me sul fatto che non si può sempre ricorrere alla diplomazia, bisogna anche imparare a usare le armi.”

“Lo sappiamo bene” intervenne Logan, che aveva ascoltato quello scambio di idee con crescente entusiasmo.

Erik guardò verso il giardino e sorrise.

“Sai una cosa? Dopo tutti questi anni, dopo tutti i conflitti, dopo tutte le lotte … la cosa più strana per me non sarà essere tuo alleato … ma vederti così giovane!” concluse, per poi mettersi a ridere.

Charles rise con lui.

“A proposito, hai già incontrato Wanda?”

Erik sorrise.

“Sì, ci siamo parlati, anche con Piero. Non è stato facile all’inizio, ma è stato … costruttivo.”

Charles gli sorrise, era un sorriso traboccante di gioia e orgoglio, ma nessuno avrebbe potuto scorgere in lui anche un’ombra di rimpianto per se stesso e per la vita che aveva dedicato a un sogno che si stava sgretolando sotto i suoi piedi.

“Andiamo a fare colazione?” propose Logan, spegnendo il sigaro su un posacenere “Tu considerati esonerato dagli allenamenti per oggi” aggiunse, rivolto a Charles “Riposati.”

Lui annui.

“Vieni con noi’” propose Erik.

“Vi raggiungo tra un momento.”

“Come vuoi” gli disse Logan “Ti avverto che domani ti farò recuperare tutto … Chuck!” concluse ridendo, poi se ne andò insieme a Erik.

Charles restò solo, si massaggiò le gambe, era strano sentire quel tocco, era strano poter camminare, era strano avere una seconda possibilità …

“C’è sempre una speranza” disse ad alta voce “Questa volta sarà tutto diverso.”



 

La giornata proseguì normalmente, a dispetto dei timori di Charles, Erik e Raven si integrarono bene con gli studenti e anche i più scettici percepirono che non c’era alcun pericolo. Charles, come promesso, riuscì ad ottenere un incontro con il Presidente degli Stati Uniti.

“Ci riceverà stasera” disse a Erik, non appena ebbe terminata la chiamata.

“Stai scherzando?” chiese lui “Di sera?”

“O stasera o tra un paio di mesi” rispose Charles “e noi non possiamo permetterci di aspettare.”

“Tutto ciò è ridicolo!” esclamò Erik, arrabbiato.

“Non lo è, purtroppo” rispose Charles, più pacato “è tristemente vero. Il problema dei mutanti è sempre stato trattato con superficialità, noi ora possiamo accontentarci di ciò che ci viene dato, non siamo nelle condizioni di iniziare una guerra.”

“Lo sai bene, Charles, le guerre le iniziano sempre loro!”

“I tempi sono cambiati rispetto a quando noi eravamo giovani, ora le lotte per i diritti delle minoranze sono più attuali. Se partissimo con un atteggiamento bellicoso non arriveremmo da nessuna parte.”

“Sai che non servirà a niente, vero? Sai che dovremo difenderci. Non importa chi abbia ragione, la storia la scrivono i vincitori.”

“Sarà così” rispose Charles “Noi muoveremo la prima pedina e lo faremo in modo pacifico, poi starà a loro rispondere e, in base alla loro risposta decideremo come procedere con la partita.”

Erik sembrava dubbioso a riguardo, conosceva l’indole pacifista del suo amico, ma lo sguardo di Charles era diverso quella sera, in lui c’era speranza, ma anche rabbia, determinazione e voglia di riscatto.”

“Sarò al tuo fianco, amico mio.”

“Come io sarò al tuo.”

 

Charles era confuso, gli sembrò di rivivere quel sogno, perfino le parole pronunciate dal Presidente erano le stesse e lui stesso, nonostante si sforzasse, finì per ripetere le stesse cose. Mentre parlava, Charles temette che tutto il sogno potesse avverarsi. Nella furia del discorso, si rese conto che stava per finire, quelle sarebbero state le ultime parole che avrebbe pronunciato prima di … Provò a resistere, a non parlare, ma le parole uscivano senza controllo perché erano vere, erano la manifestazione del suo pensiero.

Lei dovrebbe agire per la convivenza pacifica! Se non è in grado di fare questo” concluse, senza celare il disprezzo nello sguardo e nella voce “Può lasciare il posto a chi ne sarebbe in grado!”

Nonostante fosse più determinato che mai, sentì un brivido freddo corrergli lungo la schiena. Vide il Presidente iniziare ad alzarsi e allora agì d’istinto, congelò tutti nella stanza a parte Erik.

“Che fai?” gli chiese lui “Stavamo parlando e …”

“No, non è il caso. Fidati. Dobbiamo andarcene, subito. Seguimi.”

Erik era confuso, ma lo seguì fuori dalla stanza dove, ad attenderli con i fucili già pronti, c’erano dei soldati.

“Non posso crederci …” mormorò Erik “Davvero erano pronti ad ucciderci? Tu come lo sapevi?”

“Sono un telepate, lo hai dimenticato?” gli domandò Charles, mentre entrambi correvano fuori dalla Casa Bianca “Inoltre … “

“Inoltre?”

“Te lo spiegherò più tardi. Ora prendiamo il jet e torniamo a casa. Ho un brutto presentimento.”

Erik non rispose, si limitò a seguirlo in silenzio ma, una votla a bordo del jet, pretese delle spiegazioni.

“Dimmi, cosa ti turba? Cos’è successo prima?”

“Ho avuto un incubo stanotte” spiegò Charles “Un incubo che stava diventando realtà. Eravamo in pericolo, non sarebbe finita bene.”

“Come … no, lascia perdere” disse Erik, vedendo che la domanda lo aveva messo in difficoltà “Sogno premonitore a parte” disse “Hai detto di avere un presentimento, cosa intendevi?”

“Da una parte sono convinto che sia un bene che gli umani sappiano che siamo dalla stessa parte” disse “Dall’altra non vorrei aver messo un grosso bersaglio sopra le nostre teste, la nostra alleanza potrebbe essere un valido motivo per attaccarci.”

“Non abbiamo fatto niente di male!” gridò Erik “Sei stato tu a dire che dovevamo muoverci con diplomazia! Ora vuoi rinnegare la nostra alleanza?”

“No! NO!” rispose lui “La nostra alleanza è un’arma a doppio taglio, sarà la nostra forza ma potrebbe essere anche usata contro di noi, per questo dobbiamo essere preparati.”

“Se vuoi che me ne vada …”

“No. No, Erik. Te l’ho detto. Ci attaccheranno, ma noi saremo uniti e questo segnerà la nostra vittoria.”

Erik sorrise, dopo tanto tempo sentiva di potersi fidare di qualcuno, il peso del comando, delle responsabilità, era equamente suddiviso tra lui e Charles, lo portavano insieme, come una squadra. Nonostante fosse consapevole dei pericoli nascosti nel loro futuro, per una volta si sentì pieno di speranza.

“A proposito” disse Erik “So che sei andato a letto con Raven”

Charles arrossì.

“Abbiamo dormito nello stesso letto.” ammise lui, candidamente.

“Avanti, vecchio mio, non sei un bambino! Mi ha detto che pensavi che io e lei avessimo una relazione e che lei ricambiasse l’amore di Hank.”

Charles si strinse nelle spalle.

“Dimmi, amico mio, da quanto tempo hai rinunciato ad amare?”

La domanda lo colpì come una frustata.

“Ti sembra una domanda da fare a un uomo della mia età?” chiese, offeso.

“Non hai più ottantaquattro anni, Charles” gli ricordò Erik “Ne hai sessanta in meno. Non vuoi approfittare di questo fatto per ricominciare?”

Charles non rispose.

“Raven ti ha sempre amato e tu non te ne sei mai accorto.” gli disse Erik “Hai sempre avuto un grande intuito per le vite degli altri ma ti sei dimenticato di osservare te stesso.”

Ancora una volta, Charles non rispose, ma nella sua mente i pensieri vorticavano come in una tempesta. In mezzo a quelle nubi, all’improvviso, vide una luce.

“Siamo arrivati.”


 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > X-men (film) / Vai alla pagina dell'autore: Padmini