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Autore: Justice Gundam    24/04/2024    0 recensioni
Il Confine dell'Oceano, un gruppo di rigogliose isole nelle vicinanze del Primo Continente. Un gruppo di coloni, facenti parte di una spedizione del Regno di Estania, in cerca di un luogo dove iniziare la loro nuova vita. Gli avventurieri che vegliano su di loro e mantengono la sicurezza. Ma una minaccia terribile incombe su di loro: un esercito di insetti giganteschi e creature insettoidi è apparso all'improvviso e minaccia l'incolumità degli abitanti. Una manciata di esperti, maghi e combattenti saranno gli unici in grado di proteggere i coloni del Confine dell'Oceano da questa mostruosa invasione...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Pathfinder: L'Isola degli Insetti Giganti

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 15 - Un nuovo obiettivo

 

"Mi sembra... abbastanza evidente. Non c'è tempo da perdere. Dobbiamo raccogliere tutto quello che possiamo trasportare, e riprendere quanto prima la strada per Tarago." La risposta della comandante Torreblanca alla domanda di Albion fu chiara e netta. "Spero soltanto che i nostri uomini riescano a continuare. Le condizioni non sono delle migliori, e abbiamo anche diversi feriti che non possono muoversi con le loro forze."

"Io e Lady Serena ci occuperemo di quelle persone, comandante Torreblanca." rispose Hipolito con un cenno della testa, indicando anche la giovanissima warlock dai capelli neri, che annuì silenziosamente. "Quanto ci vorrà da qui per raggiungere Tarago, più o meno?"

"Se facciamo abbastanza in fretta... prevedo fra i cinque e gli otto giorni. Ovviamente, simili previsioni non tengono conto del fatto che in qesti viaggi potrebbe accadere di tutto... ugh!" La comandante fece una smorfia di dolore quando si alzò e cercò di muovere qualche passo - la gamba che aveva perso durante il viaggio era stata sostituita alla meglio da una gamba di legno fissata al ginocchio, e la donna stava cercando di abituarsi all'arto artificiale, ma la menomazione non era ancora guarita del tutto, e ancora adesso le inviava delle tremende fitte di dolore. Torreblanca cercò di muovere qualche passo, e Draig si prodigò per aiutarla quando ebbe l'impressione che stesse per cadere.

"Grazie, soldato Draig... ce la posso fare." rispose Orsola con un sorriso accomodante. "Come stavo dicendo, ci vorranno tra i cinque e gli otto giorni per raggiungere Tarago, alla velocità con cui ci siamo mossi finora. Tuttavia, c'è un elemento che mi dà da pensare... e credo che si tratti di qualcosa che il vostro gruppo può gestire, paladino Albion."

Il dragonide argentato alzò la testa, pronto ad eseguire gli ordini. "Ci dica, comandante Torreblanca." affermò. "Di che cosa si tratta?"

"Se si tratta di un potenziale pericolo, la nostra squadra farà tutto il possibile per neutralizzarlo." continuò Damiàn.

Accettando finalmente un po' di aiuto da parte di Draig, Orsola si sedette su uno sgabello e si massaggiò quello che rimaneva della sua gamba menomata. "Apprezzo il vostro zelo, signori. Ma in realtà non sono sicura che si tratti di una cosa così pericolosa. Almeno, non tanto quanto lo era stato quel tempio demoniaco..." disse, riferendosi al culto di Deskari che Albion e i suoi compagni avevano scovato ed annientato nelle rovine nascoste dalla foresta. "No, i nostri esploratori hanno riferito di aver visto una bizzarra costruzione su un luogo sopraelevato. Una costruzione che sembra essere abbastanza ben tenuta, il che fa pensare che ci viva qualcuno, da quelle parti. E' a circa tre giorni di cammino da qui. Vorrei che, nel momento in cui passeremo vicini a quella zona, il vostro gruppo andasse in esplorazione in quel luogo, in modo da assicurarci che, se davvero qualcuno vive da quelle parti, non rappresenti per noi una minaccia."

"Ai suoi ordini, comandante Torreblanca." replicò prontamente Albion, per poi rivolgersi al resto del gruppo. "Tutto chiaro, ragazzi? Signorina Pepa, se lei non dovesse sentirsi bene, può tranquillamente chiedere di essere esonerata dalla spedizione."

La ranger dai capelli rossi si gurdò il braccio nel quale aveva ricevuto una puntura da una delle api giganti che avevano aggredito il campo solo poche ore prima. La ferita era gonfia ed arrossata, e l'arto non si muoveva ancora bene, ma Pepa faceva del suo meglio per non far vedere il suo disagio. "Grazie, paladino Albion, ma... credo che tra qualche giorno il mio braccio sarà di nuovo abbastanza saldo da tirare con l'arco come prima." affermò con un lieve sorriso.

"Se è necessario, posso dare una mano io." propose Hipolito con decisione. "So abbastanza di erbe e rimedi naturali da poterla aiutare a neutralizzare gli effetti del veleno."

Pepa si ritirò di un passo, con un moto quasi involontario. "Ehm... Grazie, ma... non ce ne sarà bisogno, Hipolito. Riservate le vostre cure a chi è ferito più gravemente di me." affermò. Sperò tra sè di non essere stata troppo frettolosa nel suo rifiuto. Ma ancora non riusciva a fidarsi di un halfling...

"Va bene..." rispose Hipolito, un po' deluso. Ma il rifiuto di Pepa non lo scoraggiò a lungo, e il piccolo druido tornò rapidamente al suo solito entusiasmo. "D'accordo, quando passeremo vicino a quel posto, andremo a dare un'occhiata! Che ci sia qualche creatura interessante che vive da quelle parti?"

"Nulla che voglia mangiarci a colazione, vorrei sperare." rispose Damiàn con un pizzico di ironia.

Draig serrò gli occhi e riuscì a sfoderare un ghigno arguto. "Se ci dovesse provare, ci penso io ad arrostirla e a mangiarla a colazione." rispose prontamente. "E va bene, cercheremo di muoverci il prima possibile. Albion, credi che riusciremo a partire tra due giorni?"

Albion si sfregò il mento con una mano. "Hmm... forse anche domani, se siamo abbastanza rapidi." rispose il paladino dalle squame argentate. "Va bene. Cominceremo subito a fare i preparativi,  e vi faremo sapere quando siamo pronti."

"E io mi occuperò di farlo sapere ai fedeli sudditi di Estania." affermò Serena. La sua espressione non era cambiata dalla sua classica espressione distaccata, ma Albion aveva la netta impressione che ci fosse un po' più di energia nelle sue parole.

Orsola Torreblanca annuì in segno di approvazione, permettendosi di sperare per il meglio per la prima volta da quando Pasiega era stata messa a ferro e fuoco. Quei ragazzi erano stati senza dubbio tra i più devoti ed entusiasti difensori del loro popolo - tra quelli che erano ancora vivi, per lo meno.

Guardandoli così, aveva almeno la speranza che ci fosse una possibilità per i rifugiati di sopravvivere e tornare alla loro terra natale...

 

oooooooooo

 

Una volta che il messaggio della comandante Torreblanca era stato comunicato a tutto l'accampamento, i rifugiati non avevano perso tempo a prepararsi al viaggio che li aspettava. Tutti coloro che potevano muoversi con le loro forze si erano adoperati per raccogliere lo stretto indispensabile, smontare le tende e caricare tutto sui carri. I feriti che non erano in grado di muoversi da soli erano stati caricati a loro volta su delle carrozze, e un gruppo di medici - quelli che erano sopravvissuti e che erano in grado di medicare i pazienti - erano stati affiancati a loro. Albion, Draig e i loro compagni si erano prodigati fino a sera per fare in modo che i preparativi proseguissero senza intoppi e il più rapidamente possibile. Finalmente, non appena il sole fu sceso oltre l'orizzonte, il gruppo di avventurieri aveva consumato un pasto adeguato e si era coricato, godendosi qualche ora di riposo prima della marcia forzata che li attendeva

Il giorno dopo, una volta ultimati i preparativi, i rifugiati di Pasiega e delle altre colonie estaniane si erano mossi e avevano ripreso la strada per Tarago, dirigendosi verso un passo tra le montagne e sperando di atraversarlo prima che i mostruosi insetti che infestavano Abundancia fossero loro addosso. All'inizio, per fortuna, non c'erano stati intoppi. La strada era pianeggiante, e il gruppo di rifugiati avanzava spedito verso il loro obiettivo, protetti dal gruppo di avventurieri che avevano vegliato su di loro fino a quel momento.

All'alba del secondo giorno di viaggio, la strada aveva cominciato a farsi più accidentata, man mano che i rifugiati cominciavano ad avvicinarsi alle montagne... e come se non bastasse, gli insetti giganti avevano ripreso i loro attacchi. Prima che il sole fosse alto nel cielo, le carovane erano state aggredite da un paio di mostruosi coleotteri grandi come carri, emersi di colpo dalla fitta vegetazione... e che in quel momento stavano cercando di farsi largo tra i difensori di Pasiega per raggiungere le carovane!

"Avvicinati a me, Serena! Gli impedirò di colpirti!" ringhiò Draig, cercando di opporsi alla carica di un mostruoso scarabeo con un lungo corno sulla fronte, che cercava di sfondare la muraglia vivente che Draig ed Albion gli stavano opponendo. Il dragonide argentato afferrò con entrambe le mani la sua alabarda e mormorò una preghiera a Bahamut, la sua divinità protettrice, prima di scontrarsi con il corno dell'insetto gigante. L'impatto fu tremendo, ma il dragonide paladino piantò a terra i piedi artigliati e spinse con tutte le sue forze per trattenere la dirompente carica della bestia... mentre dal lato opposto, un cervo volante non meno grande del primo assalitore si avventava su Pepa e cercava di stritolarla tra le sue enormi mandibole frastagliate.

"Attenta, signorina Pepa!" esclamò Damiàn. "Globo di Fuoco!"

Il mago mezzelfo puntò la sua asta contro il gigantesco cervo volante e scagliò una sfera di fuoco scarlatto mentre Pepa si scansava e passava pochi centimetri sotto le mascelle del mostruoso insetto. Il globo di fuoco raggiunse il cervo volante gigantesco ad un fianco, provocandogli delle dolorose bruciature e costringendolo a ritirarsi... ma dal profondo della foresta, altre creature partirono all'attacco! Un piccolo sciame di mosche lunghe quasi un metro e mezzo emersero dalla vegetazione... con alla testa una mosca ancora più grande con il ventre rosso e l'esoscheletro di un bizzarro colore verde metallizzato.

Pepa puntò rapidamente il suo arco contro lo sciame di mosche e scoccò un paio di frecce in rapida successione, infilzando altrettante di quelle bestie disgustose, che si schiantarono al suolo un attimo dopo. La mosca più grande lanciò un ronzio assprdante e si lanciò contro la ranger, mentre Damiàn cercava di tenere l'attenzione del cervo volante su di sè, in modo da dare ad Hipolito e a qualcun altro la possibilità di coglierlo di sorpresa.

"Maledizione, ne arrivano altri!" esclamò Draig. "Aspettate, ci penso io!"

Serena annuì e scagliò un raggio di energia violaceo contro lo scarabeo rinoceronte, che riuscì a far barcollare per un attimo il gigantesco insetto corazzato e permise ad Albion di sferrare un poderoso fendente con la sua alabarda. Draig si voltò di scatto verso le mosche giganti, che già stavano per gettarsi contro i rifugiati, e scagliò dalle fauci una grossa palla di fuoco che colpì il primo insetto dello sciame. La mosca gigante prese fuoco all'istante e si ridusse in un mucchio di cenere, mentre il dragonide rosso volgeva la sua attenzione al resto dello sciame, inenerendole una alla volta.

"Attenzione, Draig! Alcune stanno passando!" esclamò Hipolito. Alcune delle mosche giganti, tra cui quella verde più grande delle altre, riuscirono a passare oltre le fiammate e fecero per scendere in picchiata sui rifugiati, dai quali provennero una serie di urla di terrore!

Almeno finchè un grosso dardo di balestra non volò da uno dei carri, colpendo alla testa una delle mosche giganti ed abbattendola all'istante. Gli altri insetti, compresa la mosca più grande, si dispersero per qualche secondo... e dal carro uscì la comandante Torreblanca, imbracciando una pesante balestra a ripetizione, un'arma dall'aspetto inquietante, dotata di un particolare meccanismo che consentiva di ricaricare i quadrelli immediatamente dopo averne scagliato uno. Nonostante non fosse ancora del tutto ristabilita dalla mutilazione che aveva subito, la comandante si era armata e si era schierata a fianco dei suoi compatrioti per difenderli nel limite delle sue possibilità.

Molti dei rifugiati guardarono con stupore la comandante che puntava nuovamente la sua balestra contro le mosche giganti, e questa volta mirò alla bestia più grande, il cui vivace colore verde metallizzato la rendeva un bersaglio molto più immediato rispetto agli altri insetti. Il quadrello d'acciaio si piantò nell'addome gonfio di sangue della mosca verde con un angosciante rumore di chitina che scricchiolava. La bestia non era stata ferita mortalmente, ma aveva comunque subito un duro colpo, e perse quota con un ronzio acuto.

"Non fatevi spaventare, valoroso popolo di Estania!" esclamò la comandante, decisa nonostante il sudore che le imperlava la fronte e i capelli ancora in disordine. "I nostri difensori stanno facendo tutto il possibile per proteggerci... aiutiamoli anche noi! Mostriamo che siamo con loro!"

Con queste parole, Orsola scagliò un altro quadrello che raggiunse lo scarabeo rinoceronte, riuscendo quasi ad infilarsi tra le piastre chitinose che lo proteggevano. Il dardo penetrò nei tegumenti, ma la solida corazza naturale del mostruoso coleottero gli evitò ferite gravi. Ma questa azione riuscì a dare un po' di coraggio ai rifugiati, alcuni dei quali si mossero per raccogliere qualche arma improvvisata da usare contro i mostruosi insetti. Alcuni presero delle pietre da terra e cominciarono a lanciarle, altri si fecero passare degli oggetti da usare come armi improvvisate.

Vedere il popolo di Estania che lottava contro la paura e cercava di dare loro man forte ebbe a sua volta l'effetto di dare maggior vigore ad Albion e a i suoi compagni. Lo scarabeo rinoceronte partì alla carica e riuscì a colpire Albion di striscio alla spalla destra con il suo enorme corno... ma il dragonide paladino strinse i denti e vibrò un poderoso affondo con la sua alabarda, mirando al ventre relativamente scoperto della bestia e cercando di rovesciarla sulla schiena. Con uno stridio agghiacciante, lo scarabeo cercò di spingere via la sua preda e travolgerla, e riuscì a superare la guardia di Albion e chiudere le sue orride mandibole sulla sua spalla. Albion ringhiò di dolore, e per un attimo temette di cedere ma Serena intervenne, alzando la mano libera e pronunciando una formula magica in direzione di Albion.

"Che i poteri occulti aiutino il mio compagno. Che egli schiacci i nostri nemici sotto la sua statura!" esclamò la warlock. Immediatamente, Albion si sentì più forte, ed ebbe l'impressione che il mostruoso scarabeo si stesse rimpicciolendo... almeno finchè non si rese conto che era lui che stava diventando più grande! Il dragonide argentato stava crescendo sempre di più, fino a raddoppiare la sua già ragguardevole statura, e con le sue dimensioni aumentò di molto anche la sua forza. Con un ultimo sforzo, Albion riuscì a sollevare da terra lo scarabeo rinoceronte e lo rovesciò sulla schiena con un potente schianto!

"Wow! Guardate, quella ragazza ha fatto crescere il paladino Albion!" esclamò uno dei bambini dal carro in cui si era rifugiata la sua famiglia.

Serena riprese l'attacco, scagliando una raffica di lampi di energia violacea contro lo scarabeo rinoceronte... e poi voltandosi di scatto quando una delle mosche giganti più piccole cercò di gettarsi su di lei in picchiata. Un altro raggio di luce viola colpì la minaccia alata e la falciò all'istante, mentre Albion balzava sullo scarabeo gigante e lo trafisse in pieno petto con la sua alabarda. Il gigantesco coleottero mosse spasmodicamente le zampe per qualche istante, e infine si immobilizzò, mentre Draig riprendeva a tenere a bada lo sciame di mosche gigante. Due di esse erano già cadute sotto la sua lancia, ma la mosca verde più grande riuscì ad atterrargli addosso e lo colpì al petto con la sua proboscide, trafiggendo la pelle squamosa e cominciando a succhiare sangue.

Draig ringhiò di dolore e afferrò strettamente la faccia della mosca gigante, per poi torcere la proboscide e cercare di costringere la bestia a mollare la presa. Il mostruoso tafano lanciò un ronzio furioso e cercò di ancorarsi a terra con tutte e sei le zampe... ma Draig non si arrese, e i suoi occhi si illuminarono per un attimo di una terrificante luce arancione! Con un tremendo ringhio, il dragonide barbaro si alzò, i muscoli che si gonfiavano fino a farlo sembrare ancora più grande di quanto già non fosse... e Draig staccò da sè la proboscide della mosca verde, che cominciò a sbattere le ali in preda ad un cieco istinto di sopravvivenza.

"Ti sei saziata, bestiaccia?" ringhiò Draig. Piegò le ginocchia e afferrò nuovamente la sua lancia con la mano libera, mentre un rivolo di sangue scorreva liberamente dalla ferita al torace. "Spero che ti sia piaciuto, perchè è stato il tuo ultimo pasto! RAAAAAARGH!"

Il possente dragonide sferrò un devastante affondo con la sua lancia, la cui punta penetrò nel corpo dell'insetto rigonfio e lo trafisse da parte a parte. Il mostruoso tafano si contorse furiosamente e cercò di aggredire Draig con le sue ultime forze, ma il dragonide rosso estrasse la sua lancia dal corpo del mostruoso insetto... e poi cominciò a sferrare una tremenda raffica di colpi con la sua lancia, trafiggendo più e più volte il suo avversario in un impeto di furia! Quando Draig si fermò ansimante, la bestia succhiasangue aveva già smesso di muoversi da un pezzo, e tutto quello che rimaneva di lei era un corpo crivellato di buchi, con la testa separata dal corpo, e pezzi di zampe ed ali sparsi in giro.

Il cervo volante gigantesco, da parte sua, non sembrò nemmeno accorgersi che gli altri insetti giganti erano morti, e continuò inesorabile ad avanzare verso gli altri tre membri del gruppo. Questa volta aveva preso di mira Hipolito, che stava facendo del suo meglio per sfuggire a quelle orride mascelle.

"Ah! Oh, misericordia... se questo bestione mi prende, mi taglierà in due come un fuscello!" esclamò Hipolito, e si ritirò appena in tempo per evitare che le mascelle simili a forbici si chiudessero su di lui. "Okay... io mi appello agli spiriti primevi, che intralcino il mio nemico e gli impediscano di colpire me e i miei compagni! INTRALCIARE!"

Hipolito puntò una mano aperta contro il mostruoso coleottero, e dal terreno sotto le sue zampe crebbero all'improvviso delle lunghe e flessuose liane verdi che si avvinghiarono rapidamente attorno a lui, rendendogli difficili i movimenti. Il cervo volante mostruoso emise un trillo assordante e distolse la sua attenzione da Hipolito per cercare di tagliare le liane che cercavano di afferrarlo, il che diede a Pepa e al resto del gruppo il tempo che serviva per sferrare il contrattacco decisivo.

"Ottimo lavoro, messer Hipolito!" esclamò Damiàn. Si avvicinò al gigantesco coleottero quel tanto che bastava per prendere bene la mira, e alzò il suo bastone per lanciare un incantesimo d'attacco. "Ed ora... signorina Pepa, con me! Spiriti del fuoco, venite a me! GLOBO DI FUOCO!"

Pepa imbracciò di nuovo il suo arco e scoccò due frecce contro il mostro insettoide. Una di esse si spuntò sulla spessa corazza chitinosa della bestia, ma l'altra riuscì a colpire il cervo volante in un punto critico e lo fece barcollare per un istante. Con un ampio gesto del braccio, Damiàn creò una sfera di fuoco scarlatto grande come un pallone da calcio appena sopra il palmo della sua mano, e lo scagliò contro il mostro.

Si sentì il suono di un'improvvisa fiammata quando il colpo andò a segno, e il cervo volante venne avvolto da un'intensa fiamma scarlatta. Indietreggiò per un attimo, muovendo spasmodicamente le zampe... poi crollò al suolo e bruciò miseramente, trasformandosi ben presto in un mucchietto di cenere, mentre altri quadrelli di balestra, scoccati con abilità e precisione dalla comandante Torreblanca, abbattevano altre mosche giganti. Il terreno era ormai disseminato di insetti morti e dei fluidi che stavano uscendo dai loro corpi infranti, e i sei avventurieri, che per fortuna non avevano subito ferite gravi, riprendevano fiato davanti alle carcasse. Le poche mosche giganti sopravvissute ripresero il volo e si staccarono dalla carovana, disperdendosi in lontananza.

"Paladino Albion! Signori, state bene?" chiese Torreblanca. La comandante appoggiò accanto a sè la balestra e fece qualche passo incerto verso il gruppo, non ancora abituata a muoversi sulla sua gamba di legno. Uno dei suoi attendenti fece per sorreggerla, ma la donna rifiutò gentilmente e cercò di trovare una posizione stabile.

Albion tirò il fiato, mentre il suo corpo si rimpiccioliva fino a tornare delle sue pur sempre ragguardevoli dimensioni normali. "Stiamo tutti bene, comandante Torreblanca. Sono rimasto ferito lievemente, ma non è nulla che un incantesimo curativo non possa rimediare."

"Aspetta, ora ci penso io." affermò Serena. La warlock si concentrò per un istante, e un'aura di luce violacea avvolse la sua mano destra, che poi Serena avvicinò alla spalla lesa del paladino. "Riemergi dal dolore, non è ancora la tua ora. Curare!"

Come una sorta di fluido, l'aura violacea strisciò letteralmente dalla mano di Serena fino alla spalla di Albion e gli coprì la ferita. Per qualche istante, Albion provò una strana sensazione di freddo e guardò con un po' di sospetto la strana luce viola che penetrava nel suo corpo... e quando scomparve del tutto, la ferita si era ridotta ad un piccolo taglio vicino al trapezio.

"Bella mossa, Serena!" esclamò Draig con tono divertito, mentre Hipolito provvedeva a lanciare anche a lui un incantesimo curativo. "Un giorno però dovrai lanciarlo anche su di me quell'incantesimo che fa diventare dei giganti! Dì la verità, Albion, è stato divertente!"

Damiàn fece una breve risata, e anche la più seriosa Pepa non riuscì a trattenere un sorriso, mentre Albion sospirava e guardava da un'altra parte come se fosse stato imbarazzato. "E' stato... un incantesimo molto utile, che ci ha permesso di uscire vincitori da questo scontro con minore difficoltà." affermò.

"Non sono ancora molto abile a gestire i miei poteri occulti." affermò Serena. "Al momento, non sono in grado di lanciare tanti incantesimi. Spero comunque di potermi rendere più utile in fretta."

"State tutti facendo la vostra parte, signori, come meglio non potremmo chiedere. E i miei complimenti anche a voi, valoroso popolo di Estania. Oggi avete reso onore ai vostri compatrioti." rispose Torreblanca, mentre rivolgeva uno sguardo di gratitudine a coloro che avevano collaborato in quella breve ma intensa battaglia. "Ma ora è meglio proseguire, prima che arrivino altri insetti giganti, magari attratti dall'odore delle carcasse."

"Giusto... dobbiamo sbrigarci..." affermò Draig. Il gruppo si affrettò a rimettersi a posto, ripulire le proprie armi e sistemare a dovere il loro equipaggiamento prima che il viaggio riprendesse. I pendii cominciavano già a farsi più scoscesi, e il gruppo di rifugiati avrebbe dovuto coprire quanta più distanza possibile, prima che scendesse la notte...

 

oooooooooo

 

Il giorno dopo fu privo di eventi significativi, per fortuna. Nonostante il viaggio fosse difficile, e nonostante lo shock di aver perso le loro case e aver visto molti dei loro compatrioti cadere prede degli insetti giganti e degli insettoidi, un cauto ottimismo cominciava a farsi strada nei rifugiati di Pasiega. La presenza di Albion e dei suoi compagni, il sangue freddo e il carisma della comandante Torreblanca e la competenza dimostrata da tutti loro in quelle difficili circostanze avevano dato un po' di speranza al popolo di Estania.

Finalmente, all'alba del terzo giorno, la carovana di rifugiati era arrivata ad una ragionevole distanza dal luogo che la comandante Torreblanca aveva chiesto al gruppo di Albion di investigare. I rifugiati si erano fermati in un canyon all'ombra, in un luogo facilmente difendibile e che non avrebbe potuto essere aggredito facilmente da insetti volanti. I soldati avevano formato rapidamente un perimetro attorno ai rifugiati, che avevano visto di buon occhio l'idea di fermarsi, riposarsi un po' e magari discutere sul da farsi per quando il viaggio fosse ripreso.

Per il gruppo di Albion, era il momento di prepararsi e partire in avanscoperta. Il dragonide paladino e i suoi compagni si erano radunati e avevano aiutato i loro compatrioti a preparare il campo, per poi raggiungere la comandante Torreblanca e farsi dare tutte le dovute indicazioni.

"Molto bene, signori... ecco quello che vi posso dire del luogo che vi sto mandando ad esplorare." iniziò la donna, mostrando al gruppo una mappa un po' approssimativa dei dintorni. Il punto in cui si trovava la costruzione era stato segnato con un lapis rosso, così come il punto in cui i rifugiati si erano accampati. "Si trova a circa tre ore di cammino da qui, in cima all'altura che potete vedere già da qui. I nostri esploratori ci hanno detto che sembra esserci attività al suo interno, ma non sono stati in grado di confermare di cosa si trattasse esattamente. Quindi vi consiglio prudenza... e se vi rendete conto che la situazione è al di là del vostro controllo, non esitate a tornare indietro."

"D'accordo, comandante Torreblanca. Immagino... che dovrò cercare di trattenere il mio entusiasmo, se dovesse essere così!" affermò Draig alzando le spalle. Albion ridacchiò tra sè - era il primo a poter dire che il suo amico a volte era un po' troppo entusiasta di gettarsi in battaglia.

"C'è... altro che dovremmo sapere di quel luogo, comandante Torreblanca?" chiese Pepa. La ranger controllò la sua faretra e contò le frecce che le erano rimaste. Non più di una dozzina. La carovana aveva un altro po' di frecce nelle sue riserve, ma sarebbe stato meglio conservarle, per quanto possibile.

Orsola ci pensò su per un attimo. "Hmm... niente di particolare, se non che, stando a quello che mi hanno comunicato gli esploratori, si tratta di un tempio dedicato ad una divinità da noi sconosciuta. Non hanno potuto avvicinarsi oltre un certo limite, ma sono stati in grado di rilevare tutti questi elementi." affermò. "Considerata la nostra posizione, possiamo considerarci fortunati che siano riusciti a scoprire tutto questo."

"A proposito, comandante Torreblanca..." affermò Damiàn, alzando educatamente una mano. "Non ci saranno problemi se il gruppo si allontana, vero? Non vorremmo lasciare indifesi i nostri compagni."

"Apprezzo la preoccupazione, ma non sarà un problema se andate via per un po', messer Damiàn." rispose Torreblanca. Un accenno di sorriso apparve sul volto duro della soldatessa. "I nostri soldati sono abbastanza numerosi e ben addestrati da fare da difesa, e in ogni caso, siamo in una posizione facilmente difendibile, e in cui quei dannati insetti non saranno in grado di raggiungerci tanto presto. Possiamo restare qui due o tre giorni senza problemi."

"D'accordo. Allora... cercheremo comunque di tornare in giornata, o al massimo entro domani." rispose Albion. Il dragonide paladino ricevette dalla comandante la mappa, e la consegnò a Pepa, che era probabilmente la più abile ad orientarsi nelle terre selvagge. "Signorina Pepa, qui ci sono tutte le indicazioni per arrivare al nostro obiettivo. Riesce a tracciare un percorso a partire da qui?"

La rossa ranger annuì prontamente. "Ho solo bisogno di un po' di tempo." affermò.

Draig annuì soddisfatto, scambiandosi un segno di assenso ed intesa con il suo migliore amico. "Perfetto. Allora credo che non dobbiamo fare altro che aspettare che la signorina Pepa abbia finito... e poi possiamo andare. Che ci sia la possibilità di dover affrontare qualcosa di grosso, ricoperto di squame e armato di zanne ed artigli?" chiese il dragonide rosso.

Serena sorrise leggermente, lo sguardo apparentemente perso tra le nuvole. "Di solito questi dungeon sono popolati da bestie strane." affermò. "Attenti agli scrigni del tesoro. Magari in quel posto vive qualche mimic, o cose del genere."

"Ah, già, i mimic... creature affascinanti! Sarei curioso di incontrarne uno, in realtà! Chissà come hanno fatto ad adattarsi così bene all'ambiente dei dungeon... che tra l'altro forse non dovrei neanche definire un ambiente, dal momento che è stato costruito, ma... ecco, avete capito quello che voglio dire, no?" Hipolito sembrava essersi infervorato all'idea di vedere delle forme di vita nuove ed insolite, e si era perso nelle sue fantasie.

"Sì, sì... abbiamo capito anche troppo bene." mormorò Pepa, cercando senza troppo successo di nascondere la sua animosità verso il druido halfling. Scosse la testa e si concentrò sulla mappa, per poi guardarsi attorno e cercare di prendere dei punti di riferimento. Damiàn rivolse alla sua collaboratrice uno sguardo preoccupato - non era certo la prima volta che Pepa mostrava i suoi pregiudizi verso gli halfling, sui quali il mago mezzelfo non riteneva nèrispettoso nè saggio indagare. Ma la paura di Damiàn era che questa riluttanza a fidarsi di Hipolito, e una crescente ostilità nei suoi confronti, avrebbero potuto minare il goco di squadra che rappresentava la loro migliore arma in un territorio ostile in cui erano circondati da pericoli di ogni genere.

 

oooooooooo

 

Un tortuoso sentierino di montagna si inerpicava verso la vetta dell'altura sulla quale il misterioso santuario era stato individuato. La stradina sembrava diventare sempre più contorta e dissestata man mano che la vetta si avvicinava, e il gruppo di avventurieri aveva la netta sensazione che il clima si facesse più rigido, e l'atmosfera più minacciosa ad ogni passo. Finalmente, dopo aver messo più tempo a percorrere l'ultimo quarto di strada che non a coprire gli altri tre quarti, il gruppo riuscì a raggiungere il loro obiettivo - una grande costruzione in pietra che per certi versi ricordava un gigantesco alveare, con le pareti suddivise in numerose cellette esagonali, anche se l'ingresso era una normale arcata come quella che si sarebbe vista nel tempio di una qualsiasi divinità delle terre del Primo Continente. Nonostante fosse chiaramente antico di almeno qualche secolo, e malgrado l'atmosfera poco rassicurante che aleggiava là attorno, era evidente che l'edificio era stato mantenuto bene.

Tuttavia, alcuni particolari inquietanti accolsero Albion e i suoi compagni mentre riprendevano fiato ed entravano nel recinto di granito grigio che circondava l'edificio. Era stata combattuta una battaglia da quelle parti - alcuni corpi senza vita, appartenenti ad alcuni achaan, giacevano a terra sparpagliati qua e là, trafitti da alcune lance o lacerati da alcune orride ferite che certamente li avevano condannati a morte per dissanguamento. Uno di questi cadaveri, decapitato e privato del braccio destro, era accasciato contro una delle colonne che sorreggevano l'arcata d'ingresso, e Draig corrugò la fronte mentre si avvicinava guardingo, la lancia ben stretta tra le mani.

"Vedo... che non siamo esattamente gli unici ad aver scoperto questo posto..." affermò Damiàn. Si mise una mano davanti alla bocca quando passò accanto al corpo senza vita di un achaan che era stato evidentemente ucciso da una pesante arma contundente, il torace e il collo deformati da un colpo secco e vibrato con ferocia.

"Ancora quegli uomini-coniglio." disse Serena, apparentemente indifferente al massacro che si era compiuto da quelle parti. La warlock si avvicinò al corpo di uno di essi e lo osservò attentamente, fissandosi nella mente i lineamenti sorprendentemente brutali e il sudicio mantello grigiastro della creatura. Sembrava che Serena avrebbe fatto qualche altro commento stravagante... invece, volse quasi subito la sua attenzione al tempio e corrugò la fronte quando cominciò a sentire degli strani suoni.

Sulle prime, Serena ebbe l'impressione che si trattasse del vento. Poi, concentrandosi, ebbe l'impressione che quel mormorio stesse formando delle parole... ma non riuscì a distinguerle, e alle sue orecchie non arrivò altro che un vociare indistinto.

"Lady Serena...?" chiese Albion. "Lady Serena, non si distragga. Qualunque cosa abbia ucciso questi... achaan... potrebbe ancora essere da queste parti, e non ho idea se sia ostile o meno."

La giovane nobildonna non volse nemmeno lo sguardo ad Albion, e restò a guardare come incantata l'ingresso del tempio. Ora che era più vicina, la ragazzina riuscì a distinguere alcuni elementi un po' particolari - per l'esattezza, appena sopra l'arcata d'ingresso, Serena aeva visto la raffigurazione di una donna vestita di un abito lungo e con due paia di delicate ali da insetto che le spuntavano dalla schiena. Non era abbastanza vicina da poter distinguere altri  particolari, ma già questo le era sembrato strano ed interessante.

"Sta chiamando..." mormorò Serena.

Draig sbattè gli occhi, colto di sorpresa dalla dichiarazione della giovane warlock. "Hm? Come dice, scusi?" chiese. "Chi è che sta chiamando?"

Hipolito chiuse gli occhi e si concentrò sul vento che soffiava, cercando di ignorare l'odore dei corpi senza vita sparsi per il cortile. Anche lui all'inizio ebbe l'impressione che non si trattasse d'altro che dell'ululato del vento... ma ora che lo ascoltava meglio, l'halfling druido si accorse che stava effettivamente sentendo delle parole. Erano confuse, appena percettibili... ma erano delle parole, su questo non c'erano dubbi.

Poi, con sua grande sorpresa, Hipolito cominciò a distinguere qualcosa nel confuso mormorio.

"Ma... cosa succede?" si chiese il piccolo halfling, che sembrava quasi non accorgersi più dei suoi compagni che gli si erano radunati attorno. "Sento... sento delle parole...sono un po' confuse, ma le sento... Diplomazia... Amicizia... Pace..."

"Riuscite a distinguere le parole, messer Hipolito?" chiese Albion sgranando gli occhi.

In un raro momento di sorpresa ed incredulità, Serena si voltò verso il druido halfling e gli rese la spalla, scuotendolo per mezzo secondo. "Riesci... ehm... riuscite a sentire quello che dicono, messer Hipolito?" chiese la ragazzina. "Come... come avete fatto? Avete lanciato qualche incantesimo?"

Hipolito aprì gli occhi di scatto e si riscosse dalla sua trance. Non appena riuscì a concentrarsi su quello che gli stava attorno, il druido si schiarì la voce e cercò di rispondere come meglio poteva senza confondere le idee ai suoi compagni. "Non... non sono proprio sicuro di come ho fatto, in realtà..." affermò. "Spero... spero che quello che vi sto dicendo non vi suoni assurdo, ma... ho semplicemente teso le orecchie e ascoltato il vento, e in qualche modo... sono riuscito a distinguere le parole."

"Dite davvero?" chiese Albion, per poi gettare un'occhiata all'ingresso del santuario. "E' strano... come mai nessuno di noi è riuscito a sentire nulla, tranne voi due? Voglio dire, Lady Serena e messer Hipolito?"

"Sei sicuro che non si tratti di un'impressione, Hipolito?" chiese Draig, piuttosto scettico riguardo simili questioni soprannaturali. "Voglio dire, se si ha un po' di fantasia, si può sentire qualsiasi cosa nel vento..."                

"Draig, non essere insolente..." replicò Albion. "Messer Hipolito sta cercando di rendersi utile, come tutti noi!"

Draig alzò le spalle e mostrò i palmi delle mani. "Chiedo scusa, ma sapete come sono fatto io... non sono uno che si accontenta di voci ed impressioni."

Pepa non riuscì più a trattenere la lingua e sbottò. "Io ho l'impressione che voi due stiate diventando matti. Dico sul serio. Secondo me, tutto quello che abbiamo passato, da quando siamo entrati in quel maledetto tempio di Deskari, vi ha fatto perdere la testa!" esclamò.

"Signorina Pepa, non mi sembra il caso di mancare di rispetto ai nostri compagni mettendo in discussione la loro salute mentale." affermò Damiàn, anche se privatamente doveva ammettere che Serena non dava l'impressione di una persona troppo ancorata alla realtà. Che fosse un problema dei warlock, con tutti i contatti con entità extraplanari che avevano?

"Io sto solo dicendo quello che mi sembra. E no mi sembra proprio che stiate smarrendo il lume della ragione!" replicò Pepa con un gesto di stizza. "State dando troppo ascolto a quella ragazzina mezza matta e a quel ridicolo halfling! E non andremo da nessuna parte se continuiamo così!"

"Hey! Un momento, signorina Pepa!" esclamò improvvisamente Hipolito, con un tono minaccioso che sembrava incredibilmente fuori luogo in un piccolo halfling. "Perchè all'improvviso tutta questa ostilità nei nostri confronti? Non credo che nè io nè Lady Serena abbiamo fatto mai nulla per offenderla o per ostacolare i nostri compagni!"

"State parlando davvero... di ascoltare il vento? Di... sentire parole nel suo soffio? Non diciamo assurdità! Seguendo queste ridicole superstizioni, finiremo per farci annientare da quei dannati inetti giganti... o da questi conigli troppo cresciuti! Abbiamo fin troppi problemi, e non possiamo affidarci a queste... farneticazioni!"

"Cosa? Farneticazioni? Ma come vi permettete?" esclamò il druido, punto sul vivo. "Posso capire che non sia facile da comprendere per i non iniziati, ma quelle che voi definite farneticazioni... sono delle filosofie molto importanti per l'ordine dei druidi di Estania!"

"Beh, chiamateli pure come volete, per me sono soltanto parole a vanvera!" fu la risposta di Pepa. La ranger si voltò di scatto e guardò in direzione del tempio. E ora, basta perdere tempo! Se dobbiamo dare un'occhiata a questo tempio e verificare se ci sono possibili minacce o cose utili, andiamo! Altrimenti, tanto valeva restare con la carovana! Senza di noi, sono a rischio in ogni momento!"

"No, un momento, signorina Pepa!" esclamò Albion, calmo ma deciso. "Non mi sembra davvero il caso di rivolgersi così a dei nostri compagni. Anche loro stanno cercando di dare una mano, nella situazione difficile in cui ci troviamo. E non credo che questo vostro modo di fare sia costruttivo!"

Malgrado le sue riserve riguardanti Serena e le sue stranezze, Draig si pronunciò a favore suo e di Hipolito. "Mi dispiace, signorina Pepa, ma sono d'accordo con Albion su questo punto." affermò il dragonide barbaro. "Finora si sono sempre rivelati dei compagni affidabili, e non vedo perchè dovremmo cominciar ora a dubitare di loro."

"Dite pure quello che volete, ma io non mi posso fidare di loro!" ribattè Pepa, spinta alla rabbia di constatare che gli altri membri del suo gruppo sembravano essere tutti contro di lei. "E anch'io sono preoccupata per i nostri compatrioti! Non possiamo affidarci a qualcosa di vago, ma alla pura e semplice realtà dei fatti!"

"Ehm... mi dispiace interrompere questo... vivace scambio di idee, ma... temo che non possiamo restare qui a lungo!" esclamò improvvisamente Damiàn, mentre con un braccio indicava il cielo. Un'ombra minacciosa sfrecciò rapidamente sopra il cortile del tempio, accompagnata da un ronzio inquietante... e quando Albion alzò appena lo sguardo, vide che l'ombra apparteneva ad un altro di quei mostruosi insetti, che in qualche modo era persino più terrificante degli altri!

Una libellula gigantesca, lunga non meno di sei metri dalla testa alla punta dell'addome, e con un'apertura alare proporzionata, stava volteggiando in cerchio sopra di loro, avvicinandosi come un avvoltoio che si prepara a scendere su una carogna. Nonostante la corporatura relativamente esile, aveva una testa voluminosa, apparentemente priva di antenne, sulla quale svettavano i suoi occhi compositi dagli innumerevoli colori, mentre il suo corpo, sul quale predominavano dei vivaci colori rossi e gialli, era molto allungato e si teneva in aria grazie a due paia di ali.

"Ah! Da dove salta fuori quella mostruosità?" esclamò Draig.

"E' una libellula gigantesca!" rispose Hipolito. "Trovate un riparo, presto! Le libellule sono predatori micidiali!"

Draig non si lasciò convincere. "Al riparo? Non ce ne sarà bisogno, gente! Adesso la arrostisco io!" ringhiò. Alzò la testa e scagliò una fiammata contro l'enorme libellula... ma quest'ultima, dimostrando una velocità incredibile per una creatura della sua stazza, si scansò con prontezza e mandò a vuoto l'attacco. "Cosa? Dannazione, ma come fa ad essere così veloce?"

"Quando Hipolito dice che è meglio ripararsi... lo dice perchè lo sa!" esclamò Albion. Afferrò per una spalla il suo più testardo amico e lo trascinò con sè, mentre l'enorme libellula si gettava in picchiata e cercava di agguantare una vittima con le sue zampe segmentate. Pepa non ebbe nemmeno il tempo di incoccare una freccia - la libellula gigante le era già addosso.

Un paio di mascelle frastagliate colpirono la giovane donna al braccio destro come un paio di tenaglie di ferro, aprendo una larga ferita sanguinante. Pepa urlò per il dolore e fece cadere l'arco e la freccia, poi si abbattè al suolo e cercò di strisciare via per sfuggire al mortale predatore. Ma la libellula gigante si spostò rapidamente, con una tale sicurezza e precisione che Albion avrebbe giurato che aveva calcolato alla perfezione la reazione della sua preda.

Serena intervenne a sua volta, pronunciando un breve incantesimo e poi scagliando un altro raggio di energia negativa dal palmo della sua mano. Questa volta, il colpo riuscì a raggiungere la libellula gigante e la costrinse a salire di nuovo, ma l'insetto predatore riprese a volare in circolo sopra il cortile, squadrando il gruppo con i suoi occhi compositi. Approfittando del momento, Serena si avvicinò a Pepa per lanciarle un incantesimo curativo...

Ma la libellula gigante reagì con una rapidità quasi innaturale. Non appena vide che Serena si stava avvicinando alla compagna di squadra, l'insetto scese di nuovo in picchiata, con una tale velocità che Serena e Pepa vennero improvvisamente percosse dalla folata di vento che aveva scatenato. Prima che Serena potesse reagire, la libellula gigante l'aveva già morsa alla gamba sinistra e stava cercando di trascinarla a terra.

Serena strinse i denti e si lasciò cadere a terra, non volendo rischiare che l'insetto gigante le staccasse la gamba con le sue mandibole. Un istante dopo, Damiàn scagliò una raffica di Dardi Incantati, tre proiettili di energia argentati che sfrecciarono verso la libellula gigante e la colpirono in pieno, costringendola a mollare la presa su Serena. La warlock, cercando di ignorare il dolore della gamba ferita, rotolò su un fianco in modo da guardare verso il cielo e scagliò un altro lampo magico contro la libellula.

Ma ancora una volta, il gigantesco insetto si dimostrò un avversario scaltro. Evitò senza eccessivi sforzi l'attacco di Serena e si lanciò di nuovo in picchiata... ma questa volta, Draig si lanciò al contrattacco, ringhiando come un animale inferocito e scagliandosi con tutto il suo peso contro la libellula gigante. I due contendenti finirono a terra in un groviglio di arti squamosi e chitina, ma la libellula gigante si rialzò per prima e cercò di tenere il dragonide barbaro bloccato a terra ed azzannarlo alla gola.

Finalmente, pepa riuscì ad afferrare il suo arco, incoccare la freccia e tirare. Il colpo raggiunse la libellula gigante al torace e la fece barcollare, ma l'esoscheletro chitinoso della libellula riuscì ad assorbire parte dell'impatto, e la punta non riuscì a ferire mortalmente la bestia, che riprese il volo e schivò abilmente un'altra freccia di Pepa. Albion si era piazzato accanto a Pepa e Serena, tenendo pronta la sua alabarda per il successivo attacco, ma a giudicare dalla velocità di quell'insetto, dubitava che sarebbe davvero riuscito a colpirla.

"Draig, signorina Pepa, con me!" esclamò Albion. "Lady Serena, cercate di riguadagnare il vostro riparo! Lei e messer Damiàn, tenete pronto un altro incantesimo!"

"D'accordo!" esclamò il mago mezzelfo, passando in rassegna tutti gli incantesimi che aveva memorizzato per la giornata. Sapeva di poter lanciare Dardo Incantato ancora una volta, e si impose di scegliere bene il momento, in modo da assicurarsi di abbattere la mostruosa libellula una volta per tutte...

"Okay, vedo che attaccarla a distanza non serve a molto... Quella bestiaccia è così veloce che sarebbe tutta una perdita di tempo." commentò Draig, mentre continuava a tenere d'occhio la libellula che continuava a girare attorno a loro, sempre più vicina...

 

oooooooooo   

 

CONTINUA...     

                  

 

 

  
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