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Autore: susiguci    26/04/2024    0 recensioni
MERTHUR - SLOWBURN - YOUNG ARTHUR - MERLIN DECLARED WARLOCK
Dal Capitolo I
[Poi si avvide delle vesti dell’uomo. Portava un ampio mantello nero e sul davanti intravide un altro strato interno rosso. Rimase a bocca aperta dallo stupore nel comprendere che era stato proprio quell’uomo a salvarlo, l’uomo di cui nemmeno ricordava il nome.]
Dal capitolo V
[“D’accordo. Ma Arthur è mio ospite. Mi aiuterete a trattarlo come si conviene?”
“Allora è vero che gli vuoi bene?” disse la madre con gli occhi lucidi.
“A-hem!” Arthur tossicchiò per palesare la sua presenza e il volto di Merlin divenne color amaranto.
“Non volevo disturbarvi. Rispondi pure a tua madre, Merlin…” disse il principe con un grande sorriso sul viso.]
Dal capitolo XIII
[Il mago aveva capito. Era ingenuo ma non fino a questo punto. Il trucco di guardare le labbra per fare capire a qualcuno che hai intenzione di baciarlo, lo conosceva. L’aveva usato lui stesso.]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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3228 parole
 
Little revenge
 

Chapter n. 8













 

Merlin, ancora tramutato nel vecchio corpo di Dragoon, sbadigliò nel buio e si strinse nel mantello nero che gli aveva prestato Arthur. 

“Sono qui, Merlin!” sussurrò il principe. Per fortuna avevano stabilito di trovarsi alla quercia, facilmente raggiungibile dal castello tramite un sentiero che entrambi conoscevano a menadito, altrimenti si sarebbero persi e non sarebbero riusciti a incontrarsi. Avevano deciso anche di non accendere torce, durante il tragitto.

“Sono le cinque del mattino, Arthur!”

“Non si è mai troppo prudenti. Mio padre sa che sarei partito presto stamattina, insieme a una fantomatica scorta. Avremo tutto il giorno” disse con voce eccitata.

 

Presero il cavallo di Arthur, sul quale salirono entrambi.

“Mi fa piacere vedervi così contento, altezza, ma temo che il mio fisico non reggerà a un ritmo simile per più di mezza giornata.”

“Ma ci fermeremo spesso e potrai fare tutti i sonnellini che vuoi…”

“Per me siete voi a voler fare tutti questi sonnellini!”

Arthur si mise a ridere.

 

Merlin era seduto davanti ad Arthur, che tenendo le redini in pratica lo abbracciava sui lati e sul retro. Era contento. Stava vicino ad Arthur ed era perfettamente a suo agio. Tutto merito della sua età temporanea. Il suo corpo era inattaccabile: dal punto di vista fisico, qualsiasi contatto non gli provocava brividi, ansia, rossore del viso e quant’altro. L’affetto e la tenerezza per lui, però, li sentiva come prima.

 

“Merlin quanti anni hai?”

“Ottanta, credo! Anno più, anno meno!”

“No, non dicevo adesso. Quanti anni hai realmente? Te l’ho chiesto un sacco di volte e tu non mi hai mai risposto… te ne sei accorto, vero?”

“Mh… sì! Ma non mi fa piacere parlare della mia età. Sono un mago e in teoria dovrei vivere per sempre…”

“Che cosa?” Arthur sussultò sulla sella e Merlin lo avvertì.

 

“Possibile che io non ve l’abbia mai detto? Una mancanza imperdonabile da parte mia” disse con calma.

 

“Ma allora? Tutti quei maghi morti? Tutti quelli periti sui roghi?” chiese Arthur con manifesto sgomento.

 

“I maghi possono morire o a causa di una magia più forte della loro o con il fuoco. Per questo li bruciano.”

“Quindi non sei sicuro che vivrai per sempre?”

“Nessuno può averne la certezza…”

“Ma in fondo non è più triste vedere tutti quelli conosci e ami, morire e rimanere solo… invece che morire anche tu come tutti?” chiese il principe con un certo scetticismo.

“Rimanere solo, perdere quelli che amo… è quello che mi succederà, se non morirò prima. Penso sia molto triste, ma non l’ho mai provato.”

“Quanti anni hai?”

“Arthur, io…”

“Dimmelo. È un ordine!”

“Ma se uno non volesse dirlo?”

“Non avrai mica quarant’anni, no?”

“No… ne ho ventotto!”

 

Arthur rimase a bocca aperta. Non avrebbe mai pensato che Merlin avesse già ventotto anni, anche se la prima volta in cui l’aveva visto non riusciva assolutamente a dargli un’età.

“Cavoli! Ventotto! Mi sembra impossibile! Hai nove anni più di me. Credevo fossi appena poco più grande di me e invece sei prossimo ai trenta!”

“Vi ringrazio molto principe. Voi sapete come tirar su le persone di morale!”

Arthur rise. “Ma quando ti ho visto a Ealdor, senza vestiti addosso, sembravi così giovane. Vent’anni al massimo, avrei detto”

“E quando, esattamente, mi avreste visto senza vestiti addosso?” chiese perplesso Merlin.

 

“No, non pensare male!” E Arthur rise ancora. “È stato quando eri ubriaco. Ti ho tolto la maglia, solo quella.”

“Ecco perché avevo freddo!”

“Io ho sempre dormito così!”

“Voi siete voi. Io ho sempre dormito con la camicia da notte…”

“È solo questione di abitudine.” disse Arthur lievemente impacciato.

“È per quello che mi è venuta la febbre!”

“Oh, no! La febbre ti è venuta a causa del vino. E potevi dirmi che eri astemio.”

“E questo come lo avete saputo?”

“Will! A proposito, come sta? Avete poi fatto quel famoso bagno tutti soli, al fiume?”

 

Merlin non rispose. Sentiva che Arthur era un po’ acido in quel momento e non voleva creare nuova zizzania tra loro. La prima volta che avevano litigato era stato molto penoso per lui e non aveva voglia di ripetere l’esperienza. 

 

“Che cosa c’è da vedere sul Black mountain?” chiese Arthur, cambiando argomento, indovinando forse il pensiero di Merlin.

“C’è la triplice dea! Sono tre entità dette le Disir.  Non vi piaceranno particolarmente, ma hanno in mano la sorte di molte genti.”

“Ma non sono pericolose?”

“Se voi doserete le parole e rimarrete calmo, otterrete da parte di costoro una buona disposizione d’animo nei vostri confronti, altrimenti...”

“La vedo grigia…”

“Ci sono io. Mi conoscono. Ricordate che loro sanno tutto di me e tutto di voi. E hanno poteri fortissimi.”

“Più di te?”

“No, non credo. Solo che loro sono tre e io invece sono solo uno…”

 

Quando arrivarono, il paesaggio attorno a loro era cupo e spoglio. Rocce nere e grigie sotto un cielo del medesimo colore. 

Tirava un forte vento ed era un freddo esagerato.

 

Entrarono in una spelonca di proporzioni gigantesche. Non c’era nulla che all’interno facesse presagire la presenza di un essere qualsiasi. Merlin aveva dovuto fare apparire due torce dal nulla, poiché nell’antro il buio era assoluto.

 

Ci fu un breve lampo di luce e subito dopo apparvero tre spettrali figure incappucciate che tenevano in mano tre lunghi bastoni di metallo decorati a mo’ di scettro.

Arthur rabbrividì. 

Ciò che poteva vedere dai loro visi è che si trattava di tre donne molto vecchie, con la pelle livida e grigia come quella dei morti. Ma si ricordò di dover essere gentile con loro. 

“Buongiorno, mie belle signore!” Esordì il principe con un inchino.

Merlin spalancò gli occhi e pizzicò leggermente il fianco di Arthur che trasalì.

 

Merlin pensò fosse meglio che toccasse a lui parlare:

“Oh, nobile dea! Sono qui per mostrare al mio discepolo, il principe Arthur di Camelot, la vostra saggezza e per avere da voi preziosi consigli da dispensare a lui e indegnamente anche a me.”

 

“Emrys! Vedo che hai scelto l’apparenza dell’esperienza e della saggezza. Mi fa piacere. Ma prima o dopo dovrai necessariamente tornare alla tua forma originale.” disse la vecchia a sinistra. 

Merlin rimase turbato da quelle parole, non così limpide nel significato.

 

“Anche volendo non potrai evitare che il principe vada incontro al suo destino. Spesso riuscirai a tenerlo lontano dai pericoli e questo sarà per te motivo di grande felicità, ma non sempre” fece quella al centro. 

Infine parlò la vecchia a destra, ma questa volta le sue parole furono per Arthur.

 

Giovane Pendragon! Su di te riponiamo le speranze per la salvezza dell’intera Albion e non solo quella di Camelot.

Re Uther ha portato grave scompiglio tra i maghi, tramite uccisioni repentine e ingiuste, e guerra e povertá al suo popolo. Tu avrai il dovere di riscattare la magia e di portare pace e giustizia tra gli uomini. Hai ancora tempo per imparare. Ma prima di diventare un sovrano a cui tutti devono obbedienza, dovrai imparare tu stesso ad obbedire a chi ne sa più di te. Sto parlando di Emrys e di tutte le persone sagge che incontrerai prima di diventare re. Anche il tuo comportamento sarà vagliato dal popolo e da noi. Non vendetevi. Rimanete sempre fedele a voi stesso. E sto parlando del vostro rifiuto di sposare Mithian. Forse vi siete sentito in colpa ma Mithian non era la persona giusta per voi. E per quanto riguarda il vostro futuro esso potrà essere lungo quanto il nostro oppure breve. Dipende da quale direzione prenderete. Andate! Che di più non vi è concesso sapere.”

 

Poi le tre figure sparirono, così come erano arrivate, in un lampo di luce.

 

“Merlin” sussurrò Arthur “tu ci hai capito qualcosa?”

“Preferirei non parlarne qui” sussurrò il mago.


Quando raggiunsero il cavallo, il cielo era molto più terso, il vento si era affievolito e il sole splendeva. La temperatura era cambiata ed era molto più piacevole. 

 

“Adesso cosa vuoi fare, Merlin?”

“Abbiamo finito molto prima di quanto credessi. In genere ci vogliono ore di meditazione prima che le Disir appaiano a chi le richiede.”

“Forse hanno sentito che stavamo arrivando…”

 

“Non posso farvi perdere tutta la giornata. Tornate a Camelot. Io vi raggiungerò con calma. E rientrerò con il buio, così nessuno mi vedrà.”

 

“Non ci penso neanche per un attimo! Mio padre mi aspetta solo stasera e io dovrei ritornare, quando posso avere un lungo pomeriggio tutto per me?”

 

“Io mi sono portato dietro poche cose da mangiare. E voi siete un bufalo quando si tratta di cibo.”

 

“Ma io ne ho portato per dieci… e quindi anche per te che mangi quanto un uccellino” sorrise Arthur.

 

“Non è affatto vero. Ricordate che io ho un ottimo metabolismo. Mangio come un bue ma rimango magro…”

 

“Buon per te… solo che ora vorrei trovare un bel prato”.

 

“Un po’ più giù c’è un ampio ruscello con tanto verde attorno.”

 

Arthur si avvicinò al cavallo e chiamò Merlin.

“Andiamo a cercare questo giardino di montagna…” Mise le mani sulla vita di Merlin e lo issò sul cavallo senza alcuno sforzo, poi montò dietro di lui e guidò il cavallo al trotto.”

 

Giunti in quel prato davvero suggestivo, Merlin fece il gesto di prendere la pesante borsa del principe. 

“Quante volte ti ho detto che tu non sei il mio servo?”

“Diverse volte… chissà! In un’altra vita forse vi ho fatto da servo…” sorrise. Merlin con arguzia.

 

Arthur preparò tutto da solo: la tovaglia per terra, le ciotole, il formaggio, la carne essiccata, il pane e la frutta.

Merlin si sentiva grato al principe. Ma gli dispiaceva non poterlo aiutare. Era davvero frustrante farsi mettere sul cavallo, non poter correre, non poter nemmeno camminare a passo veloce. Farsi aiutare per alzarsi da terra, non riuscire a sollevare un peso, essere di ostacolo ad Arthur, per fare qualunque cosa.

 

Il principe mangiava con gusto. Merlin non poté mangiare né la carne, né il formaggio, perché troppo duri per i suoi denti. Mangiò pane fresco e frutta matura.

 

Tra un boccone e l’altro Arthur disse: “Puoi spiegarmi perché la dea ti chiamava Emrys?”

“Emrys è il nome con cui mi conoscono le creature magiche. Ci sono delle antiche profezie su di me.”

“Immaginavo che tu fossi un mago davvero tosto. Anche se all’inizio non lo avrei detto...”

Merlin si mise a bere acqua dall’otre e si asciugò i baffi con il dorso della mano poi chiese:

“Altezza, siete deluso per la mia età e per la differenza che c’è tra di noi?”

“Sessantun anni di differenza non sono pochi, ma sei un vecchietto in gamba, Merlin.”

“Io intendevo la mia vera età…”

“Lo so! Scherzavo! Sei ancora giovane, dopotutto. Non direi che sono deluso, ma solo stupito. Perché non li dimostri. Ha a che fare con la tua magia?”

“Sinceramente non lo so. Tutti mi hanno sempre detto che non dimostro la mia età. Forse è una caratteristica di famiglia. Anche mia madre è un po’ come me.Voi direste che ha quasi sessant’anni?”

“Assolutamente no. Credevo ne avesse una quarantina o pochi di più.”

“Cosa non vi torna del discorso della triplice dea?”

“Ti dirò quello che ho capito. Che non potrai restare sempre in questa forma di vegliardo e che per quanto tu cerchi di proteggermi, qualche volta non ti sarà possibile e mi è venuta in mente la bestia ...”

“Ottimo riassunto!” 

“Il discorso che riguardava me, invece, parlava di come un re che sa comandare, prima deve imparare ad obbedire. Il mio compito sarà quello di ricostruire o sanare ciò che mio padre ha distrutto. Sono contento quando hanno detto che Mithian non faceva per me. E poi, c’è la parte che non ho capito: alla fine quando ha parlato della mia vita, lunga o corta, a seconda delle mie scelte.”

 

“Beh, a me sembra invece che abbiate capito!”

 

“D’accordo! Che ne dici di dormirci un po’ su?”

“Sì: un sonnellino al sole, non potrà farci male.” 



 

“Merlin! E dai su, Merlin!”

“Chi è?” fece Merlin spaventato, svegliandosi di colpo.

Arthur rise: “Hai i nervi a fior di pelle, Merlin. Chi vuoi che sia? Sono io! Non ti svegliavi più!”

“È già ora di partire?”

“No, però è passato parecchio tempo e non voglio sciupare questo bel pomeriggio di libertà. Ho già fatto una passeggiata nei dintorni…”

“Siete andato in giro per i monti senza di me, senza la mia protezione…” disse con tono di riprovazione.

 

“Non offenderti Merlin, ma se fossero venuti un centinaio di sassoni urlanti, per rapirmi, tu non te ne saresti neanche accorto. Ho idea che il tuo udito sia un po’ calato, come anche la tua vista…”

 

“E quale altra soluzione mi consigliereste?” sospirò Merlin seduto, sulla tovaglia. 

 

“Un’idea ci sarebbe! Ma non credo che tu sia d’accordo…”

“Voi rivolete il giovane Merlin, che poi così giovane non è più nemmeno lui…”

“Solo per poche ore. Che male ci sarebbe? Sarebbe divertente anche per te, anzi soprattutto per te. La vita è una, Merlin e quando si può va goduta appieno.”

“Voi sapete il motivo per cui adesso sono così…”

“Sì. Per la bestia. Staremo attenti. Porterò sempre con me la mia spada, perfino se facciamo il bagno.”

“Il bagno? Ma l’acqua sarà gelata. E non abbiamo vesti di ricambio con noi.”

“Non è necessario che i nostri vestiti si bagnino.”

“Ho capito. Ma non ho mai fatto il bagno all’aperto nudo come un tacchino spennato.”

“No? Ma come? E il bagno con Will a Ealdor?”

“Legavo attorno ai fianchi un straccio di cotone. Come fa anche Will!”

“Io ho sempre fatto il bagno nudo, anche se facevo attenzione a entrare e a uscire, per non farmi vedere.” fece Arthur

 

“Voi avete un’altra età. Anche noi da bambini e da ragazzini stavamo come voi, nudi nati. Ma una volta diventati uomini ci coprivamo. A Ealdor si fa così.”

“Tu dici che sarebbe ora che anch’io mi coprissi?”

“Se volete il mio parere, sì. A Ealdor un ragazzo di quattordici anni è considerato già un giovane uomo… figuriamoci uno di diciannove.”

 

Arthur prese la spada e la tovaglia stesa per terra e con due tre colpi di spada ne trasse un paio di strisce rettangolari. Poi ne consegnò una a Merlin e guardandolo dritto negli occhi:

“Bene, Merlin! Io vado a cambiarmi. Raggiungimi in acqua, mi raccomando. Ti aspetto!”





 

Merlin si nascose in mezzo ai cespugli e con calma si preparò a tornare il giovane Merlin con un incantesimo. Subito dopo si stirò a lungo: si sentiva meravigliosamente bene senza i dolori di Dragoon. Poi si spogliò, indossò il pezzo di tovaglia, facendolo passare in mezzo alle gambe come i triangoli di stoffa usati per i neonati e lo fissò con dei nodi. Così si sentiva un po’ più a suo agio.

 

Quando raggiunse il principe, questi era già in acqua, che dondolava dal ramo di un albero che si protendeva nel fiume e appena vide Merlin, la mano bagnata gli scivolò giù dal ramo e finì in acqua con un tonfo.

Merlin corse verso di lui. 

 

“Cavoli, Merlin: che male. Il ramo era pieno di piccoli stecchi appuntiti” si lamentò il principe. 

“Potete venire fuori dall’acqua? È gelata e io ho bisogno di abituarmici pian piano.”

“Non è nulla, Merlin!”

“Imparate ad obbedire, per favore. Se è vero che sono il vostro mentore! Rammentate le Disir?”

 

Arthur uscì dall’acqua e mostrò la mano a Merlin con aria seccata.

Il mago non disse nulla, ma la mano di Arthur sanguinava copiosamente a causa di diversi fori profondi e dai tagli che si dipartivano da essi. 

 

“Vorrei il vostro permesso per curare la vostra mano con la magia”

“Sbaglio o la magia va usata solo per cose importanti?”

“Queste sono ferite importanti e non ho dietro le erbe mediche di Gaius. Volete o no passare un pomeriggio spensierato e magari senza dolore?”

“E va bene!”

Merlin mise la mano destra, leggermente al di sopra di quella del principe. 

Gli occhi di Merlin si illuminarono d’oro ma Arthur non lo guardava come le altre volte, tanto era preso dal suo dolore alla mano.

 

‘Behudinger sar delfan riht mann!’

 

Una luce molto intensa passò dal palmo di Merlin a quello di Arthur. Un istante dopo, il principe si rimirava la mano perfetta, con uno sbalordimento sincero. 

“Merlin, sei un mago!”

“Direi!” rise il moro. 

“Ecco, cosa potremmo fare! Mostrami ti prego alcune delle tue magie. Lo so che non vuoi usarle se non sono necessarie, ma mi renderesti così felice. Tu non sai quanto mi piacerebbe saper fare le cose fai tu. Non si tratta solo di fare magie, ma di fare del bene, come hai fatto tu con me, adesso!”

 

“Quindi niente bagno?” Merlin allargò le braccia come per dire che si era preparato per nulla.

 

Finalmente alzò gli occhi su di lui. Solo in quel momento Arthur si accorse della trasformazione incredibile che il mago aveva operato su di sé. Non era possibile! Quand'era successo che Merlin era tornato se stesso?

Erano tanti mesi che non lo vedeva così. Era decisamente più bello di come lo ricordava. Gli erano cresciuti i capelli e qualche ciocca sul davanti raggiungeva i suoi grandi occhi blu. Il fisico era quello che aveva visto quando Merlin era ubriaco. Asciutto, ben definito, con il ventre piatto e molto armonico nell’insieme. 

“Per fortuna che hai ventotto anni! Con quel pannolone da bambino ne dimostri al massimo ... dodici.”

Anche Merlin aveva notato da lontano quanto Arthur fosse prestante nel fisico.

L’aveva già visto una volta, nudo nato, là nel fienile con la contadina. Ma quella volta era rimasto talmente scioccato da non prestare la minima attenzione a come fosse fatto Arthur. Anzi aveva distolto lo sguardo immediatamente.

 

“Giusto! Cosa credete di coprire con quel gonnellino egiziano? Proprio voi che siete un tipo da capriole e tuffi.

C’è chi sceglie la comodità e soprattutto la decenza, rispetto alla bellezza e all’eleganza.”

 

“Mamma mia, come sei pudico!”

Merlin fu stuzzicato dal modo e dalle parole di Arthur a rispondergli per le rime.

“Lo dico solo per voi, altezza! Non dimenticate che io vi ho già visto in costume adamitico e in condizioni molto più incresciose di questa!”

 

Arthur lo guardò, quasi inorridito:

“Avevi detto che non ne avremmo parlato mai più!”

“No. Avevamo detto che mai l’avrei detto a nessuno, tranne a voi!”

“E invece l’hai detto a Will!”

“Non è vero. Io gli ho solo detto che avete avuto delle donne, delle contadine, ma mai che vi ho visto nudo con una di loro. E poi ero molto ubriaco.”

“Veramente gli hai detto che il principe si scopa le contadine.”

“Chiedo scusa per l’orrendo termine che ho usato, ma in fondo ho detto la verità e non gli ho detto che vi ho visto farlo.”

“Per me è la stessa cosa, in pratica ...”

“D’accordo. Mettiamo che abbiate ragione voi. Posso fare qualcosa per farmi perdonare?”

 

Arthur portò la mano al mento come per pensare. 

 

“No!” strillò l’altro, che probabilmente un po’ se l’aspettava.

Merlin si lasciò andare a peso morto sull’erba, cercando con i piedi di staccare le mani di Arthur dalle sue braccia.

Arthur si tirò su in piedi ansimando: “Non vale! Devi pagare pegno. L’hai detto tu!”

“Un’altra cosa?”

“Lo sai come dice il proverbio. Le paure si superano solo affrontandole.” 

 

“Non ho paura ma, sono sicuro che mi verrà un malore se mi butterete nell’acqua gelata” disse Merlin indietreggiando da seduto.

 

“Non hai più ottant’anni!”

 

“Ti prego, Arthur!”

 

“Non conta nemmeno se mi dai del tu…”

 

“Mi ammalerò!”

 

“Basta!”

 

Arthur afferrò per la vita il mago, che sgambettava come un pazzo, poi corse con esso, verso una l'alta sponda del fiume.

E si tuffò.






 
   
 
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