Non poteva non provare un misto di fierezza e soddisfazione. Tutto quello che era accaduto in passato ormai non contava più, nessuno lo avrebbe più ricordato. Avrebbe potuto dimostrare di essere un uomo diverso, migliore, degno, un uomo che aveva appreso dai propri sbagli. L’amaro ricordo dei suoi errori passati era ancora presente, rendendolo consapevole delle sue debolezze e delle sue fragilità, ma, al tempo stesso, gli rammentava quanti sforzi avesse profuso per cambiare, per evitare che quegli errori si ripetessero ancora. Le sue mani tremavano leggermente e la sua mente era un turbine di pensieri ed emozioni. Ripensava a tutto quello che lo aveva portato fin lì, a quel momento tanto bramato. Aveva sempre sognato di diventare un cavaliere, di servire Artù e difendere il regno di Camelot con onore. Ora, quel sogno stava finalmente per avverarsi.
Lancillotto pensava anche a Gwen, al suo sorriso luminoso e al modo in cui lo guardava con gli occhi pieni di affetto. I sentimenti che provava per lei non si erano mai sopiti, ma sapeva perfettamente che nel cuore della giovane c’era qualcun altro, qualcuno con cui non avrebbe mai nemmeno osato competere, qualcuno che proprio in quel momento gli stava tendendo ancora una volta la mano, dimostrandogli la sua riconoscenza. E proprio per questo desiderava ardentemente dare prova del suo valore e della sua lealtà a loro, a Merlino, che aveva sempre creduto in lui, agli altri cavalieri e a Camelot. Quello sarebbe stato il primo passo per proteggerli tutti.
Nella sua vita aveva assaporato pochi attimi di gloria, molti di più erano stati quelli di sconfitta, ma quello che stava per accadere era qualcosa di diverso, di unico. Il suo cuore batteva forte nel petto, un segno della determinazione e della passione che avrebbe messo nella sua nuova vita. Era nervoso e agitato, ma anche orgoglioso e impaziente. Sapeva di essere sempre stato pronto, ma non poteva fare a meno di sentire un nodo alla gola di fronte alla solennità dell’occasione, anche se avveniva in una circostanza ben lontana dai consueti cerimoniali di corte. Ma non era quello che contava davvero per lui. Era un’esperienza già vissuta e sapeva con certezza che le cose stavano così. E, soprattutto, stavolta sarebbe andata in maniera differente rispetto alla prima, non avrebbe recitato un ruolo che non gli apparteneva e che non lo identificava.
Quando il momento tanto atteso giunse, Lancillotto si presentò in ginocchio davanti ad Artù con la testa chinata in segno di rispetto e lo sguardo fiero. Un brivido gli percorse la schiena mentre il principe gli conferiva il titolo di cavaliere e gli sfiorava le spalle con la spada, come se questa gli stesse infondendo un calore mai provato prima.
Da allora in poi avrebbe fatto di tutto pur di dimostrare il suo ardimento e sarebbe andato incontro al proprio destino con coraggio e dignità.