Disclaimer: I personaggi non mi appartengono.
La storia è stata scritta senza fine di lucro.
The Oxygen I Breathe
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"Solo tu potevi rubare uno stendardo di Grifondoro mentre
scappavi dal Ministero, Pads."
"Moony, detto così lo fai quasi sembrare un reato."
Lupin ride, ma è costretto a
fermarsi nel momento in cui la voce s'incaglia alla gola e le spalle
nude s'accartocciano sotto il tessuto rosso e oro in cui Sirius lo ha
avvolto.
L'aria del primo mattino soffia
contro il di loro il proprio, freddo respiro e di quando in quando
Fierobecco spalanca le ali, come a volerli riparare -Come a volerli
nascondere.
"Non avresti dovuto perdere
tempo con me. Se ti trovassero---"
"Non lo faranno."
La mano ossuta di Sirius si chiude
attorno alle dita magre di Remus. Una stretta forte, in un corpo
nervoso e fragile, toccato dalla fame, dalla malattia, dalla
vendetta, dal rancore. Dall'amore, quell'amore capace di mutarsi in
fiamma rovente che incendia i pensieri, che permea il cuore come
ferro, che sazia la fame e acquieta la sete.
L'amore che ha portato Black da lui,
quando l'alba ha scalzato con una spallata le ultime stelle rimaste
attaccate alla sua schiena.
Remus gridava. Ululava. Gemeva.
Guaiva.
Forse piangeva e gli occhi colavano
fuori dalle orbite, oltre la bocca storta in un parossismo famelico
dove forse erano denti ed erano lingua e zanna già più non era; un
raggio di sole gli aveva trafitto la spalla incurvata all'indietro,
aveva divelto un ginocchio, quindi frantumato e riassestato quella
che da lì a poco sarebbe stata l'articolare del gomito, aveva dato
fuoco alla coda pendula, floscia, al manto lercio di fango per
scoprire la pelle nuda e giallastra e graffiata e morsa.
Non più lupo, meno di un essere
umano, Lupin si era accucciato con la fronte premuta sull'erba,
leccando, raspando con la lingua le gocce di rugiada sopravvissute
alla notte, le unghie affondate tra le foglie e gli steli, a cercare
un appiglio, a pregare per qualcosa di concreto.
E aveva pianto, Remus, vomitando
l'ultima, efferata resistenza della Bestia. Aveva pianto e ancora
piangeva quando Sirius era sceso con un balzo da dorso
dell'Ippogrifo, tra le mani uno stendardo strappato con fare
maledestro, forse con una unghiata, forse con una beccata, ma che
importava? Era caduto sulle ginocchia, lacerando quelle poche
cuciture ancora salde nei suoi pantaloni, e lo aveva coperto, lo
aveva abbracciato, lo aveva stretto -Remus,
ripeteva, Remus, sono qui, Remus, sono qui, sono qui,
Remus.
Ora, Lupin solleva gli occhi a
guardarlo, un sorriso di sbieco sulle labbra. L'altro arriccia il
naso, facendo incavare gli occhi dentro le orbite come nella parodia
di un teschio su cui la pelle troppo tesa ha rivelato il bianco
dell'osso.
"Nulla. Ti guardavo."
"Perchè?"
Remus gli poggia la mano destra
sulla guancia ruvida, mentre col pollice traccia il disegno di una
vecchia carezza.
"Per vedere se fossi ancora tu."
inclina appena il volto, socchiudendo le palpebre "Per
accertarmi che fossi di nuovo qui."
Black gli mostra l'arco superiore
dei denti, a preludio di una risata che non arriva, ma viene
sostituita dal tocco della sua bocca sul palmo -Remus non capisce se
lo sta annusando, se sta frugando nella memoria tattile il ricordo di
una dolcezza ora dimenticata, o se semplicemente è un modo di fare
di quando, nella sua forma canina, era solito poggiargli il muso tra
le dita e rimanere così, per lunghi minuti, con le orecchie
all'indietro e gli occhi liquidi chiudi, il naso palpitante di gioia.
"E qual è la risposta, Moony?"
"La risposta è che non te ne
sai mai andato, Pads."
"Nemmeno tu." sussurra
Sirius e per un istante, anche per colpa, o merito, di un colpo di
luce, gli occhi di lui tornano vividi, vivaci, vivi.
"Sei sempre rimasto con me. Sempre. Nei ricordi cui mi
aggrappavo ogni notte per non impazzire."
Lupin abbassa il
braccio, lasciando che il bacio di Sirius sulle proprie dita rimanga
sospeso tra di loro per qualche istante.
"Ma i Dissennatori..."
"Si nutrono dei ricordi e dei
pensieri felici." confermò l'altro "Ed il mio non lo era."
Remus si ritrae, si fa guardingo ed
il sorriso che compare sul volto di Black è il più triste, umano
che gli abbia mai visto.
"Il ricordo che avevo di te è
della notte in cui te ne sei andato." spiega "Le tue scarpe
sul vialetto d'ingresso. Come si è piegato l'angolo del tuo
soprabito quando hai aperto la porta. Il suono dell'ultimo gradino,
quello che scricchiolava sempre -Quante volte ti ho svegliato perché
dimenticavo di saltarlo!" latra una risata, che di risata non ha
nulla se non il sussulto della gola ed il suono prolungato "Il
ricordo cui mi aggrappavo era quello della tua schiena, Moony, e ogni
notte, ogni singola notte, pensavo a quanto fossi stato stupido a non
fermarti. A dirti tutto ciò che avevo dentro. A convincerti a
restare, a trascorrere il resto della vita al fianco di un cane
rognoso dal carattere impossibile, ma che cucinava le uova sbattute
con pancetta più buone di tutta l'Inghilterra."
"L'ultima
parte te la sei inventata."
"Moony, posso scherzare su
molte cose, ma non sulle mie scrambled eggs."
"Pads, cagnaccio rognoso che
non sei altro, io intendevo--"
Sirius gli prende il volto tra le
mani, tracciando due lacrime a punta di dita, dagli angoli degli
occhi fino alla base del mento. E non lascia i suoi occhi, non
abbandona il suo sguardo e se piangesse, Remus ne è sicuro, se
piangesse sarebbe più semplice accettare quella disperazione, quel
vuoto desolante della sua espressione, il suono vacuo del suo cuore
che affonda nel petto, l'eco dei rimpianti, dei rimorsi, rimbalzato e
ripetuto per dodici anni tra le mura di Azkaban.
"Vorrei solo non fosse troppo
tardi."
Sirius poggia la fronte sulla sua
-Ed è allora che arriva il primo singhiozzo, quindi il secondo, il
terzo, in sequenza, a scuotergli le vertebre tintinnanti lungo il
profilo della spina dorsale e le spalle ossute e il bacino troppo
stretto, troppo spigoloso, e le ginocchia aguzze ed i piedi riarsi.
"Ti prego." sussurra "Ti
prego, Remus, ti prego, dimmi che non è troppo tardi."
E l'altro, alcuni giorni dopo,
dall'interno dello studio ormai vuoto, a guardare nella direzione
dove ha visto Fierobecco farsi via via sempre più piccolo fino a
scomparire, si racconterà di non aver risposto semplicemente perché
la voce di Black era troppo flebile e lo stormire delle foglie troppo
forte per capire cosa avesse detto.
“You'll be the saddest part of me
A part of me that will
never be mine
It's obvious
Tonight is gonna be the
loneliest
You're still the oxygen I breathe
I see your face
when I close my eyes
It's torturous
Tonight is gonna be
the loneliest.”
The Loneliest - Maneskin