20/09/2009
4 recensioniLa sigaretta è il
tipo perfetto di un piacere perfetto. E' squisita e lascia
insoddisfatti. Che cosa si può volere di più?
Oscar Wilde
Oscar Wilde
Lui non fumava.
Lui ci scopava con la sigaretta e tutto iniziava dal pacchetto.
Se lo rigirava tra le dita, stropicciava la carta trasparente, premeva gli angoli e poi... lo apriva. E lo guardava.
Guardava quei bastoncini con le palpebre socchiuse, come se sceglierne uno fosse di fondamentale importanza; il mignolo sotto il pacchetto, il pollice davanti e le altre dita dietro, muoveva appena il polso e le sigarette rotolavano, spasimavano.
Con l'altra mano ne prendeva una.
Usava l'indice e il pollice e faceva rotolare un po' il filtro prima di sfilarla. Risistemava il pacchetto nella tasca, pescava l'accendino, s'inumidiva le labbra e le arricciava appena prima di circondare il filtro con esse.
Non aspirava mai la prima boccata, lasciava scivolare il fumo nel palato, sulla lingua, ma non lo aspirava. La nuvoletta densa gli copriva il volto prima di disperdersi. La seconda boccata era una carezza sulla schiena.
La terza erano dita premute sullo stomaco, prima di aspirare la quarta guardava sempre il cielo, poi chinava la testa e riportava il filtro alle labbra umide, socchiudeva gli occhi per non farli incontrare col fumo e aspirava.
Il petto che si alzava, le spalle rilassate.
La quinta era la sua lingua in fondo alla gola.
Tiro profondo, dita che premevano sul filtro [sul suo collo], espirava sempre dal naso alla quinta boccata. Come se la gola fosse troppo impegnata per fare altro.
La sesta era la sua mano tra le gambe.
La settima e l'ottava erano le sue mani ovunque.
La nona era pressione
[sul seno, sullo stomaco, dentro, fuori, dentro e fuori. Dentrofuori] e lei non poteva fare altro che guardarlo.
Lui non fumava.
E finiva sempre alla dodicesima boccata, appena prima di arrivare a fumarsi il filtro e, mentre il fumo circondava ancora il suo viso, alzava gli occhi. E la guardava.
Tirava, e la guardava. Assaporava, e la fissava con le palpebre socchiuse, vagando sul suo volto, ovunque, nei suoi occhi, dentro la sua bocca, dentro la testa, il petto, la pancia.
Dentro.
E poi espirava aprendo appena le labbra piegate in un sorriso pigro. Lanciava la cicca con uno scatto dell'indice [elaguardavadentroefuori].
Shikamaru Nara non fumava.
Lui se le scopava quelle fottute sigarette.
N/A
Un delirio che mi è piaciuto troppo.
Shika/Tema un po' banale, lo ammetto. Ma mi piaceva veramente, veramente troppo.
Spero che vi piaccia.
Angela.