Anime & Manga > Occhi di gatto/Cat's Eye
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Autore: LubaLuft    03/05/2024    1 recensioni
Questo crossover mette insieme "Occhi di Gatto" e "ll Grande Sogno di Maya".
Dal testo:
"La donna si calò lentamente, sfruttando gli appoggi delle mani, e scese con il piede lungo la schiena di lui, poi con l’altra gamba, finché non riuscì ad afferrarlo per le spalle e a cingergli i fianchi con le gambe.
Gli passò poi le braccia sotto, fino a congiungere le mani sul suo petto.
Karato si concentrò sulla discesa ma non poté non percepire il calore generato dal corpo di lei. Sentiva chiaramente il suo seno spingere sulla sua schiena, le gambe agili e tornite che lo circondavano, un profumo femminile misto a sudore che da tempo non gli capitava di respirare così da vicino.
Arrivati a terra, aspettò che lei posasse i piedi sul pavimento in sicurezza, poi si voltò.
Una bellissima ragazza, un bellissimo sguardo. E poi quel piccolo neo sul mento, che rendeva la sua bocca perfetta ancora più sensuale.
“Chi devo ringraziare?” Chiese lei con voce più calma.
“Karato Hijiri.” Rispose lui chiamando a raccolta le sue facoltà razionali.
“La ringrazio per avermi salvato la vita. Io sono Rui Kisugi.”
Genere: Azione, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao!
Questa storia mescola Cat's Eye a Glass no Kamen e mantiene i nomi originali di entrambi i manga.
Quindi, le tre sorelle Tashikel sono Hitomi (Sheila), Rui (Kelly) e Ai (Tati) e Matthew Hisman è Toshio Utsumi.
Buona lettura :-)




Capitolo 1 - L’uomo di Okinawa

(Fine estate)

 

Chigusa Tsukikage non amava particolarmente il cellulare. Ne possedeva uno, ma limitava il suo uso allo stretto necessario

Nella Valle dei Susini, le sue abitudini avevano subito l’influenza di quel luogo magico, e questo l’aveva spinta a preferire la solitudine, il silenzio e la meditazione. 

Tuttavia, da quando era ritornata a Tokyo, era alle prese con una questione che le stava particolarmente a cuore, pari per importanza solo all’assegnazione della parte di Akoya per il nuovo adattamento della Dea Scarlatta, e sui cui sviluppi voleva essere aggiornata in tempo reale - ecco quindi l’utilità di quel telefono sempre acceso e accanto a lei.

Una questione privata, di cui in pochi conoscevano la natura. 

Fortunatamente, la protervia e le capacità indiscusse della persona alla quale si era affidata per gestirla al meglio le avevano fatto intuire che, una volta risolto il nodo principale della faccenda - e cioè individuare l’obiettivo e adottare la strategia migliore per raggiungerlo -  la strada sarebbe stata solo in discesa.

Quella mattina, mentre leggeva un nuovo copione che i ragazzi delle compagnie - ormai runite - Ikkakuju-Tsukikage stavano valutando di rappresentare, arrivò la telefonata che aspettava da giorni.

“Signora Tsukikage, sono rientrato a Tokyo poco fa. L'Opera è stata individuata, si trova nel caveau della Okinawa Ginkō Ltd. Adesso dobbiamo capire come muoverci per procedere con la seconda parte del piano, e cioè se potremo andare a fondo con le buone o dovremo decidere per le cattive. La notizia positiva è che le buone sono documentate e consultabili: l’esatto valore del debito è stato calcolato all’ultimo yen e le sue disponibilità attuali le consentono di saldarlo e stralciarlo in via definitiva. Ovviamente, il detentore del bene in questione potrebbe non essere d’accordo… e qui passeremmo alle cattive...”

"Prima di qualunque ulteriore azione, voglio prima parlare con quell’uomo."

“Immaginavo volesse prendere questa strada, in prima battuta. Del resto, negoziare è sicuramente via più semplice. Attendo allora sue indicazioni. Quando ha intenzione di partire per Okinawa?”

“A questo punto, mi muoverò già domani mattina. La aggiornerò non appena lo avrò incontrato. Spero che mi basterà discutere con civiltà, dopotutto conosco quell’uomo e so che è una persona ragionevole.”

"Se per il momento non le occorre altro, allora la saluto.” L’uomo si congedò.

Terminata la conversazione, Chigusa chiamò il suo fidato collaboratore e amico che, durante tutti quegli anni, le era sempre restato accanto.

“Genzo…”

“Signora…?”

“Per favore, invia una mail da parte mia a questo indirizzo.”

Genzo sgranò gli occhi leggendo quel nome. Era profondamente sorpreso.

“Scrivi che ho necessità urgente di prendere un appuntamento con lui. Sicuramente risponderà, e in fretta.”

“Signora, ma quell’uomo…”

“Quell’uomo mi ascolterà… non nutro alcun dubbio. Intanto organizza per favore tutto, domani mattina partiremo sicuramente per Okinawa, con il primo volo utile.”

“Farò come vuole, Signora. Per quanto riguarda la persona di sua fiducia con la quale parlava prima al telefono, come devo gestire il suo trattamento economico?”

 “A quello ci penseremo dopo, gli accordi sono chiari: quell’opera deve ritornare nelle mie mani, il compenso sarà versato a esito raggiunto, diciamo così. Non per niente, ci siamo affidati uno dei migliori sul mercato… se non il  migliore. Per il momento, l’unico intervento sarà il mio.”

Genzo si inchinò e si diede subito da fare.

 

****

 

L’uomo di Okinawa, seduto alla sua scrivania, leggeva con attenzione la mail che gli era arrivata da quel nome altisonante, Chigusa Tsukikage, legato a ricordi indelebili.

Ricordi di notti d’estate nei club più blasonati del Giappone, quando lei era nel fiore della sua bellezza e bravura, la più ambita tra le dive. Ichiren Ozaki era morto da poco e lei aveva sublimato la sua sofferenza e il suo lutto nel lavoro, mietendo vittime fra i suoi estimatori - lui era uno di quelli. 

Se la ricordava in particolare una sera, vestita di nero come nero era anche il manto di capelli che le ricadeva sulle spalle. La pelle bianca come la luna, la luna del suo nome. Adornata solo di brillanti, teneva in mano un bicchiere di champagne il cui orlo  - oh, poter essere quel bicchiere! - veniva delicatamente baciato dalle sue labbra rosse.

E così era stato: un’unica notte di passione, forse una banale valvola di sfogo o semplicemente, il frutto immaturo di quel bicchiere di champagne. Per lui era stata indimenticabile, per lei un po’ meno.

Del resto, tutti pendevano dalle sue labbra, tutti volevano darle una parte da recitare nelle loro vite. Che ingenui: lei viveva solo per il palco, l’uomo che amava non c’era più e non v’era alcuna speranza di sostituirlo nel suo cuore.

Del debito di Ichiren Ozaki nei confronti della sua banca, la potente Okinawa Ginkō Ltd , non restava praticamente più nulla - era accaduto tutto una vita prima, ormai era stato tutto rimesso, e con gli interessi. E quell'opera d'arte che ancora conservava gelosamente nel suo caveau, così recitava la procura fallimentare, sarebbe dovuta rientrare “nelle disponibilità di eventuali eredi o altri soggetti legalmente interessati qualora aventi capacità di riscatto della medesima": il che equivaleva a dire che l’opera veniva trattenuta nel suo caveau esclusivamente sotto forma di pegno e non di possesso.

Finora nessuno si era affacciato a reclamarla e lui si era ben guardato dal pubblicizzarne la presenza nella sua cassaforte: per lui aveva un valore simbolico inestimabile, rappresentava un debito di cuore che apparteneva solo a lei. Era un indennizzo involontario, un risarcimento forzato per quell’amore non corrisposto di cui era stato malato per anni. Il souvenir di una passione che aveva bruciato a lungo nel suo cuore e che ora, sotto la cenere, lo riscaldava quel tanto che bastava per farlo sentire ancora vivo. 

I giochi di finanza, i milioni, il potere… e in mano aveva poco o nulla.

Avrebbe voluto tenerlo per sempre, nascosto, quel souvenir, ma lei era stata brava, si era affidata a qualcuno molto competente e lo aveva ritrovato.

Un loro incontro era ormai inevitabile e, forse, era giunto davvero il momento di chiudere la partita sia con lei che con il passato.

Schiacciò il tasto dell’interfono.

“Signore?...”
“Per favore, per domani mattina annulla tutti i miei appuntamenti. In tarda mattinata è attesa nel mio ufficio la signora Chigusa Tsukikage. Non riceverò nessun altro a parte lei.”

“Perfetto, provvedo a modificare la sua agenda. Vuole che le organizzi un pranzo con la sua ospite?”
“Sì, grazie.”

Chissà se le piaceva ancora quel ristorante sul mare…

 

****

 

“Non potevi aspettare, vero?...” gli sussurrò all’orecchio una voce suadente, ansimante, piacevolmente bassa, come quella di un contralto.

Nella penombra di quella camera d’albergo, i corpi si indovinavano soltanto. Il fruscio leggero delle lenzuola di seta, il rumore del mare in sottofondo, il respiro soddisfatto di entrambi.

“No, impossibile. Sei una calamita per me, ti ho in testa da quando mi sono svegliato… ma vedo che anche tu hai gradito.” Anche la voce di lui era ancora affrettata, come ancora scossa dal piacere che aveva provato con lei. I loro incontri erano spesso giocati sul momento, veloci e intensi – e piacevolmente liberi da coinvolgimenti sentimentali. Il sesso perfetto sotto ogni punto di vista, insomma. Quello appena conclusosi, con pieno godimento, da parte di entrambi non faceva eccezione.

“Bene… ora che entrambi siamo sazi e soddisfatti… ti ascolto. Buone notizie da Okinawa, spero.” Riprese lei allungandosi su un fianco e coprendo con la seta il suo seno generoso. Quando si parlava di lavoro bisognava ritornare in sé, via dalla piacevole confusione generata dai sensi.

“Direi ottime notizie: il tesoro sta per uscire dal caveau. Però dovranno sicuramente dargli una sistemata, ho idea che quei posti siano tristi, freddi e umidi sebbene pieni d'oro ... Al momento però, non so darti dei tempi precisi al minuto, ci sono alcune variabili che semplificano o complicano la questione. Io a questo punto aspetterei domani. La cosa vi genera dei problemi?” Rispose lui, allungando la mano verso di lei e risalendo la curva suadente del fianco con un dito. D’accordo parlare di lavoro, però…

 “Assolutamente no, io sono una che sa aspettare… a differenza di te.”  Tentò di mantenere un certo distacco ma quel dito che continuava a risalire la sua pelle le provocò un brivido. Del resto, che cosa pensavano di fare in camera da letto? 

 “A proposito… mi sono tenuto la serata libera. Se lo sei anche tu…” La mano raggiunse la stoffa che nascondeva le curve di lei e le scoprì nuovamente, con studiata lentezza, le dita a sfiorare i seni. Che cosa poteva farci se quella donna era bella, intelligente, e aveva un corpo spettacolare? E, soprattutto, non c’erano vincoli di alcun genere fra di loro, liberi entrambi e consapevoli. Da quel punto di vista, parlavano la stessa lingua, e piuttosto bene.

Il suo piccolo neo sul mento… aveva di nuovo voglia di baciarlo.

“Sì, sono libera…  direi che possiamo anche ricominciare…” convenne allora lei, sdraiandosi sulla schiena e offrendosi nuovamente a lui.

 

****

Il mattino dopo la stessa giovane donna, il cui nome era Rui Kisugi, uscì da quel lussuoso resort e salì su un taxi diretto dall’altra parte della città.

Era bravo a letto e, all’occorrenza, bravo anche a scovare quadri d’autore: stavolta c’era arrivato addirittura prima del signor Nagaishi… 

Ormai a un passo dal raggiungere l’obiettivo, bisognava solo pianificare bene l’azione finale. Un’ennesima sfida per lei e per le sue sorelle, Hitomi e Ai.

Erano note come la banda Occhi di Gatto, tre misteriose ladre di dipinti, apparentemente inafferrabili e sempre pronte a sfidare il destino… oltre che la polizia. 

Quella sfida in particolare era diversa dalle solite perché l’obiettivo da raggiungere testimoniava un legame speciale, un rapporto di amicizia finito tragicamente, con la morte di un uomo e la scomparsa nel nulla di un altro. In mezzo c’erano sicuramente eventi oscuri, misteri e anche una buona dose di dolore.

Il loro modus operandi poteva essere discutibile e penalmente rilevante: del resto erano delle ladre. Tuttavia, a loro discolpa, si poteva dire che rubavano solo un certo tipo di opere, tutte legate alla vita di un unico artista, il pittore tedesco Michael Heinz, loro padre, opere trafugate dai nazisti e rintracciate tra collezioni private e musei con estrema difficoltà. Una complessa questione di famiglia, insomma. 

L’uomo con cui Rui aveva trascorso la notte, uscì dal resort subito dopo di lei e salì sulla sua auto sportiva. 

Si tolse a fatica dalla testa il corpo statuario di lei. Non aveva avuto alcun dubbio, quando Chigusa Tsukikage aveva parlato di un dipinto di Michael Heinz. La causa delle tre sorelle gli faceva una istintiva simpatia, molto più di quella della vecchia Signora in Nero.

Con la sua navigata capacità di autoanalisi si sollevò da qualsiasi accusa di “doppiogiochismo”: le tre gatte non avrebbero faticato a sapere della ricomparsa del quadro e sicuramente si sarebbero date da fare per trafugarlo anche se lui non avesse passato l’informazione a Rui: aveva semplicemente offerto loro un teaser.

Una colazione veloce al solito bistrot per clienti pretenziosi, una lettura dei quotidiani principali, un passaggio veloce per il suo ufficio di investigatore privato e poi, in tarda mattinata, un aperitivo con un compagno d’università che non vedeva da un po’ di tempo: Masumi Hayami, il re dell’intrattenimento, il promotore di eventi prestigiosi, il segugio di scena. In poche parole, uno dei pochi uomini in Giappone con cui valeva la pena di conversare.

Molte volte Masumi gli aveva proposto di lavorare solo per la Daito, ma lui aveva sempre declinato l'offerta, teneva sia alla sua indipendenza che all’amicizia che li legava e senza l’una non poteva esserci l’altra.

Saltuariamente, offriva i suoi servigi a Masumi e tutte le volte veniva ben pagato per il lavoro svolto, poi lui gli offriva da bere e finivano sempre per tirare fuori qualche ricordo degli anni di studio. Una cosa in particolare lo colpiva del suo amico manager: gli anni passavano, le esperienze si accumulavano, il bagaglio personale si arricchiva ma c’era in lui qualcosa che non cambiava, che restava sullo sfondo, ed era un sottile velo di tristezza come di qualcuno a cui manca qualcosa per essere davvero felice, nonostante tutti quei soldi, il successo, la capacità di poter ottenere tutto ciò che voleva. 

Quasi . Qualcosa gli mancava, era evidente.

Lui, Kyoichiro Jin, ne era convinto. 



(Kyoichiro Jin è protagonista del manga Sukeban Deka e in Glass No Kamen fa una sua comparsata come amico di Masumi Hayami dei tempi dell'università)

 
   
 
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