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Autore: Fra67    08/05/2024    4 recensioni
Oscar è tornata dal ballo al quale ha partecipato vestita da donna, André cosa le dirà ?
Quello che ho scritto è ciò che mi sarebbe tanto piaciuto vedere nell'anime.
È la mia prima storia, per favore siate clementi ma dite quello che pensate in modo che possa migliorare prossimamente
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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BELLA DA PERDERE IL FIATO
Oscar era rientrata in lacrime dal ballo a cui aveva partecipato travestita da donna. Strano che una donna da sempre travestita da uomo avesse bisogno di travestirsi da donna per essere notata da lui.
Lui, il bel conte svedese, lui che era stato innamorato della sua regina, ma che sembrava aver soffocato quel sentimento che gli avrebbe provocato solo guai. Oscar si era sentita libera di dar voce al suo cuore di donna cercando di capire se Fersen avrebbe mai potuto ricambiarla, cercando di mostrarsi per quello che era, senza però fare capire a nessuno che si trattava proprio del biondo colonnello delle guardie reali.
Non avendola minimamente riconosciuta, Fersen le aveva confessato che il suo "migliore amico Oscar" le somigliava moltissimo.
Si era stata definire "il suo migliore amico" dall'uomo da cui avrebbe voluto ben altre attenzioni e delusa e amareggiata da questa confessione era fuggita via rientrando a Palazzo Jarjayes piangendo.
André qualche ora prima l'aveva vista vestita da sera, era bella come una dea quando finalmente pronta dopo tanti preparativi, aveva cominciato a scendere le scale, ma sapere che stava facendo tutto questo per fare colpo su Fersen lo faceva stare male. Certo lui, umile attendente, non avrebbe mai potuto aspirare ad avere nulla di più di una fraterna amicizia da parte di Oscar, troppa distanza sociale li divideva, era già tanto che lei non lo trattasse da servo, ma che lo considerasse da sempre il suo amico fraterno, una presenza discreta sulla quale poter contare in qualsiasi momento se ne presentasse la necessità. Proprio questa stretta vicinanza però contribuiva ad alimentare in lui un sentimento forte che nulla aveva a che fare con l'amicizia, si trattava sicuramente di amore, un amore immenso e disperato. Oscar gli era entrata nel cuore, o forse ci era stata da sempre.
Saperla fra le braccia di Fersen o di uno dei tanti cicisbei che frequentavano Versailles, gli procurava un dolore sordo, una fitta alla bocca dello stomaco. Se Oscar si fosse innamorata lui l'avrebbe persa, ne era sicuro, non avrebbe più potuto starle accanto come faceva da sempre neppure come semplice amico. André era preso da questi tristi pensieri che gli impedivano di dormire e pensò di uscire in giardino in modo che il fresco della notte lo aiutasse a placare l'agitazione che gli stava divorando l'anima. Non si era accorto che la carrozza era già rientrata finché non vide Oscar seduta sull'ultimo gradino dell'ampia scalinata all'ingresso del palazzo. Aveva pianto, e anche parecchio, si vedeva, nonostante tenesse gli occhi bassi, il trucco si era sciolto e alcune delle forcine, che qualche ora prima sorreggevano magistralmente la pettinatura così bella e raffinata, avevano ceduto miseramente dandole un aspetto dismesso, scomposto e disperato. Era così triste e sconsolata che il primo istinto di André fu quello di andarle incontro per accoglierla e consolarla, ma poi si ritrovò a pensare che lei non gli avrebbe mai confessato ciò che l'aveva ridotta in quello stato, no lei lo avrebbe cacciato rifugiandosi nel suo mesto silenzio che lo avrebbe fatto stare ancora peggio di così. Voleva starle accanto, come sempre e così scelse di comportarsi come era solito fare, diventando la sua ombra silenziosa alla quale lei si sarebbe potuta rivolgere solo quando fosse stata pronta a parlargli. Si avvicinò piano appoggiandole la sua giacca sulle spalle nude dicendole: "Fa freddo qua fuori, dentro c'è il fuoco acceso se ti va di scaldarti un po' ".
Lei annuì appena continuando a tenere la testa bassa, sapeva di non poter fingere con André, lui la conosceva bene anche se non occorreva essere un genio per capire che la serata non era andata come lei avrebbe voluto. Si sedette davanti al fuoco mentre lui si occupava silenziosamente di tenere viva la fiamma poi le si sedette vicino cercando di scorgere qualche indizio che lo aiutasse a capire cosa le fosse successo.
"Oscar...." provò a sussurrarle
"Scusa, non ho voglia di parlare...." mormorò continuando a fissare il pavimento "puoi riprendere la giacca, ora sto meglio.
"Sarebbe meglio andare a dormire, domani sarà una giornata faticosa e piena di impegni" disse lui, lei annuì silenziosamente e si alzò dalla poltrona e avvicinandosi a lui disse:
"Scusa André è tardi, tua nonna starà sicuramente dormendo e non voglio disturbarla, mi aiuteresti a sciogliere i lacci di questo maledetto corsetto? Io non riesco ad arrivarci, è così stretto che mi impedisce anche di respirare"
"Beh non sarò esperto come mia nonna, ma penso di farcela" borbottò lui
Oscar gli si avvicinò girandosi di schiena verso di lui e tenendo sempre lo sguardo basso. André non ci mise molto a sciogliere i nodi tentando inutilmente di non pensare alla pelle delle spalle e del collo nuda e così vicina da fargli battere il cuore. Le mani tremavano a quel contatto così inusuale e intimo, non si era mai permesso nemmeno di sognare di aiutare Oscar a togliersi un abito.
La ragazza si lascò andare ad un sospiro di sollievo appena André ebbe finito di allentare le stringhe
"Ohhh finalmente, questo non è un abito, è uno strumento di tortura, non capisco come facciano le donne a sopravvivere costrette in queste armature"
"Beh anche tu di solito indossi un'armatura: la tua divisa....."
"È vero ma la mia almeno è molto più comoda" sorrise Oscar
- Ci siamo - pensò André - ha abbassato lo scudo di silenzio che tira su quando è in difficoltà.... - se gioco bene le mie carte forse riesco a farla parlare -
"Oscar, dimmi che non ti è stato fatto del male, ti prego"
"No André, almeno non nel modo in cui intendi tu, anche se...... mi hanno ferita, ma è stata colpa mia, ho sbagliato tutto, io non sono così......
"È vero Oscar, tu non sei così, tu meriti di essere apprezzata per come sei davvero" - come al solito prima ti dò ragione e poi ti dico quello che penso davvero - pensò André
"E allora dimmi André come sono io? Dimmelo tu che mi conosci così bene...." sibilò Oscar pentita di aver offerto il fianco ai commenti che il suo amico non le avrebbe certo risparmiato. Si sentiva debole e vulnerabile e non le piaceva la parte della povera donzella offesa e affranta.
"Tu meriti di essere amata per come sei, con la tua uniforme, con il tuo carattere forte, deciso, dritto, con incrollabili princìpi morali, un carattere buono, gentile, generoso, e......a volte anche "simpatico"" André sorrise mentre si ritraeva allontanandosi da lei che gli avrebbe certamente mollato un pugno sentendosi canzonare in quel modo. Il pugno atteso andò a vuoto e ciò gli dette modo di continuare: "vedi Oscar, tu sei così, se irruenta, impulsiva, diretta, hai il fuoco che ti brucia nelle vene, tu meriti di essere amata per questo, non per il tuo aspetto esteriore"
"André, se tu non fossi André, il mio André, tu mi vedresti bella? domandò lei volgendo lo sguardo altrove vergognandosi di essersi lasciata sfuggire una domanda così "femminile". Cosa le saltava in mente di chiedere conferme sulla sua avvenenza, e poi chiedere ad André..... lui l'avrebbe presa in giro sicuramente e avrebbero finito per litigare
"Oscar, beh, ..... se io non fossi io......, io ti troverei bella da togliere il fiato" mormorò André imbarazzato per la risposta che si era lasciato sfuggire. "Comunque se un uomo non riesce a vedere oltre l'abito che indossi...... penso che non meriti la tua attenzione né quella di nessuna altra donna"
"Ecco, una donna!" Esclamò Oscar protendendosi verso André con i pugni chiusi in segno di sfida "è questo che sono? Una fanciulla in balia delle sue emozioni? Basta, per stasera ne ho avute abbastanza, sapevo che non avrei dovuto lasciarmi andare, sapevo che avrei finito per rendermi ridicola! Non accadrà mai più! Non soffrirò più per colpa dei miei sentimenti! D'ora in poi mi comporterò come un vero uomo" Oscar era una furia, era veramente arrabbiata con sé stessa, lei non avrebbe dovuto permettere che tutto ciò accadesse, non avrebbe dovuto permettere a Fersen di farle male, avrebbe dovuto essere forte, forte come un uomo....
"Ah .....questa poi è proprio bella" ribatté André sorridendo vistosamente, "e così tu pensi che un uomo non possa soffrire per amore....... Oh Oscar, non sai quanto ti sbagli....". Le ultime parole gli uscirono come un sussurro, aveva piegato la testa per non incrociare il suo sguardo, aveva paura che lei capisse i suoi sentimenti, aveva paura di perderla. Quello non era certo il momento di confessarle tutto, lei era invaghita di Fersen, e visto che fortunatamente lui non ricambiava, lei avrebbe dovuto accettare la sconfitta e continuare la sua vita. André poteva solo aspettare che lei si accorgesse di lui, che potesse guardare in fondo al suo cuore scoprendo i suoi veri sentimenti. La stretta vicinanza, quel loro vivere in simbiosi non le permetteva di scorgere l'importanza del loro rapporto e la grandezza del loro affetto, del loro amore. Era come guardare un oggetto avvicinandolo troppo agli occhi, non è possibile osservarlo, per poterlo vedere interamente bisogna allontanarlo un po'. Ma André non voleva allontanarsi dalla sua Oscar, lei era la sua vita, la sua aria, non poteva stare senza di lei.
"André, tu.......scusa, non volevo ferirti, io non sapevo, non mi sono mai accorta..... io non volevo dire......" disse lei dispiaciuta di aver involontariamente detto qualcosa di inopportuno.
"Lascia stare, non ne voglio parlare, non preoccuparti non mi hai ferito, ci sono abituato, d'altra parte sono solo un servo, non posso pretendere la tua comprensione" ribatté lui con aria afflitta. Lei gli si avvicinò prendendolo per mano e guardandolo negli occhi con la sua voce più dolce, rispose:
"Tu non sei mai stato solo un servo per me André, dovresti saperlo, tu sei stato il più bel regalo che mi abbia fatto mio padre...." Mentre pronunciava queste parole Oscar cercava di fargli capire quanto fosse importante per lei.
"Ah, certo, ora va proprio meglio, non sono un servo ma un regalo, un oggetto" disse abbassando lo sguardo tristemente come se lo avessero punto sul vivo
"No André non dire così, hai capito benissimo, tu sai quello che volevo dire. Tu non puoi sapere come fosse la mia vita prima che tu arrivassi qui, mio padre mi dava solo ordini, la mia vita era fatta solo di doveri, punizioni e ad ogni sbaglio erano botte, non mi era concesso neppure di piangere, piangere è roba da donnicciole....." Oscar imitava alla perfezione il modo autoritario di parlare che aveva suo padre, tanto che sembrava proprio di sentire la sua voce. Purtroppo nessuno era riuscito a proteggerla dalle follie del padre, nemmeno la vecchia governante, che pure aveva un certo ascendente sul Generale, era riuscita a farlo desistere dal suo malsano intento di allevarla come un maschio. "Da quando sei arrivato tu" proseguì Oscar, "ho avuto più di un amico, un fratello, un compagno di giochi, di studi, di marachelle e quando avevo bisogno di piangere potevo sempre venire da te, il tuo abbraccio riusciva sempre a consilarmi". Oscar era riuscita a dire cose impensabili per lei fino a poco tempo prima, stava aprendo il suo cuore ferito prima da suo padre, e ora da Fersen.
"È vero, mi ricordo però che con il tempo abbiamo imparato a fare fronte comune contro tutto e tutti, ci aiutavamo a vicenda. La strategia militare che abbiamo dovuto studiare sarà pur servita a qualcosa vero?" André sorrideva pensando a quante ne avevano passate insieme, erano dolci ricordi di un periodo purtroppo passato troppo in fretta. A 14 anni Oscar era diventata comandante della guardia reale e lui il suo attendente. La loro infanzia era finita.
"Già" ora anche lei sorrideva "quante ne abbiamo combinate insieme..... eri così triste la prima volta che ti ho visto, però mi ricordo che ci siamo guardati e ci siamo capiti al volo"
"Eri una peperina niente male e devo dire che non sei cambiata così tanto........ Oscar promettimi che non piangerai più da sola, promettimi che verrai da me come facevi da bambina, forse posso ancora fare qualcosa per tirarti su" André cercava di non perdere il legame speciale che li univa e la prese per mano
Oscar guardandolo negli occhi e scuotendo la testa disse: "André, siamo grandi ormai, non si tratta più di rubare i biscotti"
"Proviamoci lo stesso Oscar, non abbiamo niente da perdere. Oscar, ti prego, rimani per sempre la mia piccola peste preferita", la sua richiesta le arrivò come una dolce supplica alla quale non poté fare altro che arrendersi
"Ci proverò André, senti secondo te tua nonna nonostante sia corsa dietro a me tutta la sera, sarà riuscita a fare i biscotti?."
"Penso di sì, ma stavolta tocca a te entrare di nascosto in cucina" disse lui spingendola leggermente
"E tu vorresti che lo facessi con questo vestito addosso? Come minimo farò crollare qualcosa facendo un gran baccano.... No, no stavolta tocca a te"
"Chissà perché sono sempre io a finire nei guai... Va bene Madamigella, come volete voi, però stavolta merito una ricompensa..... dato che mi pare di aver capito che non vi rivedrò mai più vestita così, potrei avere l'onore di questo ballo?" La prese per mano facendole un vistoso inchino e lei annuì leggermente abbassando lo sguardo.
Ballarono per qualche istante che a loro parve interminabile, poi André prese dei biscotti che entrambi mangiarono come avrebbero fatto anni prima. Era finalmente tornata la loro bella complicità, Oscar sembrò dimenticare, almeno per quella sera, dello smacco ricevuto da Fersen e André la riaccompagnò sulla porta della sua camera augurandole la buona notte con un lieve bacio sulla fronte.
   
 
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