Finalmente l’ultimo capitolo. Credevate me ne fossi dimenticata,
vero?! Beh, ci avete preso. Sì me ne ero completamente dimenticata… chiedo
venia… la vecchiaia avanza e il mio cervello è sempre stato quello che è… Grazie
al cielo almeno era già scritto tutto…>_>
Tiensen V Cadde
il silenzio. Hanamichi
teneva gli occhi liquidi fissi di fronte a sé, il volto sprofondato nella
coperta stretta attorno al proprio corpo fino al naso. Attendeva
la sua condanna finale. Kaede
non poteva amarlo. Era
una dolorosa realtà. Lui
era bello, perfetto, assolutamente... divino. Che
cosa era lui? Un
impuro ibrido, il do'hao. Hanamichi. Era
solo Hanamichi, non avrebbe avuto niente da dargli, nulla da offrirgli se non
la sua goffa persona. E
poi Kaede non era gay. Aveva
stuoli di ragazzine a seguito, certo, alcune erano brutte come carciofi, ma
altre erano belle, dolci. Che
speranze avrebbe avuto il teppista dai capelli rossi? Era
stato rifiutato cinquanta volte. Significherà ben qualcosa questo, no? Non
poteva attendersi altro che un secco rifiuto, stizzite parole di disgusto. Si
pentì subito di aver confessato i proprio sentimenti. Si
sentiva come se gli fosse stata tolta una parte di corazza che lo proteggeva. Si sentiva
insicuro e vulnerabile. Con
un angoscia immensa vide la scena in cui il volpino gli strappava la coperta
che gli aveva portato ed entrava in casa chiudendo la porta. sbattendola, il
tutto coronato con un disgustato: “ sparisci e non farti più vedere!” Solo
immaginarlo lo distrusse a tal punto che le lacrime cominciarono a scendere
veloci e implacabili sul suo volto. Si morse le labbra per non urlare di
disperazione. Non
voleva farsi vedere piangere, non voleva che Rukawa lo vedesse in quello
stato pietoso. Si
alzò barcollando deciso ad andarsene. Stava
troppo male, una disperazione talmente grande che ogni sua cellula doleva in
maniera insostenibile. Il
groppo che aveva in gola era talmente doloroso da far aggiungere lacrime alle
lacrime. Lasciò
cadere il plaid al suolo rimanendo ancora in piedi, aspettando una qualche
parola da parte del giovane seduto poco lontano. Ma
nessun suono giunse al suo orecchio. Distrutto
totalmente da questa delusione struggente, le sue labbra si mossero piano a
pronunciare parole semplice, incurante di come incrinate suonassero. “Grazie
di tutto.” mormorò singhiozzando senza poterselo impedire. “Me ne vado.” lo
informò spalancando le ancora deboli ali e spiccando il volo che sapeva lo
avrebbe portato poco lontano. Una volta che il suolo si fu allontanato
Hanamichi si lasciò andare alle lacrime. Pianse
rischiando di soffocare per i singhiozzi violenti che gli sconquassavano il
petto. Volò,
non per molto, le ali stanche e doloranti cedettero dopo pochi minuti. Con
una fitta atroce l'ala destra crollò facendo urlare il rosso. Ignorò
il dolore cercando di planare nella maniera meno brusca, non ottenendo,
tuttavia, risultato. Con
un ultimo sforzo, spiegò le ali al massimo usandole per sfruttare le correnti
per planare, fallendo. Precipitò,
come un proiettile sparato. Le
fronde degli alberi e i rami aguzzi frenarono malamente la sua caduta. Era
ancora troppo debole, troppo fragile. Non
aveva energie per lottare, non ne aveva la voglia. Cadeva
e non gli importava. Si
abbandonava totalmente alla forza di gravità che maliziosa lo trascinava al
suolo. La
sua caduta era ostacolata da perfidi coltri degli abeti che lo ferivano, lo
consumavano, lo massacravano. Sempre
più giù fino a strisciare a lungo al suolo, bramoso di raschiare la sua pelle
ambrata, assetato delle sue lacrime e del suo sangue. Sbatté
violentemente contro un tronco senza emettere gemito. Gli
occhi vacui svuotati di tutto. Non
aveva voglia di nulla. Né
di piangere né di disperarsi. Era
vuoto, totalmente inanimato. Per
qualche folle istante aveva cullato la speranza che Rukawa lo raggiungesse,
salvandolo ancora una volta dal suolo. Ma
non era arrivato nessuno. Nessun
Kaede. Nessun
Lucifero dalle ali nere a salvarlo. Alla
fine, pensò, il destino di un ibrido era sempre e solo uno: orfano, destinato
ad un amore impossibile. Condannato
ad una morte in atroci sofferenze. Nessun
sollievo, nessuna gioia. Solo
castighi, per quei figli impuri. Per
quanto avesse lottato per sopravvivere, per quanto avesse stretto i denti e
tenuto duro, era stato tutto inutile. Si
era aggrappato alla vita con tutte le sue forze per non rendere il sacrificio
dei suoi genitori vano. E
invece, vano, era stato tutto quello che aveva fatto. Sarebbe
morto lì, in quella pineta, col cuore straziato e l'anima in cancrena. Eppure
non gli importava di nulla di ciò. Il
suo ultimo ironico pensiero fu 'Ayako si arrabbierà molto per quello che ho
fatto...', poi, per la prima volta, fu felice nel vedere il buio e l'oblio
avvolgerlo totalmente. ************** Rukawa
ascoltò quelle parole in silenzio, pensando. Cosa
provava per lui? Cosa
provava per Hanamichi? Perchè
l'aveva salvato? “Perdonami
Rukawa...” Sussultò
a quelle parole. Hanamichi
si scusava. Si
scusava di avergli tenuto nascosto la verità: lo amava. Ma
lui, cosa provava per il rossino? Sentiva
una strana angoscia crescergli dentro. Cosa
provava per lui?? Quale
sentimento lo legava al do'hao? Sentiva
di dover fare in fretta, di dover al più presto capire cosa aveva nel cuore. Doveva
fare in fretta a capire per…salvarlo? Da
dove veniva quel pensiero? Lo
aveva già salvato, lo aveva curato per ben quattro giorni. Eppure
averlo lì non gli aveva dato fastidio, anzi... “Grazie
di tutto, me ne vado” Sussultò. Hanamichi
stava piangendo, i singhiozzi facevano tremare troppo la sua bella voce in
genere calda, ora, solo stridula e spezzata. Kaede
si girò verso di lui vedendolo prendere il volo. Si alzò di scatto senza
capire cosa lui stesso volesse fare, se non limitarsi a guardarlo mentre si
allontanava da lui. Era
la sua ultima occasione, pensò. Eppure non riuscì a muoversi. E
sempre quella stessa premente domanda nella testa: Cosa provo per lui? Osservò
impotente quel puntino allontanarsi sempre di più da lui fino a scomparire
dalla sua visuale. Il
cuore gli martellava nel petto senza un motivo preciso. Se
ne era andato, aveva il suo letto, non avrebbe più dovuto darsi pena per il
do'hao. Tutto
quello che Sakuragi avrebbe compiuto da quel momento in poi non era più
affare suo. Di
fronte ai suoi occhi vorticò trasportata dall'aria una piuma bianca: una
piuma delle ali di Hanamichi. Alzò
distrattamente la mano catturando la penna tra le dita sottili, osservandola. Ripensò
a tutto quello che era successo in quei giorni assurdi. Al
momento in cui aveva visto Hanamichi crivellato di colpi, al suo colpo di
testa grazie al quale lo aveva salvato. Rivide
la sua sofferenza, i suoi occhi pieni di dolore e angoscia, quello strazio
che aveva deturpato i suoi lineamenti. L'agonia
straziante di quel corpo scultoreo, la sofferenza che Hanamichi aveva
sopportato in quanto Ibrido. La
sua confessione. In
quei momenti, Rukawa avrebbe tanto voluto fare qualcosa di più per il suo
compagno. Abbracciarlo
quando gli raccontava della madre e del padre morti, prendere per se tutta
quella pena e quella tristezza, poter anche solo donargli un po' di
sollievo... Tutto
questo perchè? Solo
per il suo sorriso? No,
non esattamente. Lui
non faceva tutto quello per UN sorriso o per il SUO sorriso. Lui avrebbe
fatto tutto quello per avere la certezza che quei sorrisi fossero la
conseguenza della sua felicità, non una maschera per occultare il dolore. Strinse
quella piuma tra le mani con forza. No. Non
l'avrebbe lasciato andare. Voleva
quel sorriso solo per se. Voleva esserne l'unica causa. Aveva
la risposta. Perchè
aveva fatto tutto ciò per Hana? Perchè
se ne era innamorato... Spalancò
le ali nere come la pece spiccando il volo, viaggiando più veloce che poteva. Lui
era molto più rapido del do'hao, lo avrebbe raggiunto subito. Sbatteva
le ali freneticamente, i suoi occhi abituati all'aria scrutavano indagatori
il cielo alla ricerca di Hanamichi, senza vederlo. “E'
debole cazzo!! Non può volare trop...” una folgorazione lo colpì improvvisamente:
Hanamichi era debole e...forse non era stato in grado di volare... “No...”
le parole di Hanamichi gli martellavano in testa: “Quando credi di aver preso il volo... puff! L'ala destra è troppo
stanca, non riesci a coordinarle in modo da distribuire il lavoro e...cadi.
Semplicementi cadi. “ Kaede
si abbassò violentemente volando a rasoterra. “Merda,
merda, merda!!!” imprecò. Vide di fronte a se una pineta. Vi si inoltrò
schivando agilmente le fronde nemiche. Si
stupì distrattamente della sua prontezza di riflessi. Ritirava
e spiegava le ali per evitare i rami che si intricavano in maniera troppo
fitta. “Dove
sei Hana...” mormorò. Pregò
che stesse bene, che la sua lentezza nel capire i suoi sentimenti non fosse
costata la vita al suo do'hao. “Ti
prego, ti prego ti prego...” implorò al cielo. E
qualcuno lo ascoltò: vide un corpo ai piedi di un pino, un corpo accasciato
scompostamente, martoriato, le ali malconce. “No!!”
ripiegò le ali lasciandosi cadere a terra, inciampando e rischiando di
cadere. I
suoi occhi inchiodati a quella creatura dai capelli rossi che giaceva a terra
apparentemente senza vita. “Hana..”
gemette raggiungendolo inginocchiandosi con premura accanto a lui. “Kami
no...” implorò voltando delicatamente il rossino. Il
cuore gli faceva male. Le
sue mani tremavano spaventosamente. I
suoi occhi bruciavano. Non
poteva averlo perso ora che aveva capito... Non
poteva averlo veramente lasciato.. “...cadi. Semplicementi cadi.” la sua
mente ricordò. “Dio solo sa quanti ne ho visti
morire...”
continuò. Guardò
con occhi lucidi il volto graffiato e pallido, i solchi delle lacrime a
sfregiare le guance cineree. “Hanamichi?”
lo chiamò piano accarezzandogli il volto con mani gentili. “Hana?
Apri gli occhi piccolo...” implorò facendo poggiar il capo sulle sue
ginocchia. Hanamichi rimase in balia dei movimenti del volpino senza reagire,
senza aprire gli occhi, senza svegliarsi. “Avanti
do'hao!” urlò, ma il rossino rimase inerme, immobile. Rukawa ruggì
aggrappandosi alla disperazione: non poteva lasciarlo morire, Hanamichi non
DOVEVA morire, ora che lui...ora che lui lo aveva trovato. Lo prese in
braccio come pochi giorni prima correndo verso una piccola radura che sapeva
essere poco lontana da li. “Ru..kawa..?”
il volpino si fermò di scatto sentendo il suo nome sussurrato dalla voce del
rossino. Abbassò il volto osservando con occhi pieni di stupore il fardello
tra le sue braccia. Hanamichi col volto pallido e stanco lo guardava con gli
occhi socchiusi debolmente, come se non avesse nemmeno la forza per tenerli
aperti. Rukawa si inginocchiò posandolo a terra. Nel suo petto il cuore
pareva una grancassa. “Sei
vivo...” ebbe solo la forza di dire. Ora che la paura per la sua incolumità
si era dissolta, si sentiva distrutto. Hanamichi
chiuse stancamente gli occhi. La sua mente era ancora confusa e il suo cuore
ancora infetto dal dolore. “Ru...kawa..?”
ripetè con voce stanca, scossa. “Kami
sama sei vivo...” ansimò carezzandogli il volto con veemenza, quasi ad
accertarsi che fosse veramente reale ciò che vedeva. Hanamichi
gemette di dolore chiudendo gli occhi quando le ferite sul suo corpo gli
ricordarono di essere ancora vivo. Provò
a dire qualcosa, a chiedere spiegazioni di cui necessitava assolutamente,
disperatamente. “shh...
non parlare, non parlare... chiudi gli occhi e riposa, alle tue ferite penso
io...” lo rassicurò Rukawa. Hanamichi voleva replicare, ma si sentiva troppo
esausto, troppo stanco. Perse nuovamente i sensi, l'ultima cosa che ricordava
era l'erba morbida sotto di lui, e il potere caldo del volpino lenire le sue
ferite, e forse, il tepore di quel gesto, avrebbe curato il suo cuore. Lo
accarezzava, come si accarezza la più bella delle creature terrene. Lo
lusingava con le sue mani pallide, come se fosse delicato, come se temesse
che le sue dita avrebbero potuto rovinarlo. Le
ferite curate, i graffi assorbiti e gli ematomi sgonfiati. Il suo potere era
abbastanza potente da curare semplici ferite come quelle, fortunatamente. L'unica
grande ferita era la sua debolezza. Era ancora troppo presto per tornare a
volare e Hanamichi ne pagava le conseguenze. Lo
aveva adagiato sull'erba fresca della piccola radura. Non si era sentito di
riportarlo nella baita, meno il rossino stava in aria, meglio era per la sua
salute. E
ora vegliava il suo sonno ristoratore, adagiato accanto a lui, stringendolo
con le sue braccia, scaldandolo col suo corpo per supplire alla frescura
dell'aria di montagna. Quanti
piccoli baci a sfiorare la sua pelle morbida. Non
era come cristallo, né la sua pelle morbida come seta, né pregiato come una
bambola di porcellana. No,
quelle futili cose erano fredde e inanimate, prive di anima. Hana era caldo,
con un grande cuore e con una forza di vivere brillante come il riverbero del
sole sulla sua pelle. “Ti
amo piccolo... perdonami...” sussurrò all'orecchio del dormiente, sperando di
donare al sonno del suo piccolo do'hao immagini allegre, diverse da quelle
che il suo silenzio di poco prima aveva probabilmente suscitato. Quanto
avrebbe desiderato tornare indietro a recuperare quella coperta abbandonata
al suolo e usarla per scaldare il suo corpo reso freddo dalla frescura di
montagna. Prendere
quel plaid lasciato cadere come lui aveva fatto cadere le sue speranze. Scaldarlo
con la lana grezza, come il suo amore avrebbe potuto fare con quel cuore. Ma
non aveva coperte li con se, e non voleva muovere Hanamichi. Accarezzò
delicatamente le piume candide dell'ala ripiegata con cura. Non
aveva una coperta, pensò, ma aveva qualcos'altro... Si inginocchiò
accanto al corpo di Hanamichi, inarcando la schiena liberando le ali nere
come l'ebano. Prese
il rossino privo di sensi tra le braccia, il corpo mollemente abbandonato lo
inteneriva e lo affascinava. Il
suo angelo in balia di un demone. Avvolse
i loro corpi tra le piume scure sdraiandosi poi nuovamente sul prato,
intrecciando le gambe con le sue per scaldarlo lì, dove la ali non
arrivavano, fece posare il capo rilassato nell'incavo della sua spalla,
approfittandone per baciare la chioma rossa. “Non
avrai più freddo piccolo” gli promise chiudendo stancamente gli occhi,
deliziandosi con la dolce melodia del suo respiro regolare, del calore della
sua pelle, del suo buon profumo. Cullato
da questa serenità scivolò addormento anch'egli, incurante del pericolo di
essere visti da qualcuno di sgradito, di essere scoperti. Aveva
lì con se Hana, tutto il resto non contava. ******************************************** Si
svegliò senza sapere dove si trovasse, né, tanto meno, cosa fosse accaduto. Non
ricordava cosa fosse successo, l'intorpidimento creato dal sonno rallentava
ancora il fluire dei suoi ricordi. Si
sentiva così al sicuro. Inconsciamente
si accoccolò verso quella fonte calda di serenità, incurante di cosa o chi
fosse a donargliela. Non
gli importava nulla, in quel momento voleva solo stare in pace. Ancora
con gli occhi chiusi, sospirò beatamente inspirando un profumo famigliare. Troppo
famigliare... Aprì
stancamente gli occhi, punto dal quell'inebriante aroma. Ancora
stordito inquadrò a fatica la pelle nivea su cui poggiava il capo. “Rukawa...”
sussultò riconoscendo il volto divinamente bello del moretto che placidamente
dormiva stringendolo tra le braccia e proteggendolo con le grandi e maestosi
ali. “Oh
Kami...” ansimò quando i ricordi lo investirono come un fiume in piena. Preso
dal panico e dalla confusione ritrasse in fretta le ali e cercò di
divincolarsi dalla stretta del volpino continuando a domandarsi: ma cosa sta facendo?! Cosa succede?! Ma
il suo dimenarsi concitato non porto altro risultato se non quello di
svegliare Rukawa che, mugugnando, lo strinse maggiormente a se aprendo gli
occhi cobalto puntandoli in quelli nocciola del rossino tremendamente
angosciati. “Ti
sei svegliato...” constatò premuroso. “Come ti senti?” chiese dolcemente allungando
una mano per accarezzare il volto bronzeo, ma Hanamichi si ritrasse di scattò
rifiutando la sua carezza. “Che
stai facendo?” domandò con voce tremante il rossino. Rukawa
per tutta risposta ritrasse le ali nere mettendosi a sedere sull'erba e osservando
il compagno con sguardo tra il divertito e l'esasperato. “Ad
un occhio inesperto potrebbe sembrare una banalissima partita a rubamazzo con
un fungo porcino...” rispose sarcastico. “Non
è divertente.” rimbeccò offeso e sinceramente arrabbiato il numero dieci. Non
poteva comportarsi così! Prima lo rifiutava e poi come se nulla fosse lo
stringeva lo coccolava...Kami l'aveva perfino salvato! Di nuovo! Credeva
forse che solo perchè lui era Kaede Rukawa potesse permettersi di prendersi
gioco di lui così? Di schernire i suoi sentimenti.? “Ti
ho trovato a terra, ai piedi di un albero, più morto che vivo e ti ho
curato.” “E
perchè l'hai fatto? Pensavo che di me non te ne importasse più nulla dopo
quello che ti ho detto!” lo aggredì furioso per nascondere l'enorme dolore
che provava. “Pensavi
male.” rispose con voce tranquilla l'asso dello Shohoku. “Come
scusa?”non era sinceramente sicuro di aver capito molto bene le sue parole... Ma
Rukawa con le parole non era bravo come che con i fatti. Affondò le dita nei serici
capelli di Hanamichi troppo sconvolto per reagire e lo baciò. Posò le morbide
labbra su quelle del rossino in una tenera lusinga, le accarezzò con la
lingua cercando di forzare la bocca carnosa tanto timida quando dolce. Hanamichi
spalancò gli occhi incredulo. Rukawa
lo stava baciando, non ci poteva credere, non ci VOLEVA credere. E
se non fosse altro che un atto di scherno? Se solo si fosse illuso anche solo
un attimo e si fosse scoperto che era tutto una presa in giro ne sarebbe
morto. Non
voleva soffrire ancora. Si scostò piano da quelle carezza così sensuali e
piantò il suo sguardo in quello di Kaede. Non aveva mai abbassato lo sguardo
di fronte a nessuno, non lo avrebbe fatto con lui. “Che
stai facendo?” domandò pacato Sakuragi. “La
finale di rubamazzo con una begogna....” ansimò chinandosi nuovamente su di
lui, ma anche questa volta Hanamichi si fece negare. “Smettila!
Ti diverti tanto a prenderti gioco di me?!” sbottò. “Non
ti sto prendendo in giro, do'hao.” sospirò. “Ah
no? Io... Io ti confido tutto e tu non fai una piega, anzi, sembri quasi
disgustato, precipito e svengo e mi ritrovo te accanto che dopo pochi secondi
ci prova con me, io non sono un idiota come credi! Ho una dignità, un
orgoglio! Non intendo farmi umiliare così!” urlò alzandosi. “Posso
accettare un tuo rifiuto, farmene una ragione...ma questo, questo è troppo.
Non accetterò di essere preso in giro, nemmeno da te.” si voltò e cominciò ad
allontanarsi. “Qualsiasi
cosa io faccia, ti ferisco comunque, vero?” quella domanda dal tono amaro
bloccò la sua camminata. Non si voltò, ma sentì distintamente la camminata
felina di Rukawa che si avvicinava a lui. “Ho
rischiato di perderti per ben due volte.” sussurrò il volpino cingendogli la
vita con le braccia “ ed entrambe le volte è capitato perchè sono stato
troppo lento a capire quello che volevo. Non succederà ancora.” Il rossino si
voltò in quell'abbraccio caldo osservandolo con incredulità negli occhi blu. “Cosa
stai cercando di dirmi....?” balbettò speranzoso per poi aggiungere con un sorriso
forzato “ E guai a te se tiri fuori una partita di rubamazzo con chissà chi
perchè giuro che ti prendo a testate...” Le
labbra di Kaede si arricciarono in un tenero sorriso prima di sussurrare: “Ti
amo, do'hao” suggellando quelle parole con un bacio. Hanamichi
non riusciva a crederci. Kaede
aveva detto proprio 'Ti amo'. Lo aveva chiamato anche do'hao, ma su questo
poteva passare sopra. Poteva
crederci? Ma
questo pensiero sfiorò a malapena la sua mente: da quando in qua si fermava a
riflettere? Rukawa
si era dichiarato, lo stava baciando, aveva già perso troppo tempo a
rimuginare. Strinse
le braccia attorno alla vita del volpino rispondendo impacciato al bacio. In
quell'istante pensò che il cuore si fosse realmente fermato nel suo petto. Quelle
labbra dal sapore così dolce lo stavano cullando come se fosse la creatura
più bella del mondo intero, la sua lingua accarezzava la sua con una tale
delicatezza che pareva quasi avesse paura di offenderlo. Le
sue mani sprofondate nei suoi capelli rossi. Lo stava trattando come qualcosa
di veramente prezioso, a cui realmente teneva. Questa
sensazione gli sciolse il cuore. Lo strinse ancora di più. Andò
incontro alle labbra del suo eterno rivale, lasciando che le proprie
venissero succhiate e lambite. Rukawa
si staccò dal compagno lasciando le mani sulle guancie. Per
qualche istante rimase incantano: la sua bocca era così rossa e gli occhi
socchiusi e lucidi. I
capelli così sensualmente arruffati e le gote imporporate lo rendevano
tremendamente sexy. “Sei bellissimo...” sussurrò incantato Kaede
per poi tornare a baciarlo. Un
bacio passionale. Questa
volta le labbra del volpino divorarono quelle del compagno, la sua lingua
lottò senza fine, si staccavano per brevi istanti riprendendo fiato. Le
mani di Kaede sparivano sotto la maglia mezza sbrindellata del rossino
toccando, massaggiando accarezzando tutto ciò che le sue dita erano in grado
di raggiungere. Hana
gemeva nella sua bocca, ansimava perchè quelle mani pallide avevano il potere
di far vibrare ogni sua cellula, come al comando di una bacchetta magica: lì
dove veniva toccato si sprigionavano brividi di piacere. “Ru…”
ansimò quando questi lo spinse sul prato sdraiandosi su di lui. Il moretto
separò le sue labbra da quelle del rossino guardandolo negli occhi. Era
stupendo con i capelli rosso fuoco in contrasto con l'erba smeraldina, il suo
volto arrossato, le labbra gonfie per le sue premure, gli occhi nocciola
liquidi. Abbandonato,
sotto di lui, nel petto avvertiva il
cuore palpitare a velocità folle contro il proprio. “Se
non vuoi, io non continuo...” lo rassicurò con voce roca. Hanamichi avvampò
circondando il suo collo con le braccia e tirandolo a sé affondando il
proprio volto nella spalla del compagno. “Ti
amo...” ripeté. “Ma io... io non ho mai...” Rukawa riuscì a sentirlo
arrossire e sorrise dolcemente staccandolo da sé per guardarlo negli occhi
insolitamente sfuggenti. Lo
baciò in una casta carezza. “Sarei
onorato di essere il primo” sussurrò accarezzandogli il volto. Il rossino
sorrise imbarazzato. “E anche l'unico...” lo avvertì. Il numero dieci lo
fisso per poi ridere. “Primo
e unico...” lo rassicurò facendosi baciare, abbandonandosi a quelle mani
alabastrine che scoprivano pezzi di pelle bollente. Le
labbra del volpino abbandonarono quelle di Hanamichi cominciando lentamente a
suggere la pelle delicata della mandibola, per poi scendere ad assaggiare la
consistenza di quella del collo. Le labbra dell'ibrido lasciarono libero un
lungo gemito di piacere nell'avvertire la bocca fresca dell'altro
solleticargli il collo. Rukawa,
nel frattempo, infilò un ginocchio tra le gambe del compagno che le divaricò
istintivamente. “Dei...”
ansimò inarcandosi. Il
timpano di Rukawa fu deliziato a tal punto da quel sospiro di piacere che una
serie di brividi lungo percorsero la sua schiena. Con un movimento secco
delle mani strappò la stoffa della maglia bianca che indossava Hanamichi,
liberando il suo petto dall'indumento ormai inutilizzabile. “La
tua maglietta...” ansimò il rossino. “Era
già rotta” lo tranquillizzò levando anche la propria che andò a posarsi
sull'erba verde con un fruscio. Hanamichi poté, finalmente, ammirare il petto
candido del moro che si ergeva, inginocchiato su di lui, in tutta la sua maestosa
bellezza. E Rukawa calò su di lui, assaggiando la pelle dei pettorali,
mordendo, leccando, scendendo sempre più verso il basso. “Ru...”
invocava senza controllo, gli occhi non potevano stare che chiusi, la luce
era troppo forte, gli bruciavano... Le
sue dita artigliarono i fili d'erba che gli facevano da giaciglio. Tutti
i suoi sensi erano concentrati nei punti sfiorati da quella lingua
impertinente che raccoglieva le piccole gemme di sudore che inevitabilmente
si formavano su quella pelle ambrata. Il suo membro pulsava come un secondo
cuore nei suoi pantaloni, bramoso di ricevere attenzioni da quel dio alato
sopra di lui. “Kae...
ti prego...” implorò il suo carnefice. “Come
vuole il mio do'hao...” sussurrò sul punto che aveva appena leccato. Un
gemito ricompensò il suo gesto, questo gli diede il permesso di infilare le
sue mani nei pantaloni del ragazzo che prese a dimenarsi inarcando la schiena
con un urlo strozzato. “Sei
sensibile...” lo sfottè il moro affondando la lingua nel suo ombelico. Hanamichi
urlò nuovamente spalancando gli occhi quando la mano impertinente infilata
saldamente nei suoi boxer impugnò il membro caldo. Rukawa
gli disse qualcosa, ma il rombo del sangue che scorreva come un fiume in
piena gli impedì di sentire le sue parole. Il
cuore nel petto martellava impazzito, se non fosse stato così impegnato a
godere, avrebbe certamente temuto di morire. Avvertì
il volpino sfilargli delicatamente gli ultimi indumenti rimasti utilizzando
solamente una mano dato che l'altra ancora stringeva il sesso pulsante del rossino. Hanamichi
sollevò un braccio portandoselo a coprire il volto mentre il suo respiro
andava a trasformarsi sempre più in una serie di rantoli irregolari. Sentì
la mano che lo aveva tanto a lungo tenuto in pugno muoversi lentamente
costringendolo a tremare ed ad arcuarsi spingendo di riflesso il bacino l’alto.
Rukawa riprese a tempestargli il volto di mille piccoli baci e l'orecchio
dell'ibrido di ansiti spezzati. Sentì
a malapena la mano che gli accarezzava i glutei, il dito dispettoso che si
intrufolava stuzzicando l'apertura vergine senza mai violarla veramente. “Kaede....”
ansimò ormai perso nel piacere. Finalmente
il dito lo penetrò, ma Hanamichi nemmeno se ne accorse continuando a gemere
senza controllo. Un
secondo dito raggiunse il primo strappando ai due un gemito. Rukawa
era basito... il do'hao era così stretto...così caldo... Se
fino a quel momento era riuscito a tenere il controllo nulla gli garantiva di
riuscirci anche ora. Vedere
Hanamichi totalmente nudo in sua balia sotto di lui stava mandando
letteralmente al massacro il suo autocontrollo. Per non parlare del fatto che
il suo corpo era così deliziosamente stretto e bollente. L'idea che tra poco
sarebbe entrato in quella guaina di carne fremente lo faceva impazzire. “Tra
poco amore, tra poco” lo rassicurò. Hanamichi lo fissò negli occhi blu e
Kaede seppe che, in quell'istante, il suo cuore era fermo. Mai aveva visto
gli occhi del do'hao così lucidi e pieni di passione. Le iridi color
cioccolato erano screziate d'oro. “Splendido...”
sussurrò sulle labbra gonfie baciandolo con passione riprendendo il suo
massaggio al membro duro di Sakuragi. Lo violò con un terzo dito e il rossino
si inarcò aggrappandosi alle sue spalle emettendo un gemito non propriamente
di piacere. “Rilassati...”
lo rassicurò. Il do'hao annuì cercando di respirare lentamente, chiudendo gli
occhi, concentrandosi sul piacere che le mani dell'amato gli donavano, la
dolcezza con cui le sue labbra lo lusingavano. Si rilassò e Rukawa prese a
muovere le dita con delicatezza strappandogli un ansito. “Ru...”
Rukawa lasciò il membro di Hanamichi che diede voce al suo disappunto con un
gemito. Ma Kaede non aveva intenzione di lasciare a metà il lavoro iniziato.
Scese, assaggiando i pettorali marmorei. Contro le sue labbra avvertì il
battito del cuore del rossino e si soffermò a suggere la pelle
particolarmente sensibile in quel punto. Mosse nuovamente le dita dentro di
lui e, questa volta, Sakuragi ansimò di piacere. Riprese
il suo cammino verso il basso fino a raggiungere il membro eretto la cui
punta era imperlata di tante goccioline bianche. Ne baciò la punta con
riverenza facendo urlare il ragazzo sotto di lui. Ne leccò tutta la
lunghezza, lo baciò. Quando
capì che il rossino era pronto, sottrasse le dita da lui il quale protestò
con un gemito spezzato. Si
sfilò rapidamente i pantaloni per poi stendersi totalmente sul corpo bronzeo
dell'amante. Al contatto i due emisero un lungo lamento di piacere. “Pronto
piccolo?” Hanamichi annuì titubante aggrappandosi alle sue spalle, allargando
le gambe in modo che Rukawa potesse sistemarsi meglio tra di esse. Ansimarono
entrambi pesantemente quando i due membri entrarono in contatto. Rukawa
infilò una mano tra i due corpi prendendo nuovamente a masturbare il
compagno, mentre, lentamente, premette la punta del suo membro sul piccolo
orifizio. Entrò, dolcemente, allargando poco alla volta quella carne bollente
che lo avvolgeva. Brividi
di piacere puro trapassarono le sue ossa. “Kami...”
ansimò tendendosi e stringendo, d'impulso la presa attorno ad Hanamichi facendolo
urlare. Nello
stesso istante in cui il numero undici entrò completamente nel calore
dell'altro Hanamichi venne inarcandosi con violenza e boccheggiando
sconvolto. Luce. Fu
la prima cosa che percepì entrando in quell'anfratto dal calore intossicante. Mai
si era sentito così completo. Nulla poteva toccarlo in quel momento, tutto
era assolutamente perfetto. L'urlo
di Hana che veniva tra di loro corpi lo riscosse dallo sconvolgimento. Avvertì
le mani che gli arpionavano le spalle mollare la presa cadendo sul prato con
un fruscio. Il
respiro del rosso farsi sempre più pesante e difficoltoso. Kaede
rimase immobile qualche istante per farlo abituare alla nuova presenza nel suo
corpo. “Tutto...tutto
bene...?” si preoccupò con voce paurosamente incrinata. L'amante
annuì senza forze cingendogli nuovamente le spalle. Forte di quel segno il
volpino assestò la prima delicata spinta che strappò un urlo di dolore
all'amato. “Andrà
meglio...ora...” lo rassicurò spingendo nuovamente sussultando di piacere. Non
sapeva quanto ancora avrebbe resistito. Affondò
nuovamente, con più forza, ricevendo un ansito non certo di dolore dal
compagno. “Fallo
ancora...” lo implorò. L'eccitazione di nuovo alle stelle, il sangue
tramutato in lava bollente e il desiderio impellente di sentire Kaede
muoversi dentro di lui, di completare quel puzzle perfetto che erano i loro
corpi. E
Rukawa perse ogni freno. Prese
a spingere con foga sentendo nelle sue orecchie le urla di piacere del
rossino che si sovrapponevano alle sue. E
Hanamichi che urlava e si contorceva cercando un contatto ancora più
approfondito col corpo del volpino sopra di lui che spingeva aprendolo in due
donandogli piacere allo stato puro. L'ultima
violenta spinta lo fece inarcare di scatto, i suoi spolmoni si svuotarono urlando
mentre il suo corpo si liberava sul ventre del compagno e i suoi occhi
diventavano troppo sensibili alla luce per restare ancora aperti. Avvertì
il seme di Kaede invaderlo, riempirlo, marchiarlo lì dove nessuno sarebbe
arrivato mai, decretando l'unione tra i due. Si
accasciarono l'uno sull'altro senza più forze, i respiri concitati che si
rincorrevano, i corpi bagnati intrecciati. Rukawa
trovò la forza di sollevarsi e liberare l'ibrido della sua presenza per poi
lasciarsi cadere accanto a lui circondandolo con le braccia e baciandone la
chioma umida. “Come
ti senti?” domandò premuroso. “Mai
volato tanto alto...” si sentì rispondere in un sussurro. Sorrise a quelle
parole baciandogli ancora la fronte. “Ti
amo” “Anch'io.”
cadde di nuovo il silenzio, le parole sostituite dalle carezze. “Non
possiamo restare qui: ci prenderemo una broncopolmonite.” constatò il tiensen
dalle ali nere. “Lo
so...” “Dovremmo
alzarci...” “Già...” “Prenderemo
freddo....” “Ho
sonno Kit...” gemette chiudendo gli occhi e strofinando la guancia sul petto
dell'altro. “Anche
io, ma veramente, qui non possiamo stare... Dormiremo a casa...” cercò di
convincerlo e di convincersi il volpino. Di alzarsi non aveva la minima
voglia. Il rosso sbuffò facendosi forza sulle braccia mettendosi a sedere
seguito a ruota dal compagno. Raccolsero
i vestiti di malavoglia infilandoseli pigramente. Hanamichi stava dando le
spalle all'amante, quando questi notò dei segni sulla schiena del do'hao, che
prima non aveva visto. Vi posò sopra una mano percorrendo le due cicatrici
con le dita sentendo il ragazzo fremere sotto le sue carezze. “Quando
te le sei fatte?” volle sapere preoccupato. Sakuragi
si voltò sorridendogli, abbracciandolo e lasciandosi cullare. “Sono
i ricordi dei due interventi...” spiegò. “Quali
interventi?” chiese sempre più allarmato stringendolo con maggiore forza a sé. “Questa
estate, alla schiena.” “Non
sapevo ti avessero operato....” “Non
lo sa nessuno, a parte Anzai, ovvio.” “Ti
ha fatto molto male?” “Dopo
che mi hanno sparato, sinceramente, sembra una bazzecola..” scherzò. “Ora
però stai bene, vero?” Hanamichi annuì contro la sua spalla. “Perfettamente
guarito! Sono il tensai dopotutto” ma queste sue parole non avevano il tono
dei suoi soliti sproloqui, un tono dolce, vellutato. I
due si staccarono e Kaede raccolse le due magliette sbrindellate: liberare le
ali le aveva rotte praticamente del tutto. “Mi
sa che ce la prendiamo lo stesso la broncopolmonite...” borbottò Hanamichi
ricevendo una scrollata di spalle in risposta. “Basta
che ci muoviamo a tornare a casa prima che faccia buio.... a piedi!”
specificò quando vide il rossino prepararsi a spiegare le ali. “Cosa?!
Ma ci impiegheremo una vita!” contestò. “Non
se ne parla neanche! Sei troppo debole!” “No
che non lo sono!” ma l'occhiata intransigente dell'altro lo fece capitolare.
Forse non aveva tutti i torti. “Uffa...” brontolò incamminandosi. “Che
gusto ci sarà ad avere le ali se tanto non posso usarle, dico io!” Non fece
in tempo a girarsi per dire a Kaede di muoversi che, in un turbinio di piume
nere il compagno lo sollevò in braccio da terra volando sopra la pineta ad
elevata velocità. “Ehi!!!
Non sono invalido!!!” urlò per farsi sentire. “Zitto
e reggiti forte!” Borbottando insulti alle stupidi volpi megalomani Hana si
avvinghiò al collo dell'amante lasciandosi cullare dal suono regolare con cui
le ali sbattevano e il profumo inebriante del compagno che lo stringeva a se
con forza e dolcezza. Si
sentiva protetto, da tutto e da tutti. Strinse
inconsciamente la presa su Kaede pensando a come ora, fosse finalmente
felice. Aveva
l'amore della sua volpe, Rukawa lo amava veramente, non gli aveva mentito. Si
preoccupava per lui, gli dedicava mille attenzioni e lo guardava come se lui
fosse il suo mondo. E
mentre il suo amante sfrecciava nel cielo riportandolo alla baita, si
addormentò, con il sorriso sulle labbra pensando al fatto che mai era stato
così contento di essere un Ibrido... FINE |
E’ stata un’agonia
rivedere sto capitolo…>_> le lemon proprio non riesco ad affrontarle più…
Mi sa che non ne scriverò più… o per lo meno, non così’ esplicite… vabbè
staremo a vedere! Scusate ancora il ritardo, me ne ero sinceramente
dimenticata. Però se può farvi felice… ho ritrovato l’incipit del seguito di
questa storia. Quindi magari presto ne vedrete il sequel!XD Buona domenica a
tutti!:3
Iceriel