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Autore: iceriel    20/09/2009    1 recensioni
Un Tiensen, una creatura mitologica dalle grandi ali. Hana, un tiensen ibrido. Un'ala di piume, un'ala di cuoio. Il suo più grande problema? Il tabù che affligge ogni ibrido e che rischierà di ucciderlo.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: Alternate Universe (AU), Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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tiensen V

Finalmente l’ultimo capitolo. Credevate me ne fossi dimenticata, vero?! Beh, ci avete preso. Sì me ne ero completamente dimenticata… chiedo venia… la vecchiaia avanza e il mio cervello è sempre stato quello che è… Grazie al cielo almeno era già scritto tutto…>_>


 

 

Tiensen

V

Cadde il silenzio.

Hanamichi teneva gli occhi liquidi fissi di fronte a sé, il volto sprofondato nella coperta stretta attorno al proprio corpo fino al naso.

Attendeva la sua condanna finale.

Kaede non poteva amarlo.

Era una dolorosa realtà.

Lui era bello, perfetto, assolutamente... divino.

Che cosa era lui?

Un impuro ibrido, il do'hao.

Hanamichi.

Era solo Hanamichi, non avrebbe avuto niente da dargli, nulla da offrirgli se non la sua goffa persona.

E poi Kaede non era gay.

Aveva stuoli di ragazzine a seguito, certo, alcune erano brutte come carciofi, ma altre erano belle, dolci.

Che speranze avrebbe avuto il teppista dai capelli rossi?

Era stato rifiutato cinquanta volte. Significherà ben qualcosa questo, no?

Non poteva attendersi altro che un secco rifiuto, stizzite parole di disgusto.

Si pentì subito di aver confessato i proprio sentimenti.

Si sentiva come se gli fosse stata tolta una parte di corazza che lo proteggeva.

Si sentiva insicuro e vulnerabile.

Con un angoscia immensa vide la scena in cui il volpino gli strappava la coperta che gli aveva portato ed entrava in casa chiudendo la porta. sbattendola, il tutto coronato con un disgustato: “ sparisci e non farti più vedere!”

Solo immaginarlo lo distrusse a tal punto che le lacrime cominciarono a scendere veloci e implacabili sul suo volto. Si morse le labbra per non urlare di disperazione.

Non voleva farsi vedere piangere, non voleva che Rukawa lo vedesse in quello stato pietoso.

Si alzò barcollando deciso ad andarsene.

Stava troppo male, una disperazione talmente grande che ogni sua cellula doleva in maniera insostenibile.

Il groppo che aveva in gola era talmente doloroso da far aggiungere lacrime alle lacrime.

Lasciò cadere il plaid al suolo rimanendo ancora in piedi, aspettando una qualche parola da parte del giovane seduto poco lontano.

Ma nessun suono giunse al suo orecchio.

Distrutto totalmente da questa delusione struggente, le sue labbra si mossero piano a pronunciare parole semplice, incurante di come incrinate suonassero.

“Grazie di tutto.” mormorò singhiozzando senza poterselo impedire. “Me ne vado.” lo informò spalancando le ancora deboli ali e spiccando il volo che sapeva lo avrebbe portato poco lontano. Una volta che il suolo si fu allontanato Hanamichi si lasciò andare alle lacrime.

Pianse rischiando di soffocare per i singhiozzi violenti che gli sconquassavano il petto.

Volò, non per molto, le ali stanche e doloranti cedettero dopo pochi minuti.

Con una fitta atroce l'ala destra crollò facendo urlare il rosso.

Ignorò il dolore cercando di planare nella maniera meno brusca, non ottenendo, tuttavia, risultato.

Con un ultimo sforzo, spiegò le ali al massimo usandole per sfruttare le correnti per planare, fallendo.

Precipitò, come un proiettile sparato.

Le fronde degli alberi e i rami aguzzi frenarono malamente la sua caduta.

Era ancora troppo debole, troppo fragile.

Non aveva energie per lottare, non ne aveva la voglia.

Cadeva e non gli importava.

Si abbandonava totalmente alla forza di gravità che maliziosa lo trascinava al suolo.

La sua caduta era ostacolata da perfidi coltri degli abeti che lo ferivano, lo consumavano, lo massacravano.

Sempre più giù fino a strisciare a lungo al suolo, bramoso di raschiare la sua pelle ambrata, assetato delle sue lacrime e del suo sangue.

Sbatté violentemente contro un tronco senza emettere gemito.

Gli occhi vacui svuotati di tutto.

Non aveva voglia di nulla.

Né di piangere né di disperarsi.

Era vuoto, totalmente inanimato.

Per qualche folle istante aveva cullato la speranza che Rukawa lo raggiungesse, salvandolo ancora una volta dal suolo.

Ma non era arrivato nessuno.

Nessun Kaede.

Nessun Lucifero dalle ali nere a salvarlo.

Alla fine, pensò, il destino di un ibrido era sempre e solo uno: orfano, destinato ad un amore impossibile.

Condannato ad una morte in atroci sofferenze.

Nessun sollievo, nessuna gioia.

Solo castighi, per quei figli impuri.

Per quanto avesse lottato per sopravvivere, per quanto avesse stretto i denti e tenuto duro, era stato tutto inutile.

Si era aggrappato alla vita con tutte le sue forze per non rendere il sacrificio dei suoi genitori vano.

E invece, vano, era stato tutto quello che aveva fatto.

Sarebbe morto lì, in quella pineta, col cuore straziato e l'anima in cancrena.

Eppure non gli importava di nulla di ciò.

Il suo ultimo ironico pensiero fu 'Ayako si arrabbierà molto per quello che ho fatto...', poi, per la prima volta, fu felice nel vedere il buio e l'oblio avvolgerlo totalmente.

**************

Rukawa ascoltò quelle parole in silenzio, pensando.

Cosa provava per lui?

Cosa provava per Hanamichi?

Perchè l'aveva salvato?

“Perdonami Rukawa...”

Sussultò a quelle parole.

Hanamichi si scusava.

Si scusava di avergli tenuto nascosto la verità: lo amava.

Ma lui, cosa provava per il rossino?

Sentiva una strana angoscia crescergli dentro.

Cosa provava per lui??

Quale sentimento lo legava al do'hao?

Sentiva di dover fare in fretta, di dover al più presto capire cosa aveva nel cuore.

Doveva fare in fretta a capire per…salvarlo?

Da dove veniva quel pensiero?

Lo aveva già salvato, lo aveva curato per ben quattro giorni.

Eppure averlo lì non gli aveva dato fastidio, anzi...

“Grazie di tutto, me ne vado”

Sussultò.

Hanamichi stava piangendo, i singhiozzi facevano tremare troppo la sua bella voce in genere calda, ora, solo stridula e spezzata.

Kaede si girò verso di lui vedendolo prendere il volo. Si alzò di scatto senza capire cosa lui stesso volesse fare, se non limitarsi a guardarlo mentre si allontanava da lui.

Era la sua ultima occasione, pensò. Eppure non riuscì a muoversi.

E sempre quella stessa premente domanda nella testa: Cosa provo per lui?

Osservò impotente quel puntino allontanarsi sempre di più da lui fino a scomparire dalla sua visuale.

Il cuore gli martellava nel petto senza un motivo preciso.

Se ne era andato, aveva il suo letto, non avrebbe più dovuto darsi pena per il do'hao.

Tutto quello che Sakuragi avrebbe compiuto da quel momento in poi non era più affare suo.

Di fronte ai suoi occhi vorticò trasportata dall'aria una piuma bianca: una piuma delle ali di Hanamichi.

Alzò distrattamente la mano catturando la penna tra le dita sottili, osservandola.

Ripensò a tutto quello che era successo in quei giorni assurdi.

Al momento in cui aveva visto Hanamichi crivellato di colpi, al suo colpo di testa grazie al quale lo aveva salvato.

Rivide la sua sofferenza, i suoi occhi pieni di dolore e angoscia, quello strazio che aveva deturpato i suoi lineamenti.

L'agonia straziante di quel corpo scultoreo, la sofferenza che Hanamichi aveva sopportato in quanto Ibrido.

La sua confessione.

In quei momenti, Rukawa avrebbe tanto voluto fare qualcosa di più per il suo compagno.

Abbracciarlo quando gli raccontava della madre e del padre morti, prendere per se tutta quella pena e quella tristezza, poter anche solo donargli un po' di sollievo...

Tutto questo perchè?

Solo per il suo sorriso?

No, non esattamente.

Lui non faceva tutto quello per UN sorriso o per il SUO sorriso. Lui avrebbe fatto tutto quello per avere la certezza che quei sorrisi fossero la conseguenza della sua felicità, non una maschera per occultare il dolore.

Strinse quella piuma tra le mani con forza.

No.

Non l'avrebbe lasciato andare.

Voleva quel sorriso solo per se. Voleva esserne l'unica causa.

Aveva la risposta.

Perchè aveva fatto tutto ciò per Hana?

Perchè se ne era innamorato...

Spalancò le ali nere come la pece spiccando il volo, viaggiando più veloce che poteva.

Lui era molto più rapido del do'hao, lo avrebbe raggiunto subito.

Sbatteva le ali freneticamente, i suoi occhi abituati all'aria scrutavano indagatori il cielo alla ricerca di Hanamichi, senza vederlo.

“E' debole cazzo!! Non può volare trop...” una folgorazione lo colpì improvvisamente: Hanamichi era debole e...forse non era stato in grado di volare...

“No...” le parole di Hanamichi gli martellavano in testa: “Quando credi di aver preso il volo... puff! L'ala destra è troppo stanca, non riesci a coordinarle in modo da distribuire il lavoro e...cadi. Semplicementi cadi. “

Kaede si abbassò violentemente volando a rasoterra.

“Merda, merda, merda!!!” imprecò. Vide di fronte a se una pineta. Vi si inoltrò schivando agilmente le fronde nemiche.

Si stupì distrattamente della sua prontezza di riflessi.

Ritirava e spiegava le ali per evitare i rami che si intricavano in maniera troppo fitta.

“Dove sei Hana...” mormorò.

Pregò che stesse bene, che la sua lentezza nel capire i suoi sentimenti non fosse costata la vita al suo do'hao.

“Ti prego, ti prego ti prego...” implorò al cielo.

E qualcuno lo ascoltò: vide un corpo ai piedi di un pino, un corpo accasciato scompostamente, martoriato, le ali malconce.

“No!!” ripiegò le ali lasciandosi cadere a terra, inciampando e rischiando di cadere.

I suoi occhi inchiodati a quella creatura dai capelli rossi che giaceva a terra apparentemente senza vita.

“Hana..” gemette raggiungendolo inginocchiandosi con premura accanto a lui.

“Kami no...” implorò voltando delicatamente il rossino.

Il cuore gli faceva male.

Le sue mani tremavano spaventosamente.

I suoi occhi bruciavano.

Non poteva averlo perso ora che aveva capito...

Non poteva averlo veramente lasciato..

“...cadi. Semplicementi cadi.” la sua mente ricordò.

“Dio solo sa quanti ne ho visti morire...” continuò.

Guardò con occhi lucidi il volto graffiato e pallido, i solchi delle lacrime a sfregiare le guance cineree.

“Hanamichi?” lo chiamò piano accarezzandogli il volto con mani gentili.

“Hana? Apri gli occhi piccolo...” implorò facendo poggiar il capo sulle sue ginocchia. Hanamichi rimase in balia dei movimenti del volpino senza reagire, senza aprire gli occhi, senza svegliarsi.

“Avanti do'hao!” urlò, ma il rossino rimase inerme, immobile. Rukawa ruggì aggrappandosi alla disperazione: non poteva lasciarlo morire, Hanamichi non DOVEVA morire, ora che lui...ora che lui lo aveva trovato. Lo prese in braccio come pochi giorni prima correndo verso una piccola radura che sapeva essere poco lontana da li.

“Ru..kawa..?” il volpino si fermò di scatto sentendo il suo nome sussurrato dalla voce del rossino. Abbassò il volto osservando con occhi pieni di stupore il fardello tra le sue braccia. Hanamichi col volto pallido e stanco lo guardava con gli occhi socchiusi debolmente, come se non avesse nemmeno la forza per tenerli aperti. Rukawa si inginocchiò posandolo a terra. Nel suo petto il cuore pareva una grancassa.

“Sei vivo...” ebbe solo la forza di dire. Ora che la paura per la sua incolumità si era dissolta, si sentiva distrutto.

Hanamichi chiuse stancamente gli occhi. La sua mente era ancora confusa e il suo cuore ancora infetto dal dolore.

“Ru...kawa..?” ripetè con voce stanca, scossa.

“Kami sama sei vivo...” ansimò carezzandogli il volto con veemenza, quasi ad accertarsi che fosse veramente reale ciò che vedeva.

Hanamichi gemette di dolore chiudendo gli occhi quando le ferite sul suo corpo gli ricordarono di essere ancora vivo.

Provò a dire qualcosa, a chiedere spiegazioni di cui necessitava assolutamente, disperatamente.

“shh... non parlare, non parlare... chiudi gli occhi e riposa, alle tue ferite penso io...” lo rassicurò Rukawa. Hanamichi voleva replicare, ma si sentiva troppo esausto, troppo stanco. Perse nuovamente i sensi, l'ultima cosa che ricordava era l'erba morbida sotto di lui, e il potere caldo del volpino lenire le sue ferite, e forse, il tepore di quel gesto, avrebbe curato il suo cuore.

Lo accarezzava, come si accarezza la più bella delle creature terrene.

Lo lusingava con le sue mani pallide, come se fosse delicato, come se temesse che le sue dita avrebbero potuto rovinarlo.

Le ferite curate, i graffi assorbiti e gli ematomi sgonfiati. Il suo potere era abbastanza potente da curare semplici ferite come quelle, fortunatamente.

L'unica grande ferita era la sua debolezza. Era ancora troppo presto per tornare a volare e Hanamichi ne pagava le conseguenze.

Lo aveva adagiato sull'erba fresca della piccola radura. Non si era sentito di riportarlo nella baita, meno il rossino stava in aria, meglio era per la sua salute.

E ora vegliava il suo sonno ristoratore, adagiato accanto a lui, stringendolo con le sue braccia, scaldandolo col suo corpo per supplire alla frescura dell'aria di montagna.

Quanti piccoli baci a sfiorare la sua pelle morbida.

Non era come cristallo, né la sua pelle morbida come seta, né pregiato come una bambola di porcellana.

No, quelle futili cose erano fredde e inanimate, prive di anima. Hana era caldo, con un grande cuore e con una forza di vivere brillante come il riverbero del sole sulla sua pelle.

“Ti amo piccolo... perdonami...” sussurrò all'orecchio del dormiente, sperando di donare al sonno del suo piccolo do'hao immagini allegre, diverse da quelle che il suo silenzio di poco prima aveva probabilmente suscitato.

Quanto avrebbe desiderato tornare indietro a recuperare quella coperta abbandonata al suolo e usarla per scaldare il suo corpo reso freddo dalla frescura di montagna.

Prendere quel plaid lasciato cadere come lui aveva fatto cadere le sue speranze.

Scaldarlo con la lana grezza, come il suo amore avrebbe potuto fare con quel cuore.

Ma non aveva coperte li con se, e non voleva muovere Hanamichi.

Accarezzò delicatamente le piume candide dell'ala ripiegata con cura.

Non aveva una coperta, pensò, ma aveva qualcos'altro...

Si inginocchiò accanto al corpo di Hanamichi, inarcando la schiena liberando le ali nere come l'ebano.

Prese il rossino privo di sensi tra le braccia, il corpo mollemente abbandonato lo inteneriva e lo affascinava.

Il suo angelo in balia di un demone.

Avvolse i loro corpi tra le piume scure sdraiandosi poi nuovamente sul prato, intrecciando le gambe con le sue per scaldarlo lì, dove la ali non arrivavano, fece posare il capo rilassato nell'incavo della sua spalla, approfittandone per baciare la chioma rossa.

“Non avrai più freddo piccolo” gli promise chiudendo stancamente gli occhi, deliziandosi con la dolce melodia del suo respiro regolare, del calore della sua pelle, del suo buon profumo.

Cullato da questa serenità scivolò addormento anch'egli, incurante del pericolo di essere visti da qualcuno di sgradito, di essere scoperti.

Aveva lì con se Hana, tutto il resto non contava.

********************************************

Si svegliò senza sapere dove si trovasse, né, tanto meno, cosa fosse accaduto.

Non ricordava cosa fosse successo, l'intorpidimento creato dal sonno rallentava ancora il fluire dei suoi ricordi.

Si sentiva così al sicuro.

Inconsciamente si accoccolò verso quella fonte calda di serenità, incurante di cosa o chi fosse a donargliela.

Non gli importava nulla, in quel momento voleva solo stare in pace.

Ancora con gli occhi chiusi, sospirò beatamente inspirando un profumo famigliare.

Troppo famigliare...

Aprì stancamente gli occhi, punto dal quell'inebriante aroma.

Ancora stordito inquadrò a fatica la pelle nivea su cui poggiava il capo.

“Rukawa...” sussultò riconoscendo il volto divinamente bello del moretto che placidamente dormiva stringendolo tra le braccia e proteggendolo con le grandi e maestosi ali.

“Oh Kami...” ansimò quando i ricordi lo investirono come un fiume in piena. Preso dal panico e dalla confusione ritrasse in fretta le ali e cercò di divincolarsi dalla stretta del volpino continuando a domandarsi: ma cosa sta facendo?! Cosa succede?!

Ma il suo dimenarsi concitato non porto altro risultato se non quello di svegliare Rukawa che, mugugnando, lo strinse maggiormente a se aprendo gli occhi cobalto puntandoli in quelli nocciola del rossino tremendamente angosciati.

“Ti sei svegliato...” constatò premuroso. “Come ti senti?” chiese dolcemente allungando una mano per accarezzare il volto bronzeo, ma Hanamichi si ritrasse di scattò rifiutando la sua carezza.

“Che stai facendo?” domandò con voce tremante il rossino.

Rukawa per tutta risposta ritrasse le ali nere mettendosi a sedere sull'erba e osservando il compagno con sguardo tra il divertito e l'esasperato.

“Ad un occhio inesperto potrebbe sembrare una banalissima partita a rubamazzo con un fungo porcino...” rispose sarcastico.

“Non è divertente.” rimbeccò offeso e sinceramente arrabbiato il numero dieci.

Non poteva comportarsi così! Prima lo rifiutava e poi come se nulla fosse lo stringeva lo coccolava...Kami l'aveva perfino salvato! Di nuovo! Credeva forse che solo perchè lui era Kaede Rukawa potesse permettersi di prendersi gioco di lui così? Di schernire i suoi sentimenti.?

“Ti ho trovato a terra, ai piedi di un albero, più morto che vivo e ti ho curato.”

“E perchè l'hai fatto? Pensavo che di me non te ne importasse più nulla dopo quello che ti ho detto!” lo aggredì furioso per nascondere l'enorme dolore che provava.

“Pensavi male.” rispose con voce tranquilla l'asso dello Shohoku.

“Come scusa?”non era sinceramente sicuro di aver capito molto bene le sue parole...

Ma Rukawa con le parole non era bravo come che con i fatti. Affondò le dita nei serici capelli di Hanamichi troppo sconvolto per reagire e lo baciò. Posò le morbide labbra su quelle del rossino in una tenera lusinga, le accarezzò con la lingua cercando di forzare la bocca carnosa tanto timida quando dolce.

Hanamichi spalancò gli occhi incredulo.

Rukawa lo stava baciando, non ci poteva credere, non ci VOLEVA credere.

E se non fosse altro che un atto di scherno? Se solo si fosse illuso anche solo un attimo e si fosse scoperto che era tutto una presa in giro ne sarebbe morto.

Non voleva soffrire ancora. Si scostò piano da quelle carezza così sensuali e piantò il suo sguardo in quello di Kaede. Non aveva mai abbassato lo sguardo di fronte a nessuno, non lo avrebbe fatto con lui.

“Che stai facendo?” domandò pacato Sakuragi.

“La finale di rubamazzo con una begogna....” ansimò chinandosi nuovamente su di lui, ma anche questa volta Hanamichi si fece negare.

“Smettila! Ti diverti tanto a prenderti gioco di me?!” sbottò.

“Non ti sto prendendo in giro, do'hao.” sospirò.

“Ah no? Io... Io ti confido tutto e tu non fai una piega, anzi, sembri quasi disgustato, precipito e svengo e mi ritrovo te accanto che dopo pochi secondi ci prova con me, io non sono un idiota come credi! Ho una dignità, un orgoglio! Non intendo farmi umiliare così!” urlò alzandosi.

“Posso accettare un tuo rifiuto, farmene una ragione...ma questo, questo è troppo. Non accetterò di essere preso in giro, nemmeno da te.” si voltò e cominciò ad allontanarsi.

“Qualsiasi cosa io faccia, ti ferisco comunque, vero?” quella domanda dal tono amaro bloccò la sua camminata. Non si voltò, ma sentì distintamente la camminata felina di Rukawa che si avvicinava a lui.

“Ho rischiato di perderti per ben due volte.” sussurrò il volpino cingendogli la vita con le braccia “ ed entrambe le volte è capitato perchè sono stato troppo lento a capire quello che volevo. Non succederà ancora.” Il rossino si voltò in quell'abbraccio caldo osservandolo con incredulità negli occhi blu.

“Cosa stai cercando di dirmi....?” balbettò speranzoso per poi aggiungere con un sorriso forzato “ E guai a te se tiri fuori una partita di rubamazzo con chissà chi perchè giuro che ti prendo a testate...”

Le labbra di Kaede si arricciarono in un tenero sorriso prima di sussurrare: “Ti amo, do'hao” suggellando quelle parole con un bacio.

Hanamichi non riusciva a crederci.

Kaede aveva detto proprio 'Ti amo'. Lo aveva chiamato anche do'hao, ma su questo poteva passare sopra.

Poteva crederci?

Ma questo pensiero sfiorò a malapena la sua mente: da quando in qua si fermava a riflettere?

Rukawa si era dichiarato, lo stava baciando, aveva già perso troppo tempo a rimuginare.

Strinse le braccia attorno alla vita del volpino rispondendo impacciato al bacio.

In quell'istante pensò che il cuore si fosse realmente fermato nel suo petto.

Quelle labbra dal sapore così dolce lo stavano cullando come se fosse la creatura più bella del mondo intero, la sua lingua accarezzava la sua con una tale delicatezza che pareva quasi avesse paura di offenderlo.

Le sue mani sprofondate nei suoi capelli rossi. Lo stava trattando come qualcosa di veramente prezioso, a cui realmente teneva.

Questa sensazione gli sciolse il cuore. Lo strinse ancora di più.

Andò incontro alle labbra del suo eterno rivale, lasciando che le proprie venissero succhiate e lambite.

Rukawa si staccò dal compagno lasciando le mani sulle guancie.

Per qualche istante rimase incantano: la sua bocca era così rossa e gli occhi socchiusi e lucidi.

I capelli così sensualmente arruffati e le gote imporporate lo rendevano tremendamente sexy.

 “Sei bellissimo...” sussurrò incantato Kaede per poi tornare a baciarlo.

Un bacio passionale.

Questa volta le labbra del volpino divorarono quelle del compagno, la sua lingua lottò senza fine, si staccavano per brevi istanti riprendendo fiato.

Le mani di Kaede sparivano sotto la maglia mezza sbrindellata del rossino toccando, massaggiando accarezzando tutto ciò che le sue dita erano in grado di raggiungere.

Hana gemeva nella sua bocca, ansimava perchè quelle mani pallide avevano il potere di far vibrare ogni sua cellula, come al comando di una bacchetta magica: lì dove veniva toccato si sprigionavano brividi di piacere.

“Ru…” ansimò quando questi lo spinse sul prato sdraiandosi su di lui. Il moretto separò le sue labbra da quelle del rossino guardandolo negli occhi. Era stupendo con i capelli rosso fuoco in contrasto con l'erba smeraldina, il suo volto arrossato, le labbra gonfie per le sue premure, gli occhi nocciola liquidi.

Abbandonato, sotto di lui, nel petto  avvertiva il cuore palpitare a velocità folle contro il proprio.

“Se non vuoi, io non continuo...” lo rassicurò con voce roca. Hanamichi avvampò circondando il suo collo con le braccia e tirandolo a sé affondando il proprio volto nella spalla del compagno.

“Ti amo...” ripeté. “Ma io... io non ho mai...” Rukawa riuscì a sentirlo arrossire e sorrise dolcemente staccandolo da sé per guardarlo negli occhi insolitamente sfuggenti.

Lo baciò in una casta carezza.

“Sarei onorato di essere il primo” sussurrò accarezzandogli il volto. Il rossino sorrise imbarazzato. “E anche l'unico...” lo avvertì. Il numero dieci lo fisso per poi ridere.

“Primo e unico...” lo rassicurò facendosi baciare, abbandonandosi a quelle mani alabastrine che scoprivano pezzi di pelle bollente.

Le labbra del volpino abbandonarono quelle di Hanamichi cominciando lentamente a suggere la pelle delicata della mandibola, per poi scendere ad assaggiare la consistenza di quella del collo. Le labbra dell'ibrido lasciarono libero un lungo gemito di piacere nell'avvertire la bocca fresca dell'altro solleticargli il collo.

Rukawa, nel frattempo, infilò un ginocchio tra le gambe del compagno che le divaricò istintivamente.

“Dei...” ansimò inarcandosi.

Il timpano di Rukawa fu deliziato a tal punto da quel sospiro di piacere che una serie di brividi lungo percorsero la sua schiena. Con un movimento secco delle mani strappò la stoffa della maglia bianca che indossava Hanamichi, liberando il suo petto dall'indumento ormai inutilizzabile.

“La tua maglietta...” ansimò il rossino.

“Era già rotta” lo tranquillizzò levando anche la propria che andò a posarsi sull'erba verde con un fruscio. Hanamichi poté, finalmente, ammirare il petto candido del moro che si ergeva, inginocchiato su di lui, in tutta la sua maestosa bellezza. E Rukawa calò su di lui, assaggiando la pelle dei pettorali, mordendo, leccando, scendendo sempre più verso il basso.

“Ru...” invocava senza controllo, gli occhi non potevano stare che chiusi, la luce era troppo forte, gli bruciavano...

Le sue dita artigliarono i fili d'erba che gli facevano da giaciglio.

Tutti i suoi sensi erano concentrati nei punti sfiorati da quella lingua impertinente che raccoglieva le piccole gemme di sudore che inevitabilmente si formavano su quella pelle ambrata. Il suo membro pulsava come un secondo cuore nei suoi pantaloni, bramoso di ricevere attenzioni da quel dio alato sopra di lui.

“Kae... ti prego...” implorò il suo carnefice.

“Come vuole il mio do'hao...” sussurrò sul punto che aveva appena leccato. Un gemito ricompensò il suo gesto, questo gli diede il permesso di infilare le sue mani nei pantaloni del ragazzo che prese a dimenarsi inarcando la schiena con un urlo strozzato.

“Sei sensibile...” lo sfottè il moro affondando la lingua nel suo ombelico.

Hanamichi urlò nuovamente spalancando gli occhi quando la mano impertinente infilata saldamente nei suoi boxer impugnò il membro caldo.

Rukawa gli disse qualcosa, ma il rombo del sangue che scorreva come un fiume in piena gli impedì di sentire le sue parole.

Il cuore nel petto martellava impazzito, se non fosse stato così impegnato a godere, avrebbe certamente temuto di morire.

Avvertì il volpino sfilargli delicatamente gli ultimi indumenti rimasti utilizzando solamente una mano dato che l'altra ancora stringeva il sesso pulsante del rossino.

Hanamichi sollevò un braccio portandoselo a coprire il volto mentre il suo respiro andava a trasformarsi sempre più in una serie di rantoli irregolari.

Sentì la mano che lo aveva tanto a lungo tenuto in pugno muoversi lentamente costringendolo a tremare ed ad arcuarsi spingendo di riflesso il bacino l’alto. Rukawa riprese a tempestargli il volto di mille piccoli baci e l'orecchio dell'ibrido di ansiti spezzati.

Sentì a malapena la mano che gli accarezzava i glutei, il dito dispettoso che si intrufolava stuzzicando l'apertura vergine senza mai violarla veramente.

“Kaede....” ansimò ormai perso nel piacere.

Finalmente il dito lo penetrò, ma Hanamichi nemmeno se ne accorse continuando a gemere senza controllo.

Un secondo dito raggiunse il primo strappando ai due un gemito.

Rukawa era basito... il do'hao era così stretto...così caldo...

Se fino a quel momento era riuscito a tenere il controllo nulla gli garantiva di riuscirci anche ora.

Vedere Hanamichi totalmente nudo in sua balia sotto di lui stava mandando letteralmente al massacro il suo autocontrollo. Per non parlare del fatto che il suo corpo era così deliziosamente stretto e bollente. L'idea che tra poco sarebbe entrato in quella guaina di carne fremente lo faceva impazzire.

“Tra poco amore, tra poco” lo rassicurò. Hanamichi lo fissò negli occhi blu e Kaede seppe che, in quell'istante, il suo cuore era fermo. Mai aveva visto gli occhi del do'hao così lucidi e pieni di passione. Le iridi color cioccolato erano screziate d'oro.

“Splendido...” sussurrò sulle labbra gonfie baciandolo con passione riprendendo il suo massaggio al membro duro di Sakuragi. Lo violò con un terzo dito e il rossino si inarcò aggrappandosi alle sue spalle emettendo un gemito non propriamente di piacere.

“Rilassati...” lo rassicurò. Il do'hao annuì cercando di respirare lentamente, chiudendo gli occhi, concentrandosi sul piacere che le mani dell'amato gli donavano, la dolcezza con cui le sue labbra lo lusingavano. Si rilassò e Rukawa prese a muovere le dita con delicatezza strappandogli un ansito.

“Ru...” Rukawa lasciò il membro di Hanamichi che diede voce al suo disappunto con un gemito. Ma Kaede non aveva intenzione di lasciare a metà il lavoro iniziato. Scese, assaggiando i pettorali marmorei. Contro le sue labbra avvertì il battito del cuore del rossino e si soffermò a suggere la pelle particolarmente sensibile in quel punto. Mosse nuovamente le dita dentro di lui e, questa volta, Sakuragi ansimò di piacere.

Riprese il suo cammino verso il basso fino a raggiungere il membro eretto la cui punta era imperlata di tante goccioline bianche. Ne baciò la punta con riverenza facendo urlare il ragazzo sotto di lui. Ne leccò tutta la lunghezza, lo baciò.

Quando capì che il rossino era pronto, sottrasse le dita da lui il quale protestò con un gemito spezzato.

Si sfilò rapidamente i pantaloni per poi stendersi totalmente sul corpo bronzeo dell'amante. Al contatto i due emisero un lungo lamento di piacere.

“Pronto piccolo?” Hanamichi annuì titubante aggrappandosi alle sue spalle, allargando le gambe in modo che Rukawa potesse sistemarsi meglio tra di esse. Ansimarono entrambi pesantemente quando i due membri entrarono in contatto.

Rukawa infilò una mano tra i due corpi prendendo nuovamente a masturbare il compagno, mentre, lentamente, premette la punta del suo membro sul piccolo orifizio. Entrò, dolcemente, allargando poco alla volta quella carne bollente che lo avvolgeva.

Brividi di piacere puro trapassarono le sue ossa.

“Kami...” ansimò tendendosi e stringendo, d'impulso la presa attorno ad Hanamichi facendolo urlare.

Nello stesso istante in cui il numero undici entrò completamente nel calore dell'altro Hanamichi venne inarcandosi con violenza e boccheggiando sconvolto.

Luce.

Fu la prima cosa che percepì entrando in quell'anfratto dal calore intossicante.

Mai si era sentito così completo. Nulla poteva toccarlo in quel momento, tutto era assolutamente perfetto.

L'urlo di Hana che veniva tra di loro corpi lo riscosse dallo sconvolgimento.

Avvertì le mani che gli arpionavano le spalle mollare la presa cadendo sul prato con un fruscio.

Il respiro del rosso farsi sempre più pesante e difficoltoso.

Kaede rimase immobile qualche istante per farlo abituare alla nuova presenza nel suo corpo.

“Tutto...tutto bene...?” si preoccupò con voce paurosamente incrinata.

L'amante annuì senza forze cingendogli nuovamente le spalle. Forte di quel segno il volpino assestò la prima delicata spinta che strappò un urlo di dolore all'amato.

“Andrà meglio...ora...” lo rassicurò spingendo nuovamente sussultando di piacere.

Non sapeva quanto ancora avrebbe resistito.

Affondò nuovamente, con più forza, ricevendo un ansito non certo di dolore dal compagno.

“Fallo ancora...” lo implorò. L'eccitazione di nuovo alle stelle, il sangue tramutato in lava bollente e il desiderio impellente di sentire Kaede muoversi dentro di lui, di completare quel puzzle perfetto che erano i loro corpi.

E Rukawa perse ogni freno.

Prese a spingere con foga sentendo nelle sue orecchie le urla di piacere del rossino che si sovrapponevano alle sue.

E Hanamichi che urlava e si contorceva cercando un contatto ancora più approfondito col corpo del volpino sopra di lui che spingeva aprendolo in due donandogli piacere allo stato puro.

L'ultima violenta spinta lo fece inarcare di scatto, i suoi spolmoni si svuotarono urlando mentre il suo corpo si liberava sul ventre del compagno e i suoi occhi diventavano troppo sensibili alla luce per restare ancora aperti.

Avvertì il seme di Kaede invaderlo, riempirlo, marchiarlo lì dove nessuno sarebbe arrivato mai, decretando l'unione tra i due.

Si accasciarono l'uno sull'altro senza più forze, i respiri concitati che si rincorrevano, i corpi bagnati intrecciati.

Rukawa trovò la forza di sollevarsi e liberare l'ibrido della sua presenza per poi lasciarsi cadere accanto a lui circondandolo con le braccia e baciandone la chioma umida.

“Come ti senti?” domandò premuroso.

“Mai volato tanto alto...” si sentì rispondere in un sussurro. Sorrise a quelle parole baciandogli ancora la fronte.

“Ti amo”

“Anch'io.” cadde di nuovo il silenzio, le parole sostituite dalle carezze.

“Non possiamo restare qui: ci prenderemo una broncopolmonite.” constatò il tiensen dalle ali nere.

“Lo so...”

“Dovremmo alzarci...”

“Già...”

“Prenderemo freddo....”

“Ho sonno Kit...” gemette chiudendo gli occhi e strofinando la guancia sul petto dell'altro.

“Anche io, ma veramente, qui non possiamo stare... Dormiremo a casa...” cercò di convincerlo e di convincersi il volpino. Di alzarsi non aveva la minima voglia. Il rosso sbuffò facendosi forza sulle braccia mettendosi a sedere seguito a ruota dal compagno.

Raccolsero i vestiti di malavoglia infilandoseli pigramente. Hanamichi stava dando le spalle all'amante, quando questi notò dei segni sulla schiena del do'hao, che prima non aveva visto. Vi posò sopra una mano percorrendo le due cicatrici con le dita sentendo il ragazzo fremere sotto le sue carezze.

“Quando te le sei fatte?” volle sapere preoccupato.

Sakuragi si voltò sorridendogli, abbracciandolo e lasciandosi cullare.

“Sono i ricordi dei due interventi...” spiegò.

“Quali interventi?” chiese sempre più allarmato stringendolo con maggiore forza a sé.

“Questa estate, alla schiena.”

“Non sapevo ti avessero operato....”

“Non lo sa nessuno, a parte Anzai, ovvio.”

“Ti ha fatto molto male?”

“Dopo che mi hanno sparato, sinceramente, sembra una bazzecola..” scherzò.

“Ora però stai bene, vero?” Hanamichi annuì contro la sua spalla.

“Perfettamente guarito! Sono il tensai dopotutto” ma queste sue parole non avevano il tono dei suoi soliti sproloqui, un tono dolce, vellutato.

I due si staccarono e Kaede raccolse le due magliette sbrindellate: liberare le ali le aveva rotte praticamente del tutto.

“Mi sa che ce la prendiamo lo stesso la broncopolmonite...” borbottò Hanamichi ricevendo una scrollata di spalle in risposta.

“Basta che ci muoviamo a tornare a casa prima che faccia buio.... a piedi!” specificò quando vide il rossino prepararsi a spiegare le ali.

“Cosa?! Ma ci impiegheremo una vita!” contestò.

“Non se ne parla neanche! Sei troppo debole!”

“No che non lo sono!” ma l'occhiata intransigente dell'altro lo fece capitolare. Forse non aveva tutti i torti. “Uffa...” brontolò incamminandosi.

“Che gusto ci sarà ad avere le ali se tanto non posso usarle, dico io!” Non fece in tempo a girarsi per dire a Kaede di muoversi che, in un turbinio di piume nere il compagno lo sollevò in braccio da terra volando sopra la pineta ad elevata velocità.

“Ehi!!! Non sono invalido!!!” urlò per farsi sentire.

“Zitto e reggiti forte!” Borbottando insulti alle stupidi volpi megalomani Hana si avvinghiò al collo dell'amante lasciandosi cullare dal suono regolare con cui le ali sbattevano e il profumo inebriante del compagno che lo stringeva a se con forza e dolcezza.

Si sentiva protetto, da tutto e da tutti.

Strinse inconsciamente la presa su Kaede pensando a come ora, fosse finalmente felice.

Aveva l'amore della sua volpe, Rukawa lo amava veramente, non gli aveva mentito. Si preoccupava per lui, gli dedicava mille attenzioni e lo guardava come se lui fosse il suo mondo.

E mentre il suo amante sfrecciava nel cielo riportandolo alla baita, si addormentò, con il sorriso sulle labbra pensando al fatto che mai era stato così contento di essere un Ibrido...

FINE

E’ stata un’agonia rivedere sto capitolo…>_> le lemon proprio non riesco ad affrontarle più… Mi sa che non ne scriverò più… o per lo meno, non così’ esplicite… vabbè staremo a vedere! Scusate ancora il ritardo, me ne ero sinceramente dimenticata. Però se può farvi felice… ho ritrovato l’incipit del seguito di questa storia. Quindi magari presto ne vedrete il sequel!XD Buona domenica a tutti!:3

 

Iceriel

  
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