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Autore: Kimly    20/09/2009    4 recensioni
Sakura odiava il suo lavoro, costretta a mandare avanti una bettola da due soldi. L'incontro/scontro con un cliente abituale, le farà rivalutare la sua vita. [Prima Classificata, a parimerito con Bravesoul, al contest "Le parole che non ti ho detto(seconda edizione)" indetto da okelio su EFP forum]
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akasuna no Sasori , Sakura Haruno
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sakura alzò lo sguardo dal bancone per un attimo e dovette sgranare gli occhi, per essere certa di quello che stava guardando. Dopo ore ed ore, era ancora lì, a scrivere su quello stesso foglio di carta, mezzo stropicciato e strappato.

Sapeva che, se fosse andata a chiedergli cosa volesse ordinare, la risposta sarebbe stata sempre la stessa.

Caffè nero.

Era da due anni che quello strano individuo veniva in quella bettola di locanda, entrava al mattino presto e se ne andava la sera tardi, senza proferire nulla, con l’eccezione, ovviamente, di quelle due parole che per Sakura erano diventate una litania.

Caffè nero. Caffè nero. Caffè nero.

Per quanto risultasse abbastanza snervante la sua tranquillità e completa indifferenza, la ragazza non riusciva a non staccarsi da quei due occhi color terra che, di tanto in tanto, si alzavano alla ricerca di qualcosa, di un particolare.

Sakura era sempre stata una ragazza curiosa, per questo voleva sapere cosa spingesse un uomo, bello, perché neanche questo dettaglio era sfuggito al suo occhio, in una misera taverna di piccolo villaggio, isolato dal mondo.

Doveva essere un forestiero ma, notò lei, era vestito troppo elegante, era troppo altezzoso e composto, per essere uno che trascorreva la sua vita in viaggio.

Lei lo immaginava più tipo da salotto e camino, mentre la cameriera gli preparava il suo solito caffè nero, senza cercare di aprire una conversazione con lui.

Sakura si allungò un po’, voleva vedere cosa ci fosse dietro quei due occhi, coperti, di tanto in tanto, da un distinto paio di occhiali di corno, bordati d’oro.

Era talmente concentrata che non si accorse che il perfetto sconosciuto, di cui lei cercava di carpire gli immensi segreti con l’inganno da non so quanto tempo, si era voltato proprio verso di lei e, stizzito nel vederla in quella posizione, mezza distesa sul bancone, in mano un tazzone sudicio e da pulire, la chiamò con un gesto della mano.

La ragazza, rossa in viso, finse la totale indifferenza e, con tutta la tranquillità che riuscì a tirare fuori, si avvicinò con calma al tavolo dell’uomo.

-Ha bisogno di qualcosa, signore?- chiese, cortesemente, come se non l’avesse appena beccata in flagrante.

-Caffè nero. - disse con il suo solito tono di voce, tirando su il naso in una mossa altezzosa.

-Lo so, lo stavo giusto preparando. - rispose prontamente lei, passando velocemente le mani sullo sporco grembiule, cercando di essere il più ordinata e carina possibile.

-Forse, signorina, lei non sa come fare? Vuole che le insegni come si prepara un dannato caffè nero?- chiese, abbastanza irritato, cosa che rese nervosa Sakura ancora di più.

-Non capisco, signore.-

L’uomo, per la prima volta, alzò il naso dall’enorme papiro per guardarla attentamente, poi, come se stesse parlando con una rimbambita, le disse, a bassa voce.

-Un attimo fa, non stava preparando il mio caffè, ma era intenta in non so quale riflessione sull’universo. Capisco che una cameriera, prima o poi, si chieda cosa ci faccia al mondo, essendo solo un’inutile cameriera, la cui esistenza è irrilevante, ma io gradirei il mio caffè nero, perché io sono molto impegnato, a differenza tua. La conclusione è. Portami.Il.Mio.Caffè.Nero.- concluse, infilandosi gli occhiali di corno e tornando a scrivere.

Sakura rimase lì, con la bocca semiaperta, non potendo credere che quell’uomo fosse tanto odioso.

Finse di non notare il tono di disprezzo con il quale aveva detto “cameriera” e, neanche, il modo in cui era passato dal darle del voi al darle del tu, senza nemmeno conoscerla, ma sentirsi dire di essere “inutile”, lei che aveva messo da parte i suoi sogni, il suo potenziale, per mandare avanti quel dannato postaccio, solo per la sua famiglia; lei che aveva faticato a lungo, per poi buttare tutto all’aria, beh, quello, non poteva accettarlo, affatto.

Non disse niente, tramando vendetta e tornando al bancone, come se niente fosse. Preparò il caffè, resistendo alla tentazione di sputarci dentro e lo sbatté sul tavolo dell’uomo, senza tante cerimonie.

-Stai attenta, dannazione!- tuonò lui, riparando con le braccia il foglio e guardandola torvo.

-Posso fare altro per lei?- chiese con freddezza, sbirciando ciò che stava nascondendo lui.

-No.- rispose secco, facendole segno di lasciarlo solo.

Sakura si guardò intorno, c’erano poche persone a quell’ora, tutte già servite o ancora impegnate a scegliere dal menù.

-Non vuole qualcosa da mangiare?- chiese lei, provando a fare conversazione, più per suo interesse che per altro.

-Ancora qui? Senti, sono molto impegnato, quindi potresti, come dire, sparire?- domandò, retorico, sempre senza espressione, sembrava un pezzo di legno, privo di vita e sentimenti.

Sakura si accomodò di fronte a lui, priva di eleganza.

-Chiariamo una cosa, solo perché tu sei un cliente, questo non significa che mi devi trattare come una pezza da piedi. Tu, qui, sei nel mio locale e, se usi ancora quest’atteggiamento da superiore, ti sbatto fuori. Io sarò anche un’inutile cameriera, ma tu sei un fallito che si atteggia da uomo in carriera, ma che trascorre tutte le sue giornate in un buco di fogna come questo. Quindi, dimmi, chi è messo peggio fra me e te? Credo che tu sappia la risposta. Io sto qui per obbligo, tu per scelta.- concluse la ragazza, sprezzante, godendosi appieno l’espressione dell’uomo che, più che sorpresa, era annoiata.

-Cosa vuoi da me, mocciosa?- borbottò lui, alquanto suscettibile.

- Cosa sei uno scrittore? Cos’hai lì?- chiese lei, non prestando ascolto alla sua domanda, alla quale non sapeva, tra l’altro, dare risposta.

Lui alzò un sopracciglio, con ovvietà.

-Sì, scrivo romanzi. Sono Akusuna no Sasori.- si presentò, aspettandosi di più che un semplice sguardo confuso da parte di quella stramba ragazza.

-“La vera arte.”, “L’uomo e il suo mondo”, “Il marionettista”. Sono tutte mie opere.- si pavoneggiò, convinto di ottenere, questa volta, l’attenzione desiderata.

Sakura scrollò la testa, segno che continuava a non capire chi fosse, eccetto uno strano tizio, fissato per il caffè nero.

Sasori non si fece prendere dallo sconforto ma, togliendosi nuovamente gli occhiali e appoggiandoli sul tavolino traballante, sospirò, acido.

-Ovvio che tu non sappia chi sia, sei solo una cameriera, non puoi conoscere e, soprattutto, capire romanzi importanti come i miei scritti. Dubito che tu legga più del tuo stupido menù.-

Afferrò la sua tazza di caffè e prese a sorseggiarla lentamente, scribacchiando o cancellando qualcosa sul quel foglio, oramai logoro.

Sakura sbatté un pugno su tavolo, facendo schizzare il liquido sull’opera dell’uomo.

-Sei impazzita? Hai danneggiato il mio lavoro.-

-Oh, taci per favore. Si da il caso che io legga, e anche molto. I tuoi romanzi non li ho mai sentiti prima, o perché non sono per niente famosi, o perché ci hai scritto sopra robaccia inutile. “L’uomo e il suo mondo”, che razza di insegnamenti può trarre qualcuno in un libro del genere!- ironizzò Sakura, non trattenendosi dal ridere.

-Aria.- sussurrò lui, pulendo il foglio con la manica della sua felpa.

-Come?- chiese Sakura, non avendo sentito.

-Aria!- tuonò, adirato, con un tono talmente terrificante che lei non osò ribattere, tornando al bancone.

***

Il giorno dopo era di nuovo lì, sempre nello stesso tavolo, concentrato sullo stesso foglio che, se possibile, era ancora più liso del giorno precedente.

Per quanto Sakura odiasse il suo atteggiamento supponente e, talvolta, canzonatorio, continuava ad ammirarlo per la sua bellezza e per la sua grinta.

Grinta che non era manifestata, certo, ma quel suo continuo scrivere, non arrendersi neanche di fronte all’evidenza che i suoi libri non avevano sfondato e, forse, mai lo avrebbero fatto.

Questo spingeva Sakura a guardarlo, ammirarlo e, sì, anche un po’ amarlo.

Era venuto al suo locale tante di quelle volte da conoscerlo da una vita, così, anche quel giorno, un altro giorno morto alla locanda, si avvicinò a lui, sedendogli davanti.

-Un caffè nero per i tuoi pensieri.- dichiarò lei, sorridendogli.

Lui non alzò neanche lo sguardo dallo scritto, borbottando solamente.

-Non sono così povero, da non permettermi neanche un caffè.-

La ragazza non si fece intimidire ma, restando il più calma possibile, riprese a parlare, come se niente fosse.

-Allora, quando pubblicherai il tuo nuovo libro?- chiese, cercando di sbirciare almeno una parola.

Lui, come se avesse capito le sue intenzioni, si sporse maggiormente sul foglio, bloccandole la visuale.

Sakura stava davvero perdendo le speranze, quell’uomo era davvero un tipo orgoglioso; oramai era convinta di essersi giocata qualsiasi occasione con lui, quindi a malincuore si alzò, pronta per rimettersi al lavoro, più esausta di prima.

-Non riesco a trovare un finale.- disse lui, sovrapensiero o, molto più probabilmente, rivolto a lei.

La ragazza, voltata in modo che lui non la vedesse, sorrise trionfa e si riaccomodò al tavolo.

-Beh, opta per un finale romantico. Piace molto. - suggerì, anche senza la sua esplicita richiesta d’aiuto.

-Piace a te, questo non significa che piaccia agli altri.-

-No, piace alla popolazione femminile, solitamente, ed è quella che legge più libri, sai? Gli uomini o sono troppo stupidi o sono troppi impegnati a bere birra e giocare a carte.- si rese conto di ciò che aveva detto troppo tardi, pentendosi l’attimo dopo.

Si era dimenticata che stava parlando con un uomo, che non sembrava rientrare in nessuna delle categorie citate da lei.

-In effetti io un finale già ce l’avrei.- ribatté, cogliendo l’occasione del silenzio imbarazzato della ragazza.

-Ah sì? Quale?- chiese Sakura, fingendosi interessata, per sciogliere la tensione.

-Un bel finale triste, di quelli netti e decisi.- proclamò sicuro, non notando l’espressione rassegnata di lei.

-Beh, che c’è? Odio le smancerie gratuite.-

-Allora crea un finale aperto, così lasci il dubbio.- provò Sakura, cercando di trovare un accordo ragionevole.

-Il punto è che non riesco a scrivere “fine”, non ci riesco. Ogni volta che credo di aver controllato tutto minuziosamente, con serietà e di aver creato un epilogo senza precedenti, ecco che trovo particolari nuovi e più interessati. Ora capisci perché è da quattro anni che scrivo questo libro?-

-Secondo me, hai solo paura. Pensi che tutto il tuo lavoro non sarà valso a niente, una volta concluso. E’ una cosa imbarazzante da dire, ma ti osservo da sempre, da quando quel dieci novembre hai varcato quella porta. Vedevo che ti estraniavi dal mondo, come se tu e lui non aveste avuto nulla da spartire. Non riuscivo a capire il perché, non conoscendoti ma, piano piano, venendo qui ogni giorno, per ben due anni, ho finalmente inteso. Hai solo paura del giudizio delle persone, lo scatto dell’altro giorno ne è la prova evidente.- terminò Sakura, continuando ad essere comprensiva.

-Non hai capito un cazzo. Sparisci e portami del…-

-…caffè nero.- terminò la ragazza, come se fosse un ritornello.

Mentre lo preparava, la ragazza rifletteva fra sé e sé.

E’ vero aveva avuto poco tatto, ma c’era bisogno di comportarsi così? Lei gli aveva appena dichiarato che da due anni lo fissava, provando a scoprire tutti i misteri che celava dietro a quegli occhiali di corno, cercando di immedesimarsi in lui, e Sasori reagiva in quel modo?

Sbuffò, avvilita; non poteva arrendersi. Era chiaro che lui non provava i suoi stessi sentimenti ma, come diceva qualcuno? Ogni lasciata è persa.

Sasori non sarebbe stato per sempre in quella locanda, magari, un giorno, sarebbe addirittura diventato famoso quindi, prima che fosse troppo tardi, gli avrebbe rivelato tutto, anche a costo di annoiarlo fino allo sfinimento e, perché no, magari sarebbe riuscita perfino ad aiutarlo con il suo finale.

-Caffè nero!- trillò, portandogli la tazza e riprendendo posto.

-Chi ha detto che puoi sederti?- chiese, bevendo un sorso dal caffè bollente.

-Questa è la mia locanda, ricordi?-disse con un sorriso, prima di aggiungere-Comunque, pensandoci bene, un finale romantico non è adatto a te che non hai mai provato un sentimento d’amore.-

Era una frase trabocchetto e, questo, Sasori lo sapeva. Decise di divertirsi anche lui e chiese, senza tante cerimonie.

-Mi stai chiedendo se ho una donna, accanto a me?-

Sakura si stupì della schiettezza dell’uomo, ma annuì, arrossendo impercettibilmente.

-No, non sto con nessuna.- disse adagio, bevendo ancora dalla tazza, semischeggiata.

-Bene.- sussurrò Sakura, per caricarsi, prima di confessargli un…

-Mi sono innamorata di te!- esclamò, facendo voltare le poche persone presenti nella misera taverna.

Sasori fu il solo a non guardarla in volto, ancora assorto se, per il suo romanzo, era meglio utilizzare la parola “ossessione” o “fissazione”.

-Mi hai sentita?- sbottò lei, abbassando la voce per non farsi udire dai presenti.

-Sì, certo. La tua sceneggiata si è sentita per tutta la valle; ma non posso ricambiare i tuoi sentimenti.- disse con nonchalance, optando per “ossessione” e correggendo subito l’elaborato.

-Ma hai appena detto che…-

-…che non esco con nessuna, ma si da il caso che io sia omosessuale.-

-Che cosa?- tuonò lei, non potendo crederci.

-Gay, checca…-

-So cosa vuol dire omosessuale, non ho bisogno di stupidi sinonimi, per giunta offensivi. Sono solo stupita, non sembri un…omosessuale, ecco.- mormorò la ragazza, rossa per la vergogna.

-Perché non mi vesto da donna e non uso una voce da gallina? Sei un po’ superficiale, non trovi? Anche se lui ti troverebbe anche graziosa, forse non proprio un’opera d’arte ma, comunque accettabile.-chiarì lui, mantenendo il suo tono tranquillo e rilassato.

-Lui?-

-Deidara. Il mio, come lo vuoi definire, partner?-

Sakura fece dietrofont, pronta a tornarsene al bancone, ancora più umiliata di quanto non lo fosse prima.

Si mise a pulire con vigore il ripiano in legno, sforzandosi di non far cadere le lacrime che le pizzicavano il viso.

-Ehi, ragazzina.- non dovette neanche alzare lo sguardo, per capire chi fosse. Quella voce se l’era sognata per due anni, mentre ripeteva le sue due parole preferite. Caffè nero.

-Non mi dire che, da adesso, non mi rivolgerai più la parola, vero? Pensavo fossi più matura e…-

-Sto solo cercando di…non risultare ancora più patetica, comunque grazie della fiducia.- reagì lei di scatto, piantando i suoi occhi in quelli di Sasori che, alla vista delle lacrime, spalancò leggermente gli occhi e deviò lo sguardo.

-Io…dovrei, ecco, finire quel dannato romanzo, quindi…-tornò al suo tavolo, immergendosi nuovamente nei suoi appunti.

Non si rivolsero la parole per due giorni, Sakura sapeva di essere lei nel torto.

Non avrebbe dovuto accusarlo, anche se in silenzio, di averla rifiutata.

Chi era lei per giudicare una persona? Quel Deidara era davvero fortunato e Sasori, pur implicitamente, le aveva fatto un complimento, definendola “graziosa”.

Come poteva farsi perdonare, senza risultare falsa e fasulla?

Le venne l’idea, poco dopo, notando le pesanti occhiaia sul volto dell’uomo. Prese la tazza più bella della locanda, la riempì con il solito caffè nero, bollente, il suo preferito.

Prese un tovagliolo, ci scribacchiò su qualcosa e lo mise sotto al tazzone.

-Caffè nero.- disse, posandolo sul tavolo.

-Non l’ho ordinato io.- rispose, senza alzare il volto dal foglio.

-Le tue occhiaia ne hanno bisogno, però.-

-Beh, non ti aspettare un grazie. Sono ancora impegnato con il finale.- sbuffò, stufo e stanco.

-Sai cosa si dice qui? Quando sul tovagliolo, la tazza forma un cerchio perfetto, significa “Cogli l’attimo” e “Non mollare”.-

-Non è vero.-

-Hai ragione, ma sarebbe bello, no? Perché non provi?- disse Sakura, prima di andarsene via e lasciarlo solo.

Sasori, sebbene sapeva di star perdendo tempo in inutili quisquilie, non poté resistere all’impulso di fare un tentativo.

Alzò la tazza, un cerchio perfetto solcava il tovagliolo umidiccio, e quattro lettere lo affiancavano.

Fine.

Sasori fissò Sakura, improvvisamente interessata alla tappezzeria del locale.

L’uomo alzò appena gli angoli della bocca, in quello che doveva essere un mezzo sorriso, prima di decidere che era arrivato il momento di concludere la sua opera.

Sakura, l’attimo dopo, sorrise nel vederlo intento a scrivere quella semplice parola.

Perché forse non aveva trovato il principe azzurro, ma un ottimo amico, invece, sì.

 

Fine(Quella vera.)

 

 

Spazio Kimly:

Beh, che dire, sono felicissima! Arrivare prima a parimerito con bravesoul mi rende molto orgogliosa, conoscendo la bravura della mia compagna di posto^^ Ringrazio la giudicia e mi complimento con tutte le partecipanti. Come già detto, ho lavorato molto su questa fic e sono contenta che abbia dato i suoi frutti.

Alla fine io ho optato per un finale non romantico, almeno non per Sakura, solo perché sembrava troppo da soap. Posto il giudizio della giudicia.

(primo posto parimerito)

<< Caffè nero >> di Kimly-Eden
Livello ortografico + Lessico :10 (10) Non ho trovato errori, e il lessico è sicuramente buono
Trama (come sarà strutturata) : 10(10) Anche la trama è ben strutturata, coll’avanzare dei giorni in cui Sakura decide poi, finalmente se devo dirlo xD, di parlare al cupo Sasori.
Originalità : 4.5(5) Avevo già letto una fic con il caffè come unione, e una Sakura barrista, e un lui scrittore (anche se non era Sasori quella volta) ma come si è svolta poi la storia mi ha convinta a non levarti più di tanto.
Caratterizzazione dei personaggi : 4.8(5) Sakura è la stessa ragazza sognante, audace e in cerca di amore che vediamo nel manga. Sasori mi è sembrato un po’ troppo diretto, ironico ecco, ma tutto sommato anche lui IC
Attinenza alla traccia :5 (5) Le parole che non gli ha mai detto ci sono, eccome, un “ti amo” non è già abbastanza?xD
Gradimento personale : 2(2)
Giudizio della giudice : Adoro le SasoriSakura, anche se questa mi ha lasciata un po’ così (com’è giusto che sia) rivelandosi una SakuraSasori a senso unico e un pizzico di SasoriDeidara che non fa mai male al mio fervente (anche se da poco) animo yaoista. Ho apprezzato la forza di Sakura nel svelare i suoi sentimenti allo scrittore silenzioso, e il suo restar forte anche davanti a quel rifiuto fino ad aiutarlo a trovare una fine a ciò che non riusciva a bloccare, che diventa la fine anche della fic. Anche questa sarà una di quelle fic che rileggerò più che volentieri quando vorrò leggere un buon lavoro.

Totale :36.3(37)

 

A presto, un bacione grande.

   
 
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