Note dell'autrice:
scusate il leggero ritardo, ho dovuto lavorare questo finesettimana e tra una cosa e l'altra mi sono dimenticata di aggiornare il capitolo.
Detto ciò, io adesso sono ufficialmente in sessione d'esame quindi ricominicerò ad aggiornare a Settembre, mi dispace se sarò assente in questi mesi ma non riesco a fare di meglio, ancora infinite scuse.
Apresto!
15
L'assedio
Parte 2
scusate il leggero ritardo, ho dovuto lavorare questo finesettimana e tra una cosa e l'altra mi sono dimenticata di aggiornare il capitolo.
Detto ciò, io adesso sono ufficialmente in sessione d'esame quindi ricominicerò ad aggiornare a Settembre, mi dispace se sarò assente in questi mesi ma non riesco a fare di meglio, ancora infinite scuse.
Apresto!
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L'assedio
Parte 2
Luca Deserto, 19 Maggio 2024 III Era
A svegliarmi fu il dolce suono delle esplosioni, mi alzai di scatto assieme a centinaia di altre persone e ci guardammo attorno confuse; dopo qualche istante di smarrimento mi misi su le scarpe, il giubbetto antiproiettile, il casco e lo zaino trafugato.
Notai che Selenia aveva qualche difficoltà ad allacciarsi le scarpe.
“Tutto bene?” Gli chiese Maurizio, la sua manona nero-bluastra contrastava nettamente con la pelle arrossata e il rosso dei capelli della ragazza, lei accennò un sì, respirò affondo e finì di allacciarsi le scarpe.
“Maurizio sai qualcosa?” Domandò Selenia già più lucida.
“No. Mi ero svegliato prima ma da quel che ho capito qui è la norma: lo fanno solo per spaventarci.” Spiegò Maurizio, tutti i nuovi arrivati lo stavano ascoltando e parevano preoccupati ma rassegnati.
Mentre Maurizio parlava notai l’assenza di Karlo, lo cercai con lo sguardo e lo vidi parlare all’uscita con Federico, parevano entrambi preoccupati e discutevano su qualcosa, poi si allontanarono. Sul momento pensai che stessero discutendo del piano d’azione, o persino qualche informazione preziosa, con la torre radio distrutta non sarei riuscito a comunicare a grande distanza ma certe informazioni acquisiscono valore col tempo.
Mi alzai incuriosito e iniziai a seguirli.
“Scimmia nuda dove corri?” Domandò uno dei ragazzi. “A fare due passi, torno subito.” Promisi.
“Se devi pisciare ricordati che i bagni sono infondo al campo!” Mi urlò qualcuno, accennai di aver capito e mi segnai di farci un salto dopo: la vescica non mi stava scoppiando ma era meglio liberarla adesso che la situazione era calma.
Seguii i due ragazzi e li vidi parlottare tra loro, riuscii anche a sentire parte della loro conversazione.
“Non dovevi prendere così le mie difese.” Disse Federico.
“Rischiavi la corte marziale. Cosa dovevo fare?” Gli domandò.
“Sono stato io a posizionare l’esplosivo. Quando questa storia sarà finita mi metteranno sotto processo. È meglio se me ne vada adesso.”
“Non starai pensando seriamente alla… diserzione.” Sussurrò Karlo.
“È una condanna a morte, se ti beccano ti costringeranno alla prima linea fino a quando...” La voce di Karlo era spezzata, non riusciva a dire che i disertori venivano condannati a combattere in prima linea fino alla morte.
Ai Ribelli non sono mai piaciute le esecuzioni o gli sprechi.
“Non mi beccheranno.” Ribatté Federico ma era chiaramente cosciente dell’improbabilità di successo del suo piano.
“Fede, Tony si vuole prendere parzialmente la responsabilità, sarete probabilmente declassati e costretti a qualche settimana di lavori forzati come punizione ma sempre meglio di… quello.” Cercò di convincerlo Karlo. “E poi io come faccio se mandassero me a recuperarti?” Domandò Karlo accarezzandogli il volto, Federico la scostò nervosamente.
“Non qui. Se ci vedono sarà solo un’alta fonte di guai.” Gli ricordò Federico e a quel punto sgranai gli occhi sperando di aver capito male ma un’istante dopo Karlo si piegò totalmente per baciarlo ed ebbi il buon senso di girare i tacchi e dirigermi alle latrine.
Quelli non erano decisamente affari che al Governo sarebbero interessati e non sarebbero dovuti interessare neanche a me.
Cercai di non pensarci, ma più tentavo di allontanare il pensiero più questo appariva nella mia testa: un mago e un centauro assieme era scandaloso già così, il fatto che fossero due maschi andava solo ad aumentare lo scandalo. Tutti sanno che l’omosessualità, sebbene sia ironicamente persistete nei contesti militari, non era ben vista in quest’ultimi: avevo visto numerosi compagni finire nei guai perché scoperti dalla persona sbagliata nel posto sbagliato.
Avevo scoperto l’esistenza dell’omosessualità durante l’adolescenza e mi avevano insegnato ad ignorarla, i miei genitori l’avevano definita una qualche strana perversione, e andando a vivere a Libris avevo visto persone venire picchiate a sangue per questo, oppure chimicamente castrate e gettate in una cella.
Ma la differenza di razza, tra un centauro e un mago poi, era ben peggio di qual si voglia perversione. Quando una coppia mista viene identificata non si limitano ad un rapido giudizio umiliante. La coppia diventava un monito: castrazione chirurgica, umiliazione pubblica, 90 giorni di prigionia ed in fine la corda.
Mandai giù il magone, e provai ribrezzo nel rendermi conto che anche solo il vago pensiero che qualcosa di simile potesse capitare a loro mi spaventava. Malgrado trovassi quel che stavano facendo sbagliato, malgrado lo disprezzassi e fossi disgustato all’idea di una simile combinazione di scelleratezza ero preoccupato per loro. E, in uno schifoso buco nel terreno con due assi traballanti di legno, mi resi conto di starmi affezionando troppo alla mia squadra.
Sospirai esasperato e storsi il naso per il lezzo.
In una fottuta latrina dovevo avere crisi esistenziali!
“Magnifico….” Brontolai.
“Cosa c’è di magnifico?” Quasi saltai sul posto, rischiando una rovinosa caduta nella merda, quando riconobbi la voce di Federico accanto a me, anche lui era qui per pisciare.
“Nulla, ho la testa affollata.” Ammisi evitando di pensare a ciò che era successo pochi minuti fa.
“Che gran casino, eh?” Commentò Federico indicando il forte. “Già, ma ormai non ci faccio più caso, stanno solo sprecando razzi.” Dissi annoiato, Dennis infatti aveva avuto il buon senso di posizionarsi nelle trincee abbastanza lontane da non finire costantemente sotto il fuoco nemico. “Sì, è una mossa stupida. Ma molto irritante, non tutti reggeranno bene.”
Ringraziai la presenza delle lamiere che ci coprivano quasi del tutto, o questa conversazione sarebbe stata eccessivamente imbarazzante.
“Tu come fai?” Gli chiesi, mentre dentro di me mi ripetevo di non fare strane allusioni all’omosessualità o alle relazioni intra-razza. “Non faccio nulla, infatti ho una paura terribile.”
“Immagino. Tutti hanno paura.” Commentai.
“Già….” Seguì silenzio imbarazzante di qualche secondo.
“Giusto dimenticavo. Karlo mi ha detto di mandarti da Dennis se ti trovavo, a quanto pare, vuole che tutti i capisquadra e i loro vice partecipino ad una riunione che sarà tra circa un’ora.” Disse Federico, accennai di aver capito. “Capito…. Certo che tu e Karlo andate parecchio d’accorto, per essere un mago e un centauro.” Commentai, ma come diedi fiato alla bocca mi resi conto di aver fatto la cazzata. Ma da dove mi era uscita questa stronzata? Mi domandai se da questa mia allusione avesse compreso che io sapevo.
Federico mi iniziò a fissare confuso e seccato. Bene, credeva solo che il mio fosse un commento razzista.
“Scusa, ho dato aria alla bocca.”
“Appunto.” Me ne andai prima di dire altre cose strane, non potevo permettere che la situazione peggiorasse: se qualcuno lo avesse scoperto forse la fiducia della squadra sarebbe andata a rotoli e quindi tutto sarebbe finito.
Generale Ribelle, 19 giugno 2047 III Era
Osservai da lontano il campo di battaglia, oggi era il grande giorno, il forte sarebbe caduto o avrebbe retto in base alle scelte che avremmo preso. “Generale Ribelle, ho un rapporto per lei.” Iniziò un soldato. “Sì?” Domandai mentre attendevo qualche segno da parte del fronte: a quanto pareva non intendevano attarci oggi. Peggio per loro, rendevano i miei piani più semplici.
“È appena arrivato un messaggio dal Ferir.” Mi informò. “Cosa dice?” Domandai con il cuore in gola.
“L’assedio è cominciato.”
“Bene.” Pregai che Dennis sapesse quello che stava facendo.