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Autore: Sinnheim    08/06/2024    0 recensioni
Versione 2.0
Un padre farebbe di tutto per salvare la propria figlia. Gli era stato detto che, in cima alla montagna, c'era un tempio nel quale Dio avrebbe ascoltato le sue preghiere e, forse, esaudito il suo desiderio: riportare indietro la sua immobile bambina. Chissà se quella era la verità, ma ormai non importava più.
Genere: Dark, Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ACHERON

 

 

Quando provò a parlare, non emise alcun suono.

Arrestò la sua disperata scalata per un istante, tenendo gli occhi ben fissi sulla cima della montagna. Alla fine, era successo: le parole divennero sempre più disturbate, sempre meno chiare e articolate, fino a scomparire del tutto.

Un magone terribile gli serrò la gola, ma non una lacrima venne versata. Non poteva più farlo.

Il suo corpo tremò come attraversato da elettricità, brividi terribili gli scossero le gambe e la schiena: l'acqua del fiume era gelida, gli arrivava fin sotto il ginocchio. La luna, coperta da nere nuvole, si mostrò per la prima da quando aveva iniziato quel viaggio infernale, illuminando a giorno i dintorni: era una buona occasione per guardare in basso nel flusso oscuro, e vedere cosa fosse diventato.

 

                                            Fallo.

      Non osare.

                               Vai avanti.

E andò avanti.

Non importava più, ormai, chi fosse, o cosa fosse: la meta era in cima e lì doveva andare, senza guardarsi indietro, sopportando i ciottoli affilati sotto le piante dei piedi. Chissà se stava sanguinando, ma non voleva vedere.

Oscura era l'acqua, oscura era l'aria, oscuro era il suo cuore, e non solo. Ebbe di nuovo l'istinto di parlare, di girare la testa e sussurrare all'immobile bambola di porcellana che trasportava sulle spalle che sarebbe andato tutto bene, che non doveva avere paura. Non gli aveva mai risposto, nemmeno quando aveva ancora la voce e le parole cadevano vuote nel nulla.

                                                         

                                              Padre degenere.

             Dovevano sbatterti in prigione.

                      Uno come te è pericoloso.

 

Si portò la mano destra agli occhi, massaggiandosi la fronte con insistenza, come se quel gesto fosse bastato a placare le voci che lo assillavano da più di un anno. Non se ne sarebbe sbarazzato così facilmente, lo sapeva bene: nemmeno quando si era fracassato la testa al muro di casa lo avevano fatto.

La bianchissima bambola non era più grande di un bambino di pochi anni, ma pesava terribilmente sulle sue spalle incurvate, così inerme e lasciata a sé stessa da sembrare senza vita.

 

È morta ormai.

                Fatti curare, sei pazzo.


                  Non fermarti, riportarla in vita!

 

Sì, il tempio in cima alla montagna. Chi gliene aveva parlato? Non ricordava, forse qualcuno in ospedale. Non ricordava nemmeno come era arrivato lì. Si guardò intorno con gli occhi vuoti di chi non poteva più tornare indietro; ai due lati del fiume si estendeva una vasta foresta densa, gli alberi così vicini tra di loro da soffocarsi a vicenda.

Il dolore del gelo che lambiva le gambe e l'odore rassicurante dei pini lo spinsero fuori dall'acqua, verso la sponda sinistra, dove i ciottoli erano più lisci e non gli ferivano i piedi. Una scelta dolorosa quella di camminare nel fiume, ma in quel modo non avrebbe lasciato tracce per coloro che lo stavano inseguendo.

Non fino a quel momento: raggiunta la terra asciutta, impronte di sangue nero e marcio seguivano i suoi passi.

 

Ti troveranno di sicuro.
                                                                 

       Quanto sei stato stupido.

         Non puoi strapparla ai morti, la rivogliono indietro.

 

Col cuore in gola, affrettò il passo per raggiungere la prima vegetazione presente, quando un forte abbaiare di cani lo fece sobbalzare sul posto. Gli occhi si muovevano frenetici in tutte le direzioni, ma non vedeva nulla intorno se non tenebra tagliata, di tanto in tanto, dalla luce della luna. Ma le voci avevano ragione: stavano venendo a prenderlo, e aspettare nascosto non serviva più a nulla.

Issò meglio la bambola sulle spalle, puntò gli occhi sulla cima della montagna, pregando di essere abbastanza rapido da raggiungerla per primo, e iniziò a camminare rapido, con i tendini dei polpacci che tiravano e dolevano.

Il respiro era corto, l'aria sembrava densa come fumo, e la figlioletta pesava sempre di più come la croce del Cristo che adorava.

 

È il peso dei tuoi peccati.

I morti non possono essere riportati indietro.

 

L'ultima voce, stranamente, non commentò subito. Erano sempre tre: una profonda e maschile, simile a quella di suo padre, e due femminili, una sconosciuta e una simile a quella della defunta nonna. Lo insultavano, lo minacciavano, commentavano la sua vita come spettatori a teatro. La sconosciuta, per la prima volta, non lo biasimò.

È colpa di quella stronza. Voleva portartela via.

L'uomo annuì, annuì con forza, volendo gridare dal profondo del cuore che voleva solo proteggere sua figlia da tutti loro. Loro lo avevano preso di mira fin dal ricovero in ospedale per la testa rotta, loro volevano dargli la caccia.

Loro erano proprio dietro di lui.

Si voltò di scatto, e notò tra le fronde delle luci in movimento, come fuochi fatui in un cimitero, e con loro udì delle voci lamentose che si interrogavano a vicenda. Preso dal panico di essere stato raggiunto così presto, iniziò a correre lungo la sponda del fiume a perdifiato, scuotendo la bambola dietro la schiena con fin troppa veemenza. D'altronde, non aveva scelta.

 

Ti cercano perché hai ucciso la strega.

Ti cercano perché vuoi salvare tua figlia.

Ti cercano perché li hai scoperti.

 

Non aveva più fiato. Si nascose tra alcuni alberi per riposare, tenendo sempre in vista il letto del fiume, ma doveva ricominciare a correre in fretta. Fece scendere la bambola dalle sue spalle e la mise seduta con la schiena poggiata a un tronco, mentre lui rimase carponi, esausto.

Esaminò con cura le condizioni di sua figlia e sembrò non riportare alcuna ferita, ma era rimasta come l'aveva recuperata all'inizio del viaggio: immobile, con gli occhi chiusi e la pelle candida, il vestitino rosso intonso.

La guardò intensamente, chiedendosi se, in cima alla montagna, ci fosse davvero un luogo sacro per strapparla alla morte.

 

E tu pensi che Dio conceda la grazia a un mostro come te?

          Chi pensi l'abbia ridotta così?

   Sei marcio.

 

Scosse la testa furioso, iniziando a picchiarsi la testa col pugno chiuso, nella vana speranza di mettere a tacere quelle bugie; ma quando si vide la mano sporca di sangue nero e si toccò la parte colpita con la punta delle dita, frammenti di osso caddero dal cranio davanti ai suoi occhi attoniti.

 

Sei un guscio vuoto.

Non sei più tu.

Lei non è al sicuro con te.

 

Stava ancora tremando sui resti del suo corpo a pezzi, quando sentì la presenza di qualcuno dietro la nuca: si girò di scatto, pronto a caricare chiunque fosse stato, ma non c'era nessuno. Si portò le mani al viso coprendosi gli occhi, come se quell'inferno potesse sparire semplicemente nascondendolo; quando le tolse, era proprio lì in piedi davanti a lui.

Aveva una forma umanoide dalla pelle di petrolio, lucida alla luce della luna, dal disgustoso busto deformato che collassava verso il basso, come se non avesse scheletro; braccia e gambe erano lunghe e molli, mentre il collo era piegato di lato e la testa non aveva volto.

«Consegna la bambina e non ti faremo niente,» disse la creatura con voce normalissima. «Cosa le hai fatto?»

L'uomo arretrò d'istinto in preda al terrore, quasi dimenticandosi della bambola dietro di lui. Gli tremavano le gambe e, più cercava di rimettersi in piedi, più scivolava a terra, inerme. La creatura senza volto alzò le orribili braccia in aria, mostrando delle viscide dita senza mani.

Quella disse qualcosa, ma l'uomo non sentì nulla e non perse tempo: prese la bambola tra le braccia e corse via con quanta forza poteva, ignorando le urla acute della creatura, ignorando i latrati dei cani sulle sue tracce.

La cima non era molto lontana, e con lei lo era la speranza di raggiungere il suo scopo, ma un rombo lontano e possente scosse l'aria. L'uomo arrestò la sua fuga, guardandosi freneticamente in tutte le direzioni.

Gli esseri neri correvano rapidi con arti storti poco sotto di lui, ma quel boato non faceva che avvicinarsi e diventare più forte, mentre un forte vento spazzava via le fronde degli alberi: sembrava il monito di Dio che ruggiva nei cieli.

L'uomo allora guardò in alto, e una creatura enorme, dal ventre gonfio, la testa appuntita e una lunga coda, volava ferma senza muovere nulla del suo corpo, emettendo quel rumore assordante senza aprire fauci o sbattendo ali: non sembrava nemmeno viva.

Avrebbe voluto urlare con tutto il fiato dei polmoni, ma dalla sua bocca non uscì altro che un rantolo strozzato. Come a voler rispondere al suo terrore, sul ventre della creatura si aprì un enorme occhio giallo, dalla cui pupilla si irradiò una luce fortissima che lo investì in pieno: lo avevano trovato.

 

                                 Consegnati.

Ne vale la pena?

                   Sicuro che sia morta?

 

Si gettò nella foresta per seminare l'occhio e mettersi al sicuro dalle folate violente di vento, e corse e corse verso l'interno, fino a doversi fermare di nuovo. Appoggiò la schiena a un tronco e strinse la sua bambina a sé con forza, unendo le mani deformate in una preghiera muta che non verrà ascoltata da nessuno.

"Oh Dio, Dio onnipotente, ti prego, aiutami, aiutami, ho paura, ti prego, aiutami, aiutami..."

 

   Il tuo Dio non è magnanimo.

Non ha pietà per quelli come te.

Dovrai fare di meglio se vuoi che ti ascolti.

 

Quando si alzò per ricominciare a correre, due bestie canine dai molti occhi lo braccarono dai due lati, impedendogli una fuga agile. Il fracasso imponente generato dalla creatura volante aveva coperto i latrati e i passi dei segugi.

Strinse a sé la bambola e incurvò la schiena per proteggerla, ma quelli aprirono le fauci che si estendevano ben oltre il loro cranio, mostrando denti acuminati e una gola che attendeva di inghiottirlo. Non aveva molta scelta: scattò verso il fiume cercando di schivare uno dei due, ma la portata era breve e il morso a tenaglia prese la sua gamba destra.

Cadde a terra usando il suo corpo per attutire il colpo alla bambola, ma il dolore era atroce e la bestia non lo mollava: scuoteva la testa freneticamente con l'intento di strappare tutto ciò che poteva, muscoli o tendini non importava, il necessario per non farlo più scappare.

Non poter urlare lo stava facendo impazzire, persino spalancare la bocca era difficile, quasi impossibile, come se fosse sigillata, eppure poteva ancora respirare. Un verso familiare e terrificante fece girare di scatto le bestie, facendo perdere l'interesse per l'obiettivo quasi immediatamente.

Una creatura quadrupede e asimmetrica, con le zampe anteriori sottili come bastoni troppo più lunghe di quelle posteriori, dal volto umano immobile come una maschera, arrivò di gran fretta dal cuore della foresta, forse minacciata da così tante presenze sconosciute e ostili, e caricò senza pietà le bestie canine, mettendole in fuga.

Guardò l'uomo con occhi vuoti, per poi ignorarlo e andarsene: ferito e dolorante a terra, non rappresentava alcuna minaccia. Strisciò sanguinante verso il fiume per lavare via lo sporco dalla gamba ferita, ma facendo ciò non riuscì ad evitare di guardare il suo riflesso nell'acqua, rimanendone atterrito: era diventato come le creature nere.

Non aveva bocca per urlare, non aveva occhi per piangere: erano riusciti a farlo divenire uno di loro.

 

Eri sicuro che sarebbe successo.

È iniziato in ospedale quando hanno ricucito la tua testa difettosa.

Prima sparirono i volti; poi sparì il tuo di volto; poi mostrarono la loro vera forma, e tu la tua.

 

Era diventato un pericolo per sua figlia, non era stato abbastanza rapido. Eppure, la sua determinazione era rimasta tale e, prima di soccombere, l'avrebbe riportata indietro.

Si alzò a malapena in piedi, zoppicando vistosamente e iniziando a muoversi scomposto, come se il suo corpo fosse lasciato a sé stesso, lasso e mollo; non gli importava più nemmeno del grande occhio che lo aveva puntato.

La cima era sua, ma era ben diversa da ciò che immaginava: non vi era altro che una baita, a lui non sconosciuta. Non si fece troppe domande e si precipitò dentro: era una normalissima costruzione montana, non usata da molto tempo in quanto sporca e piena di polvere.

Posò la bambola su una sedia scricchiolante e iniziò a spostare vecchi mobili di legno davanti alla porta, imbrattando di sangue il pavimento e soffrendo dolori terribili.

Non sapeva bene il da farsi, sapeva solo di dover essere lì, per qualche motivo; si guardò intorno confuso, ma da fuori sentiva chiaramente le creature avvicinarsi: non aveva molto tempo.

Ispezionò credenze e cassetti buttando tutto all'aria, quando trovò un crocifisso.

Capì al volo cosa fare.

Fece sdraiare la bambola sul tavolo da cucina, si inginocchiò davanti a lei con la piccola croce in legno stretta tra le mani e iniziò a pregare disperato.

"Oh Dio, Dio onnipotente, riporta indietro mia figlia, anima innocente. Permettimi di violare il tuo volere, e in cambio ti lascerò violare il mio essere".

Non accadde nulla.


             Come può Dio ascoltarti?

                              Dio è il Verbo.

       Supplica per Dio.

Sbatté i pugni deformati sul tavolo e, preso dall'ultimo, fatale furore, si precipitò in cucina, trovò un coltello e si rimise in posizione: gli avevano tolto la bocca per non pronunciare le parole sacre, così lui se la sarebbe fatta solo.

Quando le creature nere sfondarono la porta, lo trovarono agonizzante a terra con il volto deturpato, la bocca lacerata da orecchio a orecchio e la lingua tagliata, che li guardava con occhi spiritati e vuoti; uno andò dalla bambina, mentre l'altro si avvicinò ondeggiando sulle gambe molli.

«L'ha drogata, ma è viva!»

La prese in braccio e si diresse verso l'uscita, mentre l'altro annuì e fissò l'uomo con orbite vuote.

«C'è un orso nei paraggi, e abbiamo un solo elicottero: questo bastardo schizofrenico aspetterà qui».

 

Quando provò a parlare, non emise alcun suono.

Si alzò in piedi guardando sé stesso giacere a terra, stringendo il crocifisso del Dio che non lo aveva ascoltato, poiché non c'era niente da esaudire.

Uscì fuori ciondolante, osservando le bestie che lo attendevano nel buio: Dio non lo aveva ascoltato, ma lo aveva punito, e per l'eternità avrebbe errato nell'inferno creato dalla sua mente.

  
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