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Autore: I Walk With Shadows    20/09/2009    5 recensioni
[..]e mentre la macchina si dirigeva velocemente verso il suo nuovo ufficio, non immaginava neanche lontanamente ciò che stava per accadere alla sua vita, il fatto che da quel dannato giorno tutta la sua esistenza, quella di sua moglie e quella dei suoi ragazzi sarebbe stata per sempre stravolta.
Non pensava nemmeno che all'entrata l'avrebbe visto:
-Naruto?-.
[16 classificata al contest 'Tears Contest' indetto da Red Diablo].
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Like Ghosts
 
 
 
 
Come dei fantasmi, ora loro tormentano le loro anime, perchè non c'era punizione peggiore di quella di sapere che ciò che hai visto crescere , muore per un motivo di cui solo tu sei responsabile.
 
Ci sono momenti in cui la vita sembra uno scherzo.
 
Sasuke era felice, quel giorno, aveva salutato Sakura e i suoi tre figli, ed era uscito di casa senza neppure fare colazione: era il suo primo giorno di lavoro, dopo che la sua ultima azienda l'aveva licenziato, la prima cosa che aveva fatto era stata cercarsene uno nuovo, e mentre la macchina si dirigeva velocemente verso il suo nuovo ufficio, non immaginava neanche lontanamente ciò che stava per accadere alla sua vita, il fatto che da quel dannato giorno tutta la sua esistenza, quella di sua moglie e quella dei suoi ragazzi sarebbe stata per sempre stravolta.
Non pensava nemmeno che all'entrata l'avrebbe visto:
-Naruto?-.
Il biondo si girò in cerca della voce che lo aveva chiamato, pensando che fosse frutto solo della sua immaginazione.
Quando vide Sasuke dietro di lui, il suo primo impulso fu quello di scappare, di correre lontano il più veloce possibile, come se in qualche modo potesse scappare dal suo destino.
-Sasuke?-.
Il corvino fu tentato dallo sbarrare gli occhi neri, mettersi a fissare le macchine, parcheggiate accanto ai due - ormai uomini, ormai consapevoli dell'errore fatto in giovane età in quel villaggio, ormai distrutto dalla città, dal cemento, dalle macchine.
-Cosa ci fai qui?- Abbaiò Naruto, mentre nel suo cuore regnava un misto di felicità e paura.
-Ho trovato lavoro qui un paio di giorni fa-.
-Quindi, oggi ci vediamo?-.
-Già-.
Naruto iniziò a correre verso l'entrata, velocemente, per evitare ogni rapporto sociale con lui, almeno provandoci.
Fino a che quella dannata voce non lo fermò.
-Naru?-.
Il biondo si fermò.
Naru?
Perchè lo aveva chiamato "Naru"?
Non sapeva che facendo questo avrebbe risvegliato i ricordi più crudeli della sua vita, quelli che lo tenevano in camera sua e di Hinata chiuso a chiave, a piangere, quando solo sentiva parlare ancora del Clan Uchiha?
Il Clan da cui proveniva Sasuke, prima che quel fantastico villaggio fosse divorato da tutto quel cemento?
-Dimmi-.
-No, fai finta che non ti abbia chiamato. Vai pure.-.
 
Alla fine del loro turno, erano entrambi stanchi, volevano solo tornare a casa, senza disturbi nè altro.
Naruto aprì la portiera dell'auto, poco prima di accorgersi dell'odore proveniente dal cofano della macchina.
Il motore della sua macchina, per farla breve, era esploso.
-Merda!- Urlò, facendo accorgere il corvino di ciò che era successo alla sua auto.
In un primo momento, Sasuke lo avrebbe lasciato lì a piangersi addosso, gli avrebbe fatto pagare il meccanico il doppio del solito, mentre lui, tranquillo si dirigeva verso casa.
Ma in quel momento, la cosa meno adatta da dire, uscì senza preavviso dalle sue labbra.
-Vuoi un passaggio?-.
 
 
Hikaru era il figlio maggiore di Naruto, aveva 15 anni, e sapeva che suo padre era la tipica "testa di cazzo", ritardario e cocciuto. Ogni giorno, all'uscita da scuola rimaneva ad aspettarlo seduto sul marciapiede, fuori, solo.
Rumiko, la figlia maggiore di Sasuke, aveva anche lei la stessa età del ragazzo, e andava nella scuola davanti alla sua. Suo padre era la persona più puntuale al mondo, non aveva mai fatto un ritardo da quando la ragazza era nata. I due si conoscevano, anche bene, dopotutto, ogni giorno si vedevano e si parlavano, tanto che in breve tempo erano diventati migliori amici.
Quel giorno, lei si era messa ad aspettare suo padre su una panchina, in attesa di vedere la macchina scura del suo papà.
 
 
Sasuke era salito a casa di Naruto, non ne sapeva neanche il perchè, ma l'aveva fatto, e ora si ritrovava a guardarlo lì, immobile, come se in quel momento il biondo fosse Dio.
Non si era reinnamorato. No, certo, dopo tutto questo tempo, cosa avrebbe potuto farlo reinvanghire di lui?
Eppure, quando Naruto si era avvicinato lentamente a lui, non si era mosso.
Quando aveva sfiorato il suo naso col proprio, non aveva reagito.
Quando l'aveva baciato -e Dio solo sapeva chi altro sapeva baciare così- aveva ricambiato, esplorando la bocca del biondo con la lingua.
E -addirittura- quando l'aveva preso per le gambe e penetrato, non aveva reagito. E Cristo, quanto gli erano mancate quelle sensazioni...
 
 
Rumiko si era stufata di aspettare suo padre, immobile, e annoiata, e stava cercando qualcosa da fare. Girava lo sguardo cercando qualcosa o qualcuno con cui interagire.
Poi lo vide, lì, davanti, Hikaru, seduto sul marciapiede, che leggeva un libro,.
Lei sorrise e gli corse incontro, chiamandolo a gran voce. Lui sentì e sorrise, alzandosi e correndo anche lui verso Rumiko.
Un unica cosa, in quel momento, li divideva.
La strada.
Lei, sulla striscia che divideva l'asfalto in due parti, inciampò, e cadde sulle ginocchia, dolorante.
Lui corse veloce per aiutarla, la prese per le mani e la tirò dolcemente su, in piedi, poco prima di avvicinare le labbra alle sue, baciandola.
E forse, tutto questo non era stato previsto dal Destino, che i due ragazzini, ormai amanti, intralciassero i piani dei loro genitori.
O forse qualcosa non voleva che loro nascessero sotto cattiva stella, o forse era uno sbaglio per il quale entrambi avrebbero dovuto pagare.
In quel momento un camion iniziò a vedersi in fondo alla strada, era andato completamente, impazzito, e non aveva nessuno al volante.
Nessuno che si potesse accorgere che i due ragazzi erano lì.
I due, troppo impegnati a scrutare l'uno negli occhi dell'altro, non si accorsero del veicolo che correva a tutta velocità verso di loro.
Non si accorsero nemmeno della gente che passava di lì per caso, incitandoli a spostarsi, a muoversi, a mettersi da un altra parte, anche se loro non davano segni di vita.
Poi, mentre il camion si avvicinava, le madri coprirono gli occhi ai bambini, altri chiusero le palpebre per non vedere ciò che stava per succedere, altri ancora inziavano già a chiamare l'ambulanza, portandosi avanti.
Come se ci fossero delle fottute possibilità per salvarli dal loro destino.
Poi quel rumore.
Rumore di ossa spezzate, di urla, un rumore macabro, come del resto lo spettacolo che la gente si stava sorbendo.
Tutti quei pianti, di gente che si chiedeva perchè due ragazzi così giovani avevano dovuto subire un destino così crudele.
E una mano, quella del ragazzo, l'unica parte rimasta intatta nell'incidente, staccata, e completamente bianca, e tutto quel sangue, sparso per la strada, arrivato persino al marciapiede.
Quelle urla, tutta quella paura.
Se solo i loro genitori avessero saputo cos'era successo...
 
Non aveva pensato al dolore che avrebbe provato Sakura quando avrebbe saputo che aveva una relazione con un uomo. Non aveva pensato che si sarebbe messa a urlare e a strepitare, a spaccare tutto, avrebbe fatto le valigie e se ne sarebbe andata.
Sasuke non aveva pensato a nulla, durante quei momenti in cui Naruto gli aveva fatto riprovare il piacere, dopo tutti quegli anni, in cui non si erano visti, e in cui erano maturati lontani l'uno dall'altro.
Non avrebbe mai immaginato di risentire quel calore improvviso nel suo corpo, di sentire quel liquido caldo attraversarlo di nuovo.
Non avrebbe mai pensato, poi, di riconoscere sua figlia spiaccicata sull'asfalto, quel giorno.
E quando andò a prenderla, insieme a Naruto, e vide quella macchia rossa dipinta a mano dalla Morte sull strada, sussultò.
Sussultò quando vide la sua collana in mano alla scientifica, e il coprifronte della Foglia che gli aveva regalato quando era piccola.
Il biondo riconobbe, invece, quella mano, quel bracciale, il simbolo degli Uzumaki, che tramandavano da secoli.
Pianse, pianse appena vide il corpo di suo figlio senza vita, passato velocemente dalla gioia al dolore.
Eppure, sembrava quasi che stessero sorridendo.
Aprirono la portiera e scesero velocemente dalla macchina, ad occhi spalancati, come se tutta quella gioia, quel piacere, fossero improvvisamente svaniti nel nulla.
E poi, più si avvicinavano, più Sasuke potè notare il cranio della sua bambina spappolato a terra, come quel melone su cui aveva provato il millefalchi per farle vedere quanto era forte il suo papà, quando aveva tre anni.
Naruto urlò, quando vide più da vicino il braccio rotto, la mano staccata, e il corpo del suo bambino. Quello che per 15 dannati anni aveva cresciuto e nutrito, mentre sua madre era al lavoro.
Cadde in ginocchio, urlando, e accarezzò i capelli di suo figlio, come se fosse ancora vivo, come se potesse ancora ridere.
Sasuke lo raccolse, appoggiando la sua testa sulla spalla, sussurrandogli che andava tutto bene, ma senza staccare gli occhi dal corpo di sua figlia.
E fu in quel momento, che i due seppero cosa dovevano fare, che entrambi capirono che la loro relazione era destinata a squarciarsi nel tempo, come la sabbia, che cade alla prima difficoltà.
Che forse questo era un segnale che diceva loro che dovevano separarsi.
Sasuke sussurrò all'orecchio di Naruto le parole "E' finita" con totale freddezza, come sempre aveva fatto, e l'altro annuì, guardandolo negli occhi, facendosi coccolare.
Poi si staccò, tornando indietro verso casa, per dare la notizia a Hinata.
E il corvino seppe che quell'immagine li avrebbe perseguitati per tutta la vita, per sempre.
 
Come dei fantasmi
  
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