Terzo Passo
«Non abbiate timore, detective, saprò guidarvi in questa analisi della scena. Avvicinatevi, avvicinatevi.»
Steve e Jonathan puntarono gli sguardi sul poliziotto che tale non sembrava: ciabatte, capelli ricci e disordinati che gli arrivavano alle spalle, bragoni che raggiungevano il ginocchio, maglietta e camicia da boscaiolo rigorosamente anni ‘50. Stazza non indifferente.
«Lei è sicuro di essere un pubblico ufficiale?» domandò Price, non riuscendo più a trattenersi.
Il ragazzo piegò le labbra, sentitosi scoperto come se fosse l’assassino «Bè, non ufficialmente.»
Steve scosse la testa «Che intendi?»
Il ragazzo poggiò le mani ai fianchi ed evitò il contatto visivo «Bè, sono il nipote di Rose.»
Steve e Price si scambiarono un’occhiata «Il nipote di...» disse quest’ultimo «Okay, questa cittadina batte gli Windsor, Steve.»
Steve sorrise, per poi focalizzarsi nuovamente sul ragazzo «Non sei tu che dovevi portarci le valige in camera, all’hotel, vero?»
Questi sgranò gli occhi e restò fossilizzato sul posto «No.» rispose, inghiottendo della saliva «Ma do una mano alla zia, ogni tanto, quando capita.»
Price allargò il sorriso «Quando non la dai alla polizia.»
Hugo, così si chiamava, prese la faccenda molto seriamente «Certo. Sarebbe una battuta, detective Price?»
L’uomo alzò lo sguardo al cielo «Non sono un detective.»
«Hugo...» Steve prese un profondo respiro «Potresti farci vedere...»
«Oh, sì. Prego, da questa parte. Non perdiamo tempo. Anche se siete già stati sulla scena, in realtà.» camminò fino alla porta del museo «Non l’avete ucciso voi, vero?»
Price strinse i denti «Adesso lo ammazzo, così questi pettegoli avranno un motivo valido per darmi dell’assassino.»
«Si calmi, detective.» disse Hugo «Era solo una domanda.»
«Che continuate a farci.» puntualizzò l’altro.
«Ecco qua. Lei è anche un marine, signor Sheppard, sa bene come una corda, stretta a dovere intorno al collo, possa togliere una vita.»
Steve annuì «E infatti non ho da ridire su questo.»
«E su che cosa avrebbe da ridire?» chiese Hugo con curiosità.
Il detective si diede una rapida occhiata in giro «Dubito che sia stato il padre.»
«Lo afferma così, senza prove?»
«E la polizia locale che prove ha, se posso permettermi?»
«Ma è chiaro. Il litigio.»
«Vi basate solo su questo? Non è sufficiente. S’è per questo, anche noi abbiamo sgridato il ragazzo, e lo abbiamo fatto poco prima dell’omicidio. È una ragione valida di colpevolezza?»
Price tossicchiò e lo guardò «Steve, non incoraggiarlo.»
Hugo fece spallucce «Non tutti i delitti sono intricati. La questione mi sembra semplice, qui. Il vecchio ha agito in un raptus di rabbia. Oh! Pesca sovente.» aggiunse «La corda...ricordate? Non vi suona sospetto?»
Steve si avvicinò alla porta «Allora, io sono l’assassino. Jonathan, per favore, piazzati qui.» disse, afferrandolo per le spalle e mettendolo in posizione.
«Piano con quelle mani, scimmione. Che stai facendo?!»
«Ti ho chiesto...»
«No, non me l’hai chiesto, mi ci hai trascinato a forza. Questa è violenza.» berciò Price.
«Come sei melodrammatico.»
Hugo li guardò con una certa pietà.
«Bene. Ora fingi di chiudere il museo.» procedette Steve.
Il Maggiore lo guardò con la coda dell’occhio «Vuoi anche che finga di armeggiare con la serratura?»
«Spiritoso. No, voglio che taci e resti in posizione, cortesemente, grazie.»
L’altro poggiò le mani ai fianchi, e Sheppard corrugò la fronte «Giù quelle mani, stai composto.»
«Certo, perché è risaputo che tutti quelli che chiudono le porte sono composti.»
Hugo, invece, sollevò le sopracciglia «Ma che problemi avete? Di coppia?»
Jonathan scoppiò a ridere ed annuì «Tu non sai quanti.»
Steve gli sussurrò all’orecchio «Ci vuoi stare zitto? Sta’ un po’ zitto, non riesco a concentrarmi.»
«Oh, non riesce a concentrarsi. Allora facciamo una cosa, io faccio l’assassino, che è nettamente più divertente, e tu...»
Quando sentì una discreta pressione sul collo, sgranò gli occhi e si girò di scattò, cominciando a gesticolare «Ma che ti dice il cervello?! Non dovevi strozzarmi davvero!»
«Non ti ho fatto niente, ho solo ricostruito. Che delicato.»
«Sul serio, Steven, sei...»
Sheppard assottigliò lo sguardo «Con una mossa del genere, si soffoca rapidamente. La vittima si sarà dimenata, ma giusto qualche secondo. E senza gridare.»
«Ingegnoso.» disse Hugo «Te la senti di escludere una donna?»
Steve colse che Hugo faceva amicizia facilmente e che non aveva paura a socializzare con le persone, dato che era passato al “Tu” in meno di un’ora. Tuttavia, scosse la testa negativamente «No. Sebbene ci voglia forza, non posso escluderlo. Alcune donne, specie le più allenate, ci riescono benissimo. Ricorda anche che la vittima è stata colta di sorpresa. Zero possibilità di difesa.»
«E la corda?» chiese Price.
Hugo alzò l’indice «Trovata in un cassonetto qua vicino. L’assassino, in preda al panico, ha cercato di liberarsene, ma non è stato molto furbo.»
«Era davvero su di giri.» disse Steve.
«Appunto. È stato Frank Reyes, la questione è praticamente chiusa.» proseguì Hugo.
«Impronte?» chiese il detective.
«Sulla corda? I mestieranti la stanno analizzando.»
«Altre prove?»
«No.»
Steve sospirò e guardò Price «Non c’è niente su cui lavorare!»
«Siete voi i detective esperti!» disse il nipote di Rose «Ingegnatevi.» poi gettò un’occhiata alla facciata del museo «A meno che...»
Steve scoppiò a ridere, prima di allontanarsi «Non ci provare, ragazzo. Abbiamo già avuto a che fare con qualcosa del genere, e per tua sfortuna abbiamo appurato che i fantasmi non esistono.»
Hugo lo seguì, le mani in tasca e le cosce cicciottelle che strofinavano tra loro «Chi ha parlato di fantasmi? Io mi riferisco alle statue di cera!»
La terrazza dell’hotel era baciata dal sole di luglio. Il legno scuro delle sedie e dei tavoli contrastava con il candore delle tovaglie, mentre i fiori colorati in vasi di terracotta adornavano gli angoli.
Le tende bianche svolazzavano leggere al vento, creando un’atmosfera di eleganza e relax.
Dalla balaustra, lo sguardo si perdeva oltre le cime degli alberi, verso le vette imponenti delle montagne circostanti. Il verde intenso dei prati si fondeva con il blu del cielo, e l’aria fresca portava con sé il profumo di pini e resina.
I tavoli erano disposti strategicamente per godere al meglio della vista. Gli ospiti sorseggiavano caffè o aperitivi, ammirando la maestosità delle montagne. Qualcuno leggeva un libro, altri scattavano foto per catturare l’istante perfetto.
Il cameriere si avvicinò e posò sul tavolino due succhi di frutta e qualche stuzzichino.
«Grazie.» disse Steve con un sorriso, mentre Price allungava le gambe nel poggiapiedi davanti a lui.
Stette per aprire bocca, ma Rose lo anticipò, sbucandogli dietro «Allora, detective? Come procedono le indagini?»
Il Maggiore sollevò la testa per il contatto visivo «Temo non ci siano proprio delle indagini, signora.»
«Dissento. Se c’è una vittima, ci sono sempre.»
«Allora, alto mare.» rispose l’uomo.
«Detto in piena montagna, è ironico.»
Lui sorrise, lei poggiò i gomiti sulla sommità della sedia e si piegò leggermente «Avete conosciuto mio nipote, immagino.»
«Ragazzo simpatico. Un po’ strano, certo, crede negli Ufo.» parlò Steve «Un tuttofare...»
«Un tuttofare davvero.» resse il gioco Price.
Rose scosse la testa e sospirò «Sì...so cosa intendete. Fa tutto senza qualifiche. Bè, ci vuole una qualifica per portare in camera due valige?»
«Però non fa nemmeno quello.» rammentò Price.
La donna sorrise «Prendetelo per quello che è, e abbiate pazienza.»
«Non è lui a preoccuparmi.» proseguì Sheppard, puntando lo sguardo sul meraviglioso e rilassante panorama «Qualcosa di strano sta accadendo qui, qualcosa di diverso dal solito.»
Jonathan si piazzò meglio sulla sedia «Che intendi?»
«Avevi ragione, ci sono pochi ricconi da incolpare e zero riunioni di vecchi bisbetici che riguardano testamenti. Questo delitto non segue lo schema classico.»
Rose, interessata, si piegò maggiormente «Però c’è un delitto in un luogo isolato, e la comunità è ristretta. Qui ci conosciamo tutti. Questo rientra nello schema, no?»
«Mi creda, signora. Per quanto ristretta, il raggio è lo stesso più ampio del normale.» rispose il detective «Solitamente è tutto a porte chiuse.»
«Oh! Quindi intende che il delitto si sarebbe consumato dentro l’hotel, in un racconto giallo standard.»
«E pure nella realtà.»
«Sorprendente come spesso essa superi la fantasia, vero?» disse Price masticando.
«Mi scusi, può ripetere quest’ultima frase?» disse all’improvviso una donna sulla sessantina, tutta in ghingheri, da qualche tavolino più in là «Non ho appuntato.»
Jonathan Price si girò molto lentamente, indicandosi con l’indice «Dice a me?»
«Precisamente. Sono una scrittrice di gialli. Mi perdoni, com’era l’ultima frase?»
A Price e Steve ci volle un secondo per capire che quella era la riccona che attendevano e che non volevano mai incontrare: abbigliamento all’ultima moda, occhiali da sole che costavano più del trapianto di un rene, rossetto rosso fuoco il cui prezzo di certo superava quello di una notte nell’hotel, e...giovane accompagnatrice al seguito, che si traduceva in “schiava”.
Steve sollevò lo sguardo al cielo «Una vecchia riccona sola, non mi dire. Vedova o nubile, è sicuro.»
Price roteò l’indice «Ho detto che spesso la realtà supera la fantasia.»
«Ah! Eccellente.» disse la donna, che dopo un manifesto silenzio fu costretta a presentarsi «Molly Lancaster, della famiglia Lancaster.»
Jonathan si sporse verso Steve, coprendo le labbra con una mano «Ma cosa siamo, nell’epoca Regency, che ogni famiglia si conosceva? Ti dice niente il suo cognome?»
Steve scosse la testa «No, ma di sicuro è nobile.»
«Lei è Patty, la mia accompagnatrice.»
Price trattenne un sorriso vittorioso: ci aveva preso, la ragazza era una sottospecie di schiava.
Timidamente, ella poggiò il libro che stava leggendo sulle ginocchia «Molto piacere, detective.»
«Vedo che siamo conosciuti.» disse il Maggiore.
«Per questo vi spio palesemente. Mi servite per il mio nuovo giallo, ho un blocco dello scrittore che non avete idea.» proseguì Molly, strofinandosi la fronte con fare teatrale, come se stesse svenendo.
Rose la guardò allibita, quindi decise di tornare dentro «Ci si vede, giovanotti. Forza e coraggio per le indagini, sono certa che ne verrete a capo.»
Price la seguì con lo sguardo «Non abbiamo niente. Lei ha forse qualcosa, signora Lancaster?» chiese apposta, tanto che Patty scoppiò a ridere. Aveva trovato la battuta divertente.
«Patrizia!» berciò la nobile «Composta. Sembri uno strillone!»
«Mi perdoni, signorina.»
Nubile, dunque.
«Ha ereditato una enorme fortuna dai suoi antenati, o si è fatta da sé scrivendo libri?» domandò a tal proposito Steve.
Molly rizzò la schiena imponente, pavoneggiandosi «Che domande, la seconda. Benché la mia famiglia sia ricca ed io mi sia sempre rifiutata di prendere un vecchio bavoso come marito, la mia fortuna è frutto del mio duro lavoro. Il mio talento mi ha portata lontano. Scrivere è un’arte, detective.»
Steve annuì, e Molly indicò col mento una coppia che se la rideva a qualche tavolino di distanza «Guardi quei due. Li guardi attentamente. Lui avrà almeno sessant’anni, come me, e lei è sulla trentina.»
«Sì, e allora?» chiese Price.
«Sono arrivati questa mattina. Pensa che io avrei fatto la fine di quella povera ragazza? Gli sta facendo da badante, è chiaro. Nemmeno per tutto l’oro del mondo l’avrei fatto.»
«A me sembrano molto felici.»
Molly gli scoccò un’occhiataccia «Perché lei è un detective pessimo, evidentemente.»
«Non sono un detective, e mi limito ad osservare. Stanno ridendo!»
«E’ una finta.»
Sia Steve che la giovane Patty sorrisero, quest’ultima sempre più divertita dalle battute di Price.
«Chi di voi due è Steve Sheppard?» chiese poi Molly, indicando il duo.
L’interessato alzò la mano «Presente. Lui è il Maggiore Jonathan Price.»
Molly si sistemò lo scialle nelle spalle «Ha lasciato a casa sua figlia Susan. Peccato. Lei avrebbe già trovato l’assassino.»
Steve sgranò gli occhi «La ringrazio molto, è davvero di conforto.»
«Si figuri.» ribatté ella, senza fare una piega «E’ risaputo che le donne hanno il sesto senso.»
«Siete proprio famosi.» sussurrò Price, stringendo le labbra.
«Conosceva la vittima, signora Lancaster?» disse Steve dopo un attimo di silenzio.
«No. Sono qui da qualche settimana, mi piace trascorrere l’estate qui. La pace, la solitudine è un ottimo ingrediente per la scrittura. Mi metto nella mia terrazza, lassù in camera, e scrivo. Anche alle ore più assurde, di notte. Ma ora sono bloccata, dannazione!»
«Quando ci rivedremo, mi dirà chi è il protagonista del suo libro.»
«Non si preoccupi, non è ispirato a lei. Tanto per cominciare, è una donna, perché le donne sono sempre più furbe.»
«Accidenti, ha una certa considerazione del genere maschile.» spettegolò Price.
«Non è difficile capire perché non si è mai sposata.»
«Povera assistente.»
Price guardò Patty, e questa sorrise timidamente, strofinandosi le spalle.
Anche Steve sorrise «Credo tu abbia fatto colpo, amico.»
«Che dici? Sono sposato e sto per diventare padre!»
«Ma lei non lo sa. Non è che le donne non ti guardano più per questo. Magari andasse così.» Steve si rilassò «Ricordi quelle vecchiette che mi venivano dietro e mi palpeggiavano...»
«Ti prego, Steven, me lo ricordo ma non voglio ricordarmelo.»
Egli rise.
«So solo che è il figlio del gestore del museo delle cere.» riallacciò Molly, che nel mentre aveva fatto un monologo incredibile «E so che era il famoso ladro dei fuochi d’artificio, ma non ci ho mai parlato, né tantomeno mi sono avvicinata a quel museo. Mi mette i brividi.»
Steve e Jonathan si alzarono «E’ stato un vero piacere, signora.» disse il primo «Scusi. Signorina. Ci si vede in giro.»
Molly sollevò il bicchiere d’aranciata «È un errore confondere ciò che è strano con ciò che è misterioso. Il delitto più banale spesso è il più incomprensibile proprio perché non presenta aspetti insoliti o particolari, da cui si possono trarre delle deduzioni.»
Sheppard curvò le labbra in un sorriso «Arthur Conan Doyle.»
«Quando l’avrete beccato, tornate da me e spiegatemi tutto. Sarò lieta di inserirlo nel mio libro.»
Price fece un sorriso di cortesia alla giovane Patty, mentre questa ricambiò con sguardo rapito «Spero di vederlo ancora. È davvero affascinante.»
Molly strinse i denti e le diede una manata «Levatelo dalla testa. È sposato, non hai visto la fede?»
«Io...veramente no.» rispose ella, imbarazzata.
«Si vede che non fai caso ai dettagli. Cameriere! Un altro drink, per cortesia.»
Una volta che fu all’interno della struttura, Price tirò un sospiro di sollievo «Accidenti, non pensavo di fare ancora colpo.»
Steve gli diede due pacche sulle spalle «E bravo Jonathan.»
«Sta’ zitto.»
«Detective? Scusate?»
I due si bloccarono sul posto, esausti. E ora cosa volevano?
Si voltarono e videro la coppia precedentemente indicata dalla signora Lancaster, il ricco sessantenne con la giovane a braccetto.
«Non dire mai più che i ricconi sono assenti dalle nostre storie, ti prego.» sussurrò Steve all’amico.
«Hai ragione, me la sono tirata. Signori! A che devo il piacere?»
L’uomo stese la mano. Sul polso abbronzato troneggiava un orologio di elevato valore «Leonardo Valentine, di sicuro conoscete il mio cognome.»
Uno scambio di sguardi, poi il verdetto «No, veramente no.»
«Non è che io me ne vado in giro a pavoneggiarmi che mia moglie in realtà è una Windsor, anche perché non c’è niente da pavoneggiarsi.» blaterò Price.
«Di sicuro mi conoscete, invece. La mia famiglia...»
«Signor Valentine», tagliò corto Steve, «desidera?»
«Oh, niente che riguardi il delitto, stia tranquillo. Non mi interessano queste baggianate. La gente muore tutti i giorni, no?»
«Che frase poetica.» ricambiò Price «Adatta ad un assassino.»
Questi lo guardò con disprezzo «Che diavolo vuole insinuare? Sono arrivato questa mattina e ho saputo, tutto lì. Vero, amore?»
La giovane gli accarezzò il petto, per poi baciarlo appassionatamente in guancia, lasciandogli il segno del rossetto «Certo, amore.»
«Lei è la mia dolce compagna, Margot.»
Price trattenne il respiro «E siamo al completo, direi. Non è forse questa la formula del delitto perfetto? Un gruppetto di persone, tutte potenzialmente assassini.»
«Nessun delitto è perfetto se ci sono io nei paraggi. Inoltre, in questo caso il delitto è già avvenuto.»
«Wow, Steve, il tuo ego è davvero minuscolo.»
«Mi ascoltate o no?» ringhiò Valentine «Volevo proporvi una passeggiata, questo pomeriggio. Si parte alle quattro, per non schiattare di caldo. Si arriva al lago dopo un’ora di sentiero. Pensate di potercela fare?»
«Signor Valentine, noi stiamo indagando su un omicidio.» disse Steve.
«E bè? A che punto siete? Morto e cieco, vero? Da quel che leggo nei giornali, è stato il padre. Niente di cui preoccuparsi. E poi è risaputo che le passeggiate aiutano ad aprire la mente, a concentrarsi ed ispirarsi.»
Price fece un sorrisetto e portò le mani dietro la schiena «Tenta di buttarci giù da un dirupo?»
Gli occhi del riccone si fecero piccoli e minacciosi «Non sono un assassino. E anche se lo fossi, di certo non verrei a dirlo a voi.»
Margot lo guardò spaventata.
«Allora? Accettate?»
Jonathan Price saltellò due o tre volte, prima di dichiarare «Queste braghe mi stringono troppo sulle cosce. Non sono adatte per le camminate. Mi sarò fatto più tonico.»
Steve, braccia incrociate e schiena appoggiata alla finestra, si gustò la scena «Che hai preso qualche chilo è da escludere, vero?»
L’altro sollevò lo sguardo, indignato «Certo! Non ho nemmeno la pancia, guarda qua che fisico.»
«Ti andavano prima della partenza? Perché, in questo caso, il cibo qui è proprio buono.»
«Non si può ingrassare in ventiquattro ore, Steven.»
«Lo dici tu.»
Price stette per ribattere, quando l’attenzione di entrambi fu catturata da un sottile foglietto di carta che venne spinto con vigore sotto la porta.
«Ah.» esclamò il Maggiore, cambiandosi pantaloni «Funziona così lo scambio di messaggi, in questo posto?»
Steve si diresse a destinazione «Evidentemente Rose non voleva disturbarci bussando. Infatti, è un messaggio da parte sua.»
«Che dice?»
Steve corrugò la fronte «Ascanio Inutile ci aspetta nella hall.»
«Non mi dire. Chissà quali importanti novità ha per noi. Lo sai? Mi irrita. Chiede palesemente il nostro aiuto, e poi vuol fare di testa sua. Cosa ci ha chiamati a fare, se crede di avere tutte le risposte?»
Sheppard sospirò «Lo crede davvero. Frank Reyes ha confessato.»
«Cosa?»
Scesero rapidamente le scale, Price con i capelli spettinati e una scarpa da allacciare, e quando raggiunsero la hall, si trovarono davanti il sorriso vittorioso del detective locale.
«Ah!» disse, spalancando le braccia come un’aquila «Tutto è bene quel che finisce bene, vero? Siete congedati. Ah, vedo che stavate comunque per andare a passeggiare.»
«Veramente la passeggiata è alle quattro.» Price non riuscì a dire altro, perché Steve si piazzò di fronte ad Ascanio, sguardo serio «Voglio parlare col sospettato.»
«Con il colpevole, intende. Sia preciso, Sheppard.»
«Non sto scherzando, voglio interrogarlo io.»
Inutile portò le mani avanti, in difesa, ed indietreggiò «C-così mi spaventa.»
«Steve...» Price lo raggiunse «Mantieni la calma, per favore.»
«L’ha costretto a confessare. È così?»
«Detective Sheppard, in tutta onestà...»
«E’ così?!» alzò la voce questi, facendo girare mezzo hotel, compreso il sostituto di Rose alla reception «Scusate...parliamo fuori, venga.»
Ascanio lo seguì, quindi iniziò a farsi le ragioni «Non ho costretto proprio nessuno! Semplicemente, è crollato dopo il mio interrogatorio, e questo perché sono bravo nel mio lavoro.»
«O Reyes è dannatamente spaventato. Se si confessa, si patteggia e si scontano meno anni di pena. Voglio parlare con lui.» ripeté.
«Sheppard, la prego. La ringrazio dell’aiuto, ma temo non sia possibile. Lo trasferiranno questa sera stessa al carcere, in attesa del processo.»
«Io ho tempo, il sole è ancora alto.» insistette il marine.
«Lei è proprio uno zuccone. Cosa pensa di scoprire di nuovo?»
«E a lei sembra normale? Che tutto sia così semplice?»
«Sì, e lo sa perché? Perché non tutti i delitti devono essere intricati. Ascolti, questo è un piccolo paesino.»
«Questo l’ho capito. Non mi sorprenderei ci si facesse giustizia da soli.»
«Mi lasci finire. So che lei è un grande detective e che si aspetta sempre il colpo di scena. Ma in questo caso, la realtà è più semplice del previsto.»
«Che cosa le ha detto Reyes?»
«Temo siano informazioni riservate.»
Steve si morse il labbro con nervosismo «Certo. Quindi un padre che prima afferma di aver trovato il corpo, improvvisamente si trasforma in un assassino. Proprio quando messo sotto pressione. Per me voleva far cessare l’agonia.»
«E invece no. Ha litigato con il figlio e ama le barche. L’arma del delitto, guarda caso, è una corda da barca. Poteva scegliere qualsiasi altra arma: un coltello in casa, un fucile da caccia. Invece, guarda un po’, ha usato una corda. Non ci sono impronte, già glielo dico, ma è stato lui.»
Price ragionò «Ha utilizzato dei guanti.»
«La ringrazio ancora per l’aiuto, ma...»
«Non c’è stato nessun aiuto, e non ci sarà se non mi lascia davvero risolvere il caso.» s’impuntò Steve «Desidero parlare con il sospettato. Ora.»
Ascanio Inutile si passò una mano sui capelli sudati «Gliel’hanno mai detto che è un maniaco del controllo?»
Price alzò l’indice come un bambino che chiede la parola «Credo di detenere il record, perciò...»
Steve si piazzò davanti al bizzarro omino e non batté le ciglia, guardandolo serio e con la mascella rigida «Mi guidi alla centrale, immediatamente.»
«Ha dieci minuti. Non scherzo. Potrò sembrare stupido e goffo, ma sono pur sempre il detective di questa cittadina. Veda di non farmi arrabbiare.»
Steve s’incamminò verso l’auto «E lei veda di fare il suo lavoro.»
Jonathan era rimasto con l’indice alzato «Aspettate...nel mentre io che faccio?»
Angolo Autrice:
Eccomi qui prima del previsto! ^^
Come avete potuto vedere, i ricconi sfondati che nei gialli non mancano mai sono arrivati! Avranno a che fare con il delitto o è troppo semplice?
In ogni caso, è sempre divertente scrivere di personaggi del genere.
Qui ci sono le camminate al posto del tè al cianuro delle cinque, mi spiace per Milly XDXDXD
Grazie a tutti coloro che seguono con affetto questa storia, e soprattutto che commentano!
Ps: qualcuno salvi Price dalla disperazione.
Prossimo aggiornamento: sabato o domenica.
Saluti!
SwanXSong