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Autore: Swan Song    22/06/2024    6 recensioni
[Quarto Volume di The 1950s]
In un tranquillo paesino di montagna, nel Vermont, il sole di luglio splende alto nel cielo, baciando le maestose cime che circondano il luogo.
L'atmosfera è apparentemente immutata e sonnolenta, ma Steve e Jonathan lo sanno bene: anche nei posti più tranquilli aleggiano ombre inquietanti.
❤️ Indagine di Steve Sheppard e Jonathan Price
❤️ Bromance
❤️ Cozy Mystery
❤️ Comedy
❤️ Agatha Christie vibes
Genere: Comico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'THE 1950s'
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Secondo Passo








Il sole stava sorgendo lentamente dietro le cime delle montagne. L’aria era fresca e profumava di pini e terra.
Le finestre della camera di Steve e Jonathan erano ancora chiuse, e all’interno i due dormivano beatamente.
Le lenzuola bianche erano stese con cura sui letti, il silenzio era rotto solo dal canto degli uccelli e dal fruscio del vento tra le foglie. Fuori, il cielo era di un azzurro intenso, senza una nuvola in vista.
Era una di quelle mattine in cui il mondo sembrava sospeso nel tempo, e tutto era perfetto.
O quasi.
Steve e Price si svegliarono di soprassalto, sbattendo le palpebre contro la luce del mattino; il primo dormiva a pancia in su, sempre sull’attenti, mentre il secondo a pancia in giù, con un braccio piazzato sotto il cuscino e la bocca aperta.
La porta dell’hotel continuava a vibrare sotto i colpi, il suono era insistente, quasi come un richiamo.
Steve si alzò in fretta, mentre Jonathan si strofinò gli occhi e sbadigliò «Mmh. Dimmi che sto ancora sognando. Io non ce la posso fare dopo ieri sera, Steven.»
«Chi potrebbe essere a quest’ora?» mormorò quest’ultimo, dirigendosi verso la porta. Price ciabattò alle sue spalle, ancora intontito dal sonno. 
Quando il marine aprì la porta, si trovò di fronte Rose, la cara vecchietta della reception. Aveva la mano sul cuore ed un’espressione che oscillava tra lo sconvolto e l’assorto.
«Oh!» esclamò, puntando lo sguardo su Steve «Per fortuna avete aperto!»
«C’è qualche problema, signora? La camera non è disponibile fino alle dieci?» Sheppard guardò l’orologio a cucù che troneggiava sopra la scrivania e che Jonathan aveva tentato di accoppare finché non si era addormentato: cinguettava a tutte le ore.
Segnava le 06:08 circa.
«Oh, ma sì, certo. La camera è disponibile fino alle dieci. Ma, vedete, non sapevo a chi altri rivolgermi. In tutta onestà, quel detective mi sembra un imbecille.» disse Rose.
Steve, allora, restò in attesa, sporgendosi maggiormente e cercando il contatto visivo, un invito a parlare.
Rose lo fece dopo aver preso un ampio respiro «L’hanno ammazzato.»
I due uomini si scambiarono un’occhiata «Chi?!» increduli che un paesino del genere potesse essere davvero teatro di un omicidio.
Magari Rose, la sera prima, aveva alzato un po’ il gomito, ed ora era vittima del post-sbornia.
Quando Steve e Price erano tornati all’hotel, la donna doveva aver finito il turno, perché alla reception c’era un uomo.
Ma Rose sembrava dannatamente seria e, soprattutto, non era ubriaca «Sheldon Reyes!» civettò come se fosse ovvio.
Per un attimo, il silenzio avvolse la scena.
Poi Steve disse, permettendo alla vecchietta di entrare «Si calmi, adesso. Sheldon Reyes è morto?! Il ragazzo con cui abbiamo parlato ieri sera?!»
Rose li guardò con terrore ed indietreggiò, premendo le mani sulla bocca «Oddio. Non sarete stati voi! Dicono sia stato il padre, siccome è stato l’ultimo a vederlo in vita, ma prima c’eravate voi...»
Price sbadigliò e si rivolse a Steve «Non le rispondo male solo perché è una tenera vecchietta e perché sono ancora assonnato.»
Quando Rose cominciò a singhiozzare, Steve ripeté «Cerchi di calmarsi, altrimenti non capiamo nulla. E di fare un riassunto appropriato, magari.»
Price afferrò il pettine per mettere in ordine i capelli «Sì, ci sarebbe d’aiuto, grazie.»
Rose acchiappò la sedia più vicina, si accomodò, strinse forte le cosce e disse «E’ chiaro ciò che è successo. Dopo che siete andati via, il padre ha atteso che il ragazzo si girasse di spalle e chiudesse il museo, e l’ha ammazzato. Lo giuro, mica sono fandonie. Nel senso che l’ha strangolato senza esitazione con una delle corde utilizzate per le barche del lago. So tutto, io! Le voci girano.»
Price sbatté le ciglia velocemente «Non ho capito. Chi è morto?» disse apposta, beccandosi un’occhiataccia di Steve «Quello era soltanto un ragazzo al quale piaceva cacciarsi nei guai.» disse quest’ultimo «Di certo non meritava una fine così. Sono sorpreso.»
«O è stato il padre, o qualcuno che se l’è presa perché ha rubato i fuochi d’artificio.» proseguì Jonathan «Aspetti, perché è convinta sia stato il padre?»
«Bè, perché i due hanno avuto un’accesa discussione e Frank ha perso le staffe. Lì per lì se n’è andato, poi è tornato indietro e, fuori di sé, ha ammazzato il suo stesso figlio.» rispose Rose «Coincide pure l’orario.»
«E chi ha trovato il corpo, questa mattina?» domandò Steve, incrociando le braccia al petto.
«Il padre.»
Il marine sollevò un sopracciglio «L’assassino sarebbe lo stesso che ha trovato il corpo.»
«Certo, detective.»
«Non le sembra che qualcosa non torni?»
«A me sembra filare tutto. Naturalmente Frank cerca di farla franca. Ha già detto al detective Inutile che si è recato così presto al museo perché si è accorto che il figlio non è rincasato la notte.»
Steve annuì «Lui si era addormentato.»
«Così dice. Il museo chiude alle dieci, d’estate. Il vecchio aspettava il figlio, ma deve essersi addormentato e risvegliato verso il mattino.»
«Si è accorto che il figlio non era rientrato ed è andato a cercarlo al museo.» riassunse Steve «Le sembra il comportamento di un assassino?»
«Senza alcun dubbio.» rispose Rose «Per depistare le indagini. Comunque ora Frank è alla centrale, Inutile lo interrogherà più tardi.»
A Price, tuttavia, qualcosa non quadrava «Perché non siamo circondati da una marea di ricconi prepotenti, questa volta?»
Steve sorrise «Dà loro il tempo. Arriveranno.»
«L’ora della morte l’ha stabilita il medico legale?» domandò Price.
Rose annuì «E’ indicativa, ma sì.»
«Mia figlia non sbaglierebbe.» rammentò Steve, in tono fiero «Fidiamoci e crediamo sia morto alle dieci di ieri sera.»
«Sì, stava per chiudere quando siamo andati noi.» si ricordò il Maggiore «Gli orari tornano.» poi assottigliò lo sguardo e domandò «Perché una corda da barca?»
«Non avrà avuto altro.» disse Steve.
«Nemmeno un coltello in casa?»
«Signora Rose, se gentilmente ci attende nella hall, ci vestiamo e scendiamo.»
Rose sorrise a Steve «Ma certo, detective! Lieta che abbiate accettato il caso!»
Price si grattò la nuca e la osservò saltellare in corridoio «Chi le ha detto che abbiamo accettato il caso?»
Steve lo guardò, e lui sgranò gli occhi «Oh no, non fare quella faccia.»
«Quale faccia?»
«Conosco quella faccia, è la faccia da non possiamo dire di no ad una vecchietta che chiede aiuto! E se è stata lei?»
«Sei paranoico, Jonathan. Non è stata lei.»
«Perché no? Non c’era alla reception, a quell’ora, ieri sera.»
«Ha finito il turno, è corsa al museo ed ha strangolato il ragazzo?»
«Perché no? Diffida da quelli che sembrano troppo gentili.»
Ma Steve si era impuntato «Non è stata lei.»
«Non accettiamo il caso.»
«Adesso stiamo parlando di due cose diverse.»
«Ce ne andiamo oggi stesso, Steven. Mi spiace per quel ragazzo, ma ricorda il patto. Il 4 luglio dobbiamo essere a casa.»
Al silenzio del marine, Price lo afferrò per il braccio «Steven...»
Questi alzò lo sguardo su di lui e sospirò «E’ un delitto, Jonathan...»
L’altro si mise le mani nei capelli, camminando agitatamente per la camera «Non ci credo! Dio. Susan ti prenderà in giro a vita, e Odette mi ucciderà! È questo che vuoi? Vuoi che mio figlio cresca senza padre?»
«Dai, magari ci metto qualche ora a risolvere il mistero. Sono bravo.»
Price si cambiò in fretta e prese la porta «Ho bisogno di zuccheri e caffeina.»

Jonathan Price afferrò tre o quattro cose dal tavolo buffet dell’hotel, dopodiché, incarognito come una iena, si lanciò sulla sedia accanto ai gerani, bellissimi e posizionati sulla ringhiera che contornava la terrazza esterna, appositamente adibita per la colazione.
Quando il cameriere gli si avvicinò, anticipò ogni suo fiato con «Un caffè, per favore. Doppio. E forte.»
«L’aranciata è in omaggio, signore.»
«Tu portala, poi si vedrà.»
Di solito era Steve quello scontroso, e lui lo sgridava per questo, quindi...adesso avrebbe dovuto sgridare se stesso? Quel cameriere non ne poteva niente, stava solo svolgendo il proprio lavoro.
A proposito di Steve, aguzzando la vista, lo intravide al buffet. Stava scegliendo, al contrario di lui, cosa mangiare con una lentezza disarmante.
Lo stava facendo apposta, il maledetto.
Price si dondolò sulla sedia, intrecciò le dita e sbuffò «Massì, rallentiamo ancora un po’. Niente niente mia moglie mi uccide davvero.»
Si sporse quel che bastava per fargli un cenno, ma prima di riuscirci, ricevette un richiamo a sua volta. Si voltò e lo vide: eccolo là, in tutta la sua assurdità cosmica, Ascanio Inutile.
Si trovava a due tavoli di distanza, e si stava sbracciando come un disperato.
Perlomeno, pensò il Maggiore, aveva scelto un tavolo vista lago.
Cercando di mantenere una certa calma e compostezza, si alzò e lo raggiunse «Giorno.» disse a denti stretti e con molta fatica.
«Ah!» esclamò questi, chiudendo il giornale che stava leggendo «Giorno a lei. È una splendida giornata. Molto soleggiata. Gli uccellini cantano, il delitto è sulla prima pagina del quotidiano locale...che cosa possiamo desiderare di più?»
L’espressione di Price non aveva bisogno di essere decifrata «Non sono nemmeno le sette del mattino.»
«Suvvia, amico mio, deve essere carico. È la nostra occasione!»
«La sua, semmai. Io e il mio amico torniamo a casa oggi stesso.»
Ascanio si rabbuiò, ma non per questo lasciò perdere il suo piatto composto da uova con bacon, che stava mangiando insieme ad un cornetto italiano. Un abbinamento davvero delizioso «Vi farò cambiare idea. Prego, si segga.»
Price incrociò le braccia al petto «La mia colazione è di là. Vede?»
«La porti di qua, che problema c’è.»
Price non voleva credere alle proprie orecchie «Questa storia ha dell’incredibile.»
«E poi dici a me che non ho pazienza.» intervenne Steve alle sue spalle, sorridendo allegramente e sorreggendo ben due piatti colmi di cibo «Buongiorno, detective Inutile. Siamo qui, vero?»
Inutile indicò una delle sedie libere di fronte a lui «Prego.»
Jonathan alzò lo sguardo al cielo, esasperato «Arrivo tra un minuto.» quindi si lanciò a recuperare il piatto.
«Lei non soggiorna qui.» parlò invece Steve, bevendo del succo.
«Oh no, ho la mia casa e i miei sei gatti, non mi piacciono i numeri dispari.» rispose il bizzarro uomo «Ma sono in piedi da prima delle cinque, quindi ho bisogno di una seconda colazione. L’ho pagata, cosa crede? Comunque, in paese tutti mi vogliono bene, Rose me la vuole sempre offrire, sono io che insisto a pagare.»
«Non ho dubbi.» ironizzò Sheppard, cominciando a mangiare senza la minima grazia «E’ in piedi da prima delle cinque perché è stato informato del delitto.»
Naturalmente non era una domanda, ma un’affermazione.
Ascanio gonfiò il petto, orgoglioso «Certo. Ecco, ho qui la tabella con tutti gli orari...» cominciò a frugare nella tasca posteriore dei pantaloni nell’esatto istante in cui Price si accomodò al tavolo «Cosa fa?» chiese, sconsolato «Steve, cosa sta facendo?»
Ascanio alzò l’indice e si passò la lingua tra i denti «Mi dia ancora una secondo...eppure l’avevo messo...»
«Non importa, noi ce ne andiamo oggi.»
Quella volta, Price fu totalmente ignorato. Quindi, con il broncio di un bambino, consumò la colazione, perdendosi in ragionamenti filosofici di un certo tipo «Sarai un pessimo zio per mio figlio, Steve.»
Questi inarcò le sopracciglia «Io non sono tuo fratello.»
«Che c’entra, i bambini chiamano “zio” anche una persona alla quale si affezionano, senza legami di sangue. Tua figlia sarà sicuramente una zia migliore.»
«A parte il fatto che non possono essere tutti zii...»
«Ah, eccolo qui!» il detective Inutile afferrò il taccuino e lo aprì, sfogliando le pagine «Mi mancano dei dettagli, però. A che ora siete arrivati in hotel?»
Price lo guardò come se fosse lo scemo del villaggio «Non è rilevante.»
Ascanio alzò lo sguardo su di lui «Certo che lo è. Glielo spieghi, Sheppard, ogni orario è importante.»
«Non siamo sospettati, quindi non è rilevante.» insistette Price.
«Alle otto e mezza, ieri sera.» rispose Steve per darci un taglio.
Inutile stette per appuntare, ma Price lo bloccò «Alle otto. Genio.»
Steve assottigliò lo sguardo «E’ vero. La cena era alle otto e mezza.»
«Mi perdi punti, grande detective.»
«Sta’ zitto.»
Poi entrambi risero per la maniera buffa con cui Ascanio appuntava le cose. Sembrava sudare, perfino, e aveva la lingua tra i denti. Era molto concentrato.
«Alle otto.» segnò, mentre Price sussurrava «Ma se ha cenato con noi...pensavo già lo sapesse.»
«Lascia perdere.» gli sussurrò Steve di rimando.
Inutile alzò nuovamente lo sguardo e sorrise «Dopo la nostra cena, vi siete recati al museo delle cere.»
«Su per giù erano le nove e venti.»
«Avete parlato col ragazzo?»
«Sì, ma non l’abbiamo ucciso.» ci tenne a chiarire ancora una volta Price.
«Ovvio che no!» disse Ascanio «E’ stato il padre, ora ci arriviamo.»
Price portò indietro la testa «Non ce la faccio.»
«A che ora siete rientrati in hotel?»
Steve rispose «Alle dieci eravamo già qui, sicuro.»
«E’ proprio l’ora del delitto. Qualcuno può confermarlo?»
Jonathan alzò le sopracciglia e lo guardò truce «Sta scherzando, spero.»
«Bè, normale procedura. Glielo dica, Sheppard.»
«L’uomo che sostituisce Rose alla reception glielo saprà dire. Ci avrà visti passare.» rispose questi «O almeno spero.»
Ascanio appuntò «Allora, poco dopo che voi siete andati via dal museo, è arrivato Frank Reyes, padre della vittima. Ha sgridato il figlio, e ciò ha portato ad una violenta litigata. Frank se ne va, ma la rabbia non accenna a cessare o diminuire, quindi cosa fa? Ve lo dico io cosa fa. Corre al lago. Lo vedete questo immenso lago?»
Price si spalmò una mano in fronte.
«Afferra una delle corde utilizzate per le barche, torna indietro, sorprende il figlio e lo strangola mentre è girato di spalle.»
«Non mi dica.» sbadigliò Jonathan.
Il detective addentò un cornetto «Torna tutto, no? Frank Reyes è già alla centrale, lo interrogherò in mattinata e lo farò cedere. Sono un vero esperto! Voi, intanto, se lo desiderate, potete dare un’occhiata alla scena del crimine. Vi accompagnerà un mio agente. Il corpo è stato portato all’obitorio, ma vi spiegherà in che posizione stava, e tutto il resto. Va bene?»
«Non so se l’ha capito, noi ce ne andiamo oggi.»
«Jonathan...»
«Cosa, Steve? Cosa? Vuoi restare? È per questo che sei stato così lento a scegliere cosa mettere nel piatto?»
«Sono meticoloso.»
Price si alzò di scatto e sbatté il tovagliolo sul tavolo «Resta, allora. Io me ne vado oggi.»
Il marine, stufo, si alzò a sua volta, mentre Ascanio spostava la testa a destra e a sinistra, come se stesse assistendo ad una partita di tennis «D’accordo! Vuoi andare? Hai così fretta? Vai!» tuonò Steve «Io non lascio i casi irrisolti, sono un detective. Oh, e già che ci sei, fammi un favore. Mandami mia figlia, che sarà una partner decisamente migliore di te!»
«Ma per favore, che non ti ricordavi neppure l’ora in cui siamo arrivati ieri sera!» Price attraversò tutta la sala fino a ritrovarsi nella hall. Ma non prese le scale.
«Dove vai? Le camere sono di qua.» lo sgridò Steve.
«Ho bisogno di una boccata d’aria, okay?!»
«Signori...» disse nel frattempo il detective Inutile «Il mio agente vi accompagnerà sulla scena tra un’oretta, così avete tutto il tempo per fare le cose con calma. Arrivederci.»
«A mai più, semmai!» strillò il Maggiore «Oh, mi scusi.»
L’uomo contro il quale era andato a sbattere si piegò e riacciuffò il giornale che era caduto per colpa della collisione «Faccia attenzione a dove cammina!»
«Mi scusi, desolato davvero. Buona giornata.»
Questi, con un palese accento inglese, sbuffò «A lei.»
Quindi tirò dritto.
«Lo vedi?! Mi fai andare a sbattere contro le persone!» gridò Jonathan.
«Ti spiacerebbe non urlare in strada?» lo pregò Steve «Rientra e parliamo.»
«Non c’è niente da dire, Steven. Torno a casa oggi.»
Il marine piazzò le mani ai fianchi e sospirò «E’ così importante per te festeggiare il 4 luglio a casa?»
Price annuì con sincerità «Sì. E lo sai perché? Mia moglie porta in grembo mio figlio, e so che può sembrare un’idea stupida, ma...voglio trascorrerlo con lui. O lei. Non voglio che, un giorno, mi rinfacci che non ero mai a casa, accanto a lui. Che abbandonavo sua madre per il lavoro.» tirò su col naso e trattenne le lacrime «Che poi, questo non è neanche il mio lavoro, Steven. Io sono un Maggiore.»
«Lo so. E io un marine.»
A Jonathan scappò una risata isterica «Sì, una volta, forse. Adesso sei un famoso detective, quindi che vuoi che ti dica? Segui il dovere.»
Steve annuì e premette una mano sulla sua schiena per spingerlo a tornare in camera «D’accordo. Sono stato affrettato, e ti chiedo scusa. Le tue ragioni sono più che comprensibili. Andiamo a chiamare Susan e Odette. Io le dirò che resto, tu che rientri.»
Price confermò con un cenno di capo «Mi sembra giusto. Tua moglie non dice mai niente, invece?»
«Mia moglie non soffre la solitudine. Inoltre, Susan è già grande, è una situazione completamente diversa.»
Rientrarono e si scontrarono immediatamente con lo sguardo furbetto di Rose «Le camere, avete visto, sono dotate di telefoni… qui non ci facciamo mancare nulla!»
Price la guardò male «Spiare è al primo posto, immagino.»
Steve sorrise, e insieme salirono le scale, mentre Rose si mangiò le unghie per essere stata smascherata.

Steve si chiedeva spesso come lui e Jonathan potessero essere grandi amici, dato che litigavano sempre.
A dirla tutta, i litigi superavano i “ti voglio bene”, e forse era proprio per questo che funzionavano.
Quindi sì, Steve non l’avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura, ma sperava con tutto il cuore che Odette convincesse il marito a restare; anzi, no, lo costringesse.
Durante l’intera telefonata, restò in piedi accanto alla finestra, fingendo di ammirare il panorama e mordendosi il labbro inferiore nervosamente.
«Sono sorpreso, tesoro. Dici davvero?» stava dicendo Price, camminando qua e là per la stanza «No, è solo che non me l’aspettavo. Sicura? Sì, abbiamo già sentito Susan. Bè, per me non è “soltanto una festa”, chiaro? È il giorno dell’indipendenza, è importante. Non è un giorno come un altro, capisci?» una pausa «Sì, lo so che non è Natale, ma è comunque importante. Tesoro, io non sono un investigatore, non è il mio dovere. E sarò sincero, non mi eccito per gli omicidi come gli Sheppard. Sarà proprio un vizio di famiglia.» proseguì, gettando un’occhiata allusiva a Steve «Sì, va bene. Se lo dici tu...non lo fai perché altrimenti Steve si sentirebbe solo, vero? Non si sente solo, è un neanderthal!»
Steve sorrise senza farsi vedere, restando di spalle. Non riusciva a cogliere il collegamento tra l’essere un neanderthal e il sentirsi solo, ma…
«Bè, se vuoi davvero farmi trascorrere altre notti in compagnia di questo animale, d’accordo. Lo so che l’aria aperta mi farà bene, ma non credo di avere il tempo di fare una passeggiata. Ti aggiorno, allora. Saluta il piccolo. Ciao.»
Quando staccò la telefonata, Steve si girò e lo guardò con l’indifferenza di un perfetto bugiardo «A che ora parti?»
Price roteò gli occhi e sospirò «Piantala, hai capito benissimo che non parto. Devi ringraziare mia moglie.»
Steve indicò il filo per terra «Te lo sei trascinato per tutto il pavimento, metti a posto quel telefono.»
«Io ti ho appena detto che resto per te e tu mi parli del telefono?!»
«Ora non fare l’indignato. Lo apprezzo molto. Grazie.»
«Lo apprezzi molto. Dannazione, Steve, quando imparerai ad esternare un po’ di più i tuoi sentimenti?»
«Non vedo dove sia il problema, ti ho ringraziato.»
Price scosse la testa «Sei proprio di ghiaccio. Sai cosa? Parto lo stesso, farò una sorpresa ad Odette.» disse apposta, crucciato.
Steve fece spallucce «Vai. Poi non lamentarti se ti tira una padella quando ti vede arrivare. Hai giurato di farmi sentire meno solo...»
«Maledetto.» il Maggiore afferrò una camicia, sbottonò l’altra e si cambiò.
«E ora che fai?»
«Secondo te che faccio? Mi cambio per l’incontro con quel poliziotto. L’hai sentito detective Scemo, no?»
«Non sono sicuro sia il suo cognome.» ironizzò il marine.
«Abbiamo una scena del crimine da visionare.»
Steve ricambiò con un sorriso vittorioso «Ti voglio bene.» l’aveva detto.
«Io invece ti odio.» disse Price, aggiustandosi il colletto «Ti odio profondamente.»
Quel sorriso sul volto di Sheppard si allargò.








Angolo Autrice:

Eccoci qui, carissimi! Secondo capitolo appena sfornato! ^^
Grazie a tutti coloro che stanno seguendo questa storia, che l'hanno inserita nelle liste e che commentano. Grazie anche ai lettori fantasmini. <3
Anticipo che, proprio come l'avventura precedente, i capitoli dovrebbero essere 5.
Come sapete, dopo il primo episodio, le altre sono mini indagini, e sinceramente preferisco così, dato che i nostri eroi tornano a puntate. Inoltre, non riuscirei mai a tirare un giallo troppo per le lunghe, mi sembrerebbe di allungare inutilmente il brodo.

C'è tutto in sezione "Serie" sulla mia pagina, ma riporto qui la lista degli episodi in ordine, dal primo all'ultimo, in caso qualcuno fosse interessato:
1) The Windsor Chalet
2) Kiss Kiss, Bye Bye
3) I Write Sins Not Tragedies
4) Give Me Liberty Or Give Me Death

Grazie ancora e alla prossima! <3 Se non aggiorno prima, ci si sente sabato prossimo. ^^

SwanXSong
  
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