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Autore: Robin Stylinson    26/06/2024    0 recensioni
2114, Oslo. La future library sta per aprire le porte a tutta la popolazione mondiale: una biblioteca composta unicamente da 100 volumi inediti, scritti a partire dal 2014 (uno all'anno). Erik e Rune, i due guardiani, scoprono che uno dei libri è stato rubato e che al suo interno nascondeva un segreto: la soluzione ad un omicidio irrisolto.
Genere: Mistero, Noir, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La signora Larsen stava cercando di condurre un interrogatorio senza farsi scoprire dal suo principale sospettato. Gli aveva appena confidato di avere il timore che qualcuno avesse avvelenato suo marito.
Moen aprì la bocca come se volesse dire qualcosa ma il suo smartphone iniziò a squillare e si dovette assentare per qualche minuto trasferendosi in un'altra stanza.
La signora Larsen in un primo momento decise di sedersi sul divano per riflettere sul da farsi ma sapeva che se il suo vicino aveva voluto avvelenare il suo compagno, doveva avere delle prove sparse per casa. In caso contrario, l'anziana gli avrebbe esposto la sua teoria, ragionando insieme su chi poteva volerlo morto e del fatto che aveva consegnato quel pacchetto di caffè al signor Harris.
Larsen si alzò dal sofà e iniziò a camminare avanti e indietro per il salotto: sentiva l'uomo parlare in modo piuttosto concitato nell'altra stanza ma non riusciva a distinguere le parole, sembrava che stesse facendo solamente dei versi incomprensibili.
La cucina era sistemata alla perfezione, non vi era un granello di polvere, non una tazzina fuori posto, tutte le antine erano perfettamente chiuse per nascondere le stoviglie al loro interno. Anche la macchinetta del caffè sembrava linda, così la signora Larsen si avvicinò per studiarla più da vicino. Incrociò le mani dietro la schiena e si abbassò al livello del piano della cucina e si avvicinò lentamente con gli occhi. Trattenne il respiro ed esaminò l'aggeggio che aveva di fronte semplicemente muovendo il capo in diverse direzioni senza mai toccare nulla e tenendo le orecchie sempre all'erta. L'anziana si accorse che lo strumento casalingo era stato costruito per l'uso esclusivo di cialde contenenti il caffè che sarebbe sceso cremoso nella tazzina nel giro di qualche secondo.
Ma se Moen utilizzava la macchinetta del caffè, perché aveva il macinato?
Prima di saltare subito alle conclusioni, la donna decise di continuare con la sua ispezione: si tirò la manica del maglione sulla mano destra per non lasciare nessun tipo di impronta e, con cautela, iniziò ad aprire gli sportelli della cucina in cerca di una moka o di una macchina con il serbatoio per il caffè americano. Ma la sua perlustrazione fu vana perché non trovò nulla di quello che aveva in mente.
Non trovò nessun pacchetto di caffè macinato ma solo qualche scatola di cialde già aperta quando qualcosa catturò la sua attenzione: una piastra per capelli ancora confezionata.
Perché mai un uomo aveva un apparecchio simile, per di più in cucina? 
Il signor Moen aveva i capelli molto corti  e sottili e la signora Larsen non aveva ancora una spiegazione per quell'aggeggio. Sua nipote lo utilizzava spesso: e se anche il suo vicino aveva una ragazza in famiglia che la usava?
Dopo quel pensiero, la donna cercò di fare mente locale per vedere se ricordava qualche compagna o parente dai capelli lunghi che avrebbe potuto utilizzare la piastra, ma non le venne in mente nessuno. Dopotutto lei non conosceva così bene Moen da essere in confidenza e non passava tutti i minuti allo spioncino per vedere se qualcuno entrava o usciva dal suo appartamentoo.
La signora Larsen, indecisa sul da farsi, prese la scatola di cartone color Tiffany dove era contenuto il ferro per capelli e gli diede un'occhiata superficiale, poi lesse l'etichetta che aveva sul fondo:
 
Termosigillatrice per sacchetti alimentari - strato di riscaldamento a sospensione ondulata per conservazione ermetica.
Un secondo di sigillatura.
Nessuna batteria richiesta.
 
Non era una piastra ma un affare per chiudere le buste degli alimenti.
I sospetti della donna si fecero sempre più persistenti ed era quasi sicura che Moen aveva aperto il pacchetto di caffè, aveva aggiunto il cianuro e poi lo aveva sigillato di nuovo.
Adesso aveva un vero e proprio indizio ma non poteva di certo rubargli la termosigillatrice.
Se lo sentiva nelle ossa: era stato lui ad avvelenare il suo compagno. Non sapeva il perché, non sapeva nemmeno come facesse a sapere che ad Harris sarebbe servito del caffè e che avrebbe bussato alla sua porta, ma scoprire i dettagli sarebbe stato compito della N.U.F.V.
La donna ricollocò la scatola di cartone al suo posto e richiuse l'anta della cucina senza fare rumore per poi tornare a sedersi sul divano. Doveva comportarsi in modo normale, calmo e razionale per non destare nessun sospetto, per non far capire a Moen che lo aveva in pugno e che gli avrebbe fatto confessare tutto.
Larsen aspettò qualche minuto con le natiche sul sofà morbido del vicino, il cuore a mille e le farfalle nello stomaco in attesa che l'uomo tornasse in soggiorno. Quando Moen fece capolino nella stanza, si scusò per l'attesa e per la lunga telefonata ma disse che si era trattato di una questione lavorativa.
«Non si preoccupi» gli disse l'anziana donna. «Adesso però sarà meglio che vada, sono piuttosto stanca» concluse poi alzandosi dal divano.
«Per qualsiasi cosa di cui abbia bisogno, sono qui» disse l'uomo accompagnando la vicina alla porta.
La signora Larsen trovò sospetto che Moen non volesse approfondire il discorso che avevano iniziato prima della telefonata.Se qualcuno si fosse presentato a casa sua asserendo che il marito fosse stato avvelenato, avrebbe voluto sapere tutto sulla vicenda, mentre l'uomo non sembrava particolarmente interessato e non le aveva nemmeno chiesto perché pensasse che qualcuno aveva avvelenato il Signor Harris: o la riteneva una pazza o conosceva già tutta la storia perché era il colpevole.
  
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