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Autore: namelessjuls    29/06/2024    0 recensioni
È da più di un secolo che il regno del Dio della Morte vive in pace; rappresentando il grande confine fra il mondo dei vivi e quello dei morti.
I suoi figli sono i custodi del cancello dorato che imprigiona le anime: la loro fuga segnerebbe la fine del nostro mondo, ma finché l'Usignolo ne presiederà le porte la notte non calerà.
Intanto, la famiglia Hawthorne cerca di riscattare il proprio nome dopo lunghi anni di disgrazia.
In una società patriarcale, la famiglia ha avuto in dono quattro figlie femmine: Annah è delicata come un fiore; Vanja ha la sua fede; Darya ama le spade e Marya...Marya è la quartogenita.
Nel Deserto si narra che la fortuna di ogni famiglia si sprigioni alla nascita del quarto figlio: che sia un maschio o una femmina poco importa.
Però, tutto ciò che ha portato la nascita di Marya è stata morte. Lei è la figlia maledetta di cui tutti si dovrebbero dimenticare ma che si ritrova additata del peggiore fra i crimini. Ed ora l'Usignolo sta giungendo per raccogliere il suo tributo.
Quattro sorelle, quattro figlie della Morte, tutte pronte a combattere per un'unica ragione: vivere.
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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«Quando giunse il tempo di decidere, il Dio della Morte fu l'ultimo tra i Fondatori Immortali a scegliere quale sarebbe stato il suo regno sulla nuova nata Terra.
Sprecò giorni e notti perlustrando ogni angolo, ogni strada, ogni segreto spiffero, spingendosi sino al centro della terra: lì, lasciò il primo dei suoi doni - un grande fuoco che scacciò l'inverno, riscaldando la Terra dal suo interno.
Dopo lungo tempo, quando gli altri Immortali già avevano iniziato a prendersi gioco di lui, finalmente si fermò, riconoscendo un luogo come sua casa.
Tale era il caldo e sterile deserto, nel punto più impervio e meno desiderabile.
Ma il Dio era convinto della sua scelta e, quando la sua mano ne sfiorò i sottili granelli piante e fiori sbocciarono rigogliosi in una tempesta di colori; il soffio del vento si modellò seguendo il suo respiro e nacquero creature vive che divennero i primi viventi – uomini, donne e animali.
Da quelle gocce di sudore che scesero dalla sua fronte ebbe origine il Lungo Fiume.
Il quarto giorno, il suo regno era finalmente completo: là, dove Morte aveva posato il suo sguardo, la vita era nata in tutto il suo splendore.
Non gli rimaneva che un ultimo compito, quello che sin dall'inizio dell'eternità l'aveva inseguito: si recò nel punto più a nord del suo regno, dove cielo e terra si incontravano confondendosi l'una nell'immensità dell'altra, e, sul sentiero lasciato dei suoi passi, si innalzò un infinito cancello dorato.
Il Dio non ebbe nemmeno il tempo di finire la sua opera che una piccola figura traslucida gli passò vicino, portata dal fiume da lui stesso creato, costretta all'altro lato del cancello.
L'anima era di un nudo neonato; uno di quei disgraziati casi in cui la morte aveva raggiunto il suo destino ancor prima che potesse emettere il primo grido.
Il Dio gli accarezzò la testa e poi chiuse i Cancelli, sancendo l'inizio della prigionia.
"Perché?"
Una giovane donna, la sua primogenita, stava osservando la scena con la fronte increspata dalla confusione e dal dolore: quel nuovo mondo era appena nato, eppure aveva già iniziando a chiedere i suoi pegni.
L'Immortale le rivolse uno sguardo carico di sincero amore: "la morte non è che un altro nome per indicare la vita. Voi, come miei figli, ne siete i legittimi custodi."
Le posò una chiave d'oro nella mano e, da quel momento, nessuno ebbe più la fortuna di incontrare il Dio.
Il Deserto Eterno - così venne chiamato il suo regno - fu l'ultimo ad essere fondato e l'ultimo a trovare la via della pace fra le calunnie e l'odio degli altri: in fondo, solo chi conosce la morte è capace di amarla e così è stato per lungo tempo.»
Vanja sfiorò delicatamente quelle ultime parole, lasciandosi cullare: lei era convinta di riuscire a percepirlo – il Dio della Morte, il suo Signore - ed era pronta a dedicargli la sua vita ancora e ancora. La sua fede era forte, anche più del sangue.
Decisamente più del sangue.
"Ti trastulli all'ombra del tuo amato, sorella?" la voce delicata di Annah la sfiorò mentre questa si andava a sedere su uno dei divanetti della sala di lettura di casa Hawthorne; Luke la accolse fra le sue braccia, sorridendole con affetto.
Vanja osservò la scena, sentendo le guance arrossarsi contro il suo volere: "è blasfemo rivolgersi in questo modo al nostro Dio, Annah. E, se non ricordassi, io sono una sua sacerdotessa."
La sua volontà era pura e ardeva di fede ma, non appena incrociò lo sguardo dei maggiori dei suoi fratelli, il cuore iniziò a batterle all'impazzata.
Fu Luke a spezzare il silenzio per primo: "tua sorella ha ragione, Annah. Sulla tomba di nostra madre abbiamo promesso di essere figli migliori."
Il futuro capofamiglia accarezzò la mano della sua sposa e si alzò, uscendo dalla stanza in silenzio. Annah lo seguì con uno sguardo sognante.
"È nostro fratello," sussurrò Vanja, dando sfogo per l'ennesima volta ai suoi pensieri: "nostra madre non avrebbe approvato."
"Se nostra madre fosse stata davvero saggia si sarebbe impegnata a darci un vero fratello," sentenziò la maggiore, rigirandosi l'anello argentato all'anulare, quello che Luke le aveva fatto dono in onore della promessa di matrimonio.
Vanja sfogò la sua frustrazione nel libro, chiudendolo con un gesto secco e portandoselo sottobraccio: lei, che aveva fatto della fede la sua più grande amica, non poteva sopportare di vedere la sua famiglia così schiava dell'insignificante legge degli uomini – e, per di più, detestava vedere in loro tutta quella felicità nel farlo.
La Congrega – le sue vere sorelle – non lo avrebbero mai approvato.
"È immorale, Annah. Se nostro padre non ha il coraggio di farlo, dovresti essere tu a porre fine a tale scempio: l'eredità ti spetta come diritto di nascita."
La maggiore delle Hawthorne rimase immobile, lasciando trasparire il suo disappunto solo da una leggera tensione della mascella.
Era insolito vedere Annah, la delicata primogenita, rovinata nell'aspetto da qualsiasi emozione funesta.
Vanja non l'aveva mai vista vacillare, né nei lunghi anni di malattia della madre, né negli altrettanti di sdegno con cui il popolo le aveva perseguitate.
Annah era un fiore preziosissimo che solo il sangue amaro delle sue stesse sorelle poteva far appassire.
"Lo so," sussurrò, infine: "ma la legge è legge, Vanja: tu, più di chiunque altro, dovresti conoscere che la fedeltà comporta sacrifici."
La ragazza accarezzò quell'ultima parola nella sua mente con disgusto.
Sacrificio – così lo chiamava sua sorella.
Sacrificio era che nostro padre avesse perlustrato tutto il Deserto solo per trovare il migliore fra gli orfani in capacità e bellezza solo per renderlo nostro fratello e poi darlo in moglie alla maggiore delle sue figlie.
"È necessario per la nostra famiglia," aveva detto, presentandoci il primo dei nostri nuovi fratelli, il futuro uomo di casa.
La legge non ammetteva che le figlie ereditassero il nome e la casa di famiglia, così come le fortune: solo un matrimonio avrebbe potuto salvarli, se solo le circostanze non avessero portato a rendere le quattro sorelle Hawthorne le meno maritabili dell'interno regno.
E se nessuno brav'uomo avrebbe preso la mano di sua figlia, lord Hawthorne ne avrebbe creato uno per l'occasione.
La famiglia maledetta.
Vanja aveva pregato così a lungo eppure non era mai riuscita a ripulirsi dalla macchia lasciata da quel nome.
L'essere eletta sacra sacerdotessa della Morte a soli diciotto anni non aveva scalfito le malelingue ma la notizia del matrimonio fra Luke e Annah sì.
Li odiava tutti.
Un tonfo si propagò fra le stanze della villa e Annah guardò istantaneamente  verso la porta.
"Danya e Edan di nuovo all'inseguimento," commentò, scuotendo il volto: "chissà cosa avrà combinato questa volta Marya."
Il nome della loro quarta sorella si raggrumò sulle labbra di Vanja, che si costrinse a masticarlo con risentimento.
Le sue dita sfiorarono abituate la copertina del libro sacro, cercandovi protezione contro il potere di quella così famigliare maledizione.
Marya.
Loro sorella era la loro maledizione.


Angolo
Buongiorno a tutt* e benvenut* 🖤
E’ da molto che non uso la piattaforma ma, visto che sono tornata a scrivere dopo un po' di tempo, ho deciso di ritornare anche qui 🖤
Il mio personalissimo stile di scrittura sa essere macabro quando vuole ma in teoria non dovrebbe andare oltre ai limiti; tutti i capitoli con scene forti saranno segnalati 😊
Detto ciò, vi saluto tutti e spero di conoscere presto le vostre opinioni a riguardo🖤
A presto,
Giulia
  
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