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Autore: Quebec    30/06/2024    0 recensioni
Quando in una coppia come tante entra in scena una terza persona, i castelli di carta cadono sotto i sibili di fatti non detti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Antonio e Giulia passeggiano sul lungo mare mano nella mano attorniati da altra persone. L'ebrezza estiva che accarezza i loro volti, il mare che schiuma sugli scogli sottostanti. L'aria è pregna di salsedine, di benzina.
— Oggi ho incontrato Valentina — dice Giulia.
— Sì? — risponde Antonio. — Come sta?
— Non se la passa bene. È stata licenziata — Si ferma a guardarlo. — Le ho detto che poteva lavorare da noi.
— Cosa? Perché?
— Come perché? È nostra amica. Dobbiamo aiutarla. Le serve un lavoro. Ha un bambina piccola da sfamare.
— A mala pena arriviamo a fine mese. Non possiamo permetterci di... Non possiamo pagarla.
Giulia si acciglia. — È nostra amica...
Lui la guarda per un momento. Torna a camminare, il garrito dei gabbiamo nel cielo.


La sera stessa qualcuno fischia al citofono.
Antonio guarda Giulia. — Aspettavamo qualcuno?
Lei si alza dal divano, va ad aprire. È Valentina, la loro amica. La fa entrare nell'appartamento.
Antonio la guarda irritato.
Valentina abbozzo un sorriso imbarazzato. — Ciao.
Lui la saluta con un cenno della testa.
— Siediti. — dice Giulia. — Ti porto un tè, va bene? — Si avvia verso la cucina ancor prima di ricevere una risposta.
Valentina si siede sulla poltrona.
— Perché sei qui? — chiede Antonio a bassa voce.
— Mi ha invitata Giulia. Mi ha detto che volevate parlarmi.
— Di cosa?
— Di lavoro.
— Tu non lavorerai mai con noi. Faresti bene ad andartene.
Valentina non risponde, gli occhi che vagano nel soggiorno, il rumore del traffico serale fuori dalla finestra, il vociare continuo dei passanti.
Giulia riappare in soggiorno. Le mette in mano una tazza di tè al limone, si siede con un sorriso. Il suo sguardo si posa su Antonio. Torna seria. — Sei contento che Valentina sia venuta a trovarci? Non la vedevamo da sei anni.
Lui abbozza un sorrisetto falso. — Sì, sono contento.
Valentina sorride a disagio. Beve un sorso di tè.
— Quando abbiamo saputo che sei stata licenziata, ci siamo dispiaciuti molto — dice Giulia con una mano sul cuore. — A proposito, tua figlia come sta?
— Giada sta bene — risponde Valentina. — Ora è con i nonni. Per fortuna è troppo piccola per capire cosa sta succedendo.
Antonio fa una smorfia. — Piccola? Quando avevo cinque anni i miei se le davano di santa ragione quasi ogni giorno. E non parliamo delle urla, dei piatti che mia madre lanciava contro mio padre. E mio padre che la rincorreva per tutta la casa. Pensi che non ricorderà cosa sta succedendo adesso?
Valentina non risponde.
Giulia lo fulmina con lo sguardo. — Vuoi dirmi che cosa c'entra questa storia con Giada?!
Lui sbuffa, si alza, esce al balcone.
— Mi dispiace per Antonio — dice Giulia. — Oggi è particolarmente nervoso. Di solito è tranquillo. Non so cosa gli sia preso.


La sera seguente Valentina si presenta al loro ristorante. Giulia la porta nel ufficio tra i camerieri che apparecchiano i tavoli. Antonio esce dalla cucina, scorge le due donne. Le raggiunge.
Valentina gli lancia uno sguardo fugace.
— Cosa ci fa lei qui? — domanda lui.
Giulia incrocia le braccia spazientita. — Te l'ho detto ieri, lavorerà qui con noi.
— Per noi, non con noi.
— E cosa cambia?
— Tutto. Cambia tutto. E poi non dovrebbe stare qui. Non lavorerà mai qui.
— Sì, invece. È nostra amica. Ha bisogno di un lavoro.
Antonio sbuffa dal nervoso. — Da quando sei tu a decidere chi assumere o meno?
— Stai parlando sul serio!?
— Sono serio!
Valentina li guarda a disagio. — Forse... forse è meglio che vada. Non voglio che...
— No! — dice Giulia. — Tu resti qui. Non sei tu il problema, ma lui. Tutto a un tratto è diventato odioso!
Antonio fa un mezzo sorrisetto nervoso, scuote la testa. — Quindi sarei io il problema?
— Sì, ti stai comportando come un bambino. Si può sapere perché non vuoi che lavori con noi? La conosci da vent'anni. Perché ora ti comporti come se non la conoscessi affatto? Si può sapere perché non vuoi? Cosa ti ha fatto?!
Lui guarda Valentina per un attimo. Lei abbassa lo sguardo.
Giulia li guarda entrambi. — Avete litigato? Cosa è successo? Fatemi capire!
Antonio incrocia le braccia, il viso teso. — Abbiamo scopato, ecco cosa è successo. È accaduto solo una volta. Proprio in questo ufficio. Ecco perché non la voglio qui! Contenta ora!?
Giulia impallidisce, indietreggia, la mano sullo stomaco in subbuglio. Urta contro la scrivania, si siede sulla sedia, fissa il pavimento con uno sguardo vacuo.
Valentina è rossa in viso, uno formicolio che le pervade la testa. Vorrebbe fuggire, ma non riesce a muovere un piede.
Giulia alza gli occhi su di lei. — È vero?
L'amica annuisce. — Eravamo... eravamo ubriachi...
Un pesante silenzio cala nell'ufficio.
Giulia sgrana gli occhi. un pensiero impresso nella mente. — Giada... Giada è sua figlia?
Antonio spalanca gli occhi. — No, non può essere mia figlia. Abbiamo scopato solo una volta. — Guarda Valentina. — Diglielo che non è mia figlia. È impossibile. Sei anni fa tu stavi con quel tipo, il barista. Dev'essere di lui.
— Allora? — domanda Giulia con gli occhi umidi.
Valentina guarda Antonio. Poi l'amica. — Il padre... il padre è Antonio.
Il viso di Giulia diventa paonazza dalla rabbia, scoppia a piangere. — Sono... sono stata una stupida... Ho sempre... ho sempre pensato che quella notte... voi due... Mi avete tradita. Non mi avete detto niente. Perché?! Perché me lo avete tenuto nascosto? Perché?!
Antonio si gratta la mascella, distoglie lo sguardo a disagio.
— Perché sei mia amica — risponde Valentina afflitta dai sensi di colpa. — Non volevo ferirti. È stato uno sbaglio. Un incidente. Solo al mattino mi sono resa conto di... — Le posa una mano sulla spalla, ma lei gliela scaccia. — Mi dispiace. Io...
Giulia scatta in piedi, l'afferra per i capelli, la scaraventa contro il muro. — Sei una troia! Una troia!
Antonio le blocca le braccia con un abbraccio. — Ehi! Smettila! Smettila!
Lei scalcia, si dimena, urla come una pazza. — Sei una puttana! Ti ammazzo! Ti ammazzo!
Lui la la trascina fuori dall'ufficio sotto gli occhi increduli del personale.
Valentina scoppia a piangere rannicchiata in un angolo dell'ufficio. — È stato uno sbaglio... Uno sbaglio...
   
 
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