Capitolo 28
La battaglia per Gaia - I
Alba, nel vedere Azaele scendere verso il tetto del B&B, capì cosa fare ancora prima di sentire la sua richiesta. Si voltò verso Elena e ordinò decisa «Abbassiamo la barriera!»
Elena alzò le braccia verso il cielo e per qualche istante la barriera protettiva divenne visibile. Sembrava il cappello di una gigantesca medusa dai riflessi violetti. La barriera ondeggiò per qualche istante, poi si abbassò definitivamente, rimanendo a difendere quasi esclusivamente il B&B.
L’esercito di Zamesh sciamò sugli alleati di Azaele. I due eserciti si scontrarono duramente, armi e corazze cozzarono le une contro le altre e ogni altro suono venne coperto dai rumori della battaglia e dalle grida dei soldati.
Alba perse di vista Azaele scomparso nella bolgia della battaglia. Elena la vide scrutare preoccupata tra i soldati e si avvicinò per rassicurarla «Stai tranquilla, sono tutti vivi.»
«Riesci a sentirli?»
«Si, e anche tu puoi riuscirci, liberati dall’ansia e concentrati su chi ami!» rispose Elena stringendole una mano.
Alba iniziò a inspirare e espirare lentamente, cercando di rilassarsi e soprattutto di trovare un contatto con Azaele.
Improvvisamente lo vide, circondato da un gruppo di demoni che lo attaccava senza sosta. Michele e un guerriero dalle trecce bionde erano al suo fianco.
Altri demoni si gettarono su di loro per dare manforte ai compagni. Lui si voltò e lei potè sentirne chiaramente la voce dentro la sua testa. «Proteggi Gaia!»
«Proteggo entrambi!» rispose, lanciando uno sciame di fulmini che si abbatté sui demoni di Zamesh, annientandoli in pochi istanti e liberando l’area intorno ad Azaele il tanto necessario per permettere a lui e ai suoi due compagni di riprendere fiato.
Alba sorrise, era riuscita a vedere Azaele strizzarle l’occhio prima di prima di ricominciare a combattere
«Mia Signora!» la chiamò Merlino, «Noi famigli siamo pronti, attendiamo solo il tuo ordine.»
«È ancora presto Merlino. Per ora limitiamoci a tenerci pronti a difendere il B&B in caso di attacco diretto, dobbiamo difendere gli umani!»
Aveva appena pronunciato quelle parole quando sentì una strana vibrazione dentro la pancia e immediatamente dopo un liquido tiepido scorrergli lungo le gambe.
Abbassò lo sguardo imbarazzata sulla piccola pozza che si era creata ai suoi piedi.
«Santo Cielo!» esclamò Elena. «Ti si sono appena rotte le acque!»
Alba sentì una dolorosa fitta attraversarle il basso ventre. «Non ora, Gaia, è troppo presto!» pregò preoccupata tenendosi la pancia.
Merlino scosse la testa e commentò «Inopportuna, proprio come suo padre!»
«Merlino. Ti sembra il caso? Fa qualcosa piuttosto!» strillò Alba.
«Ti chiedo perdono, mia Signora!» si scusò lui, prendendola in braccio e trasportandola all’interno del B&B, seguito da Elena.
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Azaele combatteva saltando da un nemico all'altro, evitando o anticipando agilmente ogni attacco. Per quanto possibile, voleva tenere fede al suo antico giuramento, per cui cercava di evitare di infliggere ferite mortali ai suoi nemici.
Improvvisamente un capogiro gli fece perdere quota. Michele lo raggiunse immediatamente. «Che succede? Sei ferito?» domandò preoccupato all’amico.
«Credo che Gaia, stia per nascere» rispose Azaele pallido in volto.
«Ora? Ma non è il momento!» esclamò l’angelo.
«Vuoi provare a spiegarglielo tu?» rispose Azaele irritato.
Bendik’el li raggiunse e dopo aver poggiato una mano sulla spalla di Michele riportò la loro attenzione sulla battaglia. «Non so quale sia il problema tra voi due, ma non c’è tempo di discuterne ora. Dobbiamo raggiungere al più presto il comandante e aiutarlo a serrare i ranghi intorno a lui. Gli uomini di Zamesh stanno facendo di tutto per isolarlo.»
Azaele e Michele seguirono lo sguardo del demone e individuarono Akenet che circondato dai soldati di Zamesh, respingeva senza sosta i loro attacchi, aiutato da Kafresh e Aluarel e un gruppo di demoni ai suoi ordini.
Dietro le file nemiche, Zamesh incitava i suoi demoni, facendo ben attenzione a non scoprirsi troppo.
«Che vigliacco!» sbottò Azaele.
«Non è un vigliacco, è un calcolatore» spiegò Bendik’el «Sta solo facendo in modo che Akenet sia molto più stanco di lui, prima di attaccarlo personalmente.»
«Bé, temo che dovrà attendere ancora parecchio!» ruggì Azaele precipitandosi in aiuto del cugino.
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Gabriel era alle prese con un demone enorme e piuttosto bravo che lo stava, se non mettendo in difficoltà, per lo meno impegnando più della media degli altri nemici con cui si era scontrato fino a quel momento. Il demone attaccò con un affondo improvviso che l’Arcangelo evitò per pochi centimetri.
Gabriel roteò la spada e colpì violentemente il braccio del demone che urlò di dolore perdendo la sua arma. L’Arcangelo, di fronte al nemico disarmato non riuscì a infierire più di tanto, si limitò a colpirgli di nuovo il braccio dolorante, così da spezzarglielo e impedirgli di continuare a combattere. «Vattene!» gli ordinò.
Il demone lo guardò incredulo, ma si ritirò velocemente.
Gabriel non fece neppure in tempo a sospirare di sollievo che fu di nuovo attaccato. Respinse il nemico facilmente e poi sentì qualcuno scontrarsi contro la sua schiena, si voltò preparandosi a difendersi e incontrò lo sguardo feroce di Safet, che nel riconoscerlo si rilassò immediatamente.
«E’ ancora più dura del previsto!» ansimò Gabriel.
«La rabbia di millenni sta venendo fuori, amico mio. Se continuano ad attaccare con questo furore, rischiamo di dover usare i fasci di luce angelica» rispose Safet.
«Finché è possibile, preferirei evitarlo, siamo ancora in vantaggio numerico»
«In ogni modo è meglio prepararsi all'idea, Zamesh non vuole solo Gaia, vuole anche il Trono di Akenet. Potrebbe richiamare altri demoni.»
Gabriel annuì.
«Razel?» domandò guardandosi intorno.
Safet sogghignò, indicando un monticello di demoni doloranti che riempiva una delle aiuole del B&B. «Sta bene, non altrettanto si può dire dei malcapitati che hanno avuto la pessima idea di attaccarlo.»
Gabriel non riuscì a trattenere una risatina.
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Akenet continuava a respingere senza grande sforzo gli attacchi degli uomini di Zamesh, sembrava tranquillo ma dentro di sé era preoccupato. Nonostante apparentemente lo scontro stesse volgendo a favore degli alleati di Azaele, Zamesh continuava mostrarsi tranquillo e mantenere un sorrisetto sprezzante, come se avesse un asso nella manica che non aveva ancora deciso di giocare.
Inoltre, aveva risanato Eymerich, che però era sparito dal campo di battaglia. Akenet si era già rimproverato più volte per aver sottovalutato il ruolo del dannato e continuava a guardarsi intorno in attesa di un attacco di sorpresa, chiedendosi da dove e quando sarebbe arrivato.
Vide Azaele e Michele dirigersi verso di lui, insieme a Bendik’el, e ne fu contento; li aveva osservati combattere e aveva concluso che si trattava di tre guerrieri in gamba: il cuginetto era sveglio e rapido, più di una volta era riuscito a sorprendere i demoni avversari anticipando i loro attacchi, mentre il biondino angelico oltre a non perdere mai d’occhio Azaele, era decisamente forte e insieme Bendik’el formava una coppia apparentemente imbattibile.
Akenet decise di concedersi un breve momento di pausa e arretrò il tanto necessario per poter comunicare con loro senza essere disturbato dai continui attacchi nemici.
«Hai visto per caso dov’è scappato Eymerich?» domandò ad Azaele.
«No, perché me lo chiedi? Pensavo lo avessi incenerito.»
Akenet emise un grugnito di insoddisfazione. «No, ho intravvisto un paio di scagnozzi di Zamesh intervenire per spegnere il mio falò appena in tempo perché Zamesh avesse ancora la possibilità di risanarlo, ma poi l'ho perso di vista. Sarei dovuto stare più attento.»
Azaele si stupì nel sentire Akenet così insoddisfatto di sé, aveva sempre pensato che non fosse particolarmente incline all’autocritica. D’altra parte, il cugino negli ultimi giorni aveva dimostrato di essere piuttosto diverso da come lo aveva sempre creduto.
«Perché ti preoccupa tanto la sua sparizione, pensi che Zamesh abbia in mente di organizzare un attacco a sorpresa sotto il comando di Gollum?»
Bendik’el si rivolse a Michele, perplesso «Questo nome mi giunge nuovo, non ricordo nessun Gollum tra gli Arcidiavoli.»
«E’ solo un personaggio letterario particolarmente viscido e insidioso» gli spiegò Akenet, sorprendendo sia Azaele che Michele.
Bendik’el accettò la spiegazione senza fare commenti.
«Comunque, si. Eymerich ci odia con tutta le sue forze e da vivo era un inquisitore “soldato”, non mi sorprenderebbe se Zamesh lo avesse spedito all’Inferno a recuperare le truppe per un attacco a sorpresa. Probabilmente si aspettava che mi avrebbe irritato abbastanza da incenerirlo e dimenticarmi di lui.»
«Pensi che fossero d’accordo?» domandò Michele.
«No, penso piuttosto che Zamesh, abbia sfruttato il carattere irritabile di entrambi a suo favore.»
«E’ un’ipotesi plausibile» concordò Azaele.
Akenet si guardò attorno accigliato, cercando Adel. La individuò poco lontano sotto la barriera, era attentissima a tutto ciò che succedeva intorno a lei e in particolare a cogliere eventuali chiamate dei Comandanti. Le fece cenno di raggiungerlo e lei arrivò in pochi istanti.
«Dobbiamo riorganizzare i reparti, così siamo troppo dispersi, in caso di un attacco a sorpresa rischiamo che uno dei fronti di difesa possa cedere e non ce lo possiamo permettere.»
Adel stava per partire a portare l’ordine di Akenet agli altri Comandanti, ma Michele le fece cenno di aspettare e domandò «Akenet, da dove pensi che possa arrivare un nuovo attacco? Intendo che direzione?»
L’Arcidiavolo strinse gli occhi e osservò l'esercito nemico, facendosi la stessa domanda.
«In base alla nostra recente passeggiata all’Inferno, direi che siamo più o meno sopra il settimo Girone…» disse Azaele.
Akenet lo guardò dritto negli occhi con il volto scuro e preoccupato. «Il Girone pattugliato dai Centauri...»
«I migliori arcieri di tutto l’Inferno!» terminò per lui Azaele.
«Dobbiamo organizzare la difesa per un attacco da terra» rifletté Akenet, osservando i dintorni del B&B e soffermandosi su una collina coperta da una fitta boscaglia.
«Adel, informa gli altri Comandanti che dobbiamo aspettarci da un momento all'altro un attacco dei Centauri dalla collina a est del B&B, digli di mandare dei reparti a terra, pronti a serrare i ranghi a testuggine. Dobbiamo difendere i guerrieri che continueranno a combattere in volo» ordinò deciso.
Adel volò come un lampo. Akenet la osservò fare il giro del campo di battaglia per poi riportare lo sguardo sulla collina e cogliere un movimento tra gli alberi, seguito dall’innalzarsi in volo di uno stormo di cornacchie. Sentì una gomitata leggera sul braccio. Era Azaele «Sono loro, non credi?».
«Si, sono già arrivati» rispose Akenet stringendo l'elsa della spada.
Adel lo raggiunse per avvertirlo che tutti i Comandanti erano stati informati. Akenet scorse un folto gruppo di demoni atterrare sotto il comando di Razel.
Purtroppo non ebbe modo di rallegrarsi più di tanto perché i Centauri balzarono fuori dagli alberi gridando «Hokehey, Hokehey!» Dietro di loro apparve una figura nera e incappucciata che sia Akenet che Azaele riconobbero immediatamente.
I Centauri furono bloccati immediatamente dai reparti di terra, che colpendoli alle zampe e sotto le pance li costrinsero ad arrettrare e riorganizzarsi per poi lanciare uno stormo di frecce infuocate che ricaddero, senza fare danni, sugli uomini di Razel, già chiusi nelle formazioni a testuggine.
Akenet si voltò indietro a cercare Zamesh. Non ci mise molto a incontrare il suo sguardo furioso e carico di odio. L'Arcidiavolo si permise un sorriso soddisfatto, ancora una volta era riuscito a rimanere un passo avanti al suo rivale millenario.
Nonostante l’attacco a sorpresa dei Centauri fosse fallito, Akenet si rese conto che il loro arrivo stava dando una nuova speranza di vittoria ai demoni di Zamesh, decise perciò di affidare il comando del suo reparto a un anziano demone veterano della Grande Guerra di cui conosceva il valore, e raggiungere Razel a cui ordinò di tornare indietro e farsi affidare da Eleniel una parte dei suoi uomini per portarli alle spalle dei Centauri, mentre lui organizzava un attacco frontale per distrarli.
Razel, ghignò soddisfatto e volò dall'Arcangelo che approvò la strategia proposta da Akenet e gli affidò metà dei demoni ai suoi ordini, compresa Atriel, che si era dimostrata forte come aveva detto Akenet e che sarebbe stata molto più utile in un attacco a sorpresa contro i Centauri.
Azaele, nel frattempo, aveva deciso che era arrivato il momento di attaccare direttamente Zamesh, non solo perché era francamente stufo di vedergli quel sorrisetto irritante sul viso, ma anche perché voleva evitare che il Comandante nemico potesse intuire le intenzioni di Akenet e correre ai ripari.
Affiancato da Michele e Bendik’el, a cui si aggiunsero Kafresh e Aluarel, sfondò le linee nemiche e si lanciò contro Zamesh che si preparò a combattere senza mutare espressione.
L'Arcidiavolo roteò il polso, facendo fare un giro completo alla spada che teneva in mano e gli domandò sprezzante «Esattamente cosa saresti venuto a fare?»
Azaele ebbe la fastidiosa sensazione che ci fosse qualcosa che non tornava in quella domanda, ma non ci fece troppo caso e rispose altrettanto sprezzante «Siamo venuti a levarti quel sorrisetto soddisfatto dalla faccia!»
«Siamo… plurale maiestatis?» replicò Zamesh con una luce divertita negli occhi.
«In che senso?» domandò confuso Azaele.
«Nel senso che non avresti dovuto sfidarmi, imbecille!» rispose Zamesh balzando in avanti e attaccando con una serie di potentissimi fendenti che misero in seria difficoltà Azaele.
«Ehm, Michele… Bendik’el… dove siete? Avrei bisogno di un tantinello di supporto!» chiamò Azaele evitando un altro attacco di Zamesh.
«Sono impegnati a difendersi dalle mie guardie del corpo, idiota» rise Zamesh, portando avanti un affondo diretto al cuore del demone.
Azaele decise che era il momento giusto per smaterializzarsi; Zamesh, si ritrovò sbilanciato in avanti e suo malgrado dovette compiere un salto carpiato per rimettersi in posizione diritta, cosa che lo fece allo stesso tempo infuriare e sentire un coglione.
Azaele, che nel frattempo si era materializzato alle sue spalle, ebbe modo di rendersi conto che i suoi compagni erano impegnati a difendersi da un gruppo di demoni grandi, grossi e armati fino ai denti, nonché, che il suo temibile avversario si era ripreso dalla sorpresa ed era più furioso di un elefante maschio in preda al “Musth”1.
La situazione, obiettivamente, non volgeva a vantaggio del demone, che era più basso di Zamesh di quasi trenta centimetri e decisamente più leggero. Nei pochi istanti che precedettero il nuovo attacco dell’Arcidiavolo, Azaele stabilì che attaccare direttamente Zamesh, era stata, in tutta onestà, una delle idee più idiote che la sua mente avesse partorito dai tempi della famosa scommessa delle Termopili e che era decisamente meglio mettere in pratica il noto adagio che recita “La miglior difesa e la fuga”, che in quel momento gli sembrava molto più adatto alla situazione dell’altrettanto noto “Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”.
Si smaterializzò di nuovo, per riapparire al fianco di Michele; lo aiutò a liberarsi da una guardia del corpo di Zamesh per poi invitarlo a rientrare dietro le linee amiche insieme a tutti gli altri.
Michele approvò e chiamò Bendik’el che abbattè il suo avversario e a sua volta urlò a Kafresh e Aluarel di ritirarsi.
Erano ormai convinti di essere fuori pericolo quando una cascata di fulmini lanciati da Zamesh, si abbatté su di loro facendoli precipitare a terra privi di sensi.
Michele fu il primo a riprendersi e quando vide che Zamesh si preparava a lanciare un secondo attacco, si alzò immediatamente in volo e accese la sua aureola, creando una barriera di luce che consumò la pioggia di fulmini prima che potessero raggiungere i suoi compangni.
Zamesh, capì che ormai era inutile spendere altre energie e rivolse la sua attenzione alla ricerca di Akenet.
Michele tornò a terra chiamando i suoi compagni, ma solo in tre gli risposero, alzandosi faticosamente.
L'angelo, scorgendo un quarto corpo immobile, fu assalito da una terribile consapevolezza: non era riuscito a salvarli tutti.
Nota 1: una condizione periodica negli elefanti maschi caratterizzata da un comportamento aggressivo e accompagnato da un forte aumento degli ormoni riproduttivi.