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Autore: _Alcor    07/07/2024    4 recensioni
Gli emersi – invasori dimensionali che appaiono all’improvviso e senza apparente regolarità – hanno già devastato una delle province del paese e minacciano ogni giorno di causare nuove morti.
In risposta, l’umanità ha creato le armature d’assalto CHIMERA, l’unica speranza di combattere ad armi pari contro individui che sembrano poter piegare la natura al loro volere con un movimento della mano.
Eppure ci sono forze che vogliono che il testing delle armature venga interrotto e sembrano disposte a tutto: aggressioni, minacce e attentati…
Perché?
{Terzo capitolo della serie Chimere | ispirato all'esperimento di Milgram&Kamen Rider}
Genere: Angst, Mistero, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chimere'
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[Dall’account commemorativo di Jaiden Enright]

Brinderemo alla tua memoria al solito posto. Ma ora che sei tra le stelle, intercedi e trascina quello stacanovista di Log fuori da casa sua.

La tua assenza ci ha distrutto.






TRENTOTTO GIORNI ALLA PRIMA APPARIZIONE DELLA PARATA DEL FUMO



Il sentiero si getta con una dolce pendenza verso la vallata: polvere e terra rossa lasciano spazio a una scalinata di massi trattenuti a terra da radici grosse quanto il mio braccio.

Mi premo la mano sulla fronte appiccicaticcia di sudore e caccio un soffio, le gambe mi dolgono da matti. Questo è quello che succede quando l’unica attività fisica che fai per mesi è spostare libri da una scrivania all’altra.

I rametti alle mie spalle frusciano, una pigna schizza oltre di me e rotola giù per il sentiero. Perde pezzetti a ogni rimbalzo.

«Mi sono riorientata.» Lo Spettro tira indietro un ciuffo che le cela la cicatrice sull’occhio sinistro, stende le labbra in un sorriso allegro. «Dovremmo scendere un altro po’ e saremo da Jaiden.»

Se vuoi seppellirmi con lei almeno non farmi fare il viaggio a piedi verso la mia tomba. Il cuore mi scoppierà di questo passo.

Indico il ponte che passa sopra le nostre teste. «Stiamo andando nella direzione sbagliata. Con Jaiden siamo passati di lì per andare verso i percorsi per fare escursioni. Dovremmo avvicinarci di più alla scarpata dove è sparita se vuoi avere speranze di–»

«Shh. Ho tutto sotto controllo.» Batte il piede su una X tracciata con vernice argentata sul primo scalino di pietra. «Questa ci porterà direttamente alla poveretta che hai fatto sparire

Perché io ho ogni ragione del mondo per crederti. Lancio un’occhiata al telefono, non ha nemmeno una tacca. Anche con la geolocalizzazione attiva, a malapena riusciranno a intuire la generale area dove questa qua mi ha cacciato.

Imbocca la discesa. «Fammi essere chiara, ho inviato qualcuno a fare un sopralluogo per me. Il tuo unico compito per ora è muovere le gambe e seguire la mia guida. Puoi fidarti di me, Logan?»

Col cazzo, ma l’alternativa è farmi ammazzare qui in mezzo al nulla per averti contrariato. Sfrego la punta della scarpa sulla X argentea.

Sono ore che segue simboli simili fatti su tronchi, massi e cartelli perciò ha un obiettivo preciso da raggiungere. Dubito che sia Jaiden. Sarebbe una fortuna trovare il suo scheletro intatto nel posto in cui dovrebbe essere caduta, figurarsi quando gli animali hanno avuto il tempo di spargere le ossa ovunque.

Non posso offrirle denaro, nemmeno i segreti dell’azienda. Non ho niente che lei potrebbe volere da me.

Devo convincerla che non ne vale la pena tormentarmi ancora, tanto sono un morto che cammina: non appena la Kaiser saprà che le ho detto tutto la mia vita è finita.

Il vento caldo scuote le fronde spelacchiate degli alberi, porta l’odore di fumo della città. Spettro cammina di traverso, un passo alla volta per evitare di rotolare giù. Stringo la cinghia dello zaino e la imito.

Sotto il sole del mezzogiorno la sfumatura di castano dei suoi capelli è troppo scura per somigliare a quella di Jaiden. Mi asciugo la fronte con la mano e la passo sui pantaloni, sporchi fino alle ginocchia di polvere rossa.

Lo Spettro è già in fondo alla discesa con le mani sui fianchi e quel sorriso fastidioso sulle labbra. «Ah, Log. Dovresti chiamare l’omicidio con il suo nome.»

Il piede mi slitta giù, sbatto l’altro ginocchio sul gradino di pietra e ci butto sopra tutto il mio peso. Un gemito di protesta mi sfugge dalle labbra, non ho nemmeno della ghiaia da incolpare per questa caduta.

Rimango accucciato a terra e mi lascio scivolare, un passetto per volta, giù dal pendio.

Lo Spettro alza le sopracciglia. «Abbiamo fatto tutto il viaggio in silenzio, chiacchieriamo un po’. Parliamo del tuo ruolo con i tester CHIMERA.»

Lo sa benissimo, vorrà solo verificare se dico la verità. Non facciamola arrabbiare. «Monitoravo la loro condizione psicologica.»

«Di tutti i tester?»

«Prima sì…» Il frinire delle cicale viene spezzato dal rombo di un mezzo che corre sul ponte, adocchio il camion bianco in fondo alla struttura. Gli basterebbe sporgersi per vedermi! Ti prego, fallo!

Rallenta alla giuntura con il versante della collina. Prosegue verso destra e sparisce nel verde, lo scoppiettio del motore si indebolisce fino a perdersi.

Ah–

Non potevo aspettarmi di meglio, non merito un colpo di fortuna simile. Continuo a strisciare le chiappe giù per le rocce.

Lo Spettro mi incalza: «Significa che qualcosa a un certo punto è cambiato…»

«Dopo che il drago ha raso al suolo Marton e contaminato tutto il centro cittadino, c’era bisogno che parte delle forze venissero spostate lì.» Le suole toccano la terra piana, mi do la spinta e mi alzo in piedi. «Quindi saranno circa sei-sette mesi che numero uno non è più di mia competenza. Sembra che toglieranno all’università anche tutti gli altri con una buona percentuale di compatibilità.»

Spettro batte le mani, passa accanto a un tronco nodoso con la X in vernice argentea. «Quindi la morte di Jaiden non è servita a niente. Non è triste?»

«A qualcosa è servita!» Mi batto le mani sul sedere per scrollarlo dalla polvere e la seguo, il tono di voce mi si è fatto acuto e non c’è verso di abbassarlo. «Jaiden aveva identificato il punto comune tra le psicosi delle persone ad alta compatibilità con l’armatura, grazie alla sua attenzione hanno modificato i dispositivi per identificare i sogni lucidi che anticipano le crisi.»

Spettro acchiappa una pigna da terra e prosegue tra gli alberi. «Questo l’avete ottenuto da lei viva.»

Incespico su una radice sporgente, gratto la fronte su un tronco e vengo trascinato giù di lato dal peso dello zaino. Sbatto la spalla, il dolore mi arriva dritto al cervello. Che tempismo di merda.

I passi si fermano. Pianto la mano per rialzarmi a terra: la faccia mi brucia, devo aver lasciato uno strato di pelle su quell’albero.

Spettro lancia la pigna e la afferra al volo. «Jaiden aveva le sue priorità in ordine: crea le armi per difendere l’umanità e assicurati che non siano dannose per i guardiani! Ed era consapevole dei suoi limiti.»

Non ne era per niente consapevole, non saremmo in questa situazione altrimenti.

Salta giù da un piccolo scalino di roccia e mi tende la mano per aiutarmi a scendere. «Da sola non poteva cambiare la Kaiser dall’interno, perciò si è affidata alla pressione sociale. La cui efficacia a lungo termine lascia il tempo che trova, ma si può apprezzare l’idea. Peccato che si sia fidata anche del suo professore.»

Mi lascio cadere giù, la X argentea è su un tronco alla nostra destra questa volta. Spettro mi tiene la mano stretta e guida tra le sterpaglie. L’aria è calda, carica di odori a cui non so dare un nome.

Serro le labbra. «Hai detto anche

«La sua prima opzione è stata cercare le attenzioni di alcuni giornalisti… I primi a capire cosa avevano per le mani sono stati quelli specializzati in commercio di informazioni. E loro si sono assicurati che tutto arrivasse nelle mie mani.»

«I dati del progetto sono finiti sul mercato nero?» Cerco di farmi indietro, Spettro stringe. Non ammette fuga.

«Vendibili al miglior offerente ad un prezzo se-gre-to.» Si mette l’indice sulle labbra. «Era davvero una ragazza piena di forza di volontà, altrimenti non saremmo così lontani dal posto in cui credevi di averla uccisa.»

Il profilo di un albero gonfio, tappezzato da un agglomerato di funghi lignicoli, è solcato da un cerchio di vernice color argento.

Ci giriamo intorno, la spaccatura in cima scende e si allarga in una cavità ai piedi dell’albero. Dal varco spuntano delle scarpe da ginnastica lise e i bordi stracciati dei pantaloni di una tuta. Mi sono familiari.

Lancio uno sguardo al posto da cui siamo venuti, dalla scarpata a qui ci vorrà almeno un’ora. Perché qualcuno dovrebbe spostare il cadavere con il rischio di essere visti dal ponte?

Spettro si mette la mano sulla guancia. «Ah, cosa fa il non voler morire. Dopo essere stata spinta da una persona di cui si fidava, questa ragazza si è trascinata verso l’unico posto da cui avrebbero potuto vederla. Ha sperato fino all’ultimo.»

E poi cosa? Si è infilata nell’albero per riposare al riparo da cosa? Mi metto in ginocchio e poggio le mani a terra, mi mancano le forze. È come mi avessero piantato un gancio nelle budella e stessero tirando con tutte le loro forze.

Lo Spettro appoggia la schiena all’albero. «Immagina i suoi ultimi momenti. Avrà scritto un ultimo messaggio ai genitori? Avrà continuato a cercare di chiamare soccorsi? Ti avrà perdonato?»

Gli occhi mi si velano, una coppia di lacrime mi scivolano giù dalle guance e picchiettano il terreno. Se scosto quegli stracci ci troverò le sue ossa dentro. Non voglio vederla, non voglio che tutto diventi reale.

«A-allontanati da lei.»

«Non è la prima ragazza innocente che muore ingiustamente… e non sarà l’ultima. Neanche la sua forza di volontà la rende speciale.» Tamburella le dita sul legno. «Chiunque abbastanza attaccato alla vita tenterebbe qualcosa del genere.»

«Stai zitta, per favore.»

«Ah. Haha– Facciamo che ti vengo incontro.» Si stacca dal tronco, il peso del suo sguardo apatico mi brucia sulla pelle.

Bere alla memoria di Jaiden, chiederle scusa ancora e ancora. Perché l’ho fatto? Nulla ha senso. Non serviva a niente. Lei voleva vivere– Mi tremano le mani. Cosa ho fatto? Cosa ho fatto?

Cosa le ho fatto?

Uno schiocco sopra tra il frinire delle cicale. «Rimani con me, mr Killer. Sei una persona rara. Uno dei pochi che davanti al trolley problem ha preferito spingere il grassone verso morte certa piuttosto che lasciar morire cinque persone.»

Eh?

Accarezza il cerchio di vernice, sfrega i polpastrelli per pulirli dalla polvere. «Per come la vedo io, sei stato messo davanti a una scelta. O la tua carriera, la tua sicurezza personale e quella dei tuoi cari oppure la vita di una ricercatrice Kaiser che non sapeva stare al suo posto. Ed hai scelto te stesso, come molti farebbero.»

Non sono così. Non sono questo tipo di persona!

Mi passa la mano sulla guancia e stringe i capelli. Mi sbatte la fronte a terra, il dolore esplode e mi strappa un gemito soffocato. Preme con tutto il suo peso. «Ma da qui ad avere la forza di spingerla, sapendo che l’avresti condannata a una morte lenta e sofferta… sei estremamente raro!»

È lenta, deliberata con ogni frase. Ci sta provando gusto a snocciolare ogni mia singola colpa. «Non pensavo–! Non doveva sopravvivere.»

Mi tira i capelli, la pelle va a fuoco. Mi costringe a drizzare il busto verso la scarpata che le ho indicato. «Anche da qui è facile capire che la caduta sarebbe stata rallentata da rami sporgenti. Le probabilità che morisse sul colpo non erano sicure e tu l’hai spinta comunque. Ma tanto la responsabilità non è tua se l’ordine è arrivato dall’alto.»

Non ho mai detto questo!

Mi si avvicina all’orecchio, ringhia. «Ammira il risultato. Le vite dei tuoi genitori e la tua al sicuro, al prezzo di quelle di una tua amica e dei sette tester che non hai voluto proteggere.»





[.note a margine]

Gli interludi sono pensati per essere più brevi di un capitolo normale (anche se questo è finito per essere lievemente grasso rispetto ai piani originali) perciò era nei piani tentare di postarlo a poca distanza dal capitolo settimanale effettivo.

Onestamente non credevo di farcela.

Grazie per essere arrivati fino a qui, y’all

_Alcor

  
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