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Autore: Kimando714    10/07/2024    0 recensioni
La vita a quasi trent’anni è fatta di tante cose: eventi felici ed eventi che ti mandano in crisi, successi ed insuccessi, traguardi personali e lavorativi, vecchi legami che cambiano e nuovi che nascono … Giulia è convinta di saper navigare il mare di contraddizioni che la vita le sta per mettere di fronte, e così lei anche il gruppo storico di amici. Ma la vita ti sorprende quando meno te l’aspetti, e non sempre sei pronto a ciò che ti pone davanti. E forse, il bello dell’avventura, sta proprio in questo.
“Se è una storia che sto raccontando, posso scegliere il finale. Ci sarà un finale, alla storia, e poi seguirà la vita vera” - Margaret Atwood, The Handmaid’s Tale
[Terza e conclusiva parte della trilogia “Walf of Life”]
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Walk of Life'
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CAPITOLO 31 - ZERO O'CLOCK



 
On my own
Pretending he's beside me
All alone
I walk with him till morning
Without him
I feel his arms around me
And when I lose my way I close my eyes
And he has found me [1]
 
-Tieni, prova ad assaggiare un po’ di insalata-.
Alessio osservò Caterina, seduta di fronte a lui dall’altro lato del tavolo, mettere in un angolo del piatto di Francesco un po’ d’insalata, prima di riporre la ciotola a centro tavola. L’espressione di Francesco lasciava trasparire tutto il poco entusiasmo che un bambino di cinque anni poteva provare di fronte ad una qualsiasi verdura.
Alice e Filippo non erano messi tanto meglio: stavano tutti cercando di convincere i rispettivi figli a non fare troppo gli schizzinosi con la cena, riuscendoci solo in parte. Federica, che gli sedeva di fianco, era l’unica esentata da quella battaglia, ancora troppo piccola per assolvere a certi obblighi alimentari.
-Non fate i smorfiosi, che poi quando andrete alla mensa della scuola sarà molto peggio, fidatevi- Giulia si premurò di ricordare a tutti i bambini presenti, assicurandosi le occhiate terrorizzate delle gemelle, sedute tra lei e Filippo, così come di Christian e di Francesco.
Caterina sbuffò, passandosi una mano sulla fronte con una certa disperazione:
-Non ricordarmi della scuola, ti prego-.
-Fa strano pensare che il prossimo anno Francesco inizia già le elementari- commentò Nicola, più tra sé e sé che non rivolto al resto dei commensali.
-E l’anno dopo toccherà a queste pulzelle qui- disse Giulia, sopra le proteste bofonchiate di Caterina e Beatrice, che tenevano entrambe una forchetta in mano per ciascuna, piluccando qua e là quel che avevano sul piatto.
Alice annuì:
-E anche a Christian-.
-Il tempo passa troppo veloce- ponderò Filippo, mentre sorseggiava un po’ di vino rosso dal suo calice, quasi vuoto – Ancora un po’, e ce li ritroviamo già adolescenti-.
Quello sembrò essere davvero troppo per Caterina, che lo guardò con occhi sgranati in preda allo shock più totale:
-Vuoi davvero farmi venire un attacco di panico?-.
-Penso che per allora questa casa sarà implosa su se stessa- rise Giulia – Cominciamo già a starci un po’ stretti, figuriamoci quando saranno più grandi-.
Nicola la guardò scettico:
-Auguri a cercare un’altra casa, ormai il mercato immobiliare qui a Venezia è un vero dramma-.
-Condivido- disse sommessamente Alice – Io e Sergio stavamo iniziando a cercare una casa per noi, per convivere in futuro … -.
Il chiacchiericcio che lo circondava sfumò sempre di più, come se il suo cervello avesse deciso in automatico di non prestarvi più attenzione. Alessio continuò a tenere lo sguardo perso nel vuoto di fronte a sé, estraniato dalla conversazione così veloce che aveva cercato di seguire distrattamente fino a quel momento. Gli era sembrato di essere un semplice spettatore, come se si fosse trovato tra le poltroncine di un grande teatro e sul palco, con le luci puntate addosso, si trovassero solo i suoi amici.
Lui non c’era. Era lì solo per guardarli, per osservarli vivere e divertirsi in quella che doveva essere una semplice cena tra amici di una vita.
Non riusciva a parlare, ora non riusciva nemmeno più ad ascoltarli.
Tutta la sua attenzione era concentrata sul vuoto che mancava, sulla voce la cui assenza pesava quanto un macigno.
Non si era aspettato che Pietro ci fosse, ma non poteva negare a se stesso di averci sperato almeno un po’. Doveva ancora abituarsi alla sua mancanza, a quel distacco che sembrava essersi preso non solo da lui, ma anche dagli altri – o forse dipendeva semplicemente tutto dalla sua presenza. Aveva il dubbio che, se fosse stato lui a mancare, Pietro quella sera sarebbe stato lì al posto suo.
L’unica certezza era che non sarebbero potuti mai esserci entrambi.
-Comunque, stasera io e Nicola volevamo dirvi una cosa-.
Caterina aveva alzato la voce per farsi sentire da tutti, e anche Alessio si era costretto a tornare concentrato, almeno in parte, su ciò che gli stava accadendo intorno.
Era una bella serata di metà Settembre, un sabato in cui c’era ancora abbastanza caldo per tenere le finestre aperte e non venire investiti dalla brezza troppo fredda della sera. Era doloroso pensare di essere lì, ma esserlo solo fisicamente: non era riuscito quasi ad aprire bocca fino a quel momento, ed era piuttosto sicuro che prima o poi qualcuno gli avrebbe chiesto se stesse andando tutto bene.
Sapeva che Alice lo osservava, in alcuni momenti, sempre silenziosa e sempre pronta a studiarlo. Non gli aveva ancora chiesto nulla, ma Alessio sapeva che dentro di lei le domande non dovevano mancare affatto.
-Che è anche il motivo per cui abbiamo deciso di organizzare questa cena tutti insieme- proseguì Caterina, che ora sembrava un po’ imbarazzata, il viso che aveva preso un colorito rosso.
-Ospitata gentilmente a casa Barbieri Pagano- puntualizzò Giulia.
-Esattamente-.
-È qualcosa di bello?- chiese Filippo, che aveva un sorriso incerto, quasi temesse di essere inopportuno.
Il sorriso di Nicola, però, era convinto e Alessio vi lesse una gioia che non gli vedeva addosso da tempo. Si ritrovò ad invidiarlo, pur non sapendo nemmeno il motivo di quel sentimento.
-Sì, in un certo senso- rispose lui, portando una mano a quella di Caterina posata sopra il tavolo, intrecciando le loro dita. Lei si era già girata nella sua direzione, guardandolo stizzita:
-In un certo senso? E meno male che è stata una tua idea-.
In tutta risposta Nicola rise di gusto, ma ciò non fermò Caterina dal proseguire, stavolta rivolta a tutti gli altri:
-Allora, niente matrimoni e cose del genere, anche se siamo in quella zona-.
-Unione civile?- azzardò Giulia.
Nicola scosse il capo:
-No, convivenza di fatto-.
-Abbiamo deciso che il prossimo anno, con calma, andremo in Comune a mettere nero su bianco che anche se non siamo sposati siamo una famiglia di fatto- spiegò ulteriormente Caterina, e a quelle parole Giulia rise sommessamente:
-Finalmente non vi scambieranno più per due coinquilini che hanno avuto un figlio insieme per puro caso-.
Alessio si sforzò perlomeno di fingere un sorriso, ma gli risultò così difficile ed un sorriso così costruito che si chiese se ne valesse la pena. E si sentì tremendamente in colpa per non riuscire a provare nemmeno un minimo di entusiasmo per qualcosa che evidentemente stava rendendo felici Caterina e Nicola.
Sperò solo che non notassero troppo, almeno in quel frangente, quel suo silenzio prolungato, innaturale, e quel sorriso così finto che non raggiungeva i suoi occhi.
-Che bello!- esclamò Alice, che al contrario suo non stava affatto faticando a sorridere –  I’m so happy for both of you-.
-Ed è stata una tua idea?- Filippo si rivolse a Nicola, pur guardandolo solo fugacemente, troppo intento a smacchiare l’orlo del vestito di Beatrice, che aveva appena fatto cadere un pezzetto d’uovo.
-Gliel’ho proposto io- confermò Nicola – Sapendo che il matrimonio non la entusiasma … -.
-Era un giusto compromesso, diciamo così- concordò Caterina.
Filippo sorrise affabilmente:
-L’importante è che siate felici voi della scelta, matrimonio o meno-.
Per qualche secondo nessuno disse nient’altro, ma fu una tregua destinata a durare poco: Caterina aveva assunto un’aria vagamente pensierosa, e Alessio aveva avuto la sensazione che da lì in poi la situazione sarebbe precipitata, qualche istante prima che succedesse sul serio.
-Un po’ mi dispiace che stasera non ci sia Pietro, avremmo voluto dirlo a tutti insieme- mormorò lei, e le parole che disse fecero congelare Alessio sul posto.
Non si arrischiò ad alzare gli occhi, ma sapeva che ancora una volta Alice lo aveva guardato. Sentiva il suo sguardo addosso, di nuovo, prima che fosse proprio lei a parlare:
-Ma avete provato a telefonargli?-.
-Gli ho scritto io per dirgli della cena, ma mi ha detto subito che aveva degli impegni oggi- rispose prontamente Nicola, pur non nascondendo una certa delusione nella voce.
-È un po’ tanto impegnato in questo periodo, bisogna dire- rincarò la dose Giulia, e Alessio dovette lottare con la fugace tentazione di dirle che non era nessun impegno a tenerlo distante da loro quella sera.
“Vuole solo evitarmi”.
Immaginava quante domande sarebbero sorte da una frase del genere, e quello bastò a farlo tacere.
In fondo, se Pietro per primo non aveva detto nulla a nessun altro del gruppo, Alessio non aveva alcuna intenzione di essere lui a farlo.
-Ho provato a scrivergli anche io, per convincerlo a venire- aggiunse Filippo, poco dopo – Ma mi ha rifilato altre scuse per non esserci-.
Caterina alzò le spalle:
-Beh, magari era davvero impegnato-.
Non sembrava molto convinta nemmeno lei, e Alessio non si stupì affatto quando qualche attimo dopo Nicola prese di nuovo parola:
-Però è da un po’ che non si fa vedere-.
Forse stava arrivando il momento in cui sarebbe stato palese a tutti che qualcosa non andava, e che Pietro era sempre impegnato nei giorni in cui si sarebbero dovuti vedere tutti insieme. Per quel che ne sapeva Alessio aveva già negato la sua presenza ad altre due cene prima di quella, sempre con giustificazioni piuttosto generiche. E, d’altro canto, non si aspettava certo che spiegasse a tutti che l’unico motivo per cui non si presentava era il non volere vederlo.
-Magari ha conosciuto qualcuno- buttò lì Giulia, e la sola implicazione fece chiudere la bocca dello stomaco ad Alessio – ancor di più di quel che già era.
Il solo pensiero di Pietro con qualcun altro gli fece salire la nausea, e a nulla servì ricordarsi che non aveva alcun diritto di dirgli di rimanere solo: era stato lui per primo a rifiutarlo, a dirgli di no.
Pietro era del tutto libero di frequentare chi voleva, e a lui non sarebbe rimasto altro che doversene fare una ragione.
-Alessio, tu non ne sai niente?-.
Sobbalzò sorpreso quando udì Caterina chiamarlo e fargli quella fatidica domanda, che incredibilmente non gli avevano posto già minuti prima.
Alessio si schiarì la gola, cercando di apparire naturale, ma gli risultò difficile anche solo spostare lo sguardo sui volti dei suoi amici.
-No, non direi- mentì, senza fare una piega. Avvertì di nuovo lo sguardo di Alice su di sé, ma anche stavolta si limitò a ricambiarlo di sottecchi, senza voltarsi apertamente nella sua direzione.
-Sicuro?- fece Filippo, scettico – A te dice sempre tutto-.
Alessio si irrigidì impercettibilmente, sentendo il nervoso montare.
Cercò di calmarsi e mantenere una facciata indifferente, ma gli fu difficile parlare senza mostrare davvero ciò che gli si stava smuovendo dentro:
-Non ne so nulla- disse con più convinzione – Se ha detto che non poteva venire avrà avuto i suoi buoni motivi, non serve a nulla insistere-.
“Una prova attoriale davvero non male” si ritrovò a pensare con cinismo.
Le facce dei suoi amici erano ancora confuse, ma quando per una frazione di secondo si voltò verso Alice, più per sbaglio che per reale intenzione, intuì che la situazione per lei era diversa. Lo guardava come se stesse cercando di dirgli che lei aveva capito, che sapeva che quelle erano solo bugie.
Poteva non sapere molti dettagli, ma Alice aveva capito il vero perché dell’assenza di Pietro, Alessio ne era ormai sicuro.
Nonostante tutto, però, non sembrava intenzionata a parlare, almeno non lì.
-Ma tu almeno lo hai visto ultimamente?- chiese Nicola, con tono vago, ma evidentemente interessato allo questione.
Alessio scosse debolmente il capo, e per una volta si sentì meno in colpa per dover dire una menzogna che lo era solo a metà.
-No. Sarà impegnato, come ha detto anche a voi-.
-Probabilmente- gli fece eco Caterina – Lo chiamerò domani, così gli chiederò anche come se la sta passando-.
-E chiedigli anche se ci deve per caso presentare qualcuno- rise sommessamente Giulia.
Alessio abbassò di nuovo gli occhi sul suo piatto ormai vuoto.
“E se fosse davvero così?”.
Forse un altro motivo per cui non era lì era perché era davvero impegnato altrove, con qualcun altro.
Si ritrovò a stringere le mani a pugno, cercando di non immaginarsi Pietro con un altro uomo nello stesso modo in cui era stato con lui un mese prima.
Poteva davvero essere riuscito a dedicare le sue attenzioni a qualcun altro, dopo avergli detto di essere innamorato di lui da così tanto tempo, dopo poche settimane? Poteva davvero averlo dimenticato così facilmente?
Il solo dubbio lo stava facendo impazzire.
-Il tuo bisogno di gossip non finisce mai, eh?- Filippo prese in giro Giulia ridendo a sua volta, e dopo quelle parole la fase di perplessità di poco prima era ufficialmente finita. Alessio sperò solo che finissero di parlare di Pietro definitivamente, almeno per quella sera.
-Certo che no, in qualche modo mi devo tenere impegnata- ironizzò Giulia, facendo scoppiare una risata generale a tavola.
Alessio non si unì a quella risata, né riuscì a fingere di essere in un qualche modo coinvolto da ciò che stava avvenendo intorno a lui. Il mondo sembrava aver perso ogni colore e nitidezza, ma dopo un mese vissuto a quel modo cominciava ormai ad esserne assuefatto.
Era all’assenza di Pietro che temeva non sarebbe mai riuscito a abituarsi.
 
*
 
And you're gonna be happy
And you're gonna be happy
Like that snow that just settled down
Let's breathe, like the first time
And you're gonna be happy
And you're gonna be happy

Turn this all around
When everything is new, zero o'clock [2]
 
Mancavano pochi minuti a mezzanotte quando, finalmente, si mise seduta ad un angolo del divano, una tazza ricolma di tisana fumante tra le mani. Caterina soffiò sul liquido caldo per cercare di raffreddarlo, prima di tentare di berne un sorso, attenta a non bruciarsi.
Pochi secondi dopo udì i passi lenti e strascicati di Nicola: si stava dirigendo anche lui verso il divano, già cambiatosi nel suo pigiama di quei giorni, non più nella maglietta e nei jeans usati alla cena da Giulia e Filippo.
-Francesco è letteralmente crollato appena toccato il letto- le annunciò, non appena si sedette accanto a lei sul divano.
-Quello che succederà anche a me tra poco- commentò Caterina, sorridente.
Non si stupiva affatto che Francesco ci avesse messo così poco ad addormentarsi: erano rientrati a casa appena mezz’ora prima, ben oltre l’orario a cui lui era abituato ad andare a dormire. Si era fatto gran parte della passeggiata di ritorno in braccio a Nicola, già semi addormentato.
Caterina lo comprendeva benissimo, perché anche lei stava cominciando a provare una stanchezza sempre più difficile da combattere. Aveva deciso di rimandare il momento di andare a dormire solo per poter bere una tisana digerente.
-È andata bene stasera, no?-.
La domanda di Nicola rimbombò nel salotto silenzioso.
-Sì, direi di sì- annuì Caterina, tra un sorso e l’altro – Mi avrebbe fatto piacere ci fosse anche Pietro, però tutto sommato è stata una bella serata. È stato molto liberatorio dare la notizia anche agli altri-.
Forse la loro non era stata una notizia grande ed importante quanto quella di un matrimonio, ma si sentiva comunque felice di averla condivisa con quelli che erano a tutti gli effetti i suoi amici più stretti – una seconda famiglia a cui era legata da così tanti anni.
Perlomeno, da quel momento in poi, non avrebbe sempre dovuto ricordarsi di mantenere ancora per un po’ il segreto.
-Vero- confermò Nicola, prima di lasciarsi andare ad uno sbadiglio rumoroso.
Caterina si accoccolò meglio contro lo schienale del divano, avvicinandosi impercettibilmente a Nicola.
C’era un’atmosfera rilassata, serena come poche altre serate nell’ultimo anno. Colse quel dettaglio come un segno che, forse, quella era l’occasione giusta per parlare di qualcosa che le stava ronzando per la testa già da un po’, ma che non aveva ancora trovato il coraggio per esprimere.
-A proposito di notizie … - si schiarì la voce, d’un tratto più esitante – È da un po’ che volevo parlarti di una cosa-.
Sapeva che delle parole così vaghe non avrebbero fatto altro che incuriosire Nicola – magari persino preoccuparlo-, e quando Caterina si voltò verso di lui lo vide osservarla con un sopracciglio alzato e la fronte corrugata.
-Mi devo preoccupare?-.
Lei rise debolmente, nervosamente:
-No, non credo-.
Si era buttata in maniera del tutto impulsiva in quella conversazione, e non si era preparata un vero e proprio discorso come invece era stato per la cena di poche ore prima. Prese un sospiro profondo e un paio di sorsi della tisana, e la bevanda calda riuscì almeno in parte a distenderle i nervi tesi.
-Credo sia una cosa bella- mormorò, quasi più a se stessa che non a Nicola.
Sapeva che lui la stava ancora guardando, e quando si decise a voltarsi di nuovo nella sua direzione, le fece un cenno con il capo:
-Ti ascolto-.
Caterina si prese qualche secondo per riflettere. Era nervosa, era vero, ma non era davvero spaventata da quello che avrebbe potuto dirle Nicola. Sapeva – e stavolta lo sapeva davvero, perché tutto quel che avevano passato le aveva finalmente dato quella sicurezza- che anche se lui non fosse stato d’accordo ne avrebbero parlato civilmente, arrivando ad un compromesso.
Doveva solo trovare il modo migliore per esprimersi, e vedere come sarebbe andata.
Non diresse lo sguardo altrove, stavolta: lasciò gli occhi dardeggiare sul volto di Nicola, quel viso che conosceva da più di dieci anni, e che era rimasto sempre lo stesso, solo con qualche ruga in più e con l’aria meno da ragazzino di quando l’aveva conosciuto.
-Sono stati anni duri dopo quel che è successo con Viola-.
Caterina sapeva che bastava quel che aveva appena detto per fargli capire almeno in parte dove sarebbe andata a parare quella conversazione.
-In certi momenti credo che quel tipo di dolore non lo dimenticherò mai del tutto- confessò, a mezza voce come se temesse che qualcun altro potesse udirla – Però la terapia mi ha aiutata un sacco, e sto molto meglio ora. Sono contenta di aver iniziato un percorso del genere-.
-E a me fa soltanto piacere sapere tutto questo- disse Nicola, sorridendole e facendole passare un braccio attorno alle spalle. Era sempre stato di supporto in quel suo percorso, e Caterina non poteva che essergli grata per quello.
-Non ho finito qui, comunque- proseguì lei, consapevole che ciò che voleva dirgli davvero doveva ancora venire – È che … -.
“Andrà bene”.
Esitò ancora per qualche secondo, prima di tornare a guardare Nicola dritto negli occhi, trovando la forza per non scostare lo sguardo.
-È da un po’ che penso che sarebbe bello provare ad avere un altro bambino-.
Sentì il groppo in gola impedirle di aggiungere qualsiasi altra cosa, ma lo fece anche l’ansia dell’attesa. Nicola non stava dicendo nulla, ma Caterina poteva percepire come la cosa l’avesse scosso: continuava a guardarla con gli occhi un po’ più spalancati e lucidi.
-Dici sul serio?-.
Era stato poco più di un sussurro, quasi Nicola stentasse ancora a credere a ciò che aveva udito. Caterina annuì subito.
-Sì- emise, a mezza voce – Per la prima volta dopo tanto tempo quando mi immagino di essere incinta di nuovo non mi sento soffocare dal panico-.
Per quanto potesse sentirsi vulnerabile, si sentì leggera nell’aprirsi in quel modo, sincero e completo, con Nicola su un argomento che le era stato impossibile toccare per così tanto tempo.
Ricordò, per un breve attimo, i primi mesi dopo la perdita di Viola. Ricordava la sensazione di vuoto, la rabbia verso se stessa e il dubbio nel chiedersi se avesse potuto fare qualcosa di più, qualcosa di diverso per impedire di perderla. Ora che ci ripensava sapeva che non dipendeva da lei. Non era stata colpa di nessuno: era successo e basta, e per quanto il ricordo e il dolore non se ne sarebbero mai andati del tutto, sapeva che era giunto il momento di andare oltre.
-Anzi … Credo che sarei felice di scoprire di aspettare un altro bambino-.
Caterina avvertì i suoi stessi occhi farsi lucidi, ma non se ne vergognò, né cercò di non renderlo evidente.
-Non dico che non avrei comunque un po’ di paura, soprattutto al momento di vedere il test positivo o in altri momenti, ma sarebbe stato molto diverso se fosse successo anche solo un anno fa- proseguì ancora, con voce più roca per le lacrime mal trattenute – Stavolta credo di essere davvero pronta a riprovarci. Sempre se lo vuoi anche tu-.
Prima ancora che potesse aggiungere qualcos’altro, Nicola la strinse a sé con foga, baciandola come se non ne avesse avuto la possibilità per mesi e mesi. Caterina si ritrovò a sorridere in quel bacio, ricambiandolo con dolcezza.
Quasi si ritrovò a ridere nello sperare di non aver versato della tisana sul divano.
-Ovvio che sì- Nicola si staccò da lei quanto bastava per poterle sussurrare quelle parole. I suoi occhi azzurri erano lucidi per le lacrime non ancora scese, e Caterina sapeva che valeva lo stesso per i suoi stessi occhi. Sarebbe stata contenta di far scendere quelle lacrime, perché per una volta erano dovute solo alla gioia che stava provando.
-Non dico che dobbiamo iniziare a provarci subito … - provò a dire, seppur ancora con il sorriso stampato sulle labbra.
-Faremo con calma- Nicola continuò ad accarezzarle il viso, tenendolo gentilmente tra le mani – Nessuna fretta, quando capiterà lo sapremo-.
-Per forza di cose- rise Caterina, trascinando anche lui in una risata leggera.
Qualche attimo dopo Nicola era tornato silenzioso, le iridi chiare fattesi più serie ma con la stessa dolcezza di prima:
-Lo sai che sarò con te per qualsiasi cosa, vero?-.
La baciò ancora, e le passò il pollice su una guancia, asciugando una lacrima che alla fine era riuscita a percorrere quel tratto di pelle.
-Affronteremo insieme qualsiasi paura potrà esserci-.
-Lo so- Caterina lo disse con fermezza, e convinta lo era in modo sincero – Ma stavolta andrà meglio-.
E forse non poteva averne la certezza assoluta, ma sapeva che sia lei che Nicola avrebbero fatto del loro meglio.
-Andrà meglio, sì-.
 
*
 
Come home and lie in bed
Thinking if it was my fault?
Dizzy night, looking at the clock
Soon it will be midnight
Will something be different?
It won't be something like that
But this day will be over
When the minute and second hands overlap
The world holds its breath for a little while
Zero o'clock
 
Sbadigliò vistosamente, sentendo il proprio corpo farsi sempre più impacciato ogni minuto che passava. Era abituato ad andarsene a letto tardi – a volte anche in piena notte-, ma per quella sera Alessio doveva ritenersi sconfitto e fin troppo stanco quando ancora non era scoccata la mezzanotte.
E forse, in fondo, era un bene: perlomeno, non appena si sarebbe steso a letto, si sarebbe addormentato subito senza passare altro tempo a rimuginare su troppe cose che rischiavano di tenerlo ancora più sveglio.
Scostò le coperte del suo letto, ben intenzionato ad approfittare subito di quella stanchezza. Era da un po’ di settimane che gli capitava di avere spesso un sonno agitato, quasi per nulla ristoratore; magari quella sarebbe stata una delle poche volte in cui l’indomani mattina si sarebbe svegliato ben riposato.
Aveva messo a letto Christian e Federica lui stesso, quando lui ed Alice erano rientrati in casa. Lei era andata a farsi una doccia, e lui si era preso il tempo necessario per rimanere con i suoi figli fino a quando non si erano addormentati. E poi, nonostante il sonno che avanzava anche per lui, si era preso qualche altro minuto per osservarli dormire, nel rifugio dei loro lettini. Invidiava la loro serenità infantile, quando la paura più grande che potevano avere riguardava un incubo o la sparizione di qualche giocattolo.
Ci ripensò anche in quel momento, mentre si infilava a letto a sua volta, già pronto a spegnere la luce. Fu in quel momento, mentre si girava verso il comodino, che si accorse che la porta non era più socchiusa, e che Alice lo stava guardando in silenzio dalla soglia. Alessio quasi sobbalzò nel vederla così, seria e impassibile, osservarlo senza dargli alcun indizio del suo arrivo.
-Da quanto sei lì?- le chiese, con ancora il cuore che batteva forte per lo spavento appena avuto.
-Da poco- rispose lei, la voce insolitamente dura.
Alessio non aveva idea di cosa potesse essere successo così all’improvviso, ma sapeva che avrebbe dovuto accantonare i suoi progetti di addormentarsi entro poco.
-Dobbiamo parlare- disse Alice, e la sua non era stata una domanda, né un invito gentile, e neppure una minaccia. Era stata una semplice constatazione, come se gli avesse appena detto che ore fossero.
Alessio la guardò per qualche secondo, e in un attimo fugace si ritrovò a pensare che tutte le occhiate che lei gli aveva riservato durante la cena di quella sera non potevano essere non collegate anche a quel preciso momento.
Prima che potesse anche solo azzardare a dire qualcosa, Alice proseguì ancora:
-Vieni in salotto, o restando qui rischiamo di svegliare i bambini-.
Non capitava spesso di sentirla usare un tono così autoritario. In quei frangenti Alice faceva quasi paura, forse proprio perché era raro vederla così cupa, così seria. Non era un tratto che le apparteneva, ma capitava che riuscisse ad apparire ferma e talvolta minacciosa quando serviva.
Alessio si alzò riluttante, ma non protestò né si lamentò nel seguirla verso il salotto. Alice lo precedeva di qualche metro, e quando finalmente arrivarono se ne rimase in piedi, girandosi verso di lui per fronteggiarlo.
-Cos’è successo con Pietro?-.
Alessio seppe di essere sbiancato in viso anche senza il bisogno di uno specchio.
Alice non gli aveva nemmeno chiesto se fosse successo qualcosa con Pietro, no. Dava già per scontato che qualcosa fosse accaduto, e che avesse a che fare con lui, e Alessio non poteva nemmeno darle torto: era del tutto vero, e il fatto che Alice lo avesse capito, probabilmente già da un po’, lo spaventò ancora di più.
Una parte di lui si era sempre aspettata una domanda del genere, ma ora che era realtà si ritrovava comunque del tutto impreparato ad affrontarla.
-Cosa vuoi che sia successo?- le chiese, evasivo – Non è successo niente. Non so perché mancasse stasera, avrà avuto da fare-.
Sapeva che con Alice non sarebbe stato convincente fino in fondo, e la sua fronte contratta e il sopracciglio alzato, in un’espressione imperniata di scetticismo, non fecero altro che confermarglielo.
-Seriously, pensi davvero che sia solo per stasera?-.
Alessio sospirò a fondo, allargando le braccia con fare rassegnato:
-Senti, non ne so nulla. Forse dovresti domandarlo a lui-.
“E chissà cosa ti direbbe”.
Cercò di allontanare quel pensiero nel minor tempo possibile, e sperò solo che Alice mollasse l’osso e si decidesse a lasciarlo andare nella sua stanza. Dubitava ormai che sarebbe riuscito a dormire subito – o a dormire del tutto-, ma almeno sarebbe stato da solo.
-No, lo sto chiedendo a te- Alice, però, non demorse affatto – Lo so che è successo qualcosa tra voi due. Pietro è sparito, e contemporaneamente tu sei uno zombie che cammina-.
Era molto più osservatrice di quel che lasciava trasparire, ed Alessio nemmeno se ne sorprese. Gli occhi verdi di Alice lo trapassavano da parte a parte come se fosse invisibile, incatenandolo nel punto del pavimento dove si era fermato.
-Non è una coincidenza-.
-Sto bene- sibilò Alessio tra i denti.
Alice lo guardò ancor più malamente:
-Pensi che sia stupida? Che non mi accorga di come stai?-.
Alessio sentiva la tensione cominciare a montare. Era nervoso, lo era dall’inizio di quella maledetta cena di quella sera, lo era diventato ancor di più dopo tutte quelle domande su Pietro e sulle ipotesi riguardanti la sua assenza, e sapeva che stava cominciando a raggiungere un livello di irritazione che non avrebbe fatto altro che farlo arrivare al punto di non ritorno. Si sentiva come un animale messo all’angolo, che non aveva altro metodo per difendersi che non fosse quello di attaccare.
-Anche se fosse come dici, perché deve essere legato a Pietro?- sbottò, non riuscendo a non alzare la voce. Non aveva urlato, ma c’era andato vicino.
-Perché è successo tutto nello stesso periodo- rispose Alice come se fosse tutto perfettamente logico e collegato.
-Cerchi sempre di evitare di parlare dei tuoi problemi, ti chiudi in te stesso e rimani impenetrabile-.
Alessio smise di guardarla, la rabbia che cresceva. Strinse le mani a pugno, e avvertì solo il desiderio di andarsene. Invece rimase immobile, con la voce di Alice che gli entrava dentro come una litania funesta, che non faceva altro che ricordargli tutto quello che aveva sbagliato – non solo con Pietro nell’ultimo mese, ma probabilmente nell’ultimo decennio.
-Però stavolta non credo che sia così semplice. E Pietro … -.
Arrivato a quel punto non gliene fregò più niente, neanche più di tenersi tutto dentro come gli aveva appena rimproverato Alice.
-Siamo andati a letto insieme, va bene?-.
Stavolta aveva urlato davvero, dimenticandosi persino che Christian e Federica si sarebbero potuti svegliare. E si dimenticò anche che la persona che aveva davanti era Alice – la sua ex, per quanto potesse essere riuscito a considerarla comunque un’amica. Si pentì subito di averle dato una notizia del genere a quel modo, isterico ed esasperato, senza alcuna delicatezza.
Alice lo stava guardando con occhi sgranati, come se faticasse a credere a ciò che aveva ascoltato.
-Cosa?-.
Alessio lasciò che le sue braccia ciondolassero senza alcun guizzo lungo i fianchi, come se ogni energia rimanente fosse stata drenata fuori dal suo corpo. Sperò, per la seconda volta in quei pochi minuti, che tutto finisse il prima possibile. Sapeva che non sarebbe successo: ormai aveva parlato, e Alice non lo avrebbe lasciato andare fino a quando non le avrebbe detto almeno la maggior parte delle cose che si era tenuto dentro fino a quella notte.
E forse, in fondo, ormai tanto valeva sfogarsi almeno con qualcuno.
-La sera della festa di Giulia e Filippo per Alberto. Non sono rientrato a casa- mormorò Alessio, con voce piatta.
-Me lo ricordo- annuì Alice, le braccia conserte contro il petto e lo sguardo pensieroso – Sei tornato dopo che ero partita con Sergio e i bambini-.
-Ero da Pietro- Alessio non riuscì a continuare a guardarla mentre continuava a raccontare, a ricordare – Dopo che ce ne siamo andati da Giulia e Filippo ci siamo fermati in un bar, e poi visto che eravamo un po’ brilli ho preferito fermarmi da lui. E poi … -.
“Perché fa ancora così male?”.
Ormai non ricordava più molti dettagli di quella notte, ed era cosciente che molti altri erano già andati persi nella memoria offuscata dall’ubriachezza. Non faceva granché differenza, però: ricordava le sensazioni che aveva provato, che erano ancor più importanti delle azioni.
Ricordava i baci di Pietro, il calore del suo corpo e la sicurezza che aveva provato nell’averlo accanto, così intimamente vicino a sé.
Erano sensazioni che gli mancavano in maniera viscerale, e che probabilmente non avrebbe mai rivissuto.
-È successo quel che è successo, ecco-.
Avvertì la gola stringersi in un nodo che gli avrebbe sicuramente reso difficile parlare senza mostrare quanto fosse difficile per lui in quel momento.
-Ma non è quello il problema principale- disse in poco più di un sussurro.
Alice gli si fece più vicina, solo di qualche passo:
-E allora cos’è?-.
Quella parte, se possibile, era ancora peggiore da ricordare della precedente.
Cercò di calmarsi, ma a poco serviva provare a mettere un po’ di distacco tra le proprie emozioni e ciò che aveva ancora da raccontare. Era agitato anche perché parlare di sé non gli veniva così naturale come avrebbe voluto, sfogarsi su qualcosa che lo riguardava in prima persona. Raccontare qualcosa era già di per sé esporsi: lo si dimostrava attraverso le parole scelte per spiegarsi, attraverso i dettagli da portare a galla.
E aveva paura a mostrarsi così vulnerabile. Aveva paura con Alice in quella notte di Settembre, come l’aveva avuta con Pietro quel pomeriggio di Agosto.
Ma si era come spezzato qualcosa in lui, come una diga crollata che lasciava fuoriuscire il fiume che aveva trattenuto fino a quel momento.
-La mattina dopo mi sono svegliato per primo e me ne sono andato- mormorò, vergognandosi per quello che stava per dire – Ero terrorizzato e non sapevo cosa fare-.
-Quindi sei tornato qui- concluse per lui Alice.
Alessio annuì:
-Sì, e ho evitato Pietro per tutto il giorno. Solo che poi il giorno dopo lui è venuto qui per parlarmi-.
Alessio si passò una mano sul viso, sperando che non gli tremasse ancora la voce.
-E ha detto che … - scostò di nuovo gli occhi da Alice, consapevole che forse avrebbe fatto strano anche a lei sapere quel che stava per dire.
-Che è innamorato di me-.
Si era aspettato una reazione visibile in Alice. Se proprio non una frase, almeno un cambio d’espressione che dimostrasse quanto la cosa l’avesse presa contropiede. Invece l’aveva solo guardato con apprensione, ma nei suoi occhi Alessio non lesse nemmeno un pizzico di sconcerto.
-Perché non mi sembri per niente sorpresa?- le chiese incerto.
Avvertì addosso una sensazione inspiegabilmente negativa, serpeggiante e infida, alimentata dal fatto che Alice continuasse a non tradire alcuna incredulità a ciò che aveva appena ascoltato.
Alessio la guardò confuso.
-Non ti piacerà saperlo- replicò a mezza voce Alice, per la prima volta con fare esitante. Sembrava cauta, ora, e Alessio non poté fare a meno che sentirsi ancor più inquieto.
-Ormai cosa cambierebbe?- disse, più per spingerla a parlare che altro. In realtà temeva ciò che avrebbe potuto scoprire, e come avrebbe potuto reagire.
Alice sospirò profondamente, chiudendo gli occhi per qualche attimo come per radunare le idee – o prepararsi al peggio. In quell’istante, ancor prima di sapere effettivamente, Alessio temette che avesse ragione su tutta la linea: non gli avrebbe fatto piacere saperlo, qualunque cosa fosse.
-Lo sapevo già-.
Alice aveva aperto bocca un paio di volte, inutilmente, prima di riuscire ad articolare quelle parole. Arrivarono talmente inaspettate che Alessio non ebbe neanche la prontezza di reagire, nemmeno di comprenderle.
-È lunga da spiegare, sappi solo che a Dicembre scorso avevo scoperto per caso che Pietro fosse gay- continuò Alice, in fretta, l’accento inglese che si era fatto più evidente – Abbiamo parlato da soli, e mi ha detto anche questo. Che è innamorato di te-.
Per i primi secondi dopo quella confessione Alessio tacque ancora. Guardò Alice con viso inespressivo, di ghiaccio, mentre assimilava quelle informazioni.
Quando capì ciò che gli aveva appena comunicato, si sentì fumare d’ira.
-Vaffanculo, Alice, cazzo, vaffanculo!-.
Stavolta urlò davvero, con rabbia, puntandole addosso un dito accusatore.
-Lo sapevi da così tanto tempo e non ti è mai venuto in mente di dirmi qualcosa?-.
Fu molto tentato di andarsene seduta stante, di troncare immediatamente quella conversazione, ma una parte di lui voleva sapere sul serio cos’altro aveva da dirgli. E magari arrabbiarsi ancora di più.
-Credi davvero che fossi io a dovertelo dire?- Alice non arrivò a gridare, ma alzò la voce a sua volta – Non erano affari miei, ed era Pietro a dovertelo dire quando se la sarebbe sentita!-.
“Però lo sapevi”.
La guardò in silenzio, il più malamente possibile, anche se la parte più razionale di sé intuiva che non avesse tutti i torti.
“Sapevi già tutto, cazzo”.
-Non incolparmi per qualcosa in cui non c’entro-.
Se fosse stato più calmo si sarebbe reso conto che, da quel punto di vista, Alice aveva pienamente ragione. Non sarebbe potuta essere lei a dirglielo al posto di Pietro, non quando si trattava di una cosa così delicata, intima e personale come l’amore per qualcuno.
Si chiese come poteva aver accolto la notizia Alice all’epoca, ma evidentemente non ne era rimasta turbata: non aveva notato alcun cambiamento nel suo rapporto con Pietro, e anzi, forse li aveva visti anche più in amicizia di prima. O forse era lui a non aver notato differenze, come probabilmente gli era capitato varie volte?
In fin dei conti, rifletté febbrilmente, non si era neanche mai soffermato a pensare e a guardare il suo legame con Pietro sotto una luce diversa.
Non l’aveva fatto, e le volte in cui i dubbi avevano cercato di emergere li aveva prontamente soffocati, perché era più facile rimanere cieco che affrontare una verità che poteva cambiare le cose e renderle più complicate.
Aveva fatto lo stesso con Alice, tenendola accanto a sé senza amarla nello stesso modo in cui lo aveva amato lei. Aveva sempre messo al primo posto se stesso e i suoi sogni, e solo dopo venivano tutti gli altri.
Ora che però era successo con Pietro, e in un modo molto più repentino e definitivo di qualsiasi altra volta in cui si erano allontanati, il dolore superava di gran lunga la voglia di serenità.
Non poteva continuare a vivere come prima, non gli sarebbe stato più possibile neanche volendo.
Il peso di quella consapevolezza lo spinse a dirigersi verso il divano. Aveva bisogno di sedersi da qualche parte, improvvisamente così stanco da non riuscire neanche a reggersi in piedi.
Alice, invece, rimase dov’era. Ora non la vedeva più: era rimasta in piedi alle sue spalle, ma Alessio sapeva che lo stava seguendo con lo sguardo. Forse era combattuta sull’avvicinarsi, o perlomeno metterglisi di fronte, ma non fece nulla di simile.
-Cosa gli hai detto?-.
Alice glielo chiese dopo almeno un minuto di silenzio. Alessio aveva quasi pensato che avesse rinunciato a continuare quella conversazione, anche se non l’aveva avvertita allontanarsi.
Sospirò a fondo, passandosi le mani sul viso:
-Secondo te?-.
Sbuffò amaramente, scuotendo il capo.
-Non mi pare che ci parliamo molto ora. Non ci parliamo affatto-.
-Lo hai rifiutato?- gli chiese ancora Alice.
“Se lo avessi fatto probabilmente mi sentirei meno in colpa”.
Si era sbagliato: tutto quello che aveva raccontato precedentemente non era stata la parte più difficile, ma quella che stava per venire lo era davvero.
Raccontare gli eventi che riguardavano lui e Pietro era stato sì un aprirsi al giudizio esterno, ma era diverso dal dover parlare unicamente di sé e di quel che provava, di quello che lo aveva spinto a prendere certe scelte – o a non prenderle affatto.
Se gli era facile aprirsi con qualche frase, qualche parola, non poteva dire lo stesso per quel che avrebbe dovuto dire per spiegare come mai non aveva saputo rispondere a Pietro.
-Non sono riuscito a dirgli niente- sussurrò – Lo ha preso come un rifiuto, e mi ha detto che non voleva più vedermi-.
Si girò a fatica verso Alice, continuando a guardarla con occhi inespressivi, come se la rabbia che aveva provato poco prima fosse già sfumata in qualcosa di indefinito, che lo rendeva totalmente apatico.
-Contenta ora? Ora che sai cos’è successo?- le chiese con una nota polemica.
Lo sguardo che gli restituì lei gli fece intuire già la risposta.
-No, non sono contenta. Sono solo preoccupata-.
-Per me o per lui?-.
Alice sospirò con esasperazione:
-Both of you-.
Si avvicinò di nuovo, anche se Alessio non seppe di quanto: era tornato a volgere gli occhi davanti a sé, scostandoli dalla figura di Alice.
-Perché non gli hai detto niente?-.
Alessio sapeva che, qualora avesse deciso di rispondere con tutta la sincerità che gli era possibile a quella domanda, avrebbero passato in quel salotto gran parte della notte.
E, in qualsiasi caso, a cosa mai sarebbe potuto servirgli esporsi in quella maniera con Alice? Pietro non sarebbe comunque tornato sui suoi passi. Non avrebbe cambiato idea improvvisamente, solo perché lui poteva aver cominciato a fare qualcosa di giusto.
-Cosa potevo dirgli?- chiese, con sarcasmo tagliente – Non sono una persona che si merita Pietro. Mi pare di averlo già dimostrato ampiamente-.
Mentre lo diceva sperò di non avere davvero ragione. Sperò di starsi sbagliando, di poter ancora fare qualcosa per dimostrare di essere all’altezza di Pietro e di potersi guadagnare il suo perdono. Forse lui avrebbe rappresentato la spinta giusta per essere un uomo migliore di com’era sempre stato.
Eppure c’era sempre una parte di sé, quella che gli ricordava costantemente che in fin dei conti somigliava a suo padre e che quella era ormai una verità incontrovertibile, che gli diceva invece che ormai non poteva farci niente. Sarebbe stato un nuovo Riccardo con la sua Eva: avrebbe solamente ferito la persona che lo amava, o che lo aveva amato, e avrebbe continuato a farlo.
Era già successo una volta, ed Alice poteva testimoniarlo in prima persona. Non poteva fare la stessa cosa a Pietro.
-In fondo è meglio così- mormorò, più tra sé e sé che ad Alice – Lui troverà qualcuno di più meritevole e che saprà amarlo quanto merita-.
-Ma non hai mai detto che tu non lo ami-.
Alessio non disse nulla a quelle parole di Alice. Non lo negò, né lo confermò, ed intuì che quel suo silenzio valeva più di molte altre frasi di circostanza.
Alice si era finalmente spostata di fronte al divano. Ora poteva guardarlo in faccia, ma la sua espressione era molto più sconvolta di quella che Alessio sapeva di avere stampata in viso. Sembrava in pena per lui, o forse lo era per Pietro.
-Sei un egoista, e lo sei stato anche con lui. Hai sempre pensato solo a te stesso, a ciò che era meglio per te, e mai a quello di chi ti sta vicino- Alice spuntò quelle parole con una tale calma lucida che fece supporre Alessio che le avesse pensate e volesse dirgliele da molto tempo – Lo stai facendo di nuovo anche con Pietro, e ci stai male, eppure non stai facendo nulla per cambiare le cose anche se lo ami-.
Alice aveva imparato a conoscerlo molto meglio di quel che Alessio aveva sempre temuto. Doveva averlo fatto più attraverso i suoi silenzi e le sue mancanze.
Le mancavano molti altri elementi, ma senza dirle granché aveva comunque c’entrato uno dei punti. Quella consapevolezza lo spaventò enormemente, e lo ferì allo stesso modo: era diverso vedere confermati i propri timori da qualcuno che lo conosceva da così tanto tempo.
Il bisogno di andarsene e rinchiudersi nella sua stanza da solo divenne insopprimibile, ma lo sguardo di Alice lo teneva ancora incatenato al divano. Era un’occhiata pesante, occhi che sapevano già molte altre cose che lui non aveva palesato.
-Sei innamorato di Pietro, vero?-.
Quella domanda gli cadde addosso come un macigno, e Alessio non seppe cosa rispondere. Arrivato a quel punto gli rimase solo una cosa da fare, che era anche l’unica che gli era sempre riuscita benissimo: scappare.
Lanciò un ultimo sguardo pieno di silenzio ad Alice, prima di alzarsi e muoversi lentamente lontano dal salotto. Lei non provò a fermarlo, né gli disse nulla.
Lo lasciò andare, e Alessio gliene fu grato. Quando richiuse alle sue spalle la porta della sua camera non si sentì sollevato, né arrabbiato. Provò solo una sensazione di vuoto che sembrava non poter finire mai.
 






[1] Les Miserables - "On my own"
[2] BTS - "Zero o'clock"
*il copyright delle canzoni appartiene esclusivamente ai rispettivi cantanti e autori.

NOTE DELLE AUTRICI
Siamo ormai a Settembre, in una serata a casa di Giulia e Filippo, dove ritroviamo tutti i nostri protagonisti, meno Pietro, riuniti. Ed è proprio l'assenza dell'amico a fare da perno a questo momento della cena che vediamo in questo aggiornamento: Caterina e Nicola decidono di condividere la notizia della convivenza di fatto, dispiaciuti però che Pietro sia l'unico non presente. Scopriamo, infatti, che oltre ad Alessio sembra star evitando anche il resto del gruppo, con scuse piú o meno credibili. Tra le ipotesi riguardo la sua assenza aleggia la possibilità che si stia frequentando con qualcuno, anche se sappiamo che le cose sono un po' piú complicate di cosí... E Alessio stesso, già in difficoltà per la mancanza di Pietro, si ritrova ancor piú nei pasticci nel cercare di rispondere alle domande su di lui.
La serata, però, non finisce con la cena: seguiamo prima di tutto Nicola e Caterina una volta rincasati e soli. È in questo frangente che Caterina riesce ad aprirsi con Nicola, e a dirgli che si sente finalmente pronta all'idea di affrontare un'altra gravidanza. Insomma, le cose sembrano andare davvero meglio per entrambi, e sono pronti a voltare pagina dopo certi eventi spiacevoli. Vedremo quindi presto un altro baby Maccaferri-Tessera?👼🏻
Parallelamente alla conversazione tra Caterina e Nicola, ci concentriamo anche sul rientro a casa di Alessio e Alice. È proprio quest'ultima che decide di prendere in mano la situazione, chiedendo ad Alessio cosa mai sia successo tra lui e Pietro. Da qui intuiamo come ormai Alice abbia fatto 2+2 e collegato molti pezzi del puzzle, e dopo un po' di insistenza Alessio spiega finalmente cosa sia davvero accaduto tra di loro. Ma oltre a ciò, Alessio finalmente scopre che Alice sapeva già sia che Pietro fosse gay (o, almeno, l'ha saputo con un po' d'anticipo rispetto a lui), e soprattutto sapeva di quel che provava nei confronti di Alessio stesso. Di certo la notizia non ha lasciato il nostro protagonista proprio indifferente!
Il confronto con Alice giunge ad un punto finale in cui lei cerca di farlo riflettere, sia su quel che prova verso Pietro che su come ha agito finora... Che questa conversazione con Alice possa spingere Alessio ad agire?
Lo scopriremo nei prossimi capitoli, da mercoledì 24 luglio!
Kiara & Greyjoy

 
   
 
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