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Autore: Albino    11/07/2024    0 recensioni
"Hi" significa sole e "Tsuki" luna.
Entrambi brillano al massimo del proprio splendore, ma non l'uno per l'altro.
Non importa quanto ci provino, non possono fare altrimenti.
Perché il sole e la luna non sono destinati a scontrarsi.
Eppure...
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Shouyou Hinata, Tadashi Yamaguchi, Tobio Kageyama
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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You are the sun, and I - the moon,

And without your light, I am nothing.

Yet without my light, you are still

everything.

 

 

Il cuore di Hinata batteva all'impazzata mentre il sudore gli colava sulla pelle ambrata, rendendola luccicante sotto le luci a led del palazzetto dello sport. L'aria era un tripudio d'emozione, elettrica e adrenalinica quanto bastava per spingere i giocatori oltre il proprio limite.
Il tifo non mancava, gridando a squarciagola per supportare la squadra favorita.
Gli amici di sempre erano lì, oltre gli spalti, a sgolarsi dietro ad uno striscione nero su cui era apposto un unico quanto significativo promemoria: vola.
La Karasuno avrebbe spiccato il volo come uno stormo di corvi aggressivi e famelici, pronti a tutto per attaccare, per vincere e ce l'avrebbero fatta, sbaragliando ogni avversario abbastanza sciocco da mettersi sul loro cammino!
Per quanto i ragazzi della Karasuno fossero diversi tra di loro, quando giungeva il momento di mettercela tutta erano capaci di grande integrità e di gioco di squadra. Non importava quanto tempo ci fosse voluto per raggiungere quegli obiettivi, il dolce sapore della vittoria avrebbe ripagato ogni sforzo, ogni errore, ogni lacrima.
Perché loro erano questo: corvi affamati, cresciuti nel cemento e che avrebbero imparato a volare sempre più in alto, e cosa più importante, erano fieri di esserlo.

Hinata Shoyo, il numero dieci, giocatore centrale della Karasuno, era esausto. Respirava lentamente e a fatica mentre l'adrenalina gli scorreva in corpo come se fosse una qualche sorta di liquido incandescente che andava solo ad alimentare la sua proverbiale determinazione.
Ma Shoyo non era l'unico ad essere sull'orlo del limite: il loro super libero, Nishinoya Yuu, aveva gli avambracci coperti da lividi di varie forme e dimensioni, alcuni più sbiaditi di altri. Il motivo era più che intuibile viste le innumerevoli volte in cui si era ritrovato a gettarsi a terra con fare spericolato per recuperare la palla. Poi c'era Asahi Azumane, l'asso della Karasuno; lui stringeva la propria maglietta in un pugno mentre annaspava violentemente, in cerca d'aria. C'era ovviamente Daichi Sawamura, il capitano della squadra, che si portava indietro con le dita i capelli corvini madidi di sudore. E poi... e poi c'era lui.
Svelto, lo sguardo di Hinata si posò su un'ampia schiena mentre una sensazione indefinita si faceva strada nel suo cuore, permeandolo in profondità.
Il numero nove svettava orgoglioso sulla schiena del ragazzo, il quale era ancora arzillo e concentrato nonostante stessero ormai conducendo il quinto set!
Kageyama Tobio, il "re del campo", questo era il suo soprannome di vecchia data, quando era ancora solito agire da prepotente e da tiranno nei confronti dei propri compagni di squadra. Tuttavia le cose erano cambiate ormai da tempo e Kageyama era conosciuto come la punta di diamante della Karasuno, non più come un giocatore che pensava solo a se stesso ma come uno che giorno dopo giorno stava imparando ad interagire, a coinvolgere e a farsi apprezzare dalla squadra per ciò che realmente era e lui era... talento puro.
Nonostante litigassero spesso, Hinata nutriva una profonda fiducia nei confronti del suo alzatore, il che era assurdo ripensando al modo in cui si erano incontrati!
Ripensarci gli fece stringere il cuore, che ora batteva con rinnovato fervore. Sapeva già qual era il motivo di tanta esaltazione, ma trovava difficile ammetterlo ad alta voce.
Sapeva solo che se Kageyama era nei paraggi, lui sarebbe stato al sicuro.
Sapeva che se erano insieme in campo, avrebbero fatto punto, non importava come.
Le loro menti si sarebbero unite per trovare una soluzione al problema, come sempre accadeva.
Era così e lo sarebbe stato sempre, perché loro due erano invincibili solo se stavano insieme e con nessun altro sarebbe mai stato lo stesso.

 

La Karasuno vinse la partita con un vantaggio di due punti al di sopra della squadra avversaria. Festeggiando per la tanto attesa vittoria, i ragazzi si diressero verso gli spogliatoi per cambiarsi e rinfrescarsi prima di tornare a casa.
Hinata si tolse la maglietta, notando che Kageyama stava facendo la stessa cosa di fianco a lui. La luce acquosa dello spogliatoio avvolgeva il fisico scolpito dell'alzatore, provocando nell'altro un turbamento per nulla indifferente. Non si trattava dei soliti complessi dovuti all'altezza, alla muscolatura o alle capacità dimostrate sul campo, era... ben altro.
Con uno scatto fulmineo, Hinata reclamò possesso del bagno, chiudendocisi a chiave l'istante successivo.
"Shoyo, ti senti bene?"
Domandò Tanaka, anche lui a petto nudo e pantaloncini, con la maglietta usata poggiata pigramente su una spalla.
"Si, sto bene! Mi... mi scappa!"
Disse e i compagni scoppiarono in una fragorosa risata, tutti tranne uno.
Kageyama notò lo strano comportamento dell'amico ma decise di non farci troppo caso. Infondo Shoyo era sempre un po' strano.
All'interno del bagno, Shoyo teneva la schiena nuda premuta contro le piastrelle fredde, le braccia erano tese e le mani andavano a coprire l'imbarazzante rigonfiamento in mezzo alle sue gambe.
"Maledetto..."
Imprecò a denti stretti, con un sibilo, rivolgendosi poi direttamente al fulcro dei suoi problemi, come se avesse in qualche modo potuto rispondergli.
"Ti prego... ti prego..."
Cantilenò appena, pregando che nessuno lo sentisse. Il suo tono si fece presto supplichevole e non gli passò nemmeno per l'anticamera del cervello l'idea di massaggiarsi per alleviare quella sensazione di sconforto. Non poteva farlo, non lì. Shoyo Hinata non era certo una persona silenziosa, i suoi compagni di squadra si sarebbero accorti di cosa stava succedendo e gli avrebbero chiesto spiegazioni.
Non poteva permetterselo.


Ci volle un po' alla sua erezione per estinguersi del tutto, tuttavia l'essersi trattenuto l'aveva reso insoddisfatto, tanto da influire sul suo umore.
Dopo la partita andarono a mangiare qualche dolciume al negozio del coach Ukai, ma neppure quelle pietanze zuccherate riuscirono a risollevargli il morale.
"Shoyo, allora? Passata l'incontinenza?"
Scherzò Nishinoya, afferrandolo vigorosamente per una spalla. 
"Curiosa scelta di parole" pensò Shoyo mentre un lieve sorriso gli si formava sulle labbra.
"Si, diciamo di si."
Rispose, continuando a guardare avanti a sé. Stavano tutti tornando a casa, l'indomani mattina sarebbe stato un giorno di scuola come tanti e pertanto non potevano permettersi di rimanere in giro fino a tardi. Kageyama se n'era andato prima degli altri, dicendo di avere un impegno.
"Avete forse litigato?"
A quella domanda, Shoyo volse velocemente il capo in direzione del libero.
"Chi?"
"Come chi? Tu e Kageyama!"
"Ah... no. Perché l'hai pensato?"
"Che ne so, è dalla partita di oggi che non parlate!"
"Non è nulla" disse Shoyo, scuotendo il capo. "Sono solo molto, molto stanco."
"Ci scommetto, ma non è da te avere quella faccia."
"Che faccia?"
"Come se ti avesse messo sotto un treno!"
Il sorriso di Shoyo si fece sempre più strascicato. Non era bravo a fingere.
"Perché, hai mai visto l'espressione di qualcuno investito da un treno prima ad ora, Noya-san?"
"E non prendermi sul serio! Hai capito cosa intendo!"
Si, aveva capito.
Shoyo aveva più che capito.
Ma non poteva confidarsi con tanta leggerezza o sarebbe stata la fine!
Anche se, conoscendosi, prima o poi qualcuno lo sarebbe venuto a sapere.
Lui stesso non era mai stato bravo a tenere la bocca chiusa.
Perciò doveva assolutamente trovare un modo per mantenere quel segreto.
Doveva... doveva...

 

 

Non fu un risveglio gradito per Hinata. A dire il vero avrebbe preferito trovarsi venti braccia sotto terra nell'istante stesso in cui i suoi occhi si aprirono, bruciati dalla luce del sole.
Era una bella giornata ma il suo umore non era d'accordo. Non aveva smesso di pensare a Kageyama neppure per un istante, l'immagine dei suoi pettorali era impressa a fuoco dietro le sue retine. Non era la prima volta che gli capitava di vederlo a petto nudo, eppure quella volta era stato diverso, quella volta era stato...

Si alzò dal letto con fare scocciato, vestendosi alla bell'e meglio con l'uniforme del liceo Karasuno per poi uscire di casa con la borsa in spalla. Non si premurò di mangiare, dopotutto lo stomaco gli si era chiuso al punto tale da rendere impossibile anche solo l'idea di mandare giù qualcosa.
Si preannunciava una giornata davvero pessima.

Arrivò la pausa pranzo e Shoyo si decise finalmente a mangiare qualcosa.
Non aveva incrociato Kageyama per tutta la mattina, il che si era rivelato uno svolgersi degli eventi addirittura eccezionale! Non aveva alcuna intenzione di vederlo, non dopo l'incidente del giorno prima in cui aveva quasi rischiato di farsi scoprire. Sapeva tuttavia che non avrebbe potuto continuare così per molto. E quando gli avrebbe parlato... cosa sarebbe accaduto?
Il rosso prese una merendina dalla macchinetta, piegandosi quanto bastava per raccoglierla, dopodiché se la portò alle labbra e la addentò con fare incerto.
"Ehi..."
Sentì proferire alle sue spalle, al che si voltò con un balzo, lasciando andare perfino un urletto impaurito.
Era Tsukishima Kei, numero undici della Karasuno. Giocava come centrale e pertanto lui e Hinata si contendevano il ruolo da titolare. Il biondo sospirò annoiato, passandosi una mano tra i corti capelli biondi prima di sistemarsi gli occhiali sul ponte del naso.
"Certo che ne hai di fegato per spaventarti di qualcuno che conosci già, mandarino con le gambe."
Lo prese in giro Tsukishima, torreggiando su di lui dal suo metro e novanta di altezza. Ripresosi dallo spavento, Hinata gli fu subito addosso - per modo di dire.
"Dannato Tsukishima! Mi hai fatto prendere un..."
"Dì un po', stavi aspettando qualcuno?"
Domandò, poggiandosi distrattamente contro la macchinetta.
Hinata si fece improvvisamente silenzioso, immaginando a cosa sarebbe accaduto se al posto del biondo spilungone si fosse presentato l'alzatore dai capelli neri.
"Guarda che ti ho fatto una domanda."
"Ti ho sentito, non sono mica sordo!"
Esplose istintivamente il rosso. Tsukishima non fece a meno di sollevare un angolo della bocca in un lieve ghigno malcelato.
"E se mi hai sentito cosa ti costa rispondermi?"
"Nulla, è che..."
"Stavi aspettando il re, non è vero?"
Shoyo strinse un pugno attorno alla sua merendina.
"Non chiamarlo così!"
"Perché difenderlo? Sappiamo entrambi che non è mai cambiato veramente, che cerca ancora di darci ordini come se fosse il primo giorno."
"Smettila..."
"E tu per lui cosa sei, hm? Un peso, un amico, un'esca?"
"Tsukishima, va via."
"Sembra contare molto per te. Non ti sarai forse innamorato?"
"E anche se fosse?!"
Ecco.
L'aveva detto.
Se l'era lasciato sfuggire.
E la persona ad averlo saputo per primo era proprio Tsukishima Kei.
Maledetto Tsukishima...
Ci fu un momento di interminabile e assordante silenzio, in cui i due si fissarono dritti negli occhi. Tsukishima lo osservò, analizzando il suo volto, come se lo stesse vedendo per la prima volta per quello che era.
Per un attimo ad Hinata parve di vederlo arrossire, poi scoppiò a ridere. Una risata amara, di scherno, non certo divertita.
Lo stava prendendo in giro, di nuovo.
"Perché la cosa non mi sorprende? L'arrogante re del campo e la sua piccola, affidabile esca che gli ronza attorno! Si, tu e lui sareste proprio una bella coppia!"
Ma, contrariamente a quanto aveva immaginato, Shoyo rimase immobile e in silenzio, a fissarsi la punta delle scarpe. Il sorriso gli scomparve dal volto e si fece immediatamente serio. Non si aspettava una reazione del genere, non da uno come Hinata.
Uno come Hinata gli avrebbe urlato contro, oppure avrebbe addirittura tentato di picchiarlo nel vano tentativo di salvare la propria dignità insieme a quella di Kageyama, ma non stavolta.
Questa volta doveva aver colpito un qualche nervo scoperto di cui ignorava completamente l'esistenza.
"Senti, mi..."
"Risparmia le scuse. Ho già capito."
Tsukishima sospirò, capendo che fosse il caso di essere più comprensivo.
"Perché non glielo dici? Ero serio quando ho detto che stareste bene insieme."
Quelle parole fecero risuonare qualcosa nella testa di Hinata, che alzò lo sguardo e per poco non lo aggredì.
"Ma sei impazzito?! Non potrei mai dirglielo, preferirei morire!"
"Come sei drammatico! Tanto vale che ti trovi qualcuno per farlo ingelosire, in questo modo capirai se è veramente interessato a te!"
In qualche modo quelle parole dette con tanta indifferenza, fecero scattare qualcosa nella mente di Hinata, qualcosa a cui non avrebbe mai pensato altrimenti.
"Tsukishima, sei un genio!"
Il biondo si sentì elogiare e sorrise appena, contento di rivedere lo stesso Shoyo di sempre.
Tutto ad un tratto, però, lo vide avvicinarsi con fare sospetto.
Si mise in punta di piedi, cercando di raggiungerlo, come se volesse far combaciare i loro visi.
"Che fai? Sei troppo vicino."
Si lamentò Tsukishima, ma Hinata allacciò le dita intorno al suo polso, avvicinandosi ancora un po'.
"Lo sai, Tsukki? Penso proprio che non ci sia nessuno che potrebbe far ingelosire Kageyama più di te."
Tsukishima sentì la salivazione venirgli meno.
"Non chiamarmi in quel modo e, per quanto la cosa mi lusinghi, la mia risposta è no!"
"Ma andiamo!"
Gli rispose a tono Hinata, ritornando alla sua solita altezza.
"Perché no?!"
"Perché non mi interessi!"
"E chi l'ha detto che ti devo interessare, è solo una finta, no?"
Tsukishima fece per parlare quando si rese conto di essere stato messo con le spalle al muro.
"E va bene..."
Sussurrò, evitando di incrociare gli occhi con quelli color miele di Shoyo.
"Cosa? Non ho capito!"
"Ho detto che va bene! Sei sordo o cosa?!"
Tuonò il biondo e Shoyo parve soddisfatto. La presa intorno al suo polso si intensificò.
"Grazie! Grazie! Non saprei cosa fare senza di te!"
"Ma figurati."
Disse Tsukishima, come se stesse sputando veleno, chiedendosi tra sé e sé perché mai avesse accettato una sorte tanto terribile. Pensò allora che sarebbe stato meglio se avesse taciuto fin dall'inizio.
"A proposito... cosa volevi dirmi prima, quando ti sei avvicinato?"
Un nuovo ghigno si dipinse sulle labbra del biondo, il quale si avvicinò per sussurrargli in un orecchio:
"La prossima volta che ti masturbi in un bagno pubblico, evita di gemere in quel modo tanto osceno."
Hinata si pietrificò nell'udire quella risposta.
"Hai capito male, io non..."
Ma prima che potesse terminare la frase, Tsukishima se ne andò, lasciandolo lì con i suoi pensieri. Gli disse che la pausa pranzo era terminata e che sarebbero dovuti tornare a lezione il più presto possibile.
Hinata avrebbe voluto parlargli, spiegarsi, ma si decise a farlo in un secondo momento.
Tsukishima... l'aveva sentito.
Quel maledetto lo faceva uscire fuori di testa, ma almeno l'avrebbe aiutato nel raggiungimento del suo intento... o così sperava.

 

 


To be continued...

   
 
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