Aiden era a lavorare a scuola, quando a un certo punto aveva visto entrare dai cancelli degli uomini con indosso tute protettive a ritirare ragazzini su camion militari.
Un uomo spiegò al preside la situazione e di cosa fosse successo nel quadrante 10 del distretto B9. Quando tutti furono messi a conoscenza della realtà, si scatenò il panico e chiunque fosse stato in contatto con loro veniva bloccato in una stanza della scuola.
Anche lui stesso, bloccato in un'aula pieni di lavoratori che si scambiavano pareri preoccupati:
-Era da moltissimi anni che non accadeva una cosa del genere, assurdo.-
-Se fossimo infetti?-
-Cosa dovremmo fare ora?-
-Dobbiamo aspettare, anche se sono nervosa e spaventata.-
-Spero che mio figlio stia bene.-
-Anche mia figlia, il suo migliore amico arriva da quel settore.-
Aiden li ascoltava, seduto da un lato della stanza e con in mano il suo cellulare che iniziò a squillare. Sullo schermo il nome di sua madre.
-Pronto?-
"Tesoro!" Lo chiamò energicamente. "Ho sentito quel che è successo a scuola! Come stai?"
-Io sto bene... per ora almeno.-
"Ti hanno bloccato lì?"
-Si, sono in una stanza con altri miei colleghi... ma siamo quelli che probabilmente non hanno avuto nessun contatto con i ragazzi di quel quadrante.-
"Allora perché vi tengono lì?"
-Per sicurezza, sai è una scuola e magari non ce ne siamo accorti e ci sono passati a fianco...-
Qualche attimo di silenzio. "Quindi si diffonde per via aerea?"
-Non si sa' ancora, per questo ci tengono qui, per vedere come va' e spero bene.-
"Lo spero anche io tesoro mio, sei così tranquillo."
-Al militare ci insegnano a mantenere il sangue freddo, quindi non è assolutamente un problema- spiegò annuendo.
"Tesoro, stai attento ok?"
-Si certo, tranquilla.-
"Fammi sapere come va', non tenermi sulle spine e avvertirmi per qualsiasi cosa... va bene?"
Era preoccupata, profondamente e chi non lo sarebbe in tale situazione?
La capiva bene.
-Tornerò a casa sano e salvo.-
"Tesoro, lo desidero tanto anche io... ti voglio bene."
-Anche io te ne voglio- disse più dolce e con un bel sorriso. -Appena ho più notizie ti scrivo, poi se c'è qualcosa di più o meno importante ti chiamo.-
"Va bene, chiamami mi raccomando e fammi sapere. Tesoro non sopporterei mai che ti accadesse qualcosa."
-Lo so', ma vedrai che non mi accadrà nulla.-
"Oh, bambino mio."
La poteva sentire iniziare a piangere fra un momento e l'altro. -Mamma ascolta, chiama Hun e digli di venire da te.-
"Ma sarà impegnato..."
-Mamma, farebbe di tutto per te e non voglio che resti da sola adesso e scommetto che neanche lui lo vorrebbe, quindi per favore chiamalo e digli che hai bisogno del suo appoggio.-
La sentì tirare su col naso e con voce tremante disse quelle parole. "Ho proprio un bel bambino maturo."
Arrossì. -Non mi chiamare così.-
La madre ridacchiò.
Aiden tirò un sorriso, contento di averla fatta ridere e poi annuì. -Adesso riattacco, tu chiama Hun mi raccomando e ti farò sapere non appena avrò notizie.-
La salutò dolcemente e poi tornò ad osservare la stanza, era seduto su una cattedra a gambe incrociate e fra le mani giocherellava col cellulare.
Era dura attendere a quel modo notizie positive e che potessero essere rincuoranti, ma doveva trattenere la calma. A rispetto di tutti lì dentro, era quello che se ne stava più buono e in silenzio. Alcuni gridavano contro la porta sigillata della stanza, insultando i soldati e i medici.
Attendeva con pazienza, anche se era difficile in mezzo a quella grida e pugni sulla porta.
Aveva quasi il profondo desiderio di scrivere a Yukio per chiedergli più informazioni su quanto fosse accaduto, ma forse era meglio non scomodarlo... chissà quanto era occupato di lavoro ora, era pur sempre il Primo Ministro.
Beh, almeno la sua routine aveva avuto qualcosa di diverso dal solito, proprio come aveva sempre desiderato, ma era davvero troppo una cosa del genere e non si sarebbe mai aspettato un attacco batteriologico. Gli ricordava i vecchi film che guardava in televisione, ma questa era la realtà.
Erano passate delle ore e le persone dentro quella stanza alla fine si erano calmate capendo che sarebbe sato tutto inutile, si erano arrese.
Fu servita una cena abbastanza buona e che non aveva troppo porzioni, ma che fosse nutriente.
Era rimasto al suo posto, a lato dell'aula seduto su una delle scrivanie presenti lì e aveva scritto a sua madre diverse volte. Lei era stata davvero raggiunta da Hun.
Insieme alla cena, avevano dato a loro borracce d'acqua di buone dimensioni e un sacco a pelo.
Nessuno di certo era contento di essere trattenuto, ma il loro egoismo era enorme... pur di volersene andare, facevano di tutto per infastidire i medici, non gli importava se magari infetti andassero a infettare qualcuno, anche i loro cari. Erano certi che non fossero contagiati, ma chi poteva veramente dirlo?
I sintomi magari potevano avvenire dopo tot tempo.
Bevve un sorso d'acqua e si osservò attorno, avevano messo all'interno cabine bagno trasportabili, erano quattro, messe da un lato della stanza in modo di lasciare spazio a loro per dormire più tardi.
Sospirò e si strinse le gambe al petto, appoggiandosi al muro alle sue spalle e di certo quel suo modo di fare così tranquillo aveva attirato l'attenzione di alcuni. Infatti, un uomo con tuta lo chiamò, chiedendogli di venire con lui per dei controlli e dando notizia che sarebbe stato pure il turno degli altri dopo.
Fu portato in una stanza allibita a incontri con i pazienti momentanei, di fatto non erano soli e c'erano altri sportelli ai lati della stanza.
Erano posti a distanza di sicurezza, separati da pareti di vetro oscurante. Formavano una specie di cabina quadrata, grande il giusto per fare stare due persone e lo sportello.
Si sedette di fronte a sé l'uomo.
Non lo vedeva bene da dietro il casco, ma riusciva a intuire che avesse dei baffetti neri.
-Lei è il signor Davis Aiden?- chiese maneggiando il suo tablet, che colpiva delicatamente.
-Sì, sono io.-
-Quanti anni ha?-
-18 anni, signore.-
-Studia qui?-
-No, per problemi finanziari ho dovuto lasciare la scuola, ma mi hanno dato un lavoro qui come aiuto.-
-Comprendo, cosa fa' qui in questo edificio?-
-Sono assistente, faccio un po' di tutto e aiuto dove c'è bisogno- spiegò e vedendo, con difficoltà, la sua suscettibilità decise di andare avanti a parlare. -Sono stato assunto legalmente, ho un contratto indeterminato.-
-Capisco- scrisse qualcosa e poi tornò a lui. -Ha qualcosa? Si sente male o strano?-
-In che senso?-
-Le chiedo scusa se sono vago, ma non sappiamo assolutamente nulla sui sintomi.-
Ci pensò un attimo.
-Ci pensi bene.-
Non aveva nulla, non sentiva niente di particolare e se aveva una cosa, aveva solo stanchezza... ma probabilmente era dovuta a ieri e alla giornata di pesante di oggi.
Alla fine, scosse la testa, dopo che era stato sicuramente osservato attentamente dai suoi occhi. -No, non sento nulla di che. Forse sono solo un po' stanco, ma ieri sera ho fatto tardi per aiutare mia madre per alcune cose.-
-Capisco, in più questa giornata deve essere abbastanza faticosa e pesante.-
-Si, lo è... devo dire anche strana, era da parecchi anni che non accadeva una cosa del genere.-
Compilò altre cose sul suo tablet e alzò gli occhi, incrociando quelli del giovane. -Già.-
-Ma cose è successo, signore?-
-Beh, di preciso è successo che qualcuno nel quadrante B9 ha lasciato libero un liquido di dubbia provenienza e così sono stati chiusi diversi quadranti vicini.-
Aiden annuì.
Era strano che gli dicesse quelle cose, dovevano essere abbastanza private come informazioni e l'Impero era conosciuto per nascondere la verità. Rilasciandola dopo, in modo perfetto per non fare preoccupare nessuno.
Provò a guardarlo negli occhi attraversò la visiera del casco di sottecchi. -Signore, perché mi sta dicendo tutto questo?- Fece una piccola pausa. -Sono informazioni, anche se blande, che di solito non si lasciano per evitare l'agitazione.-
Abbandonò il tablet sulla scrivania. -Era per vedere il suo modo di reagire, la trovo molto calmo signor Davis.-
-Ho fatto il cadetto militare, anzi, lo continuo a fare in estate nel mio tempo libero.-
-Ora si capisce meglio la situazione.-
-Non avete i documenti di tutti?-
-Si, ma non riusciamo a controllare chiunque nell'edificio.-
-Immagino, infondo è una cosa avvenuta per caso e dopo anni nessuno era pronto.-
-Proprio così- si issò in piedi. -Ascolti Davis, adesso facciamo una rapida visita fisica... ci metteremo poco.-
Ad Aiden fu ascoltato il suo respiro, il movimento dei suoi polmoni, il battito cardiaco, il reagire del suo corpo a colpetti sulle ginocchia, dai movimenti dei suoi occhi e i suoi riflessi; dall'espressione dell'uomo, che poté intravedere meglio da vicino, era più sollevato a sentire che per ora non avesse niente di anormale.
-Signor Davis, per adesso sta bene e non c'è nulla di preoccupante, ma spero comprenda che dovrà rimanere qui massimo 24 ore.-
-Sì, certamente, nessun problema- annuì. -Signore, ho bisogno di stare in contatto con mia madre. Lei ha perso già mio padre, per una malattia e non sopporterebbe se mi accadesse qualcosa... ho bisogno di un modo per tenere carico il mio cellulare- dopodiché continuò, giustificandosi. -Però so' che sia una cosa minima a dispetto di tutto quello che sta accadendo ora.-
Annuì. -Comprendo la sua preoccupazione, il massimo che posso fare e farle arrivare una batteria portatile.-
-La ringrazio- disse annuendo e facendo un piccolo sorriso.
-Naturalmente, non so' bene quando le arriverà... la situazione è grave, quindi non se l'aspetti immediatamente.-
-Si figuri, va bene.-
Trasse un profondo respiro. -Adesso la riaccompagno alla stanza in cui alloggia, le chiedo di stare a distanza di sicurezza con gli altri.-
-Lo stavo già facendo, ma la ringrazio comunque del consiglio- lo salutò gentilmente e poi fu accompagnato di nuovo nella stanza di prima, dove andò a sedersi al suo posto. Fortunatamente le sue cose erano rimaste sane e salve, nessuno gliele aveva toccate e forse questo per la paura che magari avesse la malattia.
Seduto di nuovo sulla scrivania, vide un'altra persona accompagnata di fuori e qualcuno lo raggiunse, rimanendo a distanza di sicurezza.
Una donna, che conosceva di vista. -Cosa ti hanno fatto? E chiesto?-
-Se stessi bene o se avessi qualsiasi tipo di problema, sulla mia situazione... e mi hanno fatto un rapida visita, tutto qui- disse facendo spallucce e dopo quella spiegazione spicciola, lei tornò al suo posto.
Aiden scrisse a sua madre che avrebbe dormito a scuola, stava bene aggiunse e che non si doveva preoccupare. Anche se sapeva che fosse vana l'ultima frase, sapeva bene che non avrebbe dormito la notte o che almeno avrebbe fatto molta difficoltà. Probabilmente l'avrebbe passata in bianco.
Aveva visto un via e vai di persone, per poi arrivare la sera e si infilò nel suo sacco a pelo. Togliendosi prima le scarpe.
Da dentro si sfilò pure i suoi pantaloni, lasciandoli di fianco a sé e ben piegati con attenzione.
Si avvolse meglio nel sacco a pelo, era invernale e bello caldo, fortunatamente i riscaldamenti andavano anche se bassi ma almeno non sarebbero morti congelati.
Prima di addormentarsi osservò il soffitto.
Era pensieroso, era così strano tutto quello che stava accadendo e nel tardo pomeriggio aveva scritto pure a Yukio. Non lo aveva ancora visto, ma sicuramente era pieno di lavoro.
Non poteva immaginare cosa stesse affrontando, un'onda enorme anomala che piano piano lo stava colpendo e lo travolgeva.
Voleva essergli accanto, ma sapeva quanto fosse impossibile e sicuramente Yukio in quel momento non voleva essere sé stesso. Infondo, da quando si erano conosciuti gli aveva mostrato di quanto fosse scontento del suo lavoro e di quanto non lo sopportasse.
Sperava che stesse bene, voleva stargli vicino.
Chiuse gli occhi mentre si girò su un lato, rannicchiandosi e facendo un respiro profondo.
Con non troppa difficoltà riuscì a prendere sonno, voleva solo che quella notte passasse veloce così per andare a casa il giorno dopo.
((VAI A 9986 (2))
Quando si svegliò fu accolto dallo stesso paesaggio di quando si era messo a letto, cioè dalla visione di persone che ancora dormivano nei propri sacchi a pelo e si chiese se avrebbero servito una colazione... o qualcosa che ci somigliasse, infondo mancavano alcune ore prima che potessero uscire da lì.
Si girò su un lato, prendendo il suo cellulare ben nascosto nel suo sacco e notò due notifiche: una da sua madre, che gli chiedeva se stesse bene e se si sapeva quando sarebbe stato dato a loro il permesso di tornare.
L'altra apparteneva al Primo Ministro, che aveva riposto a un orario tardo.
Si dispiacque molto per lui e stava per scrivergli qualcosa, quando sullo schermo apparve il nome di sua madre ben in grande. Lo stava chiamando.
"Tesoro sono io, come stai?"
-Per ora bene, mi sono appena svegliato...- sussurrò.
"Lo sento dalla tua voce..." mormorò comunque preoccupata. "Non hai nulla, nessun tipo di sintomo?"
-Si Ma', va tutto bene... niente di niente, fra qualche ora penso che mi lasceranno andare.-
Si era girato dall'altro lato, dando le spalle all'intera stanza e alle persone. Si ritrovò a osservare la parete.
Sprofondò ancora di più nel suo sacco a pelo, cercando di non farsi sentire troppo e di non essere di fastidio ai suoi colleghi.
-Tu come stai?- Chiese dolce.
"Io sto bene..." disse con voce tremante.
-Sei una pessima bugiarda.-
Fece un sospiro. "Si tesoro mio, lo sono tantissimo e voglio solo riaverti a casa qui con me, come al solito."
Fece un piccolo sorriso.
"Sapendoti lì in pericolo, non posso che preoccuparmi."
-Dai, non sono in pericolo... andrà tutto bene, vedrai che sono sano e tornerò a casa.-
"No no, caro. Veniamo a prenderti noi, ok?"
-Mamma, ti prego. Non uscire di casa, non sappiamo se questo virus, o chissà che cosa, sia in giro nell'aria o solo in alcune zone, quindi per favore, restaci e verrò io. Starò attento, hai la mia parola...- fece un sorriso sincero. -La parola di un Davis.-
A Vivien probabilmente si sciolse il cuore, dopo qualche secondo la sentì dire quelle parole. "Va bene tesoro mio, ti aspettiamo a casa... stai attento e copriti bene."
-Sarà fatto, Generale Madre.-
La conversazione andò avanti per altri minuti, fino a che il suo cellulare non arrivò al suo limite e la batteria fu sul punto di finire. Riattaccò avvertendo sua madre che probabilmente non sarebbe più riuscito a scriverle.
Quando tornò allo schermo, vide il messaggio:
Io sono abbastanza preso da tutto, mi dispiace che non ti dedichi il tempo necessario... ma non ne ho e questo mi rattrista. Fammi sapere appena uscirai e naturalmente se ti succede qualcosa.> Cominciò a scrivere: Comunque, non voglio assolutamente farti perdere tempo, rispondimi appena puoi.> Lo inviò, si strinse a sé il cellulare e poi si riappisolò in quel calduccio piacevole. Dopo che furono passate delle ore, finalmente diedero a loro il permesso di andarsene vedendo nessun malato o sintomo. Così, uno per volta, li fecero uscire ordinatamente. Al turno di Aiden un uomo, con ancora indosso la tuta protettiva e il casco, gli diede una specie di maschera per coprire naso e bocca. -Per qualsiasi necessità.- Aiden lo ringraziò e poi andò avanti, dietro di lui a un atro suo collega veniva data questa mascherina e così tutti alla fin fine ne possedevano una. Se la infilò, dopodiché cominciò a correre verso casa, c'erano pochi mezzi e già in molti indossavano mascherine. Solo chi le aveva indosso poteva salirci. Prese un aereopullman, che per fortuna aveva una fermata vicino a casa sua e mai era stato così entusiasta di tornare fra le mura di casa. Dopo una notte passata a scuola, non desiderava altro che stare con sua madre e anche con Hun. Guardava fuori il paesaggio, i visi delle persone che incontrava, dall'alto, non erano molti e già tutti ben nascosti da maschere protettive. Si vedevano solo figure spaventate e che evitavano il prossimo senza pensarci troppo. Terrorizzati da un nemico invisibile. Tutto il paesaggio era strano, quasi irreale e ricordava parecchi film su un ormai epoca lontana, anche se le persone del passato si erano protette in modo ben diversi. Alcuni virus o comunque i batteri, non erano sempre naturali nella loro storia, bensì nella maggior parte erano attacchi da parte di qualcuno, ecco perché avevano ora degli alberi artificiali capaci di purificare al 100% l'aria. Ma ora qualcosa non aveva funzionato. O per meglio dire, non si sapeva ancora se questa cosa si potesse trasmettere via aria, ma il governo era partito prevenuto e per evitare un drastico casino avevano deciso subito di mettere a protezione tutto il popolo. Si sistemò sulla testa il cappello di suo padre, mettendosi in ordine anche un po' i ciuffetti che apparivano da sotto di esso. Guardandosi sul vetro del finestrino, lucido e ben pulito. Il suo viaggio non durò molto come al solito, riuscì ad arrivare al suo quadrante, dove anche lì la gente si era protetta come meglio poteva e chi sicuramente esagerando. Dopo una camminata raggiunse il vialetto di casa, arrivato alla porta la aprì con la chiave e quando fu dentro fin da subito fu raggiunto dalla donna. Appena lo vide, corse da lui e lo strinse forte a sé, legandogli le braccia intorno al collo. -Aiden!- Lo chiamò. -Ero così tanto preoccupata! Soprattutto in queste ore che non ho potuto avere tue notizie!- -Sto bene mamma- sorrise dolcemente mentre ricambiò la stretta, alzandola un po' dal suolo e chiudendo gli occhi. -Il mio bambino, mi sei mancato così tanto... tantissimo!- Hun guardava la scena da lontano, sorridendo felice che la donna che amava adesso stesse bene e che il ragazzo che vedeva come figlioccio ne fosse uscito sano e salvo da quella situazione anomala. -Mamma...- la chiamò con un bel sorriso. -Bambino mio, non avrei sopportato...- si staccò da lui, toccando il suolo e prendendogli il viso fra le mani. -Che anche tu...- Non finì la farse ma una voragine profonda gli si aprì all'improvviso nel cuore e le sorrise in modo caloroso. -Sono qui, sono ancora vivo.- La donna sciolse la sua preoccupazione e ridacchiò, dando un altro abbraccio al figlio. Gli diede un bacetto sulla guancia affettuosamente. -Sei proprio come tuo padre.- Annuì sorridente. -Lo so' bene.- Vivien si staccò, ma senza lasciargli andare una mano e tenendola ben stretta. Hun si fece avanti. -Come stai?- chiese e lo strinse in un rapido abbraccio dandogli una pacca sulla schiena. -Sto bene, ho dormito a meraviglia su un pavimento- disse ridacchiando. -Felice di vederti come sempre allegro e frizzante...- sorrise di rimando. -Come era la situazione a scuola?- -Non mi sono fermato troppo a guardare, volevo solo tornare a casa, ma era trafficata da uomini in tuta, che correvano di qua e di là agitati.- -Presumo... che qualcuno sia stato infettato.- -Probabile.- Si andarono a sedere sui divani, Aiden osservava il generale, nonché suo superiore quando faceva il cadetto e suo padre adottivo quando era a casa. -Riconosco quello sguardo curioso...- disse con sempre quel sorrisino stampato in volto. -Beh, volevo sapere più concretamente cosa fosse successo... tu sei un generale, probabilmente ne sai più di me o di mia madre.- Annuì, mettendosi comodo. -So' qualcosa, ma non sono certo di poterne parlare.- -Infondo ti devi attenere a quello che ti ordinano.- Socchiuse gli occhi. -Ma alcune cose sono nascoste anche a me e a chiunque, tranne alla squadra speciale dell'Imperatore.- -Si sta muovendo anche lei?- -Si, sai cosa significa vero?- -Che è qualcosa di molto molto grave.- -Proprio così.- Alzò gli occhi incrociando i suoi blu notte. -Ne stiamo parlando, non dovresti come hai detto tu.- -Ma posso fidarmi di te, sei un bravo ragazzo.- L'uomo fece un sorriso d'intesa. Aiden inarcò le sopracciglia all'inizio, non poteva credere che volesse parlargli di una cosa del genere, lui si fidava così tanto? Era il suo figlioccio, il figlio della donna che amava e aveva con lui un rapporto molto da padre... naturalmente tranne quando era un militare, ma era incredibile che volesse dargli così tanta importanza. -Quindi, se si sono mossi loro, come stavamo dicendo prima, vuol dire c'è sotto qualcosa di più grave.- -Già, qualcosa che nemmeno noi generali sappiamo, ma solo i Gran Generali del governo di Cleila.- -I gran capi fra di voi.- -Loro non si lasciano di certo sfuggire una parola.- -Quindi? Non sai nulla?- -Come ti ho già detto...- fece un sospiro. -È difficile estorcere informazioni.- -Ma chi potrebbe essere stato?- Si chiese ad alta voce. -Antimperialisti?- Guardava il soffitto pensoso. Scosse la testa. -Sai, non penso non muoverebbero la Squadra speciale, andrebbero i normali agenti. Penso che sia stata una minaccia esterna, così si mormora tra di noi.- -Ma perché nasconderlo?- -Non lo so', ma è meglio non farsi vedere troppo curiosi, soprattutto per me, non vorrei mai che investigassero e cercassero un qualsiasi motivo per cui io avrei potuto farlo, magari incastrandomi in qualche modo.- Vivien fu spaventata all'idea. -Non andrai a cercare, vero? Non voglio che ti succeda qualcosa di brutto neanche a te.- Hun le sorrise rassicurante. -Non ti preoccupare, non lo farò. Infondo, sono vicino alla pensione e non voglio mettermi nei guai. Soprattutto non nel mirino di quegli uomini...- Vivien si issò in piedi. -Ti porto del tè all'Apple Pie, l'ho preparato sapendo che sicuramente ne avevi voglia ed è pure il tuo preferito.- -Grazie mamma- disse annuendo e vedendola andare alla cucina. -Io vado a caricare il cellulare, è morto.- In camera sua lo attaccò alla corrente, poggiando il cellulare sulla base di ricarica e la schermata si accese, mostrando che effettivamente stava funzionando. Si guardò attorno ed era la sua solita stanza, un po' in disordine come suo solito. Tornò di là insieme a Hun, seduto difronte a lui e lo guardò negli occhi. -Come è stata mia madre sta notte?- Fece un lungo sospiro. -Come puoi immaginare non ha dormito molto, ma alla fine l'ho convinta a chiudere gli occhi e a rilassarsi.- -Mi spiace...- -Ma di che? Non hai nulla di cui dispiacerti, infondo non è stata colpa tua e poi sono stato in sua compagnia con molto piacere. Figurati, se in un momento come questo non potevo esserci.- Annuì, ringraziò il cielo che quell'uomo le fosse così vicino e di appoggio. Vivien tornò in poco con un vassoio e diede ai due le tazze fumanti, dopodiché prese la sua e tornò di fianco al figlio. -Come sta Yukio?- Aiden mescolava con calma. -Puoi immaginarlo.- La donna osservò la superficie gialla-rosso, con una mano cominciò ad agitare lentamente il cucchiaino, girava in modo circolare. -Sarà terribilmente indaffarato.- -Parecchio nervoso e agitato." Hun si aggiunse. -Cosa che non gli fa' bene per come sta.- Madre e figlio lo guardarono allo stesso tempo, confusi e con uno sguardo che significava solo una cosa. Non c'era bisogno che parlassero per farsi capire. Rovesciò dentro il suo tea altro zucchero e poi li osservò. -Che c'è? Parliamo molto, siamo amici.- -Così intimi?- Chiese Aiden confuso. -Cosa ha Yukio?- chisse Vivien. -Beh, si. Siamo abbastanza intimi, non così tanto ma lo siamo...- guardò la donna che amava. -È parecchio stanco del suo lavoro.- -E non può lasciarlo?- Chiese la donna. -Con i pochi diritti che posseggono i mezzi androidi è impossibile- spiegò semplicemente. -Si beh, ma lui è il Primo Ministro, molti mezzi androidi ricchi e di altissimo rango sono in pensione r lui non mi pare di meno importanza.- Hun la guardava in silenzio, con un sorrisino. Vivien continuò. -Anzi, mi pare proprio il contrario.- Ridacchiò e bevve un sorso caldo della sua bevanda. -Si, ma non può andarsene. Come mi hai detto tu, per un motivo o per un altro, lavora per la famiglia imperiale...- Vivien ci pensò un attimo e poi scosse la testa. -È assurdo... mi dispiace sempre così tanto per lui- mormorò. Aiden si ricordò bene l'espressione di Yukio stanca, terribilmente affaticato e sommerso da quella che era la sua vita frenetica. Di come si era addormentato velocemente all'Osservatorio Astronomico, mentre erano insieme qualche nottata fa' e di come Fran gli aveva confidato che cercava sempre di dormire lì quando era libero dalla soffocante routine. --È sfinito dal lavoro e non se ne potrà mai andare, a meno che non provi a cercare la morte.- Sia Vivien che Hun lo guardarono, si stava mescolando il tè lentamente col cucchiaino e osservando la superficie giallo-rosso. -Ma non lo farà mai- continuò poi il ragazzo. Vivien annuì. -Questo è vero, non è il tipo- disse facendo un bel sorriso, anche se enormemente triste. -Su basta parlare di lui e della sua vita infelice, si è ritrovato in mezzo a tutto questo e di certo non possiamo farci nulla.- Aiden si trovò d'accordo con la madre. -Quanto andrà avanti questa pandemia?- Hun fece spallucce, socchiudendo gli occhi. -Non lo so', solo il tempo e i medici ci daranno risposte e noi non possiamo fare altro che attendere e rispettare le regole.- Dopo quelle chiacchiere e il tè, il ragazzo andò a rifugiarsi in camera sua per riposarsi. Dormire in un sacco a pelo, su un pavimento mezzo freddo e con colleghi che conosceva solo di vista, di certo non era stato per nulla rilassante. Per questo, si era messo sotto le coperte a recuperare un po' di energia. Avendo il cellulare sotto carica vicino al letto, osservò lo schermo e il messaggio che aveva inviato a Yukio. Non aveva ancora ricevuto risposta. Come era giusto che fosse. Lo spense di nuovo e si avvolse nelle coperte calde, lasciandosi sprofondare nella morbidezza del suo materasso e del suo cuscino. Era felice di essere lì. Al sicuro in casa sua, era come essere tornati bambini. Non si voleva altro che tornare nella casa in cui c'erano le persone che si amavano e addormentarsi fra le mura pacifiche. Davano un gran senso di sicurezza, mai l'aveva capito come oggi e lo aveva sempre dato per scontato. Con quei pensieri chiuse gli occhi e lentamente si lasciò andare al sonno, addormentandosi.