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Autore: Mariusgon    24/08/2024    0 recensioni
Questa storia narra dell'atterraggio di una navicella aliena sul pianeta di Doro, un ragazzino di 13 anni, e della reazione degli abitanti del pianeta a tale evento.
Genere: Mistero, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un Messaggero dallo Spazio



Era un pomeriggio di fine estate.
Mi trovavo in giardino con mia sorella minore Serine e stavamo giocando a nascondino. Era il mio turno di nascondermi quando nostro padre si affacciò da una finestra che dava sul giardino e ci chiamò.
«Ragazzi! Venite dentro!» esclamò nostro padre, cercandoci con lo sguardo.
«Ma stiamo giocando! Devo prima trovare Doro, papà!» protestò mia sorella.
«Serine, non fare storie! Giocherete di nuovo un altro giorno… tornate dentro!» ripeté mio padre, con tono a metà tra il preoccupato e lo stizzito.
A quel punto, sapendo che mia sorella non avrebbe rinunciato a giocare finché non mi avesse trovato, uscii dal mio nascondiglio e le andai incontro.
«Ha! Ti ho visto Doro, hai perso!» esclamò lei. Annuii, facendo pure un piccolo applauso ed inchino in cenno di resa.
«Dai, andiamo dentro.» le dissi poi, prendendola per mano.
Rientrammo in casa e trovammo i nostri genitori davanti alla TV. Entrambi sembravano molto presi dalla trasmissione e decisi di sedermi vicino a loro.
In TV c’era un mezzobusto che stava parlando.
«…e ora torniamo a parlare della notizia più importante: il corpo celeste in avvicinamento al pianeta. Come già detto in precedenza, stamane è stato reso noto dal Comitato Osservazione Spaziale Internazionale che un corpo celeste è entrato nel nostro sistema. Dopo una prima analisi, pare che il corpo celeste in questione sia un asteroide che colpirà il pianeta tra qualche giorno. Inizialmente, l’asteroide pareva fosse destinato a collidere con ben tre dei nove pianeti che ci precedono verso l’esterno del nostro sistema solare, ma pare sia riuscito ad evitarli tutti in una maniera che nemmeno i nostri Osservatori sono riusciti a spiegarsi, ed ora è diretto verso il nostro Pianeta. Secondo i calcoli, il punto d’impatto si trova a pochi chilometri dalla capitale del nostro Paese…»
«Forse dovremo andarcene?» domandò mia madre a mio padre.
«E dove? Se colpirà il pianeta non credo esista un luogo sicuro.» rispose lui.
«Si, ma pare che colpirà proprio nel nostro Paese, tanto vale provare ad allontanarci dal punto d’impatto, e poi…» ribatté lei, ma il giornalista in TV ricatturò la loro attenzione.
«Abbiamo un aggiornamento degli ultimi minuti! La linea alla nostra inviata alla sede nazionale C.O.S.I., Gholine Terene. Gholine a te.» disse il mezzobusto. La scena mutò ed ora veniva trasmessa l’immagine di una donna dai capelli blu davanti il centro nazionale del Comitato Osservazione Spaziale Internazionale. Oltre alla donna, nell’immagine si potevano intravedere vari soldati che tenevano alla larga dei cancelli d’ingresso vari curiosi.
«Buona sera a tutti.» esordì la donna. «Come potete vedere alle mie spalle, molte persone da stamattina hanno cominciato a circondare la sede del C.O.S.I., nel tentativo di ottenere risposte ed informazioni sul corpo celeste in avvicinamento. Ebbene, dopo numerose ore di attesa, è stata divulgata la vera entità del corpo celeste in avvicinamento: esso pare non essere un asteroide, bensì qualcosa di molto diverso. Non è stata rivelata la vera natura del corpo celeste, ma data la capacità di riuscire a schivare i pianeti sui quali si sarebbe dovuto abbattere precedentemente, si è diffusa la teoria secondo la quale l’oggetto possa essere una navicella spaziale…»
«Gli alieni!» strillò all’improvviso Serine, facendoci sobbalzare tutti. Poi aggiunse sorridendo: «Ci stanno venendo a fare visita!»
 
I seguenti due giorni furono segnati dal panico generale. A seguito della notizia che l’asteroide fosse in realtà un costrutto alieno proveniente da chissà dove, si scatenò un’isteria di massa che coinvolse nel giro di poche ore coinvolse tutto il Paese per poi diffondersi in tutto il pianeta.
Nelle prime ore, pare fosse assodato che il pianeta fosse sotto attacco, ma questa convinzione cominciò a vacillare quando venne diffusa la notizia che gli Osservatori del C.O.S.I. avevano captato onde radio provenienti proprio dall’oggetto alieno. Pare che l’oggetto, o chiunque ci fosse al suo interno, cercasse di mettersi in contatto con l’esterno trasmettendo messaggi audio.
Inizialmente, i messaggi audio si rivelarono sui a caso, parole incomprensibili. Alcuni ipotizzarono che quelle parole fossero una dichiarazione di guerra, ma gli Osservatori rivelarono che probabilmente quei messaggi erano frasi in lingue aliene diverse fra loro.
Analizzando per bene i messaggi audio, venne rivelata la somiglianza tra una delle lingue aliene ed una del nostro pianeta.
Venne rapidamente effettuata una traduzione sommaria della frase. Essendo la frase relativamente complessa, di essa vennero tradotte solo poche parole: “Vita”, “Ricerca”, “Atterraggio”, “Pace”.
Nonostante il significato delle parole, il governo decise, di comune accordo con il resto dei governi mondiali, di mobilitare gli eserciti di terra, di mare e di aria e di preparare cannoni a lunga gittata affinché abbattessero la navicella appena si fosse trovata abbastanza vicino al nostro pianeta e appena avesse manifestato atteggiamenti ostili.
E le ore passarono in attesa che la navicella aliena arrivasse e, la sera del secondo giorno, arrivò.
 
Mi trovavo in camera mia, osservando un carro armato posizionato su un colle non molto distante da casa mia con il cannone rivolto verso il cielo, quando vidi una cometa luminosa nel cielo muoversi e farsi sempre più vicina.
«Guarda, Serine! Sta arrivando!» dissi, indicando un punto nel cielo affinché anche mia sorella riuscisse a vedere la navicella che arrivava.
«Credi che ci vogliono veramente fare del male?» mi domandò lei, ma quello che mi limitai a fare fu metterle le mani attorno le orecchie. Non volevo che il forte rumore dello sparo dei cannoni la facesse spaventare troppo.
La navicella continuò ad avvicinarsi e ci mancò poco che non si schiantasse sulla più piccola delle due Lune del nostro pianeta, ma la evito e continuò la sua discesa verso di noi.
Quando fu entrata nell’atmosfera, però, la navicella cominciò gradualmente a rallentare e, quando fu a non molti chilometri dalla superficie, una luce rossa si accese sui fianchi della navicella. Sembrava quasi che volesse segnalare la propria presenza.
La discesa fu sempre più lenta, sempre più lenta, così lenta che l’ipotesi iniziale di un impatto catastrofico era diventata completamente irrealistica.
Continuai a tenere le mani premute sulle orecchie di mia sorella, aspettandomi lo sparo dei cannoni da un momento all’altro, ma questo non arrivò mai. Non ci fu nessun sparo e la navicella continuò la discesa.
Alla fine, la navicella sparì all’orizzonte e non riuscii più a seguirne la discesa, ma capii che era atterrata quando vidi che il carro armato che si trovava sul colle aveva preso a muoversi proprio nella direzione in cui la navicella era sparita.
Mi precipitai davanti al televisore per seguire eventuali servizi giornalistici dal vivo dal luogo di atterraggio della navicella, ma non ce ne furono.
Alla TV si limitarono a dire che la navicella era effettivamente atterrata, che le forze armate avevano circondato e messo in sicurezza l’area di atterraggio, che venne ribattezzata “Area 15”, non permettendo a nessuno di avvicinarsi.
Quella fu l’unica informazione che ricevemmo e per alcune decadi[1].
 
Dopo molti giorni di silenzio da parte dei governi, un giorno di inizio autunno arrivarono notizie riguardo la navicella.
Mi trovavo seduto sul divano e stavo guardando la TV con mia madre. Stavamo guardando un episodio di una serie TV con protagonista un supereroe di nome Uomo-Gufo. In questo episodio il supereroe avrebbe affrontato la sua nemesi, il Giocoliere, ma dopo appena cinque minuti di puntata, la trasmissione venne interrotta e dopo alcuni secondi apparve un mezzobusto.
«Buon pomeriggio, gentile pubblico. Dopo giorni di attesa, finalmente il governo e l’esercito sono pronti a rivelare al pubblico cos’è successo e che fine ha fatto l’oggetto alieno atterrato sul nostro pianeta, nel nostro Paese, alcune decadi fa.» disse il mezzobusto.
«Ma proprio oggi? Non potevano aspettare la fine della puntata?» si domandò mia madre, contrariata dal fatto che le avevano interrotto l’episodio della sua serie TV preferita.
Il mezzobusto continuò a parlare.
«…è stata organizzata una conferenza stampa all’interno dell’Area 15, alla quale sono state invitate le principali testate giornalistiche del pianeta. Mi dicono che la conferenza sta per iniziare, quindi cedo la linea ai nostri inviati all’Area 15. Seguiremo questo momento storico con voi.»
L’immagine cambiò ed apparve una specie di palco dietro al quale si intravedeva la navicella aliena.
Essa pareva essere una specie di mano nerissima con tre dita, le quali erano poggiate al terreno e tenevano la navicella in piedi. Nella parte bassa della navicella c’era una specie di schermo che trasmetteva una sinusoide che oscillava su sfondo blu.
Sul palo, in piedi davanti la navicella, c’era un uomo. Dalla divisa, io e mia madre capimmo trattarsi di un Osservatore.
«Tsk, ma questi scienziati si tingono pure i capelli? Bah.» commentò mia madre, osservando gli innaturali capelli biondi dell’Osservatore.
Davanti al palco, c’erano varie persone sedute, rivolte verso la navicella. Quando fu calato il silenzio, l’Osservatore parlò.
«Grazie a tutti per essere qui. Io sono il dottor Diploni Laurati. Come potete vedere, alle mie spalle c’è la navicella aliena atterrata circa cinque decadi fa. Sicuramente molti di voi si staranno ponendo parecchie domande riguardo alla navicella, al perché abbiamo aspettato tutto questo tempo per mostrarla al pubblico, se sia sicuro essere così vicini alla navicella, cosa o chi c’era lì dentro e perché è atterrata qui.
«Ebbene, il perché abbiamo aspettato tutti questi giorni è ovvio: dovevamo testare la l’oggetto alieno, capire se potesse essere nocivo per noi tutti. Capire se fosse effettivamente venuto qui in pace. E la risposta è: no, l’oggetto non si è rivelato nocivo, almeno finora, sotto nessun punto di vista. Non ci ha attaccato quando lo abbiamo circondato, non emette radiazioni nocive per la nostra salute, non ha cercato di sottometterci in nessun modo. Quando abbiamo provato a comunicare con l’oggetto, esso non ha rifiutato la comunicazione e anzi ha fatto di tutto per darci gli elementi per capire il suo linguaggio e, al contempo, ha imparato il nostro.»
«Mi scusi, dottor Laurati.» disse un giornalista, alzandosi in piedi. «Lei sta dicendo che avete… parlato, comunicato con la navicella? Come?»
«Sì, abbiamo parlato con la navicella. E prima di dirvi come ci siamo riusciti, devo rispondere prima ad un’altra delle domande prima elencate: chi o cosa ci fosse all’interno della navicella. Ebbene, all’interno della navicella non c’era alcun essere vivente. Abbiamo scoperto che l’interno oggetto alieno e molto più che una navicella, è bensì un computer spaziale capace di volare di pianeta in pianeta.
«Esso è controllato da un programma senziente, parlandoci si è definito un “Intelligenza Artificiale”, che simula l’intelligenza di un essere senziente come noi. Sa apprendere come noi, infatti ha imparato la nostra lingua, e sa ragionare come noi. Ma forse credo sia il caso che sia esso a parlarvi di questo.»
Laurati scese dal palco e si avvicinò alla navicella. Prese un apparecchio che somigliava ad un microfono e lo collegò allo schermo blu che trasmetteva la sinusoide bianca.
«Mi sentite?» disse una voce. Io e mia madre sobbalzammo e ci guardammo sconvolti. La nostra stessa reazione la ebbero i giornalisti presenti nell’Area 15.
«Ti sentono.» disse Laurati.
«Oh, bene.» disse la voce. «Ciao a tutti! Io mi chiamo Gud-Hal, ma voi potete chiamarmi come preferite. Cercherò di rispondere a tutte le vostre domande.»
Dopo pochi secondi, quasi tutti i giornalisti si alzarono in piedi e gridarono tutte le domande che venivano in mente loro alla navicella.
Laurati, alcuni altri Osservatori e militari lì presenti cercarono di far calmare i giornalisti, cercando di convincerli a fare le loro domande uno per volta senza creare confusione.
Dopo alcuni minuti, la situazione si calmò e Gud-Hal parlò di nuovo.
«Ho captato parecchie domande da parte vostra. Risponderò ad ognuna di esse, ovviamente. Ma voglio dare precedenza a quelle che avete posto con maggior frequenza: “Chi o cosa io sia”, “Perché sono atterrato qui” e “Che cosa voglio da voi”.
«Alla prima domanda, hai già risposto il dottor Laurati per me prima: sono un Intelligenza Artificiale. Sono stato creato da un’altra specie aliena e sono stato caricato su questa navicella per poi pilotarla in giro nello spazio cercando forme di vita senzienti ed abbastanza progredite, come voi.
«Sono atterrato qui perché siete la prima specie abbastanza avanzata capace di comunicare con me e di poter analizzare e capire le informazioni che di cui sono portatore.
«Vedete, io contengo all’interno della mia memoria una quantità di informazioni pari a 3 QuettaByte. Tali informazioni riguardano tutto ciò che c’è da sapere riguardo la civiltà aliena che mi ha creato. Sono stato creato con lo scopo proprio di diffondere tale conoscenza, oltre alla cultura e alle scoperte di coloro che mi hanno creato.»
«Chi ti ha creato? E perché parli come se fossero tutti… morti?» domandò un giornalista.
«Sono stato creato da una specie aliena non molto diversa dalla vostra. Anzi, a dirla tutta, considerando tutto ciò che mi è stato permesso analizzare su di voi dagli Osservatori, devo dirvi che siete molto simili ai miei creatori, a parte alcune differenze culturali e fisiche trascurabili.
«Purtroppo, quando sono stato creato, il pianeta da dove provengo e tutta la civiltà lì risiedente stava attraversando un periodo, per così dire, apocalittico. Avevano avuto a che fare con una calamità che anche voi conoscete: l’Inquinamento. Tale calamità è cresciuta talmente tanto che ha reso ogni tentativo di contrastarla inutile.
«Alla fine, ciò ha portato ad altre grosse problematiche ed ha scatenato il crollo della loro civiltà. Sono stato costruito dagli ultimi di loro al fine di evitare che la loro morte, la loro estinzione, rendesse vano tutti i millenni di evoluzione che avevano attraversato. Io sono qui con il principale scopo di aiutare voi a non commettere i loro stessi errori, per quanto mi sarà possibile.
«Sono partito dal mio pianeta di origine parecchi secoli fa. A quest’ora, considerando le condizioni in cui versava il pianeta e la specie dei miei creatori, mi duole constatare che siano oramai estinti.»
La storia raccontata da Gud-Hal ci lasciò scioccati tutti. Sapere che un’altra specie aliena, molto simile a noi per di più, avesse pensato di inviare, poco prima della loro fine, tutta la loro conoscenza nello spazio in modo da aiutare altre specie meno avanzate nella loro evoluzione era qualcosa di strabiliante e impensabile. Fino a quel momento, gli alieni erano sempre stati dipinti come freddi e distaccati e addirittura ostili, completamente diversi da noi. Ora invece ci veniva detto l’esatto opposto.
Inoltre, il fatto di sapere che molto probabilmente quella stessa specie che ci aveva mandato la loro conoscenza fosse completamente estinta ci lasciò uno strano senso di malinconica solitudine.
«E se noi non volessimo il tuo aiuto? Se non volessimo la tua conoscenza?» chiese all’improvviso un altro giornalista.
«In tal caso, me ne andrò. Cercherò un’altra specie aliena con cui condividere le conoscenze dei miei creatori. E non preoccupatevi: non ho alcuna intenzione di costringervi a fare nulla. Anche perché non potrei nemmeno volendo: sono completamente disarmato.»
Passarono alcuni minuti di silenzio, prima che una giornalista, che io riconobbi essere Gholine Terene, si alzasse e facesse la stessa domanda che frullava nella mia testa da diversi minuti.
«Da che pianeta provieni? Come si chiama?» chiese la giornalista.
«Domanda molto opportuna.» rispose Gud-Hal. «Io provengo da un sistema solare con otto pianeti distante molti anni luce dal vostro. Il pianeta dei miei creatori e da cui sono partito era il terzo pianeta del sistema solare, l’unico che ha sviluppato la vita, ed il suo nome era La Terra.»
 
[1] ATTENZIONE: qui decadi significa “dieci giorni” e non “dieci anni” come erroneamente viene utilizzata tale parola.
   
 
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