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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    22/09/2009    5 recensioni
"Shun percorreva a passo veloce la strada che lo separava dal rassicurante chiarore di Kido Manor.
Il giovane sentiva il cuore battere forte, le gambe si muovevano il più velocemente possibile, eppure il ragazzo sentiva i passi dei suoi inseguitori sempre più vicini, ne sentiva le urla e gli schiamazzi, ne sentiva le ingiurie gridate al suo indirizzo e aveva paura."
Dopo i recenti avvenimenti a Roma, ho deciso di riprendere la tastiera in mano e scrivere questa long-fic, già conclusa e pronta per essere pubblicata.
Shun sarà il protagonista assoluto, il protagonista di una storia cruda e piena di sofferenza, per lu ie per i suoi fratelli.
ATTENZIONE! Per le tematiche ivi trattate, sono costretta a mettere Rating ARANCIONE, chi non sopporta l'idea di sevizie fisiche e psicologiche, è pregato di non leggere.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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HOMOPHOBIA

PARTE 7

Sfregandosi gli occhi gonfi di sonno e sbadigliando leggermente, Shun si mise seduto sul materasso, la testolina ramata e arruffata poggiata di lato. Gli occhi, seppur velati di sonno, brillavano delicatamente.

 Dalla finestra aperta accanto al letto scorse le cime degli alberi sfiorare il cielo azzurro, sgombro interamente da nubi, quel freddo azzurro d’inverno più luminoso che d’estate.

Quel piccolo scorcio di cortile così familiare e un cicaleccio di voci stonate che intonavano un qualche canto che il ragazzo riconobbe come natalizio gli strapparono un sorriso divertito.

Fece per alzarsi dal letto ma fu bloccato da una presa leggera ma decisa sulla manica del pigiama e da una voce impastata di stanchezza e sonno: “Dove credi di andare, eh?”, un attimo dopo, due profondi occhi azzurri incrociarono i suoi.

Una cascata di capelli biondi disordinati incorniciava un viso pallido, rischiarato da un leggero sorriso, malgrado le occhiaie dovute alla notte passata praticamente insonne; leggero come una piuma, il guerriero sciolse la presa che il compagno aveva sul suo polso e, con una mossa elegante, balzò giù dal letto, affacciandosi cautamente alla finestra. Uno sbuffo di vento freddo lo investì non appena ebbe messo il naso fuori, insinuandosi sotto la leggera casacca; un tremolio scosse il corpo del ragazzo, che si sfregò le mani per scaldarle un pochino.

Un caldo abbraccio avvolse le sue spalle, stringendolo con affetto: “Va meglio così?” chiese in un sussurro Hyoga, poggiando il mento accanto all’orecchio del ragazzo e stringendolo ancora di più tra le braccia; Shun non rispose, socchiuse gli occhi, beandosi di quell’immenso calore e quel tenero affetto; reclinò la testa all’indietro, facendosi sfiorare dalla leggera brezza invernale.

Una mano leggera cominciò ad accarezzarlo, i nodi in cui i suoi capelli erano aggrovigliati si scioglievano al minimo tocco delle dita del russo, ritornando morbidi e docili come il loro padrone; questi si mosse di scatto, per abbracciare a sua volta il proprio ragazzo, ma si ritrovò improvvisamente a terra, la caviglia dolorante.

Subito, Cygnus gli si inginocchiò accanto, sfiorandogli il visetto contratto in una leggera smorfia di dolore: “Tutto bene?” chiese, la voce seriamente preoccupata; ma un sorriso del più giovane lo rassicurò immediatamente, “Si, nessun problema, la caviglia non ha retto il mio peso.” ridacchiò, massaggiandosi la parte lesa e tentando subito dopo di mettersi in piedi.

Ma ogni suo tentativo fu vano, e ogni volta si ritrovò seduto per terra, con Hyoga che lo fissava divertito: “A quanto pare qualche problema lo hai.” constatò, passando un dito sottile sulla pelle gonfia, “Non l’abbiamo bendata perché stanotte questo livido non c’era.” aggiunse, pensieroso, “Ma adesso qualcosa c’è.” concluse.

Con una mossa repentina, sollevò Shun tra le braccia per deporlo sul giaciglio ancora sfatto e tiepido, un leggero rossore imporporò le gote di Andromeda, che scostò subito il viso per non farsi scorgere dal Cigno

Il ragazzino guardò con curiosità il biondo afferrare la cassetta del primo soccorso e poggiarla sul comodino; da lì estrasse una lunga ed elastica benda e con l’altra mano gli accarezzò la gamba ferita: “Ora sta fermo mentre la fascio.” sussurrò.

In pochi attimi, la candida garza avvolgeva la caviglia.

“Perfetto” aggiunse l’improvvisato infermiere, avvicinando il viso a quello di Shun, le loro bocche furono vicine a sfiorarsi, i loro occhi non potevano guardare altro che quelli di chi gli stava di fronte, smeraldo  puro che affogava nel cristallo più lucente; ma le labbra sottili del Cigno scivolarono sino alla fronte, indugiando per qualche istante su quella pelle delicata: “Non hai più febbre, per fortuna.” enunciò lui, passando anche la mano sul capo, “Ti fa ancora male da qualche parte?”.

Un tremulo sorriso comparve sul viso del più giovane che scosse lentamente il capo: “Assolutamente.” confermò; il russo si alzò, dirigendosi verso l’armadio, “Te la senti di scendere per fare colazione?” chiese, aprendo le ante e afferrando qualche indumento pulito e comodo per poi passarglieli.

Per tutta risposta, Shun cominciò a levarsi il pigiama; sollevò cautamente le braccia bendate e doloranti, cercando di ignorare le staffilate di dolore che gli giungevano al cervello dal tendersi della pelle appena appena rimarginata sotto i candidi bendaggi, bendaggi che minacciavano nuovamente di macchiarsi della linfa scarlatta del Saint.

Ma fu nuovamente quell’amato calore a distogliere l’attenzione della sua mente dal dolore intenso che aveva provato, fu la mano familiare di Hyoga a levare la casacca del pigiama senza infliggere alcun dolore alle membra ferite e fragili come vetro soffiato; un diffuso rossore gli imporporò le guance, che avvamparono come tizzoni ardenti, gli occhi sfuggirono allo sguardo dell’altro, concentrandosi su un punto imprecisato del materasso; si sentiva in tremendo imbarazzo, eppure chi aveva davanti era quanto di più lontano da un estraneo, era una delle persone più importanti della sua vita, lo stesso per cui aveva offerto la propria vita in sacrificio in un buio tempio, per cui provava un sentimento che andava oltre qualunque altro.

Un amore talmente forte e intenso che ogni volta gli faceva sciogliere il cuore come neve al sole, che gli illuminava l’animo di una gioia vera e profonda.

“Ehi, piccolo, che hai? Non ti senti bene?”.

La voce di Hyoga scosse Shun dai suoi pensieri, il biondo gli stava finendo di allacciare le bretelle, nemmeno si era accorto di essere stato spogliato e rivestito; con una punta di imbarazzo, scosse rapidamente la testa: “S..Sto bene…” borbottò, tormentando un angolo della trapunta.

Il mento gli venne sollevato delicatamente, i suoi grandi occhioni smeraldini si persero in un oceano cristallino, due labbra si posarono leggere sulla sua fronte per la seconda volta, aveva l’aria così fragile e indifesa? Ma dalla fronte, a sorpresa, quelle labbra che tanto amava scivolarono lentamente verso il basso, lasciando dolci segni d’amore e baci lievi, scesero fino al collo, lasciando anche lì segni del loro passaggio.

Il ragazzo si trovò avviluppato in un vortice di emozioni così forti e intense da farlo tremare, sensazioni così belle da strappargli lacrime nascoste di commozione dal cuore; si abbandonò alle dolci attenzioni del compagno, poggiando la testa contro il suo petto, allacciando le mani sottili dietro la sua nuca, i ciuffi che gli solleticavano le dita.

E poi, un timido e delicato sfiorarsi di labbra, il Cigno si muoveva timidamente, come se temesse di spezzarlo da un momento all’altro, le sue carezze, simili a un petalo di ciliegio che sfiora il tenero viso di una bambola di porcellana, erano pregne di amore e affetto profondi, sentimenti che entrambi facevano propri.

Quando si staccarono, il biondo si accorse con una punta di divertimento e dolcezza del colorito a dir poco scarlatto dell’amato; con un leggero sorriso, gli tese la mano: “Forza, scendiamo, altrimenti potrebbero mandare Seiya a cercarci.” disse, aiutandolo ad alzarsi; zoppicando un pochino per via della fasciatura ma saldamente sorretto, Shun mosse qualche passo all’esterno, giungendo in breve davanti alla scalinata.

Con calma e senza fretta, i due scesero tutti i gradini, giungendo nell’enorme ingresso illuminato, l’allegro canto stonato di Seiya si sentiva sin da laggiù: “Stamattina ci siamo spostati nella sala da musica per la colazione, Seiya ha insistito per insegnarci qualche canzone che a suo tempo Seika-chan gli aveva cantato e Saori lo ha voluto accontentare.” spiegò Hyoga, vedendo con sollievo il visetto del fratello illuminarsi di gioia al solo pensiero.

Un attimo dopo, le nocche di Shun bussarono timidamente alla porta, il canto si interruppe e la sagoma allegra del Saint di Pegasus accolse con gioia il loro arrivo: “Ehi! Allora stai bene!” esultò il ragazzo, saltando al collo del fratello per abbracciarlo, “Vieni!! Mancavi solo tu!” lo trascinò per un braccio, mentre Cygnus andava a sedersi accanto a Shiryu, impegnato nella lettura di uno dei testi che Pegaso tentava loro di insegnare; il bruno fu fatto sedere nella comoda poltrona vicino al fuoco, accanto alla Dea, un basso tavolino invaso da tazze, chicchere, teiere e dolci di ogni genere stava tra le due poltrone.

“Tieni, ti farà bene mangiare qualcosa.” disse Saori, passandogli una tazza colma di tè, “Attento che scotta” si raccomandò, vedendolo portare subito il contenitore alle labbra, “Seiya ha voluto a tutti i costi  che ci fossi anche tu, malgrado le mie raccomandazioni di lasciarti riposare.” sembrò quasi scusarsi la giovane coetanea, passandogli un piattino con una fetta di flan di azuki; ma lui scosse la testa, “Sono contento di stare qui, è bello…” sospirò con aria felice, immergendosi nel soffice tepore di cui l’intera stanza era impregnata.

“Ehi, piccolo! Come mai già in piedi?”

La testolina color rame del ragazzo si alzò di scatto, mentre Ikki faceva il suo ingresso nella stanza, bloccato da Seiya: “E tu dove eri sparito? Non avevi detto di dover andare in bagno?” indagò sornione, “Ero andato a controllare Shun, ma la stanza era vuota e il letto rifatto, perciò sono sceso.” spiegò sommariamente, avvicinandosi alla poltrona su cui stava praticamente disteso il fratellino adorato; con un gesto burbero, gli scompigliò i capelli, “E io che speravo ardentemente di preservare le tue giovani orecchie da un simile strazio.” sussurrò il moro, “GUARDA CHE TI HO SENTITO!” s’inalberò il bruno, mettendo il broncio.

Una simile scena strappò una risata allegra all’interessato, che poggiò la tazza sul tavolino: “Seiya-chan, hai un foglio anche per me? Voglio provare!” esclamò gioioso, alzandosi e affiancando il fratello coetaneo.

Questi lo abbracciò forte, rischiando di fargli perdere il precario equilibrio che aveva guadagnato con la steccatura: “Sapevo che non mi avresti abbandonato, Shun! Forza, va a sederti accanto a Shiryu, si comincia!”.

 

ED ECCOCI FINALMENTE QUI!

Mi spiace, ma questo è l’ultimo. .-.

Con il settimo qui presente HOMOPHOBIA vede la sua conclusione e la sottoscritta ringrazia di cuore RICKLEE, CHIBI-CHAN E ANDROMEDA.

Sono contenta che la mia fic sia piaciuta e spero anche di aver fatto riflettere qualcuno con le mie parole.

Grazie mille a tutti.

E ricordate, L’AMORE è AMORE, IN QUALUNQUE FORMA LO SI INTENDA!!

PEACE & LOVE!!

 

UN BACIONE

SHUN

   
 
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