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Autore: Teddy_bear    04/09/2024    0 recensioni
[…] thànatos e zoí: morte e vita. Al di là di tutto, ci sono queste due realtà, che sono come due mondi a parte, due mondi che non si vogliono mai incontrare, che hanno astio e conflitto tra di loro, ma che hanno il loro dovere da compiere. […]
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Michael Benson è un thànatos, incaricato di cacciare e raccogliere le anime. Quando deve prendere quella di Candace Rogers, una giovane donna la cui vita sembra sfidare le leggi naturali, Michael si confronta con un dilemma: seguire il suo destino e mantenere il distacco, oppure rischiare tutto per salvare una vita che non dovrebbe esistere.
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Sovrannaturale
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“Questa è la storia di un lui e di una lei, ma vale la pena chiarirlo subito: non è una storia d'amore.”

  • Marc Webb. 



Il giorno che Jason Hall incontrò Michael Benson capitava d'autunno. Era il quindici ottobre, il meteo era nuvoloso e da lì a poco sarebbe piovuto. Michael era entrato nel negozio di fiori della madre di Jason, Evelyn, e, proprio quel giorno, in quello stesso negozio, anche il figlio della donna vi lavorava. Il tintinnio della campanella all'ingresso rimbombò nell'aria più del solito, o forse il sentore del perdurare del suono era dovuto al fatto che Michael, una volta dentro quel luogo pieno di profumi e colori, aveva incuriosito sia Jason che la madre. 

Mistvale era un paese piccolo, di pochi abitanti, di base accogliente e tutti conoscevano tutti. Perciò, non appena si scorgeva un volto nuovo, la curiosità era sempre la prima essenza dell'animo che si smuoveva nelle persone. 

Michael era vestito di abiti scuri, indossava dei guanti, era moro e molto alto, s'aggirava per il negozio guardando varie piante e fiori, senza però provare un interesse specifico per alcun genere d'essi. Queste erano le prime cose che notò Jason: Michael era un cliente diverso dalla maggior parte, che avevano un'idea precisa e richieste mirate. 

Finché non si avvicinò a un banco dove erano esposti dei crisantemi e lì, dopo essersi tolto un guanto, passò le dita sopra una delle piante, sfiorandone appena i petali. La pianta tremò leggermente, come se un'ombra l'avesse attraversata e, pochi istanti dopo, i petali sembrava che avessero perso il loro colore e vitalità. Jason si portò il pollice e l'indice dove si trova il setto nasale, stropicciandosi un po' gli occhi, perché quello che gli era sembrato di vedere trascendeva la realtà, a maggior ragione dal momento che sua madre, intenta a sistemare un mazzo di rose, non notò nulla. 

"Se hai bisogno, puoi chiedere senza problemi." disse Jason, credendo che, arrivati a quel punto, bisognava essere più loquaci. 

"Grazie... stavo dando un'occhiata, ma non riesco a trovare qualcosa che faccia al caso mio." gli risponse l'altro.

La sua voce era molto profonda. Abissale. Era come se ancorasse le tue spalle e ti trascinasse giù, verso qualcosa di ignoto. Non aveva un tono rassicurante e non era una buona combinazione, vedendo anche il suo aspetto. 

"Sono arrivati oggi dei ciclamini molto belli! Potrebbero interessarti?" Evelyn s'intromise, dando a quel ragazzo un sorriso molto dolce. 

"No," iniziò Michael "magari passo un'altra volta, scusate per il disturbo." terminò la frase e uscì dal negozio, le sue scarpe nere non toccavano più il suolo di quel posto profumato di fiori freschi e terra umida.

"Che tipo strano." constatò la madre di Jason. Il ragazzo annuì.

Strano a dir poco... oserebbe dire che era inquietante

 

***

 

Michael osservò il condominio di fronte a lui: modesto, con le pareti del colore della carta da zucchero. Era la quinta volta, la sua quinta volta. Non l’ha mai fatto spesso, ci sono stati altri suoi compagni che lo hanno fatto molte, molte volte. La sua è solo la quinta. È stato in Germania, in Francia, in Cina ed in Russia. Ma mai, prima d’ora, era stato in un paesino così piccolo e sperduto come Mistvale. Non aveva mai avuto la visione di quel posto, popolato da persone che non dovevano avvicinarsi per nessun motivo a lui. Ecco, questa era una delle regole: non toccarlo. Se osi solo sfiorare la sua pelle, o meglio, quella che a te sembrerà pelle, la tua mano sentirà un immenso dolore. È il prezzo da pagare, quando sei come lui. 

Aveva preso casa al primo piano, bastava salire una rampa di scale e subito c'era la sua porta. Inserì le chiavi ed entrò, sentendosi grato di aver preso un appartamento già arredato, poiché almeno doveva fare meno fatica. Mise le sue valigie - poche - temporaneamente nel piccolo salotto del bilocale. S'aggirò per le stanze della casa, per verificare che fosse tutto in ordine e non avesse lamentele da dover esporre al proprietario: così sembrava. 

Non fece in tempo a tornare in salotto per iniziare a sistemare i suoi averi, quando sentì il campanello della porta di casa. Si diresse verso la porta e, quando l'aprì, sentì il destino essere dalla sua parte, vedendo chi aveva davanti. 

"Buongiorno." 

Eccola: Candace Rogers. Lui sapeva benissimo chi era lei, anche se lei non aveva la minima idea di chi fosse lui. Probabilmente i suoi genitori l'avevano chiamata così per quanto somigliasse a Biancanevenell'aspetto fisico: molto chiara di carnagione e con i capelli scuri a farle contrasto. 

"Mi chiamo Candace."

Lo so, pensò Michael.

"Sono la tua nuova vicina di casa. Sono qui per darti il benvenuto." proferì. Gli si avvicinò poi un poco di più, porgendogli un cesto con delle marmellate e confetture, assieme a delle piccole pagnotte di pane.

"È una tradizione qui" continuò "e poi, non è mai facile trasferirsi in un posto nuovo." sorrise, infine. 

Michael accettò il cesto con un movimento lento e misurato, puntando i suoi occhi molto chiari in quelli castani della ragazza che, intimidita, abbassò leggermente lo sguardo. 

"Grazie," rispose alla frase di Candace "è molto gentile da parte tua." 

La sua voce era profonda, sembrava vibrare di una calma innaturale. 

La ragazza annuì nuovamente, aggiungendo educatamente e con un sorriso la frase:

"Se hai bisogno di qualcosa, io abito di fronte alla tua porta. Non esitare a chiedere!" 

"Certo, naturalmente." Michael non aggiunse altro, prima di salutarla e vederla tornare nel suo appartamento. Rimase fermo un attimo, fissando il punto preciso in cui lei abitava. Molto spesso si chiedeva il perché di tutto questo, nonostante non ci fosse un vero motivo. Era scritto così e basta. Il peso che portava con sé era insostenibile per chiunque avesse ancora un briciolo di umanità. Lui, però, non poteva permettersi il lusso di quei pensieri. 

Infine si voltò, chiudendosi alle spalle la sua porta di casa e portò il cesto in cucina, postandolo sul tavolo. 

Era lì, nella sua nuova casa, mentre il crepuscolo calava come un velo sulla città. Prese posto al tavolo, in cucina, osservò il cesto di delizie che Candace gli aveva donato. Non aveva bisogno di assaggiarle per sapere che erano dolci. Non aveva bisogno di toccarle per sapere che racchiudevano storie di vita: chi aveva piantato i semi, chi aveva raccolto i frutti, chi aveva fatto la marmellata... erano tutti ingranaggi di un sistema grande, esistenziale, evanescente. 

E non doveva capire cosa racchiudesse la storia di vita di Candace per sapere che, molto presto, avrebbe dovuto prendere ciò che era suo, ciò che invisibilmente apparteneva a lei.

Ciao amici! Nuova storia, non scrivo da davvero tanto tempo! A dire la verità questa è una storia che ho in mente di scrivere da un sacco di tempo. Spero esca carina! Se vi va, ditemi cosa ne pensate! Grazie di tutto! Baci x.
   
 
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