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Autore: eLiSeTtA    22/09/2009    6 recensioni
- Che diavolo stai facendo?!?- si lamentò lui cercando di divincolarsi dalla sua presa ferrea.
Ziva lo sbatté con forza su un albero e poi si spinse contro il suo corpo aderendovi perfettamente.
Tony proprio non si aspettava una cosa del genere. Soprattutto da Ziva! Era vero che c’era sempre stata una certa attrazione tra di loro, ma da semplice attrazione a QUESTO c’è ne era di strada da fare!
Poteva sentire il suo respiro caldo e agitato sul proprio viso, maledettamente vicino al suo, e vedere quegli occhi così scuri e profondi a pochi centimetri dai propri. In quel momento erano indecifrabili, non riusciva proprio a capire cosa stesse pensando in quel momento.
Ziva sorprendendolo ancora di più si avvicinò sempre di più al suo volto non staccando neppure un momento gli occhi dai suoi.
Tony fece per dire qualcosa ma lei lo zittì premendogli una mano sulla bocca e ammonendolo con lo sguardo. Sembrava essere tornata la Ziva di sempre, non aveva più quegli occhi indecifrabili di poco prima, forse era solo stata una sua impressione, ma la cosa che lo preoccupava e che ora vi leggeva paura e terrore.
Fanfiction (come sempre!) di elisa93!
Genere: Commedia, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Con la scuola purtroppo ritorno anche io! È inutile che vi lamentate! XD Quindi eccomi qui con una nuova fan fiction che in realtà doveva essere una one shot, ma per renderla più facile da leggere ho preferito dividerla in quattro capitoli. Il titolo come avrete sicuramente supposto è in ebraico, così come quello di ogni capitolo e se avrete un po’ di pazienza scoprirete leggendo cosa significa.

Ok! Vi lascio alla lettura! Mi raccomando recensite! Anche negativamente! Accetto di tutto!

 

 

 

 

Capitolo 1 – Mazel tov...

 

 

- Cazzo!- esclamò Tony nascondendosi meglio dietro il tronco del pino nano tenendo ben stretta la pistola tra le dita della mano destra, mentre annaspava con l’altra cercando di trasmettere l’impulso radio a Ziva, che in quel momento doveva trovarsi a una ventina di metri da lui in una snervante attesa di istruzioni.

Poco prima dell’imboscata avevano concordato che quello fosse il segnale per attaccare quando lui fosse stato al sicuro e fossero rimasti pochi nemici contro di loro, ma qualcosa stava andando storto e ora aveva un’urgente bisogno dell’aiuto della compagna che, anche se lui non l’avrebbe mai ammesso davanti a lei, era molto più brava di lui in quel genere di cose, grazie al duro addestramento del Mossad.

Beh, anche lui aveva avuto un duro allenamento!

Insomma, era stato in polizia per quasi tre anni ed era stato a Baltimora per quasi due, per non parlare dei suoi sei anni di servizio all’NCIS!

Però era anche vero che non era stato addestrato ad uccidere una persona in diciotto modi diversi con una graffetta, o a torturare fisicamente e psicologicamente uomini e donne o ad essere un cecchino provetto...

Ok, forse era meglio smetterla di fare paragoni tra se stesso e Ziva e pensare invece a tirarsi fuori da quell’impiccio.

I terroristi erano armati meglio del previsto e soprattutto non erano dei pivelli, tra di loro infatti c’era anche un cecchino, che aveva tentato già diverse volte di colpirlo, riuscendo però solo a bucargli il colletto del giubbotto.

Ma neanche lui era un pivello.

Lo aveva freddato con un preciso colpo alla testa per poi tornare a nascondersi dietro il suo albero e trasmettere il segnale a Ziva.

Lanciò un rapido sguardo oltre il pino e notò stupito che ormai erano pochi quelli che gli sparavano addosso, forse avevano trovato Ziva?

Tolse la sicura dall’arma e decise: sarebbe uscito allo scoperto e avrebbe sparato all’impazzata, mentre Ziva gli copriva le spalle, o almeno sperava che lei facesse così.

Fece un respiro profondo poi, con un’estrema cautela, sgusciò via dal suo nascondiglio momentaneo e andò a ripararsi dietro un muretto di recensione. Sarebbe riuscito a farcela anche senza di lei questa volta! Avrebbe dimostrato a Ziva, anche se forse un po’ più a se stesso, chi portava i pantaloni tra loro due!

Sospirò di nuovo, poi con urlo si alzò in piedi, uscendo allo scoperto con la propria pistola protesa in avanti e pronta a essere utilizzata.

Ma inaspettatamente non si ritrovò nessun nemico davanti, anzi ora che ci pensava non si sentivano nemmeno spari. Puntò più volte la propria arma a destra e a sinistra, ma sembrava che fossero scomparsi tutti!

Improvvisamente alla sua sinistra udì un rumore di passi farsi sempre più vicino come se qualcuno stesse camminando verso di lui, strinse più forte l’impugnatura della pistola pronto a sparare, ma rimase estremamente sorpreso quando si scoprì la vera identità del suo misterioso nemico.

- Ziva!- esclamò abbassando l’arma.

- Non sai fare proprio niente senza di me vero?- lo canzonò lei, riponendo la propria pistola nella fondina, con aria sorniona avvicinandosi a Tony con un sorriso sulle labbra.

Aveva la giacca strappata all’altezza del fianco e i pantaloni sgualciti, me per il resto sembrava stare benissimo per fortuna.

- Ero allo scoperto, mentre tu eri in ottima posizione, Ziva! Tutto qui!- rispose lui indignato posando anche li la propria arma.

In realtà era anche molto sorpreso, Ziva li aveva fatti fuori tutti da sola senza il suo aiuto! Il suo piano per dimostrare chi portasse i pantaloni nella coppia era fallito miseramente un’altra volta!

Questa volta non sarebbe riuscito a passarci sopra tanto facilmente, si ritrovò pensare mentre fissava il viso compiaciuto di Ziva, quasi non sembrava che avesse appena fatto fuori un gruppo di terroristi!

- No Tony, è molto più semplice, tu sei un incapace e io sono un’agente del Mossad!- disse lei legandosi i capelli in una coda.

- Non sono un’incapace...- grugnì tirando fuori la ricetrasmittente dal colletto del proprio giubbotto, per fortuna non era stata danneggiata quando il cecchino lo aveva quasi colpito.

- Sarà anche vero... però sono IO il capo squadra...- borbottò mettendo in funzione l’aggeggio che McGee aveva fornito loro. Non notò l’ombra di un sorriso che si era dipinta sul volto di Ziva al sentire quelle parole.

- Alfa? Rispondi diavolo! Alfa... qui Cain! Mi senti Alfa?-

- DiNozzo! Era anche ora! Tutto fatto?- disse una voce burbera dall’altra parte della linea, era facile intuire chi fosse.

- Non eravamo d’accordo sull’usare i nomi in codice per evitare... come dire... spiacevoli incidenti?-

Era stata di Tony l’idea.

Aveva sempre sognato di poter usare il nome in codice del celebre Jason Bourne, di Robert Ludlum, al cinema interpretato da Matt Damon: Cain.

E ora che gli si era presentata l’occasione l’aveva presa al volo sotto lo sguardo compassionevole di Gibbs e Ziva che lo ritenevano solo un povero babbeo.

Lei invece aveva semplicemente mantenuto il nome in codice che di solito utilizzava nelle operazioni che conduceva con il Mossad: Delta.

Per Gibbs e McGee avevano optato per qualcosa di altrettanto semplice, rispettivamente Alfa e Bravo, anche se a quest’ultimo non andava molto a pennello il proprio nome in codice, o almeno così diceva Tony.

- State bene tu e Delta?- domandò, scocciato dal fatto che per una volta DiNozzo avesse ragione, Gibbs.

- Si, abbiamo avuto solo qualche piccolo... ehm... problema!- balbettò il ragazzo grattandosi la testa imbarazzato.

- Che genere di problema Cain?-

Ecco. Probabilmente in quel momento doveva avere quell’espressione che aveva sempre quando lui sbagliava qualcosa o gli diceva che c’era qualche problema. Gli sembrava quasi di vederseli addosso, quella sua faccia severa e quegli occhi azzurri indagatori che lo scrutavano diffidenti facendogli venire i brividi.

- Una cosa da poco tranquillo! È stato tutto prontamente risolto da me Alfa, è tutto apposto! Tranquillo!- rispose Ziva per lui, un po’ per salvargli la faccia e un po’ per prendersi il merito.

D’altronde era meglio così, se Gibbs e McGee avessero saputo che Tony non aveva fatto nulla durante l’operazione nonostante si vantasse così tanto di essere un ottimo agente non avrebbe avuto tregua tra battutine e allusioni. Sarebbe stato il loro piccolo segreto, e così avrebbe avuto anche una buona merce per ricattarlo e prenderlo in giro in modo esclusivo.

- Ottimo lavoro!- disse Gibbs dall’altro capo della radio distraendola dai suoi pensieri - A tutti e due!- aggiunse poi per evitare che tra loro scoppiassero i loro soliti litigi infantili.

- Bene, e ora che abbiamo scoperto che noi due siamo dei bravi figli diligenti... parliamo di cose serie! Come ad esempio... quando venite a prenderci?!?- domandò Tony con un tono leggermente isterico.

Erano stati mandati nelle vicinanze di una baita diroccata, in mezzo ai boschi di Rockwood nel New Jersey, nei pressi della quale era stato visto un gran movimento, per arrestare un gruppo di terroristi che stava progettando un attacco alla base di Baltimora.

Nella casa non avevano trovato nessuno e dopo aver camminato molto lentamente e con numerose pause per quasi mezza giornata erano arrivati nei pressi di un’altra abitazione, stavolta più piccola, ma più moderna e lì avevano trovato i colpevoli.

L’ordine era appunto di arrestarli ma loro si erano fatti prendere la mano quando quelli avevano cominciato a sparargli addosso e ora non c’era molto da arrestare.

Ora DiNozzo non vedeva di tornare a casa, farsi un bel bagno e magari anche prendersi un giorno di ferie il giorno dopo, tanto ci avrebbe pensato Ziva a compilare il rapporto a posto suo.

Già si vedeva mentre era immerso nell’acqua bollente della sua vasca da bagno mentre leggeva la cronaca sportiva e...

- Cain, Delta, abbiamo un problema! Non riusciamo a raggiungere il vostro segnale GPS... CHE STA SUCCEDENDO MCGEE?!? – gridò la voce di Gibbs dalla radio facendolo tornare bruscamente al presente.

- Alfa? Che stai dicendo?!? Stai parlando con noi! Come fai a non ricevere il segnale se parli con noi? Capo?-

Dall’altro capo della radio non uscì nessun suono, neppure un minimo crepitio del segnale.

DiNozzo prese ad armeggiare con la radio ma il segnale non dava nessun segno di volersi ripristinare.

- Capo?- insistette Tony - Capo? Ehi Capo! Qui Cain! Capo! Sono io DiNozzo! Rispondi maledizione! Capo! Cap...-

Ziva guardò il cielo esasperata, gli tolse l’auricolare e lo gettò per terra insieme alla mini radio.

- Ehi!! Ma che fai?!? Ti sei bevuta il cervello?!?- si lamentò Tony facendo per raccoglierlo, ma lei lo bloccò con un gesto furioso della mano e gli fece segno di guardare il cielo anche lui.

- È inutile! Il segnale è caduto! Mi pare di aver sentito alla televisione qualche giorno fa che ci sarebbe stata una tremenda tempesta nella zona di Washington e dintorni e forse anche qui in New Jersey, le comunicazioni devono essere saltate per questo...-

Lui veramente non vedeva nessun nuvolone nero, nemmeno una nuvola appena più grande delle altre, insomma niente che facesse pensare che di lì a poco sarebbe scoppiata questa tremenda tempesta di cui Ziva gli stava parlando.

- E allora perché hai gettato a terra il mio auricolare? Che c’entra lui con la mancanza del segnale?- gridò ancora più isterico di prima Tony.

Non gli piaceva per niente quella storia, rischiava di complicarsi molto di più del previsto, anzi forse era già troppo tardi per trovare una soluzione “comoda”.

- Perché l’ho buttato?- Ziva fece un mezzo sorriso - Perché odio sentirti urlare da solo! Mi davi sui nervi! Ti basta come motivazione?-

- Mi sembra più che giusta...- mormorò lui non tanto convinto accovacciandosi per terra per prendere l’auricolare e poi mettendoselo in tasca, era meglio essere prudenti, erano pur sempre da soli nel bel mezzo di un bosco.

- Sai anche quanto durerà la tempesta mia piccola meteorologa?- domandò fissando il cielo striato leggermente di rosa, mancava poco al tramonto.

Non sembrava affatto che di lì a poco si dovesse scatenare una tempesta. Si domandò quanto le informazioni di Ziva fossero attendibili.

- No, ma penso di sicuro fino a domani mattina...- fece lei sistemandosi meglio lo zaino sulle spalle, dando un calcio ad un pietra e facendola ruzzolare giù per il sentiero roccioso.

- Ottimo! E noi che facciamo ora?!?-

- Perché lo chiedi a me? Non sei tu il caposquadra?- rispose lei con sarcasmo, citando le parole che Tony le aveva detto poco prima.

Non piaceva neanche a lei l’idea di dover rimanere in quel bosco senza la possibilità di tornare a casa ma soprattutto con DiNozzo che si lamentava per ogni cosa come un bambino piccolo e cominciò a guardarsi intorno per riuscire a capire dove era meglio sistemarsi per la notte.

Lui, colto in fragrante provò a ribattere a tono, ma improvvisamente Ziva si drizzò come un cane, si guardò con insistenza verso un punto fisso come se avesse sentito qualcosa, poi lo afferrò per un braccio e lo trascinò verso il fitto bosco.

- Che diavolo stai facendo?!?- si lamentò lui cercando di divincolarsi dalla sua presa ferrea.

Ziva lo sbatté con forza su un albero e poi si spinse contro il suo corpo aderendovi perfettamente.

Tony proprio non si aspettava una cosa del genere. Soprattutto da Ziva!

Era vero che c’era sempre stata una certa attrazione tra di loro, ma da semplice attrazione a QUESTO c’è ne era di strada da fare!

Poteva sentire il suo respiro caldo e agitato sul proprio viso, maledettamente vicino al suo, e vedere quegli occhi così scuri e profondi a pochi centimetri dai propri. In quel momento erano indecifrabili, non riusciva proprio a capire cosa stesse pensando in quel momento.

Ziva sorprendendolo ancora di più si avvicinò sempre di più al suo volto non staccando neppure un momento gli occhi dai suoi.

Tony fece per dire qualcosa ma lei lo zittì premendogli una mano sulla bocca e ammonendolo con lo sguardo. Sembrava essere tornata la Ziva di sempre, non aveva più quegli occhi indecifrabili di poco prima, forse era solo stata una sua impressione, ma la cosa che lo preoccupava e che ora vi leggeva paura e terrore.

Nemmeno due secondi dopo dalla vegetazione spuntò fuori un gruppo di una quindicina di persone, tutti armati e con delle facce ben poco rassicuranti.

Erano tutti quanti mediorientali, come i terroristi che loro due avevano fatto fuori poco prima.

Gli sconosciuti andarono verso la casa ormai disabitata e non appena videro i corpi senza vita dei loro compagni iniziarono a gridare in una lingua che Tony non comprese, cosa che invece doveva aver fatto Ziva, infatti con un gesto fulmineo si staccò da lui immediatamente, lo afferrò di nuovo per il braccio e si mise a correre all’impazzata trascinandoselo dietro.

Era per quello che l’aveva spinto contro l’albero! Per salvare la vita a entrambi! Non perché voleva baciarlo!

Che stupido che era stato! Come aveva anche solo potuto pensare che Ziva, la sua amica e collega Ziva, volesse...

Fece un profondo sospiro e dopo essersi liberato dalla sua stretta si mise a correre di fianco a lei.

- Siamo nei guai, vero?-

Lei lo guardò con la coda dell’occhio e fece un sorriso amaro, senza fermarsi.

- Altrochè...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed ecco le mie solite note a piè di pagina!

 

* Mazel tov...: Buona fortuna... (gli ho voluto dare un significato ironico XD )

* Alfa, Bravo, Cain (o Charlie), Delta, Eco, Foxtrot ecc. è il sistema di nomi in codice che utilizzavano i soldati americani durante la guerra in Vietnam e che spesso ancora oggi è utilizzato nelle operazioni speciali dell’esercito, anche se probamente non è di certo utilizzato dal Mossad come ho invece scritto.

* Quando parlo del nome in codice di Jason Bourne, mi riferisco al libro “The Bourne Identity – Un nome senza volto” e non all’omonimo film di Doug Liman nel quale questo particolare, indispensabile per dare un senso logico alla trama completamente stravolta non viene neanche citato. (Odio quando traggono un film da un libro e poi lo rovinano cambiando completamente una trama così bella e intrigante! Le uniche cose buone del film “The Bourne Identity”, almeno secondo me, sono gli effetti speciali, Matt Damon e Clive Owen XP )

* Rockwood esiste veramente, e non è il frutto della mia immaginazione come invece lo sono le due baite diroccate che cito. È un piccolissimo centro che si trova nel bel mezzo dei boschi della Pine Barrens, formazione boscosa della pianura costiera del New Jersey, si trova a circa centosettanta chilometri da Baltimora, a una cinquantina di chilometri da Philadelphia ed è situata lungo il corso di un fiumiciattolo.

 

  
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