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Autore: Terreno    16/09/2024    0 recensioni
Sei sicuro che ciò che chiedi ti porterà felicità?
Fank, un ragazzo che vive nell'Europa di oggi, incontra una fata che gli promette di portarlo nei mondi in cui si è realizzato ciò che chiede.
Certe regole sono solo frutto dell'avidità o hanno un loro perché? Sei sicuro di avere tu la soluzione o stai solo banalizzando il problema? Davvero stai lottando per la giustizia o le tue sono scuse per poter continuare a fare ciò che vuoi?
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vi era una volta un ragazzo di nome Frank.
Costui passava la maggior parte del suo tempo libero davanti al computer, visitando spesso un sito dal quale era solito scaricare giochi piratati. Aveva spesso litigato con chi gestiva quel sito, soprattutto perché non caricavano abbastanza velocemente i giochi appena usciti, con i quali voleva giocare subito.
Nonostante i pessimi rapporti con costoro, lui però tornava sempre lì e scaricava ogni volta che un altro gioco veniva caricato sul sito.
Accadde, però, un giorno, che Frank, recandosi per l’ennesima volta sul sito per vedere se vi fosse altro da scaricare, anziché trovarsi davanti la solita schermata iniziale, si trovò davanti ad una scritta che riportava che il sito fosse stato chiuso per ripetute violazioni del diritto d’autore.
 
Frank esplose, si mise ad urlare ed imprecare, stramaledicendo coloro che l’avevano chiuso e messo in difficoltà coloro che lo gestivano, ai suoi occhi, ora, dei paladini della giustizia.
Dopo lo sfogo, il ragazzo decise di uscire e di andare in un bar, per provare a rilassarsi un poco.
 
Arrivato a destinazione, ordinò qualcosa e si sedette su un posto in fondo. Fu così che una ragazza, notando che fosse di cattivo umore, chiese se poteva sedersi al suo stesso tavolo e Frank accettò, ignorando che l’altra fosse una fata.
I due iniziarono a parlare e ben presto la nuova arrivata chiese come stesse e l’origine del suo cattivo umore.
“Quindi, il problema è che ti hanno chiuso il sito dove scaricavi giochi.”
Riassunse lei.
“Esatto.”
Non si stupiva che il ragazzo avesse piratato dei giochi. Nessuno era perfetto e tutti commettevano degli errori, perciò sarebbe stato ingiusto condannarlo per quello. Ciò che, invece, la stupiva era che, costui, si ritenesse nel giusto.
“È normale che lo abbiano chiuso. Quei giochi non appartenevano a loro, né a voi. Stavate facendo qualcosa di sbagliato. Un poco come se rubaste a chi ha fatto quei giochi.”
Provò a spiegargli lei.
“Non è vero. Ciò che facevano era condividere ciò che appartiene loro illegittimamente. Una redistribuzione della ricchezza, per contrastare l'avidità. Tanto quelle case di produzione sono ricche. A loro non cambia niente.”
Rispose lui.
“Tra i giochi di cui mi hai parlato ce ne sono diversi realizzati da aziende piccole, che potrebbero chiudere se il loro progetto andasse male. Anche in quelle grandi una minor entrata vuol dire meno persone che possono lavorare. Meno contratti rinnovati.”
Il problema non era tanto che Frank piratasse, non lo giudicava per quello. Il problema era che fosse convinto di essere nel giusto e la frequenza con cui lo facesse. Si era mai domandato cosa sarebbe potuto succedere se il fenomeno della pirateria fosse incontrollato o se anche le compagnie potessero piratare?
“Non è vero. Nuotano nell'oro.”
Rispose lui, non volendone sapere di cambiare opinione.
“Frank, pensa di entrare in un negozio di articoli sportivi, di prenderne alcuni e di uscire senza pagare. Non stai facendo un torto solo a coloro che li vendono, ma anche a coloro che pagano. Indipendentemente che quello sia un piccolo negozio o appartenga a una grande catena e indipendentemente tu tenga poi gli oggetti per te o li regali ad altri. L'unica differenza è, in questo caso, che non hai preso, senza pagare, articoli sportivi, ma proprietà intellettuali.”
Era un peccato che Frank non avesse altri hobby oltre ai videogiochi, come scrivere o suonare. In quel caso avrebbe potuto farlo ragionare, chiedendogli se gli sarebbe piaciuto che altre persone prendessero o ridistribuissero i suoi testi o le sue canzoni, magari sostenendo di esserne loro gli autori o guadagnandoci sopra.
“Ma che discorso è? Se io prendo, senza pagare un oggetto fisico, compio davvero un furto, ma se scarico un contenuto virtuale, allora combatto il gatekeeping. Un contenuto virtuale non è altro che informazione e l'informazione è conoscenza. La conoscenza va diffusa, non tenuta a disposizione di chi se la può permettere.”
Affermò il ragazzo.
“Quindi i videogiochi che scarichi sono la conoscenza che avrebbe bisogno l'umanità per progredire e che viene a lei negata da delle persone cattive?”
Domandò, provocatoriamente, la ragazza.
“Tale problema non riguarda solo i videogiochi. È il sistema ad essere sbagliato. Prova solo a pensare ai brevetti. Pensa quanto più in fretta progredirebbe la società se ogni invenzione fosse accessibile a tutti e non si dovesse pagare per essa.”
Sostenne lui.
“Guarda che per realizzare un'invenzione o anche solo per condurre uno studio che porta a una pubblicazione, occorrono soldi.”
Spiegò l'altra, continuando a pensare il fantasioso ragionamento con cui Frank era arrivato a sostenere che i videogiochi e i contenuti virtuali, fossero conoscenza.
“Se davvero è come dici tu, allora i soldi li dovrebbero chiedere prima di mettersi a fare ricerca. Quando ormai hai prodotto conoscenza, la devi rendere accessibile a chiunque. Non è che siccome hai fatto una scoperta, tutti devono essere per sempre in debito con te. Ti pago una volta, poi basta.”

L’interlocutrice parve pensarci su. Poi ebbe un’idea.
“Senti, Frank, potremmo fare un gioco. Devi sapere che io sono una fata. Potrei portarti in un mondo in cui, alla tua nascita, il sistema dei brevetti è stato sostituito da quello che proponi tu. Vedremo se sarai più o meno felice in quel mondo.”
Ovviamente il ragazzo non prese sul serio le sue parole. Neanche da piccolo aveva mai creduto che gli elementi delle favole fossero veri.
“Se davvero potessi farlo, sono certo che sarei molto più felice e sarebbe un mondo migliore.”
Rispose, stando comunque al gioco.
“Bada bene che i miei poteri possono portarti in mondi che differiscono solo per il sistema legale e le conseguenze che ne sono derivate. In più impongo alcune regol regole. Primo è che non voglio che sia possibile diffondere la conoscenza riguardo la produzione di armi e cose del genere, secondo, nei mondi in cui ti manderò la legge sarà, almeno formalmente, uguale per tutti. Un poco come da noi.”
Non pensava che il loro mondo fosse perfetto, ma lui la faceva troppo facile.
“Non avrei problemi, riguardo alle tue regole.”
Commentò lui, stando allora al gioco.
“Molto bene, allora è meglio che vada. Il nostro esperimento mi comporta abbastanza lavoro. Domani dovresti svegliarti in quel mondo e presto mi farò viva.”
Spiegò, alzandosi.
“Magari succedesse davvero.”
Le rispose il ragazzo, restando seduto.
“Allora ci vediamo, Frank.”
Lo salutò la fata, per poi andare a pagare e uscire dal locale.
“Ciao, Sonia.”
Ricambiò il saluto, il ragazzo.
   
 
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