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Autore: MelaniaTs    19/09/2024    0 recensioni
Il serio Edward Nasseaux e il mattacchione Dallas Thompson sono migliori amici! Tanto che hanno deciso di seguire un comune percorso per aiutare i più deboli. Sul loro cammino trovano due donne che cambiano però il loro modo di pensare, Letizia del Kleinsten e Micaela Keller.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Wing of freedom Saga dei Keller'
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COPYRIGHT: Le mie storie non sono assolutamente prelevabili e non potete spacciarle per vostre!
ATTENZIONE: ©Tutti i nomi, i caratteri e le storie dei personaggi presenti sono frutto di pura fantasia. Ogni riferimento a persone o/e eventi realmente esistenti o esistite è puramente casuale.

ATTENZIONE: ©
Questa è una saga di famiglia gli altri titoli sono:
La storia di Rafael Keller e Joel Il nostro destino
La storia di Chamael e Raziel Figli dell'amore
La storia dei fratelli Thomas Uriel e Diamond Ariel Il tesoro più prezioso;
la storia dei fratelliGabriel e Gellert Keller in Liberi di essere se stessi
La storia di Thomas & Sapphire L'alba di un amore .
La storia di Alaska Thompson ed Emmanuelle Nasseau in Don't Forget
Grazie a tutti coloro che seguono le mie storie.

INFO :Per quanto riguarda la carriera militare ho cercato di essere quanto più coerente possibile con la realtà, ovviamente per motivi logistici ho allungato certi tempi non reali

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Dallas
Sono Dallas Thompson. Ultimo figlio di Simon Thompson e la brasiliana Manila Sanchez.
Ero l'ultimo di quattro fratelli di successo, London e Chester, Brooklyn e Adelaide, e gemello di Alaska. I primi quattro sin da bambini avevano sempre saputo cosa fare delle loro vite. Imprenditore, tecnico meccanico, avvocato... Tra i quattro era stata Brooklyn a smarrirsi durante il percorso, da bambino, visto la nostra natura poliglotta e la passione di Brooke nel mantenere i rapporti con amici cinesi, tedeschi e Italo-francesi, pensavo che mia sorella sarebbe partita all'avventura sulla sua barca a scoprire il mondo. Ero piccolo e non capivo le dinamiche della nostra società. Brooklyn invece le aveva capite appena fatto l'ingresso in società al suo sedicesimo compleanno e il figlio dell'allora giudice Jenkins le chiese di frequentarsi. Effettivamente la società così funzionava e questo si aspettavano dai membri di due famiglie come i Jenkins e I Thompson, Brooke si era adeguata seguendo le regole imposte e nel farlo si era smarrita. Dopo il matrimonio infatti aveva dovuto mettere da parte il lavoro, le amiche straniere e cosa peggiore tutti noi, la sua famiglia, per assecondare i Jenkins il cui patriarca era in corsa per diventare senatore. Avvertivo che Brooklyn stava male, non perché fossimo in confidenza, ma perché lei come Alaska era una persona remissiva e permissiva. La mia gemella non lo faceva per cattiveria, a lei piaceva accontentare tutti e nel farlo spesso si sacrificava se stessi. Brooklyn invece non era mai stata permissiva fino a quando non si era sposata con Jonathan. Si era imposta con papà quando a quindici anni si era imposta quando aveva chiesto ai miei genitori di voler andare a trovare le sue amiche di penna nei loro paesi, da sola. Con le sue tre amiche, Sabrina, Silvye e Shu, avevano organizzato ogni anno una meta nei loro paesi di origini. A quindici anni era stata sei settimane  in Francia luogo di nascita di Silvia. Sempre per sei settimana in Germania, l'anno successivo, quello dopo in Italia a Genova. A diciotto anni per due mesi senza nessuno di noi che le facesse compagnia, le quattro amiche erano state a Pechino in Cina e da lì erano andate anche quindici giorni in Tibet. Per me Brooklyn era un eroina libera da ogni imposizione.
Poi i Jenkins l'avevano relegata al fantasma di sé stessa.
Non avrei mai permesso che qualcuno facesse lo stesso con Alaska.  Era la mia gemella e proprio per il suo carattere temevo che si sarebbe fatta incastrare facilmente.
Alaska al mio opposto era molto romantica e una sognatrice. Io ero invece più scanzonato, come lei credevo nell'amore unico ed eterno, al contrario mi piaceva divertirmi con le ragazze. Preferivo circondarmi dei miei amici, non erano tanti.
Sin da ragazzino avevo frequentato solo Lion e Carter i figli delle cugine di papà e mio coetaneo.
Poi a quattordici anni alle superiori conobbi colui che sarebbe diventato il mio migliore amico. Edward il gemello di Elisabeth ed Emmanuelle Nasseaux, le nuove amiche di Alaska e Micky, sicuramente meno tossiche di Mary Powell e Summer Murphy. Edward aveva raggiunto le sue sorella a dicembre col cugino Luc e si erano iscritti alla nostra scuola. Complice l'amicizia delle ragazze tra di loro subito diventammo amici, con Edward un po di più che con Luc, forse perché il primo sembrava mite anche se sentivo che dentro di sé era molto di più.
Mi professai infatti a conoscerlo, comprendevo il suo disappunto quando non era d'accordo con le sorelle. Era lo stesso che nutrivo io verso Alaska, infatti comprendevo anche i loro discorsi fatti solo di sguardi, proprio perché anche io e Alaska usavano un linguaggio non verbale.
L'ultimo anno di scuola avevo quindi l'unica certezza che la mia amicizia con Edward sarebbe stata per sempre, nonostante egli fosse un principe e venisse dall'Europa. Non avevo altro, nessun obbiettivo e nessun sogno da realizzare, al contrario di Edward.
"Non ho ancora presentato nessuna domanda universitaria." Sospirai quando fu il momento.
"Io andrò a Durham, in Inghilterra, farò legge." Mi rivelò.
"Non ho carattere per fare il legale." Ammisi divertito.
"Guarda che per ora farò solo la triennale. Mi serve per entrare nell'accademia militare di Sandhurst, diventerò un soldato." Ammise.
"È il percorso di tuo padre, giusto?" Gli chiesi.
"Si è no! Papà studiò scienze sociali e dopo l'anno accademico militare si fermò dedicandosi alle attività di principe. Io penso che continuerò con la carriera militare nel mio paese, non sono un figlio legittimo e così posso aiutare il mio popolo." Mi rivelò.
"La carriera militare! Fare qualcosa per gli altri e non per se stessi." Affermai intanto che sentivo il cuore gonfiarsi di gioia. Mi era sempre piaciuto aiutare gli altri. Potevo quindi farlo senza una laurea in medicina o in diritto? Sentivo di non essere portato per nessuna di quelle cose.
"Già. Posse seguire l'esempio di mio padre, ma per il prossimo. Non per me stesso, per questo legge." Continuò Edward. "Non voglio essere avvocato, bensì conoscere le basi e i diritti internazionali delle persone." Mi spiegò.
Sospirai. "Mi piace! Effettivamente non avevo mai pensato a legge sotto questo punto di vista." I diritti umani. "Se mi arruolo verrei mandato a seguire le missioni di pace, potrei difendere chiunque a prescindere dalla razza e dal contesto sociale." Affermai.
"Ti riferisci ai paesi sottosviluppati?" Mi chiese Edward.
Annuii. "So cosa voglio fare Ed!" Affermai. Volevo arruolarmi, dovevo però prima affrontare l'argomento con papà.
"Io ti sosterrò sempre Dals." Mi disse Ed.
Feci una smorfia. "Sicuro? Emma mi ha chiesto di provare a metterci insieme." Confessai.
"La fa facile lei." Rispose guardandomi. "A me piace molto Alaska, ma non le chiederei mai di metterci insieme."
"So che la ami." Gli dissi. "Ma ciò che ti piace è solo come lei vuole apparire agli occhi degli altri. C'è un lato di Alaska che mostra solo a me." Rivelai.
"Almeno lo mostra, Emma invece si nasconde anche da noi. Se non fosse stato per il rapporto con tuo padre e Chester non avrebbe mai provato l'ammissione al MIT, Cambridge o Oxford in tecnologia e meccanica."
"Quando viene in barca con noi è molto rilassata." Rivelai. "Sembra un'altra."
"Sembra fragile, ma è più forte di Elisabeth. Se ti metti con lei sappi che devi andare a fondo per conoscerla." Mi spiegò.
"Temo di non esserne attratto! Non di quella passione che vedo tra mia sorella e suo marito Gabriel." Ammisi.
"Di quell'attrazione che se anche incroci lo sguardo poi te lo senti duro?" Mi chiese senza girarci troppo intorno.
"È questo che provi per Alaska?" Gli chiesi.
Sospirò. "Purtroppo no! Amo Alaska lo so... ma chi me lo fa drizzare è un'altra." Ammise.
"Per questo Alaska non immagina che ti piace." Ammisi sapendo di chi stava parlando.
"Perché non gliel'ho mai detto." Rispose divertito.
"O perché sai come guardi la sua migliore amica." Ammisi.
"Ti prego! Il problema è che non la sopporto. Così viziata e fanatica, vuole sempre stare al centro del mondo." Affermò.
Sospirai dispiaciuto. "Non è vero! Cioè si è viziata, ma Micaela è molto di più. Siamo cresciuti insieme e fidati se si comporta in questo modo è per insicurezza." Gli dissi.
"Non sembrerebbe per tutte le volte che mi urla contro." Disse.
"Forse perché anche lei reagisce all'attrazione che provate." Dissi.
Lui mi guardò. "No!" Disse cambiando argomento. "Parla con tuo padre per l'accademia militare."
Sbuffai divertito. Nel momento stesso in cui Micaela sarebbe caduta dalla sua nuvola romantica e si sarebbe accorta che aveva solo una cotta e non era realmente innamorata del fratellastro di Tommy Keller, avrebbe anche capito di essere attratta da Edward e allora il mio amico sarebbe dovuto venire a patti con la realtà.
"Parlerò con papà." Gli dissi.
Anche se temevo quel momento.
Così mi organizzai. Cercai il primo punto di reclutamento, evitai la marina militare, scaricai il modulo e quando ebbi tutto chiesi a papà di accompagnarmi in un viaggio on the road padre e figlio per New York.
"Non riesco proprio a farti appassionare alla nautica eh?" Mi chiese alla partenza.
"Io sono come Adela, solo se mi portate." Gli risposi. Alaska era quella che realmente amava navigare di tutti noi, mi raccontava sempre delle gite con mamma e papà. Purtroppo non aveva il coraggio di dire ai miei che le piaceva navigare e stare in mare anziché andare a preparare i prossimi balletti classici.
"Appena organizzo una settimana in barca potrai fare il turista." Mi disse papà. "Ma cucinerai tu il pesce che prenderemo io e i tuoi fratelli."
Risi anche io. "Si signore."
Era quello il motivo per cui non avevo scelto la Marina, non volevo illudere papà inoltre non avrei potuto aiutare il prossimo. Una volta sul fiume Hudson chiesi a papà il cambio, era tempo che guidassi io non avendogli detto che saremo andati ad Arlington.
Quando arrivammo all'accademia militare di West Point però, papà comprese che non era una vera a propria vacanza.
"Perché siamo qui?" Mi chiese.
"Perché ho diciassette anni e mi serva la firma di un genitore." Ammisi.
"Perché?" Chiese papà. "Spiega."
"Penso possa essere la mia strada.
Ho bisogno di fare qualcosa per me stesso e per gli altri." Dissi passandogli il modulo.
Papà lo lesse. "La US Army... hai dato la disponibilità a partire per le missioni umanitarie." Disse sorpreso.
Annuii. "Voglio proteggere gli altri, in modo concreto." Affermai.
"Come Adelaide. Anche lei la pensava così." Disse papà.
"Io però chiederò di studiare i diritti umanitari." Dissi, avevo già visto tutto. Lo stesso esercito mi avrebbe finanziato. Inoltre avrei seguito i corsi telematici così potevo partire.
"Con l'esercito!" Sussurrò papà.
"Puoi capirmi papà?" Chiesi. "Avrò bisogno del tuo appoggio a casa."
Papà sospirò guardandomi serio. "Tua madre mi ucciderà!" Mi disse piegando il foglio e aprendo la porta. "Giura di prenderti sempre cura di te Dallas, non dovrai mai tornare in una tomba." Mi disse.
Così riuscii ad arruolarmi. Mi misi con Emma e dopo aver litigato con mamma, appoggiato da papà, mi diplomai.

 

Alla festa di diploma con i miei compagni affrontai Emma. Eravamo tutti untino a un tavolo con i nostri hamburger e le bibite gassate. In realtà a casa nostra ci avevano insegnato a bere buon vino già a quindici anni e lo preferivo. Ma nel locale, con i camerieri e l'obbligo di avere ventuno anni per bere non era il caso di fare scherzi. Ero seduto in disparte con Emma a osservare i miei amici divertirsi quando le dissi la verità.
"Ti voglio bene come a una sorella. Mi dispiace ma non mi sento di andare oltre con te. Soprattutto non voglio farti soffrire le pene adesso che partirò per l'Afghanistan." Le spiegai.
"Mi lasci così quindi." Mi disse fredda.
Era molto bella, capelli biondi curati, occhi azzurri, un naso piccolo, incorniciavano il piccolo viso a cuore, mi dispiaceva farla soffrire. "Dimmi la verità. Mi ami seriamente o mi vuoi solo bene?" Chiesi.
Lei mi guardò mordendosi il labbro. "Non so se ti amo, però mi hai sempre attratto." Ammise.
"Non posso assecondare questa attrazione. Sei la gemella del mio migliore amico, che figura ci farei se ti lascio dopo averti..." scopata! Cazzo era bella e una botta gliel'avrei data con piacere.
"Ho capito!" Disse. "Lasciamoci e fai il tuo percorso nell'esercito." Mi disse con freddezza.
"Ma prima di partire lo voglio. So che avresti cura di me, almeno concedimi una prima volta decente. Ci saremo già lasciati e Edward non ne avrà sospetti perché accetterò l'ammissione a Cambridge. Vai tu in Italia con Alaska e al ritorno fermati da me. Solo una volta Edward non saprà così che sei tu." Mi chiese.
Sospirai, era una vera calcolatrice. "Davvero mi permetterai di partire al tuo posto?" Le chiesi.
Lei mi sorrise. "Sono molto più calcolatrice di te." Indubbiamente, non era triste perché l'avevo lasciata. Voleva però vivere la prima esperienza sessuale con qualcuno di cui si fidava.
"Ti brucia non aver fatto sesso!" Le dissi.
Lei fece una smorfia. "Molto." Disse allontanandosi per andare a sedersi accanto alla sorella dove sicuramente stava sfogandosi. Io raggiunsi Edward e cantando girls like u dei maroon 5 lo informai della situazione con Emma.
Sicuro la notizia fece il giro del tavolo, come anche il viaggio delle ragazze.
"Ehi Dals! Verrai con noi in Italia?" Mi chiese Aly.
"Partite a metà settembre, giusto?" Chiesi con la solita impertinenza ripensando che a settembre avrei dovuto fare degli esami di preparazione all'università militare per accedere al programma telematico. Per metà mese sarei dovuto però essere libero.
"Mik ha organizzato così." Confermò
"Oh oh partite per l'Italia." Chiese Philip. "Vengo anche io. Ce la spasseremo."
"Non sei stato invitato." Gli disse Elisabeth schietta e approvavo il suo dissenso. Che cazzo si metteva in mezzo a una vacanza tra ragazze.
"Neanche tu." Rispose lui.
"Qui ti sbagli. Io non posso andare, ho altri impegni e progetti." Affermò Elisa.
"Vengo, hai bisogno di un amico Dals." Affermò Philip. Io non ce lo volevo in vacanza con me! Non eravamo così amici.
"Che bello! Una vacanza italiana. Ci sto!" Cinguettò Mary.
Dio! Una vacanza con un gallo e tante galline intorno non so se sarei riuscito a reggerla.
"Ehi Ed! Ce la fai a venire con me?" Chiesi a Edward disperato.
Ma lui scosse la testa. "Purtroppo no! Ad agosto rientro dal Giappone poi dovrò andare a Londra per insediarmi al campus del college a Durham." Mi disse con un sorriso sardonico. "Come tu stesso dici amico mio, non posso permettermi anni sabbatici."
"Non sapete proprio spassarvela." Disse Philip. "Ci divertiremo io e te in Italia Dallas."
Ero disperato, non volevo partire con lui, anche perché ero a conoscenza della cotta di Alaska verso quel polipo di Philip. Fortunatamente sarei partito anche io, sperai che in quel periodo Alaska aprisse gli occhi e non si facesse sedurre da quel cretino.
Ci avrei pensato io all'inizio. Poi dovevo solo sperare che Philip non andasse anche in nord Italia con Micky e Alaska.
Furono tre mesi senza tregua! Avevo iniziato a giugno all'accademia l'addestramento basico. A ottobre dovevo partire per l'Afghanistan e per avere il permesso a metà settembre stavo anticipando qualsiasi attività possibile.
Quando partimmo raggiungemmo la Puglia tutti molto eccitati.
Philip si dimostrò subito molto più interessato alle ragazze che alla vacanza in se. Sinceramente poteva fare ciò che voleva con le giovani italiane, le turiste e anche Mary. Ma...
"Tocca mia sorella e ti faccio il culo." Gli dissi prendendomelo da parte. "Ovviamente intendo anche Micky, la reputo al pari di una sorella."
"Credi davvero di farmi paura?" Mi chiese lui sfrontato.
"Vuoi vedere cosa ho imparato in questi tre mesi in accademia militare?" Lo minacciai alzando il pugno.
Finalmente la comprese. Fece un passo indietro e alzò le mani in segno di resa.
"Ho capito fratello! Non le tocco, le lascio stare."
Così mi godetti per bene quei pochi giorni di vacanza.
Arrivò Diamond, la sorella di Micaela, e accogliemmo anche lei. Mi piacque, era sveglia e intelligente e mi rivelò anche che Philip ci aveva provato con lei.
"Mi fa pena poverino." Disse divertita.
Insieme lo prendemmo in giro. Effettivamente il fatto che non sapesse tenersi una ragazza era alquanto preoccupante.
Ahimè il tempo trascorse e dovevo tornare a casa, così iniziai a preparare Alaska alla mia partenza. Lei invece sarebbe andata in Grecia anziché in nord Italia.
Purtroppo la mia gemella era più testarda di mamma, avrebbe voluto che io non partissi.
"Non tenermi il broncio e divertiti anche per me. Così al mio rientro mi racconterai tutto davanti una buona bistecca argentina." Le dissi solleticandola per farla ridere. "Non possiamo lasciarci arrabbiati l'uno con l'altra, siamo una sola anima in due corpi."
"Starai bene?" Mi chiese lei.
"Ho la tua prudenza che mi accompagnerà." Le ricordai. "Tu invece prendi un po' della mia temerarietà per questa vacanza, goditi la vita, incontra un bel greco e divertiti come farei io." Conclusi con un casto bacio sulle labbra.
Lei annuì. "Devi ricordarti che io ci sarò sempre anche se non ti sono vicino."
Annuii. La sentivo sempre con me ogni istante della mia vita e non sarebbe finito quel legame fino alla nostra morte.
"Ovunque andrò tu sarai con me, finché starò bene tu lo saprai." Le dissi.
"Ricordati di non cadere. Se cadi tu, cado anche io." Concluse lei scostandosi dall'abbraccio, era la stessa promessa che avevo fatto a papà e non potevo non mantenerla.
Quando partii salutai anche Diamond e Mikaela con un sorriso e un abbraccio. "Ciao ragazzi, è stato bello avere a che fare con voi. Ci rivediamo tra sette mesi a Boston." Li salutai.
Partii così diretto in Inghilterra, avevo mandato un messaggio a Emma prima di partire come promesso.
Atterrai a Heathrow in orario, Emma era lì ad attendermi.
"Ehi soldato! Tutto bene il viaggio?" Chiese porgendomi il viso.
"Molto!" Le risposi baciandola. "È stato bello rilassarsi prima della partenza."
"Quanto resterai qui?" Mi chiese.
Sospirai. Sarebbe stato facile ricominciare tra di noi, la sintonia c'era. Ma non volevo deluderla. "Ho il volo per domani mattina." Le ricordai.
Lei mi sorrise prendendomi la mano. "Allora andiamo, potremo prenotare in un B&B così non ti allontani troppo."
Sorrisi. "Sempre calcolatrice eh!" Le chiesi. "Non sei nervosa?"
Lei rise. "Un po', ma... voglio farlo. Temo di finire imprigionata in un matrimonio combinato per il principato. Voglio fare una cosa per me prima di adempiere ai miei doveri." Mi spiegò.
"Non credi di dover seguire il tuo cuore?" Le chiesi prima di fare un passo avanti.
Lei rise. "Mamma ci ama tanto è l'unico vero amore che conosco. Se i miei zii si amano tengono nascoste nelle loro stanze questo amore. Un amore come quello dei tuoi genitori ancora non lo provo." Mi confessò. "Quindi per ora voglio seguire il mio corpo, ci sarà tempo per seguire il cuore."
Annuii. "Se la pensi così va bene." Le dissi.
"Non passo per una poco di buono così, vero?" Mi chiese titubante.
"Anche noi ragazzi seguiamo il nostro corpo. Non penso che siamo poco di buono fino a quando c'è rispetto e non ci si sputtani." Le dissi baciandola.
Lei ricambiò il mio bacio. Al che non perdemmo tempo, cercammo una camera e ci concedemmo tutta la notte. Ebbi cura di lei la prima volta, andando avanti con i suoi tempi. Poi invece ci lasciammo andare.
Al mattino quando la sveglia suonò non la trovai. Andai a fare la doccia e guardandomi intorno posai i vestiti sporchi nella sacca. Forse era andata a prendere la colazione.
Presi il cellulare per chiamarla e nel farlo trovai un suo messaggio.
«In realtà mi sarebbe sempre piaciuto che mi guardassi come tuo padre guarda tua madre. Avrei voluto affidarmi a te, come tua madre si affida a tuo padre. Avrei voluto con te sentire l'emozione di mamma quando parla di papà. O vedere l'amore verso degli occhi di Thomas Keller quando osserva Micky in me. Non abbiamo niente di tutto ciò se non una stima reciproca e una bella amicizia. Ti ringrazio per questa prima esperienza molto bella, ma non ti amo! Ti voglio molto bene e spero saremo sempre amici. Grazie di tutto e mi raccomando in gamba e torna da noi a marzo. La tua amica ed ex ragazza Emmanuelle Amelie Nasseaux.»
Il messaggio finiva così. Segno che Emma aveva preferito non vedermi al mattino per evitare qualsiasi imbarazzo.
Tornai a Boston e da lì a West Point. Partecipai a dei corsi e come giusto che fosse partii per la mia prima missione di pace. Ero convinto sarei andato in Afghanistan, ma in ultimo decisero che come prima missione saremo stati di stanza in Somalia. Per cui accettai senza protestare e partii. 
Come mi aspettavo, non fu facile soprattutto perché la mia squadra era composta da parecchi cadetti, i veterani c'erano, ma erano pochi. Gli stessi tenenti di reggimento avevano massimo tre anni di servizio.
Eppure per ciò che facevamo andava bene. Dovevamo abituarci a quella che era la nostra missione. Proteggere il prossimo dai rivoltosi, potare loro i viveri, essere attenti al fuoco nemico. Invece quando ero nella mia tenda studiavo, io e un paio di colleghi seguivamo i corsi via web. Potevamo scrivere delle lettere cartacee per informare i nostri parenti che venivano spedite una volta al mese. L'unica volta che ebbi accesso alle mail fu per avvertire l'orario di quando avrei chiamato per Natale. Solo in quei casi avevamo accesso ai servizi. Passò novembre e poi dicembre. A Natale sentii i miei per gli auguri con la sola assenza di Alaska e Brooklyn che a quanto pareva erano in Europa. London mi disse che lui stesso sarebbe partito per la Grecia.
Sereno lasciai tutti! 

 

   
 
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