Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: Fox_Symbol    20/09/2024    0 recensioni
Hannah è una ragazza come tutte le altre. Ha una famiglia affiatata, una cara amica e tanti progetti. Non vede l'ora di finire la scuola e godersi il suo meritato anno sabbatico, a dispetto di quello che pensa suo padre. Tutto sembra andare di bene in meglio ma un giorno un incendio cambia ogni cosa. Tutto dipenderà da come affronterà il cambiamento. Non sarà facile perché la sua vita non sarà più la stessa.
Genere: Avventura, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il silenzio continuo mi imbarazza. In quel momento però c’era una confusione tale tra i miei pensieri che quasi non me ne accorsi. Guardavo il paesaggio passare rapido senza soffermarmi sulla strada percorsa.
 
Mi ripresi quando ci stavamo avvicinando al mio paesello. Riconobbi subito il viale alberato affiancato dal grande fiume pieno dell’acqua dorata che gli regalava il tramonto.
 
Mi si aggrovigliò lo stomaco: - Cosa dirò ai miei?
 
Ryan parcheggio la berlina un isolato prima di casa mia: - Non dovrai dire niente di quello che hai visto. Questa è la cosa più importante. So quanto sia brutto nascondere la verità a persone a cui vuoi bene perché anche se accettassero tutto questo, è naturale che vogliano saperne di più. Questo metterebbe fine a quello che siamo riusciti a costruire in questi anni. Il mondo non è ancora pronto.
 
Lo sarà mai?
 
Annuii e dopo aver riflettuto chiesi: - Che cosa volete che dica?
 
Una sospetta e mai vista berlina scura dava troppo nell’occhio e i miei avrebbero fatto domande a cui io non ero preparata. Era tardi, parecchio tardi. Ero partita di mattina presto e non avevo dato mie notizie per tutto il giorno. Diedi uno sguardo veloce al cellulare per vedere com’era messa la situazione: decine di chiamate perse. 14 di mia madre e 10 da mio padre, con tanto di messaggi in segreteria. Un respiro profondo davanti alla porta d’ingresso non bastò a tranquillizzarmi. Non ebbi nemmeno il tempo per ripassare mentalmente le montagne di bugie. Mio padre aprì la porta prima che potessi bussare. Neanche un momento per sussultare nel mio breve e piccolo momento di panico perché mi afferrò e mi trascinò di scatto in casa. La ramanzina doveva essere di proporzioni bibliche per non volere che i vicini sentissero.
 
- Karen! Vieni qui!
 
Io rimasi lì, immobile, aggrovigliandomi le dita per lo stress. Scossi velocemente la testa, come se potessi scacciare via i pensieri che mi inondavano come un fiume in piena. Pensai a quanto fosse lenta mia madre a scendere un paio di scale per raggiungerci. Alla fine, arrivò.
 
 - Mamma, mi dispiace. Lasciatemi spiegare, vi prego.
 
- Sarà meglio.
Mio padre era incavolato. Aveva corrugato le sopracciglia tanto da congiungersi al centro della fronte.
 
Mia madre invece era più che altro preoccupata: - Sai quanto è brutto non avere tue notizie per ore per poi farci sapere che stai bene dal dottor Harris?
 
Non avevo mai mentito ai miei o almeno mai con bugie così colossali: - Purtroppo non sono riuscita neanche a contattarvi. Devo aver messo male il cavo di ricarica del cellulare e si è spento e ho perso la cognizione del tempo.
 
Mia madre si afferrò la fronte distogliendo da me ogni sguardo. Mio padre invece mi fissava ininterrottamente con espressione adirata: - Tu non puoi fare così! Eravamo preoccupati da morire. Specialmente ora che...
 
Si interruppe giusto in tempo. Era arrabbiato ma non così tanto da non riuscire a trattenere parole di cui poi si sarebbe pentito. Pentito per avermi fatto sentire peggio di quanto potessi già stare.
 
- Mi dispiace. Non dovevo farvi stare così in pensiero.
 
Iniziai a distogliere lo sguardo, preparandomi alle menzogne che stavo per pronunciare.
 
- Ma tutta questa situazione sta diventando troppo per me. Sento che devo liberarmi al più presto da questa sensazione. Non posso continuare a stare qui finché non si risolve tutto.
 
Il timore avvolse il viso di mia madre: - Che cosa intendi dire?
- Devo andarmene per un po’. Se continuo a rimanere qui, continuando a sentirmi inutile, sento che impazzirò.
 
Mio padre non disse niente. Molto strano. Sapevo che ciò che stavo per dirgli era contrario a tutto ciò che pensava ma quello che era successo gli impedì di obiettare alla solita maniera. Ma non rendeva tutto più facile.
 
- Ho deciso che partirò in anticipo per il mio… anno sabatico.
 
Mi sembrava di dover trattenere la nausea che precedeva un vomito di bugie. Bugie che facevano impallidire le precedenti.
 
- Parto la settimana prossima.
All’inizio nessuna reazione. Si guardarono tra loro senza fiatare.
 
Fu mio padre a rompere il silenzio: – E la scuola? So che ti senti male ma questa è solo una breve circostanza. Non ti puoi rovinare il resto della tua vita!
 
- Ho parlato con la preside. – bugia.
 
- Farò l’esame anticipato venerdì. – altra bugia.
 
- Partirò. Ne ho bisogno. Devo fare questo viaggio, ma da sola.
 
Mia madre sembrava delusa. Credevo fosse stata più comprensiva ma leggevo l’amarezza nei suoi occhi. Discutemmo per un bel po’. Mio padre non era per niente contento ma si dimostrò tollerante. Ci mettemmo a tavola e iniziai a spiegare a modo mio quello che mi aveva detto di dire Ryan. Mia madre mi continuava a guardare in modo strano. Sembrava preoccupata ma cambiava subito espressione quando la guardava mio padre. Fingeva ma non riuscivo a capirne il motivo. Sorprendentemente mio padre riuscì a capire e a venirmi incontro.
Questo salto nel vuoto mi preoccupava parecchio ma non potevo fare altrimenti. Avevo paura. Chissà a quanti avrei potuto fare del male o, peggio, a causa della mancanza di autocontrollo o peggio. In fondo non sapevo nemmeno perché accadeva.
la costante espressione di mia madre mi provocò una forte fitta al cuore. Non sembrava solo triste ma rassegnata. Come se pensasse che non sarei mai più tornata.
 
Ad un certo punto della cena si diresse rammaricata verso le scale: - Mi dispiace non restare a tavola, ma sono sfinita. Colpa dello stress di oggi, buonanotte.
 
 - Vado anche io. – dissi finendo di sparecchiare – Papà, tu sparecchi e poi rimani a guardare la partita?
Sorrise e rispose premurosamente: - Certo, campionessa!
Salii le scale sino in camera mia. Sciolsi i capelli e mi misi un’enorme maglietta che usavo come pigiama. Rimasi a fissarmi allo specchio con lo sguardo perso verso le mie scelte, la mia vita.
 
Che cosa sto facendo?
 
Prima di potermi coricare, mia madre mi chiamò sussurrando. Corsi nella sua camera con il passo felpato. Era già sdraiata e sotto le lenzuola.
 
 - Cosa c’è? – chiesi a bassa voce – Problemi con papà?
 
 - No! No! Con papà tutto bene! – bisbigliò – Volevo farti un paio di domande prima che tu parta e le voglio fare senza che tuo padre ci senta.
 
- Perché?
 
- Perché non abbiamo la stessa opinione. Lo stesso pensiero.
 
Annui. Lei proseguì dicendo: - Sei sicura, ma dico assolutamente sicura, della decisione che hai preso? Perché ho paura tu possa pentirtene.
 
Pentirmene? Che cosa era successo alla madre entusiasta dell’idea di dare a sua figlia un anno di avventure?
 
Appoggiai la mano sulla sua spalla e le rassicurai: - Mamma, sono sicura al cento per cento che sia meglio così.
 
Enorme menzogna.
 
- La seconda domanda?
Lei sorrise e si formarono deliziose rughette sulle guance che si intravedevano anche nella penombra: - In realtà questa è una promessa che tu devi farmi. Qualunque cosa succeda, ti prego di non cambiare. Non cambiare ciò che sei. Qualsiasi cosa succeda. Perché ricorda che sarai sempre e comunque la mia bambina. Me lo prometti.
 
 - Non ti preoccupare – dissi dolcemente e baciandole la fronte – Sarò sempre la tua bambina.
 
Il fine settimana lo dedicammo allo shopping che secondo mia mamma era indispensabile. In realtà prendemmo solo cianfrusaglie. Poi ci fu l’ardua decisione di cosa tenere a casa, cosa portare via e cosa buttare, già che c’ero. Mia madre avrebbe tenuto tutto a casa, persino me. Mi immaginavo giù in cantina, legata al tubo dell’acqua con tutti i miei vecchi giocattoli e con lei che mi dice che staremo sempre insieme. A causa dell’estremo affetto che provava nei miei confronti, il mio cervello e la mia immaginazione finivano sempre per ricostruire scene da film dell’orrore. Dice sempre frasi del tipo “Sarai sempre mia, non permetterò a nessuno di portarti via da me” oppure “Non ti preoccupare, non ti perderò mai di vista.”
 
Sono frasi molto dolci ma anche inquietanti. Sembrano le classiche frasi di uno stalker. Il fine settimana ero stanca per tutti gli avanti e indietro e per organizzare scatoloni. Quando mi trovai insieme ai miei per fare cose di questo genere, in tutta allegria, iniziai a provare un sentimento che fino ad ora mi era sempre stato sconosciuto. Non sapevo neanche come spiegarlo, ma decisamente non era piacevole. Quando ridevo, scherzavo e mi divertivo quel campanello d’allarme suonava. Era come se volesse dirmi che tutto questo sarebbe durato poco. Domenica dopo cena, i miei decisero di guardare un bel film. Volevano creare un ricordo che mi accompagnasse durante il mio viaggio. Ma non riuscii a godermelo. Ero preoccupata per il giorno seguente. Per ciò che ero diventata e come ne avrebbe risentito il mio futuro. Non riuscivo a liberarmi dai dubbi e dalle incertezze che stavo per abbracciare. Era un nuovo inizio. Un oscuro e ignoto futuro a cui non ero per niente pronta. Salii sulle scale e dopo essermi lavata i denti e messa il pigiama, saltai nel letto. Chiusi gli occhi tentando di non pensare. Volevo il vuoto più assoluto. Ma ormai era impossibile. Una delle mie paure continuava a farsi strada.
 
E se non avessi fatto la scelta giusta?
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Fox_Symbol