Scusa...
Seppellii la testa nel soffice cuscino. Rieccheggiavano nel teschio le frasi scagliate contro la mia persona.
“Stupido”
“Inutile”
“Infantile”
“Piagnucolone”
“Mi vergogno di essere tua sorella”
“Non pensavo di avere un figlio scemo”
Ogni singola lettera provocava ferite, trafiggendomi l’anima.
Un forte russare e un respiro gradualmente più pesante avvertirono che i miei genitori si erano addormentati. I miei genitori. Coloro che mi hanno dato la vita. Le figure più importanti della mia vita.
Cercai allora di addormentarmi, nonostante fossero 5 notti che mi era impossibile farlo.
Passarono le ore. Le 23:40 diventarono le 2:30, e poi le 3:40.
Non ce la facevo più. Non riuscivo più a sorridere, a ridere, a parlare.
Le paranoie mi sopraffavano e le vili parole urlatemi trafiggevano graffi permanenti.
I miei amici avevano notato che c’era qualcosa che non andava in me e mi consigliavano caldamente di parlarne con loro, ma non posso.Chi sono io per scaricare tutti i miei pensieri su di loro? Hanno già così tanti fardelli, sarei stato un egoista a dargli anche i miei.
O forse sono un egoista. Tutte le volte che mi sfogavo con Beatrice, con Ettore, con Eleonora, senza pensare prima a chiedergli se loro stavano bene.
La mia famiglia ha ragione. Sono un moccioso egoista, che non si merita di vivere. I miei problemi sono così stupidi e infantili. Ero un peso, ed era ora di smetterla di esserlo.
Presi carta e penna, per poter lasciare le mie ultime scuse.
Non so chi leggerà codesta lettera:potreste essere i miei genitori, i miei amici, i miei fratelli o semplicemente delle persone a me sconosciute.
Non so che fine farà codesta lettera: potreste conservarla in una scatola, tenerla fra le cartelline dei documenti, bruciarla, distruggerla, usarla come fazzoletto…
Ma voglio chiedere scusa, é l’unico mio desiderio, poter lasciare che le parole scritte qui con l’inchiostro possano volteggiare fra i venti primaverili, che possano arrivare ad ogni persona alla quale devo codeste parole.
Chiedo scusa a voi ,genitori, per essere stato un figlio negligente e inutile; a voi, fratelli, per non essere stato ultimamente il clown della famiglia, che vi faceva ridere e risolveva le liti come un bravo fratello di mezzo; a voi, amici, per essere stato un peso, senza riuscire ad aiutarvi con i vostri problemi e esprimendo solo i miei fardelli; a voi, insegnanti, per non aver sempre dato il massimo e per esssermi distratto talvolta; a te, umanità, per essere stato solo un essere che ha consumato, ma non ha dato.
Scusate, tutti voi, per essere io.
Mi alzai dal letto, dirigendomi verso la finestra nel bagno, l’unica che tenevamo aperta di notte.
La apri. L’altezza del terzo piano di casa nostra mi sopraffava sempre.
“Leo,cosa stai facendo?”
Mi girai di scatto, vedendo la piccola figura del mio fratellino che mi osservava con occhi sgranati.
“Niente di cui ti devi preoccupare Nico,torna pure a dormire.”lo tranquillizzai.
“Sei proprio strano ultimamente, lo sai?”
“Me ne sono reso conto.”
“Sicuro di stare bene? Sei bianco in viso!”quasi urló il bambino.
“Shhh! Sto bene non preoccuparti, vai a dormire!”bisbigliai.
Nico roteò gli occhi e si diresse verso la sua camera.
“Nico!”lo richiamai.
“Che vuoi?”
“Io… ti voglio bene”
“Eh? Sì, sì, lo stesso”
Aspettai che chiuse la porta, per poi mettermi in piedi in piedi sul bordo della finestra.
Una singola lacrima mi scivolò sullo zigomo.
Osservai la lettera messa sul pavimento.
“Scusa”
E saltai.
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La mia sveglia suonò precisa alle 6:00, inondando la mia camera della fastidiosa suoneria.
Con molta difficoltà lasciai il calduccio delle coperte e percorsi il corridoio che portava al bagno.
Non avevo dormito niente grazie ai disgraziati dei miei fratelli.
Per tutta la notte avevo sentito Leonardo agitarsi e verso le 4:30 mi erano giunte alle orecchie la sua voce e quella di Nico parlare di solo Dio sa cosa. Stranamente dopo quello il silenzio aveva regnato in casa.
Aprii la porta del bagno, per poi essere investita da una corrente d’aria gelata.
Rabbrividendo, mi diressi per chiuderla, maledicendo quegli schemi dei miei fratelli per averla lasciata aperta.
Calpestai un pezzo di carta.
La grafia disordinata del secondogenito della nostra famiglia ricopriva la pagina.
E lo lessi.
Con le mani tremanti dovute alle parole incise con l’inchiostro, mi affacciai alla finestra, guardando in giardino.
Il corpo di mio fratello rovinava le aiuole.
Mio fratello. Leo. Un ragazzino di 15 anni. Si era suicidato.
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NOTA AUTRICE:
Codesta è la mia prima storia pubblicata su EFP! Spero che vi piaccia e che sia decente.
L’ho pubblicata anche su wattpad, dove ho un account con il nickname di Cosmix_
Grazie anche solo per aver letto!
Bye~