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Autore: Fiore di Giada    29/09/2024    0 recensioni
[Partecipante alla "500themes_ita" col prompt Una luce nella tenebra.]
Il monarca, per alcuni istanti, fissò l'imponente figura del guerriero. Quell'uomo, tanto forte quanto generoso, aveva accolto gli ultimi respiri di suo figlio.
Le sue mani avevano placato la sua agonia.
Sollevò le labbra in un amaro sorriso. Non aveva senso ricordare quello che era stato.
Kaidan meritava un dono per la sua premura di padre.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A passo rapido, Kaidan entrò nella Sala del Trono.
Si bloccò, come fosse stato pietrificato e, per alcuni istanti, rimase immobile, lo sguardo fisso davanti a sé. Troppi muri si erano innalzati tra lui e Evan, con la tragica morte di Roran.
Si scosse e accelerò il passo. La sua esitazione, in quel momento, non aveva senso.
Si avvicinò al trono marmoreo, su cui sedeva il re Evan, avvolto in un ampio mantello nero, intessuto d'ametiste viola tagliate a rombo.
Con un gesto rispettoso, ma non affettato, l'uomo piegò il ginocchio a terra.
Il monarca, per alcuni istanti, fissò l'imponente figura del guerriero. Quell'uomo, tanto forte quanto generoso, aveva accolto gli ultimi respiri di suo figlio.
Le sue mani avevano placato la sua agonia.
Sollevò le labbra in un amaro sorriso. Non aveva senso ricordare quello che era stato.
Kaidan meritava un dono per la sua premura di padre.


─ Signore, qual è la ragione di tale chiamata? ─ domandò Kaidan, il tono privo di emozioni. La presenza di Evan quasi ammorbava l'ambiente.
Evan si scosse dai suoi pensieri, poi, con un moto fluido, si alzò, sollevando un poco il suo mantello, come una vela sospinta dal vento.
─ Alzati anche tu. Non ti ho chiamato qui per inutili omaggi alla mia figura. ─ dichiarò, il tono pacato. Con la morte di suo figlio, le sue certezze erano state dissolte.
A volte, si sentiva indegno del ruolo di re.
Kaidan gli lanciò una breve occhiata confusa, poi si alzò e rimase immobile.


─ La verità è amara, ma non si può sfuggirle. E io non posso negare la realtà. ─ cominciò, amaro.
Fissò lo sguardo sulle mani dell'altro e la nausea strinse il suo petto in una morsa. Loro avevano stretto il corpo agonizzante del suo primogenito.
Roran, nei suoi ultimi giorni, aveva sentito quelle dita.
Un lungo brivido scosse la sua schiena. No, non era il momento di perdersi in pensieri insensati.
Doveva concentrarsi sull'uomo davanti a lui.
Il guerriero aggrottò le sopracciglia. Di solito, Evan non si perdeva in inutili preamboli.
In quel momento, sembrava imprigionato dalla paura.


─ Sei stato marchiato con l'Occhio di Balor. E questa colpa ricade su di me e sulla mia amata moglie Aleena. ─ riprese il monarca.
Un brivido doloroso, come una forte frustata, percorse la schiena del guerriero e, d'istinto, si passò le mani sugli avambracci. In quell'istante, sentiva su di sé la nausea di quell'orribile giornata.
Quei ricordi, simili a lame arroventate, straziavano la sua anima.
─ Signore… Non è il caso di ricordare simili eventi. ─ affermò il guerriero, rigido.
Evan scosse la testa. Kaidan ostentava disinvoltura, ma la sua postura rivelava la verità.
Ancora ardeva la rabbia per la loro vigliaccheria.


─ L'Occhio di Balor non è eterno, Kaidan. ─ dichiarò Evan, serio.
A quell'affermazione, Kaidan sbarrò gli occhi, mentre un fremito d'ira irrigidiva la sua mascella.
─ Signore, le chiederei di non insultare la mia intelligenza. ─ sibilò.
Evan, accortosi dell'espressione sdegnosa del combattente, scosse la testa. Quell'orribile inganno era ben vivo nella sua anima.
─ La tua diffidenza è comprensibile, dato quello che c'è stato tra di noi. Ma la regina Aleena e sua sorella Dairine hanno per anni servito il culto della dea della luna. ─
Un fremito di curiosità, simile ad una scossa elettrica, percorse il viso di Kaidan. Il culto della luna, nelle terre di Namida, era assai venerato.
Ma quale legame aveva con la sua terribile maledizione?


Il re, per alcuni istanti, tacque. Un lampo di interesse balenava nelle iridi del guerriero.
Il desiderio di libertà lottava con la diffidenza.
─ Signore, so affrontare le mie disgrazie. E, in caso di necessità, posso contare sempre sull'aiuto di Rhiannon. Lei è leale, a differenza di qualcun altro. ─ saettò, irritato. Di nuovo, la ritrosia risorgeva.
Ma non poteva non paragonare l'animo limpido di Rhiannon alla doppiezza dei genitori naturali di Roran.
Strinse i pugni e il suo respiro accelerò, come il fiato di una belva pronta ad attaccare. Quel lungo anno non aveva cancellato il dolore di un addio così crudele.
L'assenza di Roran dilaniava il suo animo.
Evan appoggiò la fronte sulla mano e scosse la testa. Aveva ben visto e ammirato l'abilità di guaritrice di quella giovane.
─ Non metto in dubbio l'abilità di quella ragazza. Anzi, nonostante la sua giovane età, è una abile guerriera e guaritrice. Ma la giovinezza, spesso, è nemica della conoscenza. ─ affermò il monarca.
Kaidan gli lanciò un'occhiata irritata. Evan non doveva osare parlare della sua compagna di battaglia.
─ Non intendevo sottovalutare il valore di quella giovane. Ma la giovinezza, spesso, non consente di conoscere le sfumature del mondo. ─ affermò il re. Un tempo, quel guerriero avrebbe creduto alla limpidezza delle sue intenzioni. Ma la loro stupidità aveva innalzato un muro.


Lo sguardo di Evan, per alcuni istanti, si posò sull'intera figura del guerriero. Come sempre, era un esempio di calma statuaria.
─ Mia moglie ha avuto in dono alcune Lacrime di Mare bianche. Come tu sai, sono le gemme nate dalle lacrime della dea della luna, Arian, quando suo figlio, Rudianos, si tolse la vita perché la sua amata Nisien era morta. ─ spiegò.
Kaidan sbarrò gli occhi, sorpreso. No, Evan non mentiva.
Quelle gemme, dai mille riflessi iridescenti, potevano liberare il corpo da qualsiasi marchio.
─ Perché? Quelle gemme sono della dea della luna. ─ mormorò, la voce incrinata dall'emozione.
Le lacrime, ad un tratto, tremarono negli occhi del monarca. Quella domanda, pur legittima, aveva riacceso la fiamma di un dolore mai svanito.
─ Glielo devo… O meglio, glielo dobbiamo. Si è creato un gruppo di amici valorosi, ma, in te, lui ha visto un padre e una madre. Hai saputo donargli quell'amore e quella fiducia che noi, con la nostra stupidità, gli abbiamo negato.
Desidero onorare la sua memoria… ─ confessò.


A quelle parole, Kaidan strinse le labbra. Roran, poco prima del suo ultimo viaggio, gli aveva chiesto di prendersi cura della sua salute.
Figlio mio, mi manchi così tanto…, pensò. Si era compiuto il miracolo da lui bramato.
Suo padre aveva ammesso le sue mancanze.
A stento, frenò un singhiozzo e alcune lacrime caddero sulle sue guance.
Strinse gli occhi, poi li riaprì. Il suo viso non avrebbe mostrato l'amarezza del suo cuore.
─ Questo non gli ridarà la vita, ne sono cosciente… Ma Aleena su una cosa ha ragione: dobbiamo prenderci le nostre responsabilità. Non abbiamo potuto aiutare Roran, possiamo almeno aiutare te. ─ affermò il monarca, lo sguardo fisso nelle iridi del guerriero.
E' sincero…, si disse Kaidan, stupito di se stesso. Gli occhi del monarca, in quel momento, erano risoluti, simili a lastre di pietra.
Tacque per alcuni istanti, poi girò le spalle e si allontanò.
─ Qual è la tua risposta? ─ domandò il re.
A quelle parole, il guerriero si fermò e girò verso di lui.
─ Non ne ho idea. ─ mormorò, il tono privo di emozioni.
Poi, a passo deciso, uscì dalla stanza.
   
 
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