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Autore: comet893    22/09/2009    0 recensioni
Deglutii rumorosamente quando lo vidi prendere un balzo e arrivare a un soffio da me. Il cuore iniziò a battere a più non posso, mi sentii mancare il fiato e la forza per reggermi in piedi. Avrei voluto chiudere gli occhi, ma fui immobilizzata dal terrore. Emisi un gemito, quando lo sentii afferrare con forza i fianchi, e trascinarmi contro il suo petto. Sentivo il suo gelido respiro sull’incavo del collo, ma non ebbi il coraggio di vedere il suo viso: mi limitai ad aspettare di sentire i suoi canini nella mia carne.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Protagonisti Joseph. E' un vampiro, non uno alla Edward o alla Stefan, perciò non si ciba di scoiattoli o cervi, ma umani. Caccia solo criminali, o senza tetto, persone che, effettivamente, non danno nell'occhio.
Catherine. E' un'umana, innamorata follemente di Joseph. I suoi genitori l'abbandonarono da piccola: fu allevata da dei genitori adottivi. Tiene molto alla sorellina - o meglio sorellastra, per essere precisi - la quale, però, morì per una grave polmonite. La madre, purtroppo, morì nel darla alla luce. L'unica persona casa è suo padre adottivo, sempre fuori per lavoro, purtroppo.
Note Allour, sono DECISAMENTE impazzita per questa canzone: Flowers for a ghost - Thriving Ivory. Ascoltandola mi è venuta questa ispirazion u.u Ci terrei a precisare una cosa: i "vampiri" qui, non sono "alla meyer" nè "alla stoker". Sono una via di mezzo. Nè uno nè l'altro. Sicuramente qualcosa preso dai libri c'è - non li ho inventati io i vampiri - però ho cercato di essere la via di mezzo, toh. Ditemi che ne pensate u.u

I'm only human

Do you wanna taste?


Who will bring me flowers when it's over
And who will give me comfort when it's cold
And who will I belong to when the day just won't give in
And who will tell me how it ends and how it all begins

Flowers for a ghost - Thriving Ivory


Vidi gli occhi rossi di un branco di vampiri assetati guardarmi, mentre dalle loro bocche semiaperte spuntarono gli aguzzi canini. Mi resi conto di essere arrivata al capolinea, alla fine della mia vita. Mi strinsi la collanina che mia sorella minore mi aveva regalato quando eravamo soltanto delle bambine, e pregai l’arrivo di un angelo, o solamente attesi la mia fine. Percepii un movimento d’aria, e seppi per certo, benché tenessi gli occhi chiusi, che i miei predatori erano pronti per balzare su di me, e assaggiare il mio sangue caldo.
Accadde tutto in pochi secondi. Ci fu un tonfo, come se qualcosa di pensante fosse caduto a terra, e una gran polvere si alzò per tutta la stanza. Aprii gli occhi, e tossì rumorosamente, finché una gelida mano mi blocco la bocca. Tentai di urlare, di muovermi, ma fu tutto invano: il mio rapitore mi teneva in pugno.
« Vattene via » mi sussurrò all’orecchio una voce familiare, lasciandomi libera. « Corri fino a casa. Non pensare a me. Vai! » Non ebbi il coraggio di rispondergli, mi limitai a mettere un piede davanti all’altro e correre a più non posso verso la via di casa. L’ultima cosa che sentì fu un grande sparo provenire da quella catapecchia abbandonata, dove si nascondevano delle creature infernali.

Entrò nella stanza con così tanta furia che temetti di veder la porta frantumarsi in mille pezzi sotto le sue mani. Ciò significava solo una cosa: era davvero arrabbiato, questa volta, e non potevo biasimarlo.
« Spiegami, per favore, cosa c’è che non va in te! » urlò, sbattendo la porta d’ingresso dietro le sue spalle. Indietreggiai involontariamente, spaventata da quegli occhi rossi come il fuoco, che mi guardavano con una tale rabbia da farmi desiderare di fuggire via, lontano da lui. In quel momento non era il mio ragazzo, era un predatore, un assassino; non lo riconobbi, e trasalii.
« Joseph, mi dispiace… » biascicai, incapace di controllare il tono della mia voce. Per la prima volta da quando lo conoscevo, provai una sensazione di paura, di pericolo.
« Ti dispiace! » esclamò, avvicinandosi di colpo a me, mostrando la sua natura non-umana. « Non basta un “mi dispiace”, questa volta! »
Deglutii, «Joseph, » cercai di pronunciare il suo nome correttamente, nascondendo quel tremolio alla mia voce, « so benissimo di aver combinato un disastro, ma, ti giuro, che non sapevo cosa ci fosse in quella dannata casa. » Sperai di veder tornare i suoi occhi verdi smeraldo, ornati da un magnifico sorriso, ma furono tutte speranze vane.
«Catherine, “combinato un disastro” è riduttivo. Hai scatenato l’inferno! Ora ci daranno la caccia, finché non si vendicheranno! » Si passo le mani fra i capelli, respirando profondamente, cercando di recuperare quella tranquillità che andava svanendo; nello stesso momento notai delle leggere venature violacee intorno ai suoi occhi. Tentai di allungare la mano verso il suo braccio, ma lui arretrò bruscamente. Rimasi atterrita dal suo gesto, tanto che se non fossi stata abbastanza controllata, sarei scoppiata in lacrime. Odiavo litigare. Avevo sempre odiato litigare con lui, ma mai e poi mai eravamo arrivati a questo punto: le nostre litigate iniziavano velocemente, e finivano con altrettanta velocità.
« Josh, mi dispiace, davvero. Vedrai che troveremo una soluzione, insieme… » Respirò profondamente, « No, questa volta dubito che ne usciremo vivi. » La sua voce fu come un eco di morte. « Josh, non dire così. Dopotutto, che cosa abbiamo fatto di male! » La furia di prima, si impossessò di lui: mi fulminò con lo sguardo. « Catherine, lo vuoi capire che non è uno sherzo, dannazione?! E’ in gioco la tua vita, per la miseria! Come posso riuscire a proteggerti se tu stessa non collabori! Catherine, io ho rischiato di morire. Ho ucciso alcuni di loro, e sicuramente verranno a vendicarsi. E cosa potrò fare allora, se non sperare in una morte veloce? Non so nemmeno come sia riuscito a uscirne vivo! Catherine, non è uno scherzo. Puoi morire. MORIRE. Sai cosa vuol dire? » urlò con impeto.
« Cazzo, Josh, lo so! Lo so che non è uno scherzo, lo so che potrei morire, per la miseria! Ma cosa pretendi da me?! Io ero andata la perché credevo che ci fossi tu! »
« Come potevi anche solo pensare che fossi là? Cazzo, alcune volte sai essere davvero stupida! »
Lo guardai, sconcertata. « Non sono stupida. Semplicemente, è stato un errore. Sbagliare è umano. » Mi guardò, emettendo un sospiro, e con una smorfia di disprezzo, « Sei soltanto un’umana. » Le sue parole furono più dure di quanto in realtà fossero. Mi sentii offesa, mi sentii… provocata. Non ebbi il tempo per ragionare, dato che una forte scarica di rabbia prese il sopravvento. «Hai ragione, sono una semplice e stupida umana. Quindi, cosa aspetti a farti uno spuntino?! » lo provocai, scoprendomi il collo, mettendolo in mostra più del dovuto. Vidi le venature intorno agli occhi, diventare sempre più violacee, la sua bocca si socchiuse, mostrando i suoi denti appuntiti. Sostenni il suo sguardo, benché il mio fosse di pura rabbia, mentre il suo era assetato.
« COPRITI! ORA! » ordinò.
« Scordatelo. » ribattei, trattenendo la paura che iniziava a farsi sentire.
Deglutii rumorosamente quando lo vidi prendere un balzo e arrivare a un soffio da me. Il cuore iniziò a battere a più non posso, mi sentii mancare il fiato e la forza per reggermi in piedi. Avrei voluto chiudere gli occhi, ma fui immobilizzata dal terrore. Emisi un gemito, quando lo sentii afferrare con forza i fianchi, e trascinarmi contro il suo petto. Sentivo il suo gelido respiro sull’incavo del collo, ma non ebbi il coraggio di vedere il suo viso: mi limitai ad aspettare di sentire i suoi canini nella mia carne. Con mia gran sorpresa, sentii soltanto le sue labbra fredde posarsi sul mio collo, e allontanarsi subito dopo, emettendo un sospiro. Sentii i battiti del cuore aumentare vertiginosamente, tanto che per poco non temetti di morire d’infarto. Emisi un sospirò, e mi lasciai cadere fra le sue braccia, che mi avvolgevano in un abbraccio, appoggiando la testa sul suo petto. Sentii le lacrime che tanto avidamente celavo, sgorgare dai miei occhi.
«Scusami, scusami, scusami, scusami. » singhiozzai, nascondendo il viso nel suo maglione.
Lo sentii nascondere il viso tra i miei capelli, respirando il mio profumo. « Sono stato un mostro, Cathy. Non volevo che mi vedessi così. » mormorò. Percepivo il suo dispiacere, la sua delusione nei confronti di se stesso.
« Non l’avresti fatto. » risposi decisa.
« Non ne avevi la certezza. Nemmeno io la possedevo. Per un attimo credetti di non riuscire a resistere. »
Alzai la testa per guardarlo meglio. Gli accarezzai la guancia, dolcemente, abbozzando un sorriso fra le lacrime. « Io mi fido di te. »
« Non dovresti, sono un pericolo per te. Sei in costante pericolo, lo vuoi capire? Non puoi vivere sempre nel terrore che il tuo ragazzo possa ucciderti. » Giurai di aver visto una lacrima sul suo viso, ma ricordai che ciò era impossibile, dato che per quanto ne sapevo la sua natura gli impediva di farlo. La sua espressione, però, era una maschera di dolore.
« Josh, io ti amo. Ed è questo ciò che conta. Se stiamo insieme, io sono felice. Non importa il resto. »
Abbozzò un sorriso, « Non vuoi proprio capire il pericolo che stai correndo, he? » chiese, emettendo una risata amara.
« No. » risposi con un sorriso. « Non sto rischiando un pericolo. E poi, ti ricordo, che abbiamo una scelta, ancora. Potrei diventare come te… »
Lui mi ammonì con lo sguardo, ma, quella volta, non disse il solito no deciso, e i vari motivi per cui non dovrei buttare via la mia vita, si limitò a guardarmi, a baciarmi sulla fronte e a mormorare. « Ti amo, Catherine. Per sempre. »
  
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