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Autore: Elena Ricci    02/10/2024    0 recensioni
Elodie Sariel Fogsnake, ammazzadraghi della Rocca di Caelustria, combattente capace, maga fuori dell'ordinario, intelligente e sveglia, ha dedicato la sua esistenza ad un solo obiettivo: combattere.
Nei suoi spostamenti nel mondo di Eartard, incontrerà personaggi particolari: maghi, elfi, lupi mannari, meliadi, vampiri che cambieranno la sua esistenza, non sempre in meglio. Con alcuni si legherà, altri saranno solo di passaggio come meteore nel cielo, altri ancora saranno solo carne da macello
Duelli, incantesimi, combattimenti, sudore e sangue sulla sua sciabola, prima di capire che uccidere draghi, non è tutto.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Etienne si lasciò cadere seduto a terra sull’erba fresca della collinetta, era esausto. La sorella, in piedi accanto a lui, gli passò la borraccia per bere.
“e anche questo è andato” disse lei, guardando il corpo del drago che avevano appena ucciso.
Era un Knucker, lungo circa otto metri, dalla tinta rosso scuro, quasi fangoso; le due zampe artigliate, ora rigide, avevano tra le dita una membrana adatta al nuoto. Le ali erano atrofizzate e appena accennate, la coda era lunga e muscolosa: da vivo, la usava per bloccare le vittime. La testa sembrava quella di un alligatore con due corte corna sopra gli occhi gialli; dalla bocca, rimasta aperta, sporgevano i denti aguzzi, macchiati dal liquido viola paralizzante che iniettava nelle vittime e che ora si diluiva nelle pozzanghere al limitare della palude.
Etienne notò i ricami in oro, sulla schiena della divisa rossa della sorella, che proprio in quel momento, mentre lei puliva la lama della sciabola sulla manica, si stavano ampliando, riempiendo completamente la parte posteriore della lunga giacca che indossava.
Presto sarebbe salita ancora di livello.
Era dannatamente brava con la sciabola e lui faticava a starle dietro. Non provava invidia anzi, la ammirava tantissimo ed era orgoglioso di essere suo fratello. Lei non gli faceva mai pesare la sua bravura, e si appoggiava a lui in tutto e per tutto, dalle piccole cose, ai combattimenti, alla caccia ai draghi e le altre creature. Lui era quello razionale, lei era quella istintiva. Lui ponderava le situazioni, lei era quella che ci si tuffava dentro a pesce.
“ora cosa facciamo?” chiese la ragazza sedendosi accanto a lui, inclinando la testa leggermente da una parte e passando una mano tra i capelli pettinati ad istrice.
Erano gemelli in tutto: lineamenti, capelli, corporatura, movimenti. Nonostante avessero superato i venti anni, da qualche anno ormai, sembravano sempre dei ragazzini. Il fatto che lui avesse poca barba, che comunque teneva ben rasata, e il fatto che entrambi avessero i capelli neri pettinati a istrice, induceva spesso le persone a confonderli uno con l’altra.
“torniamo a casa, io ho bisogno di una doccia” disse Etienne.
Entrambi avevano i capelli bagnati e infangati; il punto dove avevano affrontato il drago era al limitare della grande palude e il fango e l’acqua putrida si erano insinuati anche sotto la divisa, passando dal colletto e dai polsini, ma anche negli stivaletti bassi che indossavano e ora stava facendo un rumore fastidioso quando camminavano
“ma lo sai dove siamo?” chiese lei, con l’espressione di chi conosce benissimo la risposta, passando ancora la mano tra i capelli sporchi e ritirandola con tracce di fango “a circa due ore da qui c’è una cittadina, e ha un passaggio per il mondo non magico, e a tre ore di auto siamo a Venezia!” lo guardò con un sorriso disarmante
“ma dovremmo rientrare alla Rocca” disse lui appoggiandosi all’indietro sui gomiti
“eddai, quando mai ci ricapiterà un’occasione così?” vide che il fratello stava esitando “non siamo mai stati a Venezia, e ora c’è il carnevale, dicono sia meglio di quello di Rio”
“ok, ma guidi tu” disse lui improvvisamente.
Lei lo guardò un po’ stupita
“che c’è adesso?” chiese lui notando la sua espressione
“ma sei serio?” possibile che lo avesse convinto così facilmente? O stava tramando qualcosa?
“se non ti do ragione adesso, tu passerai i prossimi dieci giorni a tormentarmi perché non siamo passati a Venezia per il carnevale” disse lui alzandosi e tendendole la mano per aiutarla. L’espressione sul viso della sorella era vittoriosa. Dargli il tormento sarebbe stata la mossa successiva se non l’avesse accontentata anche quella volta.
Si spostarono alle due estremità della carcassa del drago che avevano abbattuto e posarono le mani  a terra circondando con la loro magia il corpo della bestia
“fajro sub sildo” dissero all’unisono.
Fiamme oro, rosso brace e blu notte si sprigionarono dal drago, in pochi minuti tutto si ridusse in cenere, lasciando solo una macchia scura sull’erba paludosa.
Etienne sospirò: quanti altri ne avrebbero dovuto uccidere ancora? E soprattutto perché stava accadendo?
Guardò la sorella che raccoglieva gli zaini da terra e si incamminava in direzione della cittadina, lui le andò dietro.
Lei era diversa da lui, eseguiva gli ordini, come un bravo soldato, e non faceva domande. Le dicevano vai e uccidi, e lei andava ed uccideva.
Quella settimana era iniziata bene: avevano affrontato un piccolo branco di warg, per poi passare a sterminare un gruppo di goblin che aveva attaccato un insediamento di poche fattorie. Loro li avevano inseguiti fin sulle montagne. Il loro unico vantaggio era la velocità e la sorpresa, e lo avevano sfruttato. La sfrontatezza di Elodie ad attaccare i goblin, era stata il pezzo forte. Si era gettata avanti, come faceva sempre, attirando l’attenzione del gruppo.
Quando videro che era da sola, i goblin pensavano di avere la meglio invece lei, dopo averne abbattuto un paio, colti di sorpresa, si era gettata dietro una roccia. Il gemello era apparso dalla parte opposta, ne aveva ucciso uno e ferito in maniera grave un altro, per poi sparire dietro un grosso masso.
Lei nel frattempo era strisciata in un’altra posizione, per poi saltare fuori dal nascondiglio ed abbattere un altro goblin creando il caos. Non si accorsero mai che erano in due, identici, anche nell’odore.
I goblin rimanenti si erano radunati in un punto e si guardavano intorno con le sciabole in pugno, ma erano rimasti solo in tre. I due ragazzi si lanciarono su di loro menando fendenti e facendo rompere la formazione bislacca e in pochi secondi, abbatterono due goblin e lasciarono l’ultimo, ferito, scappare verso le montagne più alte.
Avrebbe fatto da monito agli altri.
Quell’evento gli fece ricordare la prima volta che, da soli, avevano affrontato e sconfitto un gruppo di dodici goblin armati, quella missione era valsa loro la prima promozione, sia di grado che di divisa.
Ora avevano entrambi una divisa rosso fuoco, con ricami e finiture in oro, ma molto presto avrebbero avuto entrambi la divisa blu, ed i ricami sarebbero spariti per ricominciare ad apparire alle uccisioni successive.
Elodie odiava quella divisa, le ricordava il Natale nel mondo non magico e si sentiva una decorazione per l’albero.
Quando si erano presentati davanti al padre, con le divise rosse appena mutate, l’uomo era seduto alla scrivania del suo ufficio in mezzo alle scartoffie dei rapporti delle missioni.
Loro non avevano nemmeno fatto la doccia ed era sporchi e sudati, ma Elodie aveva insistito per andare subito dal genitore, aveva il timore che qualcun altro gli portasse la notizia, prima che potessero farlo loro.
La ragazza era stata la prima ad entrare nell’ufficio. Il Generale Falon Loriant Fogsnake aveva alzato il capo e l’aveva guardata senza commentare, dietro di lei entrò Etienne. A vedere il ragazzo con la divisa rossa, il padre si era alzato e aveva fatto il giro della scrivania per poi mettere le mani sulle spalle del figlio e dirgli “sono così fiero di te” sorridendo beato
Elodie guardava entrambi, raggiante.
Il suo sguardo felice era sincero, non era gelosa del trattamento riservato al fratello, era davvero contenta per lui, come se vivesse della sua luce riflessa e questo le bastasse.
Quella disparità di trattamento che il padre riservava ai gemelli, dava più fastidio ad Etienne che a lei e lo faceva sentire in colpa, quindi cercava di renderla felice accontentandola nelle sue richieste.
Ma lei aveva in mente solo gli allenamenti con la sciabola, i combattimenti, le sfide e qualunque cosa la portasse a combattere e a vincere. Ma soprattutto, l’obiettivo della ragazza, era quello di far migliorare il fratello nelle sue abilità e lui si impegnava a fondo, per darle almeno quella soddisfazione.
Lo aveva promesso a suo padre, la notte che il genitore aveva trovato Etienne in camera sua che dormiva dopo aver pianto la morte della madre. Erano passati dei mesi dall’incidente, Etienne ed Elodie avevano sei anni e il bambino tutte le notti andava nella camera della sorella piangendo e si addormentava abbracciato a lei.
Il padre non poteva permettersi di avere un figlio maschio debole e piagnone, così aveva chiesto ad Elodie di smetterla di consolarlo e di aiutarlo ad essere più forte.
Falon Fogsnake sapeva benissimo che la ragazzina aveva il suo carattere e la sua tempra e avrebbe potuto affrontare qualunque cosa. Etienne, invece, aveva il carattere dolce e remissivo della madre e avrebbe dovuto cambiare
“Una promessa è una promessa” disse Falon ad Elodie
“una promessa è una promessa” ripetè Elodie
E lei lo aveva fatto.
Dove arrivava lei, lei faceva in modo che arrivasse anche lui.
Alla Rocca, la loro base di azione, fin dai primi anni di accademia, gli avevano dato da subito diversi soprannomi: i gemelli Fogsnake, i gemelli prodigio, le saette gemelle e anche altri molto meno lusinghieri.
Entrambi concordavano su tutto, bastava uno sguardo di intesa.
Una cosa che entrambi desideravano: stare lontano dalla Rocca. Accettavano qualunque missione pur di stare lontano da quel posto. La loro disponibilità a mettersi in gioco e a viaggiare, aveva fatto guadagnare loro altri punti presso i superiori, e altri decori sulle divise.
Da circa un paio di anni, oltre a missioni ordinarie, per quanto possa definirsi ordinario uccidere goblin, troll, orchi e altre creature del genere, si trovarono a dover affrontare draghi impazziti improvvisamente.
Etienne non impiegò molto a capire che si presentavano più o meno a cadenza regolare. Era da un bel po’ che ci ragionava sopra, raccoglieva informazioni e verificava negli archivi e anche nelle biblioteche magiche.
Il Lord del regno stava combinando qualcosa di grosso, e lui aveva ancora bisogno di tempo per capire cosa fosse. Doveva sganciarsi dalla Rocca e proseguire le sue ricerche da solo. Stavano sospettando di lui, sospettando che stesse capendo cosa stava accadendo realmente. Tutti quei draghi che avevano ucciso erano troppi e troppe le coincidenze.
E lui aveva fatto troppe domande in giro.
Si era anche accorto che ultimamente, quando si muoveva alla Rocca, lo pedinavano. L’accesso all’archivio gli era stato interdetto, dicevano per motivi di sicurezza. E non poteva parlarne con nessuno. Nemmeno con sua sorella. Lei sulle questioni di lavoro era davvero ottusa, “sono gli ordini” gli rispondeva sempre “e non si discutono” e lui sapeva bene che non le importava il perché, le bastava poter estrarre la sciabola dal fodero
Erano arrivati alla cittadina e il sole era ancora alto. Elodie affrettò il passo. L’idea di arrivare a Venezia la eccitava tantissimo.
Il passaggio al mondo non magico, in quella città, consisteva in due colonne sormontate da un architrave. Elodie afferrò la mano del fratello e insieme l’attraversarono. 
Si ritrovarono in una città del nord Italia, all’interno di un parco. Le loro divise rosse erano sparite, sostituite da jeans felpa e giaccone. L’aria era frizzante ed entrambi allacciarono le giacche mentre uscivano dal parco. Elodie si avvicinò ad un’auto, un suv tinta crema di una famosa marca. Posò la mano sul cofano ed infuse la magia. L’auto si aprì
“sei davvero tremenda” le disse il fratello salendo dal lato del passeggero. Con un sorriso trionfante Elodie si mise alla guida e impostò la destinazione sul navigatore
“siamo più vicini di quanto pensassi” disse lei “in due ore siamo arrivati” si immise sulla strada. Poco dopo Etienne si addormentò.
Elodie lo svegliò che aveva già parcheggiato “dai dormiglione, siamo arrivati!” lei saltò giù dall’auto, entusiasta. Insieme uscirono dal parcheggio, erano a due passi dalla stazione e la splendida città si apriva davanti a loro.
Restarono quattro giorni camminando in lungo e in largo, guardando palazzi, monumenti ponti e visitarono tutte le isole. Elodie adorava un famoso murales e volle tornare a vederlo ogni giorno. Anche a lui piaceva molto. Si rivedeva nella solitudine di quel bambino.
Lontano dalla Rocca e dal mondo magico, erano irrintracciabili. Sarebbero potuti sparire. E abbandonare tutto. Etienne pensò che poteva essere una soluzione, ma non avrebbe risolto quel mistero
Elodie aveva voluto procurarsi un tabarro, una maschera bauta e anche un tricorno per entrambi. Era da tempo che Etienne, non vedeva in lei quel luccichio negli occhi, quello di quando stava facendo qualcosa che amava e che non prevedesse l’uso della sciabola.
Forse sarebbe potuta venir via con lui.
Ma poi pensò a suo padre. Aveva già perso la moglie, la loro madre, anni addietro e ora lui sarebbe andato via. Aveva bisogno di Elodie e lei avrebbe avuto bisogno di suo padre. Nonostante tutto.
Dopo quattro giorni tornarono alla Rocca. Utilizzarono un passaggio nel mondo reale e poi una pergamena di trasferimento per rientrare alla base, direttamente nell’anticamera dell’ufficio del padre.
Lui non era lì.
Lasciarono il rapporto dell’uccisione del drago e tornarono a casa attraverso l’arazzo di collegamento che rappresentava il loro mese di nascita.
Si presentarono ogni giorno alla Rocca, restando a disposizione in attesa di ordini. Passavano il tempo al campo di addestramento ad esercitarsi con le sciabole e le magie. Etienne teneva il conto dei giorni. Quando arrivarono gli ordini, lui se lo aspettava
“C’è un’anfisbena che sta facendo danno intorno alla città di Strise” gli disse quella mattina il padre “dovete intervenire subito, ed eliminarlo”
Mentre uscivano dalla porta dell’ufficio del padre, Etienne si voltò a guardarlo. L’uomo si era già rimesso al lavoro alla scrivania rileggendo rapporti di altri militari, ma alzò la testa
“hai bisogno figliolo?” gli disse
Etienne fece per parlare poi ci ripensò “no, signore” fece un cenno con il capo ed uscì chiudendosi la porta alle spalle. Elodie lo stava già aspettando in corridoio.
“lo sapevi che Strise sta sul mare?” gli chiese lei
“allora dobbiamo farci un salto e poi andremo a caccia del drago” l’idea di portarla al mare, quell’ultimo viaggio insieme, gli era sembrata buona.
   
 
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