La domenica successiva, la tavola era, come sempre, colma di piatti e risate. Sofia era ormai affascinata dalle storie su zio Lello, quel personaggio misterioso che sembrava oscillare tra il sacro e il profano, tra il serio e il comico. Però, quella volta, voleva sapere di più del lato divertente di Lello. Aveva sentito parlare dei suoi "doni" e delle sue stranezze, ma c’era un’altra domanda che le bruciava dentro.
Mentre gli zii erano intenti a mangiare e scherzare, Sofia trovò il momento giusto per intervenire. "Zio Pasquale," disse, cercando di non farsi coprire dalle risate, "ma Lello faceva sempre cose strane o si divertiva anche come voi?"
Pasquale, che stava bevendo un sorso di vino, quasi lo sputò dal naso per le risate. "Lello? Ah, Sofia mia, nun te lo poi immaginà! Chillo faceva ridere ‘o rione intero senza nemmeno provarci!"
Antonio e Gennaro si scambiarono uno sguardo complice, già pronti a rievocare una delle tante avventure del fratello. "Te lo ricordi, Pasquà," disse Antonio, "quanno fece scappà tutto ‘o rione pe’ ‘na previsione sua?"
"Ah, quella sì ca è ‘na storia!" intervenne Gennaro, ridendo già solo al pensiero.
Sofia si sistemò meglio sulla sedia, pronta ad ascoltare. "Raccontamela!"
Pasquale annuì, appoggiando il bicchiere sul tavolo e asciugandosi una lacrima di risate. "Era l’estate del ’76, faceva ‘nu calore che si moriva. Lello aveva ‘sta fissazione che quanno faceva troppo caldo, San Gennaro l’avvertiva de qualcosa. Nun so se era vero o no, ma chillo se lo credeva!"
"Sì sì," continuò Gennaro, "quanno ‘a temperatura salì oltre ‘i 30 gradi, se presentò al bar sotto casa, serio serio. Se mise ‘nzieme a tutti, prese ‘na sedia e ci salì sopra. Tutti ce guardavamo chiedendoci che stesse facendo, e lui gridaje: ‘Sta arrivann’! Sta arrivann’!"
Sofia, già sorridente, non riuscì a trattenersi. "E cosa stava arrivando?"
Pasquale rise, alzando il dito come per fare una pausa teatrale. "‘O terremoto! Lello ci disse ca San Gennaro l’aveva avvertito e ca jatevenne subito! Diceva che, siccome ‘o santo nun fallisce mai, stavolta era sicuro che ‘nu terremoto stava per arrivare."
"Ah, te lo giuro, Sofia," aggiunse Antonio ridendo, "‘o rione intero, tutti quanti se misero a scappà! ‘E vecchie, ‘e giovani, pure ‘o barista! Era ‘nu fuggi fuggi generale. Tutti pensavano ca ‘o terremoto stava per succedere da un momento all’altro!"
"E il terremoto poi è venuto?" chiese Sofia, ormai piegata dalle risate.
"No, niente di niente!" rispose Gennaro. "Ma la cosa più bella è stata che, quando non è successo nulla, Lello ce guardava tutto soddisfatto e ci disse: ‘Meglio prevenire che curare, no?’ E poi se ne andò, tranquillo come se avesse evitato ‘na catastrofe!"
Sofia non riusciva a smettere di ridere. L'immagine di zio Lello, convinto di essere in grado di predire un terremoto, mentre il rione intero scappava nel panico, era surreale.
"E nessuno si arrabbiò con lui?" chiese Sofia, incredula.
"Nessuno!" disse Antonio, ridendo ancora. "Anzi, ce ridevano pure loro. A Lello ce volevano tutti bene perché, sì, faceva ‘ste cose strane, ma ce faceva pure ride’ tanto! Chillo portava sempre ‘nu po’ ‘e allegria, pure nelle situazioni più assurde."
Sofia si sistemò meglio sulla sedia, il sorriso ancora stampato in volto. Le storie su Lello erano sempre più incredibili, e più ne sentiva, più si rendeva conto di quanto fosse un personaggio unico. Non era solo uno strambo che vedeva miracoli ovunque; era uno che sapeva trasformare ogni momento, anche il più banale, in qualcosa di speciale e divertente.
"Ma Lello ci credeva veramente in queste cose?" domandò, cercando di riportare un po' di serietà alla conversazione.
"Ah, Sofia," rispose Antonio, "chillo era convinto, sai? Quanno diceva ca San Gennaro gli parlava, lui nun scherzava mica. E te lo dico, certe volte ci azzeccava pure! Era ‘nu misto tra ‘nu profeta e ‘nu comico. Non sapevi mai se ride o credere a quello che diceva."
"E poi c’era pure quella storia degli amuleti..." aggiunse Pasquale, lasciando sospesa la frase.
"Amuleti?" chiese Sofia, curiosa di sapere di più.
"Sì sì, ‘na volta Lello s’era messo a fare ‘e amuleti per proteggere ‘a gente," continuò Antonio. "Diceva che ‘sti amuleti erano benedetti da San Gennaro stesso. Li faceva cu pezzi di legno e ferri vecchi, e li vendeva a cinque lire l’uno. Diceva che proteggevano da tutto, anche dai ladri!"
"E la gente ci credeva?" Sofia non riusciva a credere alle sue orecchie.
"Ci credevano, altroché! Anzi, don Peppino, uno del rione, perse ‘a machina e andò da Lello disperato. Lello gli diede ‘nu amuleto e gli disse: ‘Tienilo sotto ‘o cuscino e vedrai che ‘a machina torna’."
"E la macchina è tornata?" chiese Sofia, trattenendo il fiato.
"No, nun tornò! Ma Lello gli disse che San Gennaro voleva che camminasse di più, e don Peppino je credette!" concluse Pasquale, scoppiando a ridere.