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Autore: Lady Five    13/10/2024    1 recensioni
Una donna, ancora inebriata dal ricordo di una vacanza con il suo uomo, aspetta una sua telefonata... la telefonata arriva, ma non è quella che si aspetta.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota
Con questo racconto avevo partecipato a un concorso, in cui veniva dato un incipit, da cui partire per raccontare la storia.

 

INCIPIT
La sua camicia è una macchia bianca sul letto. Lei la ignora: infila nel cassetto la biancheria pulita, mette la borsa nuova sul ripiano più alto dell’armadio, apre la finestra e cambia aria alla stanza. Va a sedersi davanti allo specchio. È bella, oggi; sembra quasi che il trucco di ieri sera le sia rimasto addosso. Ora può girarsi, raggiungere il letto. Prima sfiora il colletto e accarezza le maniche, poi se la preme sul naso, sulla bocca. Sorride: che stupida.Va all’armadio e cerca una stampella libera. Si sforza di non guardare il telefono anche se è lì, sul comodino.

 

 

Va in cucina a prepararsi un caffé. Per distrarsi, accende la radio: stanno trasmettendo un programma di musica revival. Sorride ancora: bei ricordi, begli anni, quelli, quando pensi di avere il mondo in tuo potere, quando pensi che tutto è ancora possibile, e che deve ancora accadere. Non era andata proprio così, ma insomma, poteva finire anche peggio, pensa. Un lavoro abbastanza soddisfacente, un divorzio (come ormai quasi tutti), una nuova relazione…

Torna in camera con la tazza fumante in mano, a guardare ancora il telefono, che continua a tacere. Poi va in bagno. Il suo spazzolino, il suo accappatoio sono lì, a testimonianza del suo passaggio, della sua presenza, anche se incostante, nel piccolo appartamento. Erano rientrati poche ore prima da una settimana di vacanza, felici, trasognati come due adolescenti. La sera c’era stata una festa all’hotel, e loro avevano ballato a lungo. Non l’avevano mai fatto prima, insieme. Lei era talmente euforica che aveva deciso di partire così, con l’abito da sera e la borsetta nuova ricoperta di strass che lui le aveva comprato in un delizioso piccolo negozio.

Una volta atterrati, lui l’aveva accompagnata a casa, le aveva portato su la valigia. E poi aveva deciso di tornare subito dalla moglie. Ma prima si era cambiato, perché in aereo si era rovesciato addosso della coca cola e si era macchiato la camicia, e lui proprio non sopportava di non essere in ordine. Lei c’era rimasta male: erano via da giorni, che differenza avrebbe fatto qualche ora in più o in meno? Una bugia in più o in meno? Erano le 4 del mattino, non sarebbe stato meglio dormire un po’ e mettersi in macchina più riposato? Lui le aveva baciato la fronte. Non puoi capire, tesoro, le aveva detto, sorridendo con indulgenza. Tu vai pure a letto, aveva aggiunto, ti chiamo più tardi dall’ufficio. Così aveva dimenticato la camicia sporca sul letto, impregnata del suo profumo, dei ricordi della loro vacanza, e se n’era andato. Come mille altre volte, del resto. 

Adesso la camicia è appesa alla stampella, ma in effetti non ha molto senso. Sarebbe stato meglio metterla nel cesto dei panni da lavare, oppure in un sacchetto, per portarla in tintoria. Avrebbe dovuto pensarci lei, ovvio, visto che la camicia era rimasta a casa sua. 

Appena aveva sentito la sua auto allontanarsi nel silenzio assoluto dell’alba incombente, si era buttata sul letto vestita e aveva sonnecchiato un po’, ma non era stato un sonno tranquillo, profondo. Forse era troppo stanca, troppo emozionata. Eppure era trasalita quando il telefono aveva squillato. Sono già le 9, pensò guardando la sveglia. Lui aveva promesso di chiamarla appena arrivato al lavoro. Ma non erano le 9. Non erano ancora le 7. Una voce sconosciuta. Lei aveva ascoltato, impietrita. Aveva articolato qualche parola, con la bocca impastata, poi aveva riattaccato e aveva cominciato a muoversi per casa come un automa. Senza pensieri coerenti, senza sensazioni. Le sembrava di fluttuare sott’acqua, in totale assenza di suoni, come se la realtà intorno si fosse improvvisamente liquefatta. Disfava i bagagli, e cercava intanto di non guardare quella camicia, come se fosse lei la causa di tutto. 

Poi, pian piano, si era convinta che non era successo nulla. Adesso il telefono squillerà di nuovo, pensa, e ci sarà lui dall’altra parte, ridendo come un pazzo, per il bello scherzo che mi ha fatto. Oppure sarà ancora la polizia stradale, per dirmi che non è vero niente, che si sono sbagliati, che non è il mio amante quello che hanno trovato schiantato contro un muro, quasi sicuramente per un colpo di sonno. Perché hanno avvisato lei? Beh, no, loro in realtà avevano chiamato prima la moglie. Non sapevano il motivo, ma era stata quella donna a dare loro il suo numero, dicendo che bisognava assolutamente avvertire anche lei. Ci dispiace tanto. Forse lei è la sorella?

  
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