My Husband’s
Keeper
~ La custode di mio marito ~
Molti pensano che i
matrimoni siano l’apice di un progetto che qualcuno ha scelto per loro già da
molto tempo. In realtà essi non sono altro che il frutto di decisioni
impulsive, errori o rimedi che non hanno trovato altre soluzioni se non quella
di passare assieme a una persona il resto della propria vita. Sono rari ormai i
matrimoni in cui i due futuri coniugi si giurano amore eterno con sincerità e
affetto incondizionato, ma nonostante questo io volevo un matrimonio così.
Sapevo che non sarebbe stato facile trovare una persona che la pensasse
esattamente come me su questo punto di vista, sarebbe stato come trovare un ago
in un pagliaio o una mosca bianca
tra un cumulo di nere. Ammetto che l’ultimo esempio non era dei più romantici,
ma alla fine fu proprio una mosca bianca che trovai: impertinente, saccente e
pigro, sotto molti aspetti sono io quella che veniva considerata da lui una
seccatura o un fastidio. Eppure, nonostante i litigi e le incomprensioni, alla
fine ci ritrovavamo sempre nello stesso punto, a fissare il cielo o a
scambiarci timide parole di scuse per ciò che abbiamo detto pochi minuti prima.
Avrei voluto dirvi che ho trovato l’uomo con cui creare un solido matrimonio e
che la nostra decisione di sposarci è stata impulsiva e non ponderata, ma non è
così. I matrimoni si basano spesso su decisioni non premeditate, il mio invece
è stato programmato con una ragione: mi sono sposata per salvare la vita di mio
marito.
~
Il rumore dello sciacquone continuava a ridondare per
tutto il bagno e per tutta la notte, interrotto a tratti da colpi di tosse
soffocati e lamenti indistinti. La flebile luce della luna inondava con il suo
biancore una folta chioma di capelli biondi, lasciati cadere sulle spalle e
probabilmente appartenuti a una donna, china vicino alla tazza del water
intenta a sorreggere l’esile figura che le era accanto. L’uomo, di corporatura
esile, scosso continuamente dalla tosse, se ne stava chino davanti alla tazza
sorreggendosi con la mano sinistra al bordo e con la destra stringeva l’esile
mano della donna. Tossì ancora un paio di volte prima asciugarsi la saliva con
il lembo della manica del pigiama, rivolgendo un sorriso stanco verso la bionda
che a sua volta gli ricambiò un sorriso fermo e deciso, come a volerlo
incoraggiare. Poi, all’improvviso, la mano di lui scostò la ciocca di capelli
che copriva la parte sinistra del viso di lei, mostrando una macchia violacea
presente appena sotto l’occhio.
-“Se non sapessi come sono fatti gli schiaffi di
mia madre, avrei anche creduto alla balla dello spigolo della porta…”- Disse
con voce flebile l’uomo.
La donna si limitò a sorridere tristemente e a
stringere la mano che lui teneva sul suo viso, un pretesto per non dover
spiegare come era accaduto, perché lui l’aveva capito, e un altro pretesto per
portarlo a letto e concludere lì la discussione.
-“Andrà sempre peggio, vero?”- Domandò l’uomo una
volta disteso sul letto, gli occhi stanchi di lui fecero sussultare la donna
per un lieve momento.
Lei però non rispose, non subito per lo meno, prima
si accertò che lui stesse comodo e solo dopo che anche lei lo raggiunse sotto
il calore della trapunta, gli strinse la mano e lo guardò fisso negli occhi.
-“Ce la farai Shikamaru, ricordati che hai me!”-
Proclamò infine convinta, stringendo con fermezza la mano di lui che la fissava
incantato, come se davanti a lui vi fosse qualche sorta di creatura angelica,
venuta a dargli il riposo eterno che, da qualche anno a questa parte, tanto
agognava.
~
Da quando ho memoria, o
forse anche da prima, Ino è sempre stata al mio fianco. Persino nella culla
dell’ospedale, sarò stato diviso da lei solo per qualche ora, giusto il tempo
che venisse al mondo.
E da allora abbiamo sempre
fatto le cose assieme, ironicamente parlando, siamo stati sposati dal primo
giorno in cui siamo venuti al mondo. Abbiamo condiviso gioie e dolori,
tristezza e malattia, e ci siamo sostenuti a vicenda persino quando il sensei è
morto, o per lo meno così credevo. In realtà fu lei a raccogliere i pezzi del
mio cuore andato in frantumi, io non ho fatto altro, con il mio comportamento,
che procurarle problemi su problemi. Lei si è presa cura di me e io non ho
saputo fare altrettanto, speravo che sposandola un
giorno le avrei dimostrato che anch’io sapevo prendermi cura di lei. Ma si sa,
se si nasce tondi non si può morire quadrati, e quando mi diagnosticarono la
leucemia maledì questo corpo con tutto me stesso, un corpo che non sarebbe
stato in grado nemmeno di portarla all’altare. Volevo solo morire, non
m’interessavano delle cure che mi avrebbero allungato la vita ma che nel
contempo mi avrebbero distrutto lentamente il corpo, e i miei erano d’accordo
con me. Credevo di essere oramai giunto al capolinea, mi sbagliai anche questa
volta. Perché lei, che non accettava nessun tipo di sconfitta, venne da me un
mese prima dei nostri compleanni, e
mi chiese di sposarla, in questo modo le decisioni mediche potevano essere
prese in base alla sua volontà. Non voleva lasciarmi morire, anche se questo
significava allungare solo di qualche anno la mi
permanenza in questo mondo. E’ cocciuta lo so, ma è anche per questo che la amo
ed è soprattutto per questo che voglio liberarla da questa prigione che si è
creata lei stessa: voglio morire per renderla libera.
~
-“Puoi
andare a prendermi un po’ d’acqua, per favore?”-
Ino
sorrise al Nara e, senza ulteriori indugi, andò al
distributore che si trovava infondo al corridoio dell’ospedale. Sapeva che le
chemio di lì a poco si sarebbero fatte più pesanti, ma sapeva anche che poteva
lasciare il marito nelle mani della sua migliore amica Sakura, diventata oramai
un’ abile ninja medico ai livelli della loro defunta
maestra Tsunade. Mentre percorreva il bianco pavimento dell’ospedale, non
poteva evitare di pensare agli avvenimenti accaduti negli ultimi cinque anni:
la morte di Asuma, la guerra a Konoha, la morte di Sasuke in battaglia,
l’improvviso decesso di Tsunade e, infine, la diagnosi di leucemia di
Shikamaru. Troppe erano state le volte in cui avrebbe voluto mollare tutto e
semplicemente lasciarsi andare al dolore che le attanagliava il cuore, ma
quando incrociò gli occhi stanchi e disperati del suo, all’epoca, fidanzato,
decise che non poteva finire tutto così. Se lui aveva perso la speranza, allora
sarebbe stata lei a continuare a credere per entrambi, anche se questo voleva
dire andare contro tutto e tutti. Totalmente presa dai
suoi pensieri, non si accorse di essere già arrivata al distributore e dovette
indietreggiare di qualche passo non rendendosi conto dell’arrivo di due persone
a lei poco gradite.
Un
uomo e una donna, entrambi con i capelli neri, varcarono la soglia
dell’ospedale in silenzio. Dai loro volti, chiunque poteva leggervi una
tristezza che aveva oramai fatto radici in tutto il loro corpo e che ben presto
gli avrebbe corroso anche la loro anima. La bionda tentò di ignorarli,
fingendosi indecisa sulla bibita da scegliere, ma la donna si fermò appena a
qualche centimetro da lei, con dipinta in volto una smorfia di pura rabbia.
L’uomo, d’altro canto, sperava di non dover assistere all’ennesimo litigio di
quelle donne, ma, per come si era rabbuiata l’atmosfera, sapeva che non ci
sarebbero state altre alternative.
-“Per
quanto ancora vuoi farlo soffrire?”- Disse improvvisamente la donna dai capelli
corvini, nel suo tono di voce si poteva percepire una rabbia a malapena celata.
-“E
lei per quanto ancora tenterà di ucciderlo, Yoshino-san?”- Rispose Ino, senza
degnare di uno sguardo la donna, ma con il volto rivolto al distributore e alla
bottiglietta di acqua che stringeva tra le mani.
-“Lui non vuole essere salvato! Con questo tuo modo di
fare lo stai egoisticamente trattenendo contro la sua volontà, se credi che
questo sia amore-…”-
-“E
allora me lo spieghi lei cos’è!”- La interruppe bruscamente la bionda,
infrangendo un pugno con la mano destra al distributore e voltandosi finalmente
in direzione di Yoshino.
Gli
occhi della neo signora Nara zampillavano di rabbia e
il respiro si faceva sempre più pesante, non era la prima volta che le capitava
di litigare con la sua suocera, ma odiava i momenti come questo in cui lei
metteva in dubbio l’amore sincero che provava nei confronti di Shikamaru. Non
poteva perdonarla.
-“Mi spieghi cosa significa amore! Significa forse, lasciare
che il proprio figlio muoia tra atroci sofferenze
senza tentare niente per salvarlo?! Oppure significa accettare semplicemente di
aver vissuto una bella vita e di sperare in una morte altrettanto bella?! Beh, lasci che le spieghi una cosa: ne ho viste tanti di
morti e le posso assicurare che fanno tutte schifo,
non c’è un bel modo di morire! L’unico modo che noi umani conosciamo è quello
di lottare per cercare di non soccombere, non subito almeno! E se lei è davvero
intenzionata ad arrendersi alla prima difficoltà, allora sono sollevata del
fatto che ha un solo figlio da uccidere e che io sia qui per impedirlo!”-
Le
urla della giovane donna vennero interrotte da un suono più acuto e secco, come
il colpo di un’arma da fuoco. Senza neanche rendersene conto, Ino si ritrovò a
terra, sbattuta violentemente contro il distributore che prima si trovava alle
sue spalle. Avvertì un forte calore provenirle dalla guancia, come se questa
stesse andando a fuoco, poi sentì qualcosa di altrettanto caldo colarle dal
labbro e istintivamente si pulì la bocca con il dorso della mano. Vedendo il
liquido rosso scarlatto imbrattato sulla mano, capì che era sangue e, una volta
incrociato furibondo della signora Yoshino che ancora teneva tesa la mano con
cui l’aveva colpita, capì di aver esagerato questa volta. Il marito, Shikaku,
trascinò via a forza la donna che continuava a urlare frase
sconnesse ed a agitarsi furente di rabbia, lasciando la bionda seduta
sul pavimento. Sapeva che le urla avrebbero di certo attirato Sakura, che di lì
a poco arrivò e aiutò Ino a rialzarsi.
-“Stai
bene?”- Domandò preoccupata l’Haruno.
La
bionda al momento non rispose, ma si limitò a sorridere e, dopo essersi
asciugata per l’ennesima volta il labbro dal sangue che continuava a colare,
rispose semplicemente:
-“Si, non preoccuparti.”-
~
Certe persone sono nate con
uno scopo nella vita ben preciso, e badate che non sto parlando di destino o
affini. In realtà è solo una naturale tendenza a fare delle
cose meglio rispetto ad altre, alcuni sono portati per le strategie,
altri per le azioni eroiche e altri ancora hanno l’innata capacità si sapersi
prendere cura del prossimo, come Ino. Lei ha questa specie di talento, ce l’ha
sempre avuto fin dal primo giorno in cui l’ho incontrata, altrimenti non sarei
qui. Riesce a infondere coraggio in chi si è oramai arreso e, sebbene le cose
spesso finiscano per andare male, lei continua a lottare per cercare una
soluzione. Mi ricorda alle volte Naruto, forse è per questo che alla fine ho
scelto lui e non Sasuke, e ho sempre creduto che agire fino alla fine senza
darsi per vinto fosse una grande qualità. Mi sbagliavo.
Guardando il dolore che
provava Naruto ogni volta che falliva nel riportare Sasuke a Konoha, cominciai
a rendermi conto che quell’abilità era una dannata arma a doppio taglio e speravo
con tutta me stessa che il cuore della mia ritrovata migliore amica venisse
tranciato in due da questa lama. Ma quando diagnosticai la leucemia a
Shikamaru, pregai con tutta me stessa che Ino lasciasse perdere per una volta
il suo dannato istinto di sacrificarsi per il prossimo e che accettasse a
malincuore quello che sarebbe successo. In realtà, ben presto, fui costretta a
darmi dell’ingenua per aver solo minimamente pensato precisamente nel momento
in cui, con il volto serio, venne da me chiedendomi se ero disposta a farle da
testimone per il suo matrimonio che si sarebbe svolto, guarda caso, alla mezzanotte tra il ventidue e il
ventitre settembre. Nel giorno dei loro compleanni.
Le persone che hanno questo
innato senso del dovere verso il prossimo, spesso finiscono per distruggere se
stessi: io volevo solo veder felice la mia migliore amica.
~
Dei
passi veloci attraversarono di corsa il corridoio dell’ospedale fino a giungere di fronte
a una delle tante stanza contenenti in
esso. L’uomo, di corporatura robusta e dai lunghi
capelli castani, entrò di corsa all’interno della stanza, accolto da degli
sguardi preoccupati di due donne, e da quelli stanchi di un uomo disteso sul
letto.
-“Che
succede?!”- Chiese non appena comprese che la
situazione non doveva essere delle migliori.
Sakura,
che era vicino al letto di Shikamaru assieme a Ino, si morse un
labbro nervosa, maledicendo se stessa per non riuscire a trovare le
parole giuste per cercare di ridurre di almeno un po’ il dolore che avrebbe
provato. Ma quando finalmente si decise, la voce sicura della bionda la
precedette, e senza il minimo indugio disse:
-“Ha
avuto un arresto cardiaco, ma ora i valori sono stabili non preoccuparti
Chouji.”- Sebbene avrebbe dovuto, l’amico non riusciva
a tirare un sospiro di sollievo.
Era
oramai il secondo questa settimana, segno che la cura non stava più
funzionando, inoltre sapeva a priori che il “non preoccuparti” della sua
compagna di squadra stava a intendere che la situazione si stava facendo
disperata, e che lei, come al solito, non aveva intenzione di arrendersi.
Shikamaru guardò per qualche secondo l’amico, capendo sia dalla smorfia di
preoccupazione sia sul suo viso che su quello di Sakura che non gli restava
molto da vivere, ma non per questo si sarebbe lasciato andare alla
disperazione. Non dopo tutto quello che sua moglie
aveva fatto per lui.
-“Ehi
Cho, ti ho fatto prendere un colpo, vero?”- Disse in tono scherzoso il Nara, lasciando scappare un piccolo sorriso al castano
che annuì semplicemente con la testa.
-“Potete
lasciarci soli un attimo?”-Chiese poi il moro, lanciando un’occhiata sia a
Sakura che a Chouji che, senza dire una parola, lasciarono la stanza,
richiudendo la porta dietro di loro.
Ino,
d’altro canto, rimase in silenzio in attesa dell’argomento di cui avrebbero
discusso, un argomento che più e più volte le era sembrato prematuro o fuori
luogo e che aveva troncato sul nascere. Ma sapeva che questa volta le cose si
stavano mettendo male e sapeva che sarebbe stato molto più difficile del solito
convincerlo a non lasciarsi andare alla depressione.
-“Tra
poco…è il nostro anniversario di matrimonio…”- Disse improvvisamente Shikamaru,
sorprendendo la bionda che si aspettava tutt’altra cosa.
-“Devo
pensare a un bel regalo, è anche il tuo compleanno dopotutto…”-
-“E anche il tuo.”- Rispose Ino stringendo la
mano del marito che, per ricambiare, le fece un sincero sorriso.
-“Stavo
pensando…quest’anno ho intenzione di portarti al lago che sta sotto alla
collina dove andavano da fidanzati, potremo fare un pic-nic al lume di candela
e, anche se sai che non è il mio forte, potrei cercare di essere romantico
questa volta...”-
La
bionda lo ascoltò in silenzio, sorridendo, e cercando di trattenere che avevano
già cominciato a inumidirle gli occhi azzurri. Stringeva sempre di più la mano
dell’amato, senza perdersi una sola parola di quello che le stava dicendo,
sebbene sapesse che tutto ciò sarebbe stato difficile da realizzare, ma non
impossibile.
-“Sarebbe
magnifico…”- Disse infine lei con la voce rotta per l’emozione.
Ma
in quel momento, Shikamaru smise di sorridere, e la guardò con sguardo serio
facendo preoccupare la moglie per la possibilità che si sentisse di nuovo male.
-“Sai
che tutto questo non è possibile…”- Disse lui, continuando a guardarla negli
occhi.
Lei
si morse il labbro per cercare di trattenere la rabbia e la frustrazione che si
era portata dentro per tre lunghi anni, era oramai di fronte alla realtà che
non c’era più niente da combattere. Era davanti alla sua più grande sconfitta e
nonostante questo non riusciva ad accettarla a cuor sereno come il marito. Lui
lo sapeva e sebbene pensava che non aveva combinato niente
in tutti questi anni per aiutare la moglie, sapeva che quell’ultima
conversazione sarebbe stato l’ultimo suo disperato tentativo di cercare di
salvarla.
-“Io
ti amo…”-
-“Lo
so…”- Rispose Ino cercando di distogliere lo sguardo, ma, la stretta di mano
più intensa del moro, la costrinse a guardarlo nuovamente.
-“No invece! Tu non hai la benché minima idea dell’amore che
provo per te, nemmeno io so dirti con precisione
quanto esso sia grande. Mi ha fatto vivere, Ino! Mi
hai donato i tre anni più belli della mia vita e se non fosse stato per te a
quest’ora sarei già morto da un pezzo!”-
-“Ehe,
tua madre non sarebbe d’accordo…”- Disse ironicamente la bionda.
-“Al diavolo quello che pensano gli altri! Io sono contento che tu
sia stata al mio fianco e che mi abbia rimproverato ogni volta che mi lasciavo
andare, credimi se fosse possibile vorrei vivere assieme a te altri cento anni,
perché è solo grazie a te che ho capito quanto sia importante vivere. Ed è solo conoscendoti, che ho imparato cosa sia il vero amore, non
quello da film strappalacrime, ma quello incondizionato che ti fa essere al
fianco di chi ami sempre!Finché morte non ci separi…”- Shikamaru fece un breve
pausa, attendendo la risposta della moglie.
Ino,
invece, si limitò a soffocare i singhiozzi che le impedivano di parlare,
continuando a stringere la mano del consorte. Il dolore che provava nel petto
la stava distruggendo, non si aspettava queste parole dal
Nara né tanto meno si sarebbe mai aspettata che quel dolore che provava, in
realtà, proveniva dalla sua anima che, finalmente, stava accettando la
sconfitta.
-“Perché
mi dici questo…?”- Chiese nuovamente lei con voce talmente bassa che sembrava
somigliare a un sussurro appena accennato.
Lui
le guardò di nuovo i suoi profondi occhi azzurri e sorrise tristemente.
-“Perché non voglio che l’ennesimo attacco di cuore m’impedisca
di dirti ciò che provo. E vorrei che anche tu facessi altrettanto…”-
Quell’ultima
frase, fu la goccia che fece traboccare il vaso del controllo della giovane
donna. Ino non riuscì più a fermare le lacrime e si gettò letteralmente tra le
braccia dell’innamorato che cinsero il suo esile corpo scosso dai singhiozzi.
Tra le lacrime e i sussulti, Shikamaru poté udire delle parole di scuse e di
amore, ma le parole non gli interessavano più di tanto. Il semplice rimanere
abbracciato a sua moglie, anche solo per un’ultima volta, per lui era il gesto
più bello che lei potesse fargli. D’altronde, lui non era mai stato un tipo di
tante parole, preferiva di gran lunga le azioni. Rimasero abbracciati per
diversi minuti, non si staccarono né quando i singhiozzi di Ino di trasformarono in urla di disperazione, né quando
rietrarono Sakura e Chouji e li trovarono abbracciati, una scena talmente bella
che non avrebbero mai potuto dimenticare.
~
E’ nato tutto come una
favola: si conobbero da bambini, all’inizio non andavano per niente d’accordo,
ma poi scoprirono che erano proprio le loro diversità a unirli, e
s’innamorarono. Poi arrivò la malattia, e lui poté dire a lei delle ultime
parole d’amore prima di morire ma un mago o una fata, commossi dall’amore dei
due, fecero guarire lui e vissero per sempre felici e contenti. Avrei voluto
tanto dirvi che anche in questa storia, la storia dei miei due più cari amici,
ci sarebbe stato il lieto fine , credetemi, davvero
avrei voluto dirvelo. Ma non fu così, Shikamaru morì quella stessa notte per
l’ennesimo attacco di cuore, lasciando vedova a ventuno anni Ino, a soli pochi
giorni di distanza dai loro compleanni. Nella mia vita ho sempre fatto da
osservatore esterno, credevo che se li lasciavo fare
prima o poi i due avrebbero capito che erano fatti l’uno per l’altra, alla fine
è andata così ma sono certo che mi sarei goduto di più la loro breve ma felice
storia se mi fossi fatto di meno gli affari miei. Ma ora tutto questo non ha
più importanza, il mio migliore amico è morto ma io continuo a sperare che da
qualche parte in cielo, lui ci stia guardando con il sensei Asuma, magari
giocando a shoji o a farsi delle belle dormite sulle sue adorate nuvole. Ma se
questo non fosse possibile, spero almeno che abbia visto il giorno del suo
funerale e che abbia visto la sua dolce moglie, vestita con l’abito da sposa
bianco, giungere di fronte alla tua bara aperta e depositarvi il bouquet che
lei stessa aveva fatto per il vostro matrimonio sotto gli occhi stupiti di
tutti. Sembrava davvero un bianco angelo in mezzo a tanti piccoli corvi neri.
Spero che Shikamaru abbia visto le lacrime che solcavano il viso pallido di
lei, mentre donava alla tua salma un piccolo bacio a fior di labbra, un addio
fatto d’amore incondizionato e
soprattutto indissolubile. Amico mio, dimmi: lo hai visto?
~
The End ~
A Ino e Shikamaru, perché il
loro amore sia forte anche nelle difficoltà.
A tutte le mosche bianche,
perché senza di loro il modo sarebbe un posto molto nero.
A tutti i malati terminali,
perché non perdano mai la forza di lottare.
Ino-chan~