La mia tempesta perfetta
Se mi avessero detto che la pioggia avrebbe cambiato per l’eternità la mia vita, non sarei mai più uscito di casa senza prima aver ascoltato le previsioni del tempo.
Ma la vita è sempre imprevedibile, ed è proprio per questo che vale la pena viverla: ogni giorno fino in fondo.
Mi chiamo Shikamaru Nara, e questa è la storia di
come imparai a non dimenticare mai l’ombrello a casa.
Voi mi avrete sicuramente visto, incontrato in
qualche storia, in qualche racconto.
Avrete sicuramente avuto un’amica che vi avrà narrato di me disperata: di quel
ragazzo svogliato, di quel tipico ragazzo trasandato e disimpegnato che sembra
vivere su un altro pianeta, quel tipo di ragazzo estremamente intelligente, ma
pigro che vorreste cambiare a tutti i costi e fare innamorare follemente di
voi, ma che non potete perché lui non si cambia…
Se mi avessero detto
che i soldi spesi dalla parrucchiera sarebbero andati gettati al vento, avrei
avuto una crisi di nervi abbastanza eccessiva, ed è proprio per questo che il
futuro è un grande mistero, perché altrimenti chi
avrebbe voglia di viverlo?
Mi chiamo Ino Yamanaka e questa è la storia di come capii che avrei
dimenticato per sempre a casa l’ombrello a casa.
Voi mi avete
sicuramente vista e invidiata, vista e amata.
Sono la tipica
ragazza che non passa mai inosservata, sempre elegante, dai lunghi capelli
biondi, i grandi occhi azzurri e un corpo da mozzare il fiato. Sono la tipica
ragazza che ogni ragazzo vorrebbe frequentare, l’amica con cui nessuna ragazza
vorrebbe uscire, la più carina della classe, se non della scuola…
Avevo una vita tranquilla,
non vi era
eccitazione, né caos, solo calma e pigrizia. Ero un semplice tecnico
di computer che lavora sottopagato per una multinazionale di telefonia mobile. Una
madre che mi lavava e stirava i vestiti, un piccolo appartamento che condividevo
con il mio migliore amico Choji, e un quoziente
intellettivo sopra la media in grado di salvarmi da ogni genere di impegno e seccatura. Non vi era nessuno più bravo di me a
scappare da doveri e contrattempi. La fatica non è di questo mondo, per lo meno
non per me...
E non vi è fatica peggiore di
dover sopportare una ragazza…
Ho fatto la mia
prima pubblicità all’età di cinque anni, e sono una modella da quasi quindici.
Sono quel tipo di ragazza sempre solare e piena di impegni
e amici.
Specialmente uomini,
perché gli uomini sono tutti stupidi… puoi sempre
rigirarli come vuoi, basta un sorriso ben tirato e una minigonna corta oltre il
limite dell’immaginazione.
La mia famiglia è
benestante e ho viaggiato abbastanza da sapere come gira il mondo e per aver imparato
che posso ottenere quello che voglio in questa vita, senza nemmeno dover
faticare particolarmente.
Sono bella,
simpatica e intelligente, ma soprattutto sono l’unica padrona della mia vita…
Poi un giorno Choji mi
trascinò in una stupida festa di paese, voleva presentarmi l’amore della sua
vita, e come potevo dire di no al mio migliore amico?
Così lo seguii e incominciai a girare perso per le
vie di quel minuscolo borgo, nulla m’interessava realmente e nulla lo avrebbe fatto, se non fosse incominciato a piovere….
La peggiore
tempesta della mia vita.
Io dovevo
semplicemente sorridere dall’alto del palco e assecondare i deliri di un
presentatore troppo stanco e ubriaco. L’ennesima inutile e monotona festa di
paese, dove non succede mai nulla di diverso, di animato.
Eppure quel pomeriggio qualcosa accadde, perché ad un
tratto il cielo si rabbuiò e improvvisamente incominciò a piovere, e io,
perfettamente pettinata e truccata, non potevo bagnarmi, ero troppo carina….sarebbe stata una tragedia troppo grande, così…
“Cosa credi di fare?” chiese seccato Shikamaru guardando
contrariato la furia bionda che si era riparata sotto il suo ombrello. Sotto il
quale c’era già lui, tante grazie.
“Proteggermi
dalla pioggia!” esclamò serena Ino, controllando di
avere i capelli ancora ben piastrati. Sbuffò.
“E
scusa a chi avresti chiesto il permesso di infilarti sotto il mio ombrello?”
continuava imperterrito Shikamaru, pur seguendo con lo sguardo celato i movimenti
della ragazza.
“Io
non ho bisogno del permesso di nessuno!” rispose irrispettosa alzando le spalle
lei, mostrandogli la lingua.
“Allora
credo che ti bagnerai!” rispose lui allontanando l’ombrello dalla testa di lei, che appena incominciò a sentire le fredde
gocce bagnarle la pelle iniziò ad urlare furiosa: “SEI SCEMO, O COSA?” mentre
con i pugni gli batteva sul braccio.
“Ok, ok…ho capito, ma smettila di
picchiarmi!” disse lui riportando l’ombrello sulla testa di entrambi.
“Tanto
smetterà in fretta questa pioggia,no?” asserì lui, più
per sua speranza che verità.
“Non
lo so, il cielo è così bianco che potrebbe piovere per sempre!” rispose lei con
lo sguardo rivolta verso l’alto.
Quello
fu il primo momento da quando le si era avvicinata in
cui Shikamaru si concesse il lusso di osservarla. I capelli le cadevano lungo
il collo, così lungo e bianco. Avrebbe voluto leccarlo… no, no Shikamaru Nara!
Il ragazzo cercò di riprendere quel poco di controllo che aveva sui suoi
pensieri e sospirò: “Non può piovere per sempre!” .
“Tu
cosa ne sai, sei un meteorologo?” chiese lei inviperita, e Ino Yamanaka aveva sempre ragione!
“No,
ma a differenza tua sono un genio!” sbottò a sua volta Shikamaru, infilando la
mano libera nella tasca e sperando vivamente che la pioggia smettesse al più
presto.
Era
di certo la ragazza più carina che avesse mai visto, ma anche la più snervante
e seccante… ma in fin dei conti non lo erano tutte?
“Sarai
anche un genio, ma l’intensità della pioggia sta aumentando e io ho le scarpe
aperte, quindi credo che sia meglio spostarci almeno sotto le tettoie dei
negozi” disse lei osservandosi attorno: la piazza era diventata deserta in poco
tempo, il palco coperto d’acqua, tutti i presenti
assembrati sotto le tettoie dei negozi e loro due soli, stretti sotto un
minuscolo ombrello vicino ad un albero.
“No,
forse dovremmo dirci addio e io dovrei dirigermi verso la mia macchina!”
ribatté lui, parlando
più a se stesso che a lei.
“Così
mi abbandoneresti sotto la pioggia?” chiese sconvolta lei. Nessun ragazzo aveva
mai disdegnato la sua presenza, il suo stretto contatto, ma a lui sembrava
scivolare addosso la frizione che i loro due corpi
erano costretti a mantenere per non bagnarsi.
“Potrei,
sarebbe sicuramente molto divertente, e oltretutto una volta terminata la
pioggia potrebbero cambiare il programma della sera e nominarti Miss maglietta
bagnata…” rispose lui sogghignando.
“Sei
un porco bastardo!” gridò lei picchiandogli la spalla per la seconda volta, e
lui colto alla sprovvista si sbilanciò rischiando di cadere, ma con un rapido
movimento riuscì a mantenersi saldo in piedi. Il
problema fu che questo movimento lo portò a tirarsi dietro l’ombrello, e fu
così che per la seconda volta lei fu bagnata dalla pioggia e che lui venne etichettato come deficiente.
“Ora
andiamo sotto le tettoie e mi dai l’ombrello in modo che se hai intenzione di
cadere o ucciderti, io per lo meno non venga bagnata!”
spiegò lei trascinandolo per il braccio sotto le tettoie.
“Mi
spieghi perché hai così paura dell’acqua, strana ragazza senza nome?” chiese
lui mentre suo malgrado la seguiva, per poi aggiungere
“capisco che tu non sia molto avvezza a lavarti, ma è un abitudine che dovresti
approfondire!”.
Questa
volta la gomitata della ragazza raggiunse le costole di lui,
che lanciò un gemito di dolore e lasciò andare la presa sull’ombrello che lei
prontamente afferrò sussurrando un “finalmente” che irritò ancora di più il
ragazzo che intento a massaggiarsi la zona dolente mugugnò: “Non c’è arma più
terribile che la verità”.
“Solo
perché non hai ancora assaggiato il mio famoso calcio nei maroni!” rispose lei
determinata.
Lui
sorrise: quella ragazza era davvero una seccatura, ma per lo meno non era
stupida.
Dopo
qualche – a suo parere sempre troppo poco – attimo di silenzio, la voce della
ragazza si rifece sentire: “Odio queste feste di paese, ma devo pur pagare
anche io i conti” esclamò, parlando più con se stessa che con il ragazzo al suo
fianco.
“La
prima e sicuramente ultima cosa su cui siamo d’accordo: anche io odio queste
stupide fiere di paese!” concordò Shikamaru di tutto cuore.
“Grandina!”
esclamò lei ignorando l’ultima provocazione del ragazzo, che osservando i
chicchi di ghiaccio scendere rapidi sul terreno esclamò: “Mendokuse!”.
“Io
o la pioggia?” chiese lei sconcertata.
“Entrambe!”
rispose lui, che non si sarebbe mai lasciato scappare l’occasione di
punzecchiarla.
“Non
mi conosci nemmeno!” protestò lei.
“E meno male!” rispose lui.
“Io
ti piacerei” ribatté lei con estrema sicurezza.
“Non
credo” rispose lui con altrettanta ostinazione.
“Ti
sbagli, tu mi ameresti…tutti mi amano!” si impuntò
lei.
“Tutti,
meno che io!” rispose ancora una volta lui.
“…Infatti tu sei uno stupido” rispose sempre più indispettita
lei.
“
e tu una seccatura” rispose lui.
“E
tu, tu…” aveva incominciato lei, ma una macchina passò davanti a loro
calpestando una pozzanghera e sollevando un’onda di acqua
sporca. Shikamaru si girò afferrandola per la vita e stringendola a sé, per
proteggerla.
Una
volta passata la macchina, lui si ritrovò i pantaloni zuppi di fango e acqua e
lei avvinghiata al suo collo.
Poi
sentì quel profumo che lo paralizzò, non aveva mai odorato
nulla di più delicato e intrigante, sensuale e inebriante. Le annusò i capelli
senza rendersene conto, ma Ino lo fece e arrossì, per
poi allontanarsi delicatamente da lui e incontrare gli occhi di lui incontrarne
gli occhi, improvvisamente, illogicamente, sbarrati dalla sorpresa e liquidi
per il desiderio.
“Accompagnami
alla macchina” gli ordinò lei con un filo di voce.
Lui
per la prima volta in quella giornata non rispose, non disse nulla, le afferrò
semplicemente il braccio e si lasciò indicare la strada….
Salve a tutti, mi chiamo Shikamaru Nara e oggi sono l’uomo più felice del mondo, sono l’uomo che sposerà l’amore della sua vita e che vivrà un’intera esistenza con l’unica donna che l’abbia amato senza volerlo cambiare, che l’abbia capito senza volerlo lasciare.
Un giorno di pioggia ci siamo incontrati e in un
altro giorno di pioggia ci sposiamo. Sono l’uomo che ama e che non avrà mai
noia e tranquillità al suo fianco, ma che non vede l’ora di passare ogni notte
in bianco con lei, di vederla varcare la soglia di questa grande
chiesa con indosso il vestito più candido del mondo, che non vede l’ora di
poter uscire insieme a lei e stringerla a sé sotto questa feroce pioggia. Perché lei è stata la mia tempesta perfetta.
Ecco qui, scritto di fretta e furia,
senza nemmeno una grande ispirazione, quindi chiedo umilmente scusa, ma dovevo
celebrare anche io questo grande amore...ShikaIno is Love…e che ogni giorno sia uno ShikaIno day!