Vi auguriamo una buona lettura ;)
Capitolo 45 – Il potere del Maestro: Parte 1

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Un lampo di luce verde irruppe nell’atmosfera come un’eruzione vulcanica, spargendo bagliori tra le nubi di nera pece. Seguì un tuono assordante, mentre a quell’infida magia si mescolavano i fulmini e le saette evocate da Mijolnir, che come serpi avvolsero l’attacco avversario in un tripudio di sibili e scintille.
Sotto quella visione magnifica quanto inquietante, combattevano due divinità. Fratelli non di sangue, bensì nello spirito, nati da genitori diversi, eppure indissolubilmente legati. Amici, rivali… nemici, maturati da anni di scontri e conflitti.
Loki, il dio degli inganni… e Thor, il dio del tuono. Due esseri così diversi, antichi quanto potenti… l’incarnazione della magia contro colui che era considerato il più forte tra tutti gli Asgardiani.
Chi avrebbe avuto la meglio? Difficile a dirsi, poiché questa era una danza che ripetevano da decenni. E solo il Fato in persona avrebbe potuto conoscerne l’esodo.
Il duello tra i due era brutale.
Loki combatteva per uccidere, spinto dall’odio che ardeva nel suo cuore come le braci di Musphelheim. Thor, invece, rispondeva ad ogni colpo in modo difensivo, ancora incapace di nuocere all’amato fratello. In cuor suo, sperava ancora di poterlo riportare dalla sua parte… ma se avesse continuato a trattenersi, sarebbe sicuramente morto, poiché il gigante di ghiaccio non nutriva la stessa pietà.
Nei suoi occhi verdi, il tonante scorgeva ancora la furia di un animale rabbioso, una mente alterata dalle bugie del Maestro, forse l’unico altro essere in tutto il creato capace di ingannare l’ingannatore.
Gli incantesimi di Loki erano potenti, rapidi quanto letali, a dimostrazione delle sue incredibili capacità magiche. Utilizzava gli elementi del ghiaccio e del fuoco per infliggere quanto più dolore possibile, mentre sfruttava la magia seidr per creare illusioni capaci di annebbiare i sensi dell’avversario.
Come se non bastasse… Loki possedeva la Gungnir di Odino, sottratta a quest’ultimo il giorno della sua morte. La mitica lancia aveva il miracoloso potere di centrare sempre il bersaglio! E per quanto Thor provasse a difendersi, la sua lama era già riuscita a penetrargli le carni in diverse occasioni, tingendo la terra di rosso.
Altri tuoni, altri lampi verdi… e l’istante dopo, un colpo ben piazzato superò la difesa di Mijolnir, affondando nello stomaco del tonante. Egli ebbe giusto il tempo di afferrare la lancia al livello del manico, ma avvertì comunque la punta acuminata che si beava del suo sangue.
Allora Loki sorrise malignamente e gli lanciò una palla di fuoco, che Thor non poté schivare. Si ritrovò così steso a terra, e quando provò rialzarsi ecco che Loki trafisse la sua mano con la Gungnir, bloccandolo.
<< Non puoi vincere, Thor, rassegnati! >> sibilò il fratello, gli occhi che parevano quelli di un rettile << Io posseggo la Forza di Odino, e tengo qui nel pugno la Gungnir, sua arma prediletta! Ormai sono divenuto pari al Padre di Tutti, e il mio potere va’ ben oltre il tuo! >>
Thor tentò di dire qualcosa, e in tutta risposta la punta della lancia scavò ancora più a fondo, liberandogli un urlo straziato.
<< Anche se Amora ti ha restituito le forze, niente potrà più salvarti da me! >>
Il tonante tossì un rivolo di sangue, ma a parte questo non mostrò accenni di debolezza sul suo volto temprato dalla battaglia. Invece, incontrò freddamente lo sguardo dell’avversario, che in risposta a quella sfida si fece più oscuro.
<< La Forza di Odino è un potere mistico che solamente chi è degno del trono può esercitare >> disse Thor << La tua magia non ha niente a che fare col potere di nostro padre. Tu sei motivato dall’odio e dal rancore, non sarai mai l’erede di quel potere! >>
Gli occhi di Laufeyson si spalancarono scioccati. Sussultò, come se fosse stato schiaffeggiato da una forza invisibile, ma la furia tornò rapidamente a impadronirsi del suo viso.
Schioccò la lingua, con fare scocciato, e rispose: << Che il potere di Odino mi appartenga oppure no, poco importa! Ciò che conta davvero è che Sigyn, Narfi e Vali ottengano la loro vendetta! Soffrirai come hanno sofferto loro >>
<< Perché ti ostini a non capire? >> ribatté Thor, con altrettanta vemenza << Guardami negli occhi, fratello! Guardami e dimmi se scorgi anche solo un briciolo di quel crimine di cui tu mi accusi! >>
E Loki fece proprio questo, forse animato dall’ultima flebile fiamma di affetto che ancora nutriva per il fratello. Colui con cui aveva giocato, riso e combattuto sin da quando erano bambini… l’unica famiglia che gli era rimasta.
Osservò quegli occhi celesti in cerca della beffa celata, del mostro che un tempo aveva ucciso i giganti di ghiaccio per diletto, fossero uomini, donne o bambini. Utilizzò la sua magia per scorgere negli antri della mente del tonante, e ciò che trovò… fu il nulla.
Questo bastò a farlo esitare… ma solo per un momento.
Scosse la testa e sibilò: << No! Tu menti, e sono stufo di starti a sentire! Quando avrò finito con te, mi occuperò anche di tutti i tuoi amici. E la vuoi sapere una cosa? >>
Sul volto del dio si dipinse un ghigno malvagio e crudele, lo stesso che i mortali del loro universo avevano imparato a temere.
<< Tra tutti i cosiddetti “Time Warriors”… io mi occuperò del ragazzo che era con te nell’arena! Lo tormenterò e lo farò soffrire, spezzandolo un arto alla volta! Giocherò con la sua mente per diletto, fino a trasformarlo nel mostro che tanto teme! >>
Si porse in avanti, mentre lo sguardo di Thor si riempiva di rabbia e paura miste assieme.
<< E poi passerò anche al ragazzino venuto per salvarti >> aggiunse << Quegli incapaci di Shen e Pitch falliranno come di consueto, perciò sarò io a gustarmi il sapore della loro morte! Loro ti ricordano Magni e Modi, vero? >>
Le pupille del dio del tuono divennero iraconde, e allora nuove saette iniziarono a scintillare dal suo corpo, confermando le parole di Loki.
<< E’ così, quindi! Tu mi hai sottratto i miei figli… e allora io ti porterò via i tuoi! Io e quei due ci divertiremo… fino alla fine dei tempi! >>
Alzò la lancia per colpirlo a morte… ma prima che potesse scagliare il colpo fatale, Thor riuscì a rialzarsi, animato da una ritrovata ferocia.
Colpì il fratello con un poderoso pugno, e poi ne seguirono molti altri, tanto forti da fargli sanguinare le nocche.
Ancora e ancora, il tonante ripeté quell’azione con i denti scoperti, come un animale messo all’angolo, eppure pronto a sacrificare la sua vita pur di portare il nemico con sé. Loki gemette dopo l’ennesimo colpo, avvertendo il sapore del sangue che gli bagnava la lingua biforcuta. Così fece appello alla sua magia ed evocò un turbine di ghiaccio, riuscendo ad allontanare il fratello.
Questi tese la mano, richiamando Mijolnir a sé… e l’istante dopo, i due guerrieri ripresero a lottare. Questa volta, però, il tonante non si limitò a rispondere ai colpi del gigante di ghiaccio! Al contrario, i suoi attacchi erano altrettanto potenti e letali, pregni di tutta la furia e sete di sangue che aveva conservato sino a quel preciso momento.
Tonante e Ingannatore svanirono in un volteggiare delle loro vesti. Troppo veloci per poter essere percepiti da mente mortale, come se i loro corpi si fossero trasformati nei rispettivi elementi.
Magia e fulmine si scontrarono clangore dopo clangore, in una danza di suoni e colori. Verde e rosso… e oro, quando le rispettive armi illuminavano il campo di battaglia.
Era questo ciò che si erano immaginati i fedeli, quando raccontavano delle dispute tra gli immortali? Di sicuro, il ricordo di questa battaglia avrebbe accompagnato i sopravvissuti per i tempi a venire.
Una battaglia non solo per il destino di Asgard e Battleground, ma per concludere una faida così profonda e crudele da aver plasmato la storia di un intero universo. Poiché era stato Loki a costringere Thor all’esilio, a permettergli di incontrare gli Avengers, a portare alla caduta della patria degli dèi… ed era stato Thor ad affrontarlo ad ogni svolta. I loro destini erano intrecciati dalla Norne stesse, che agli albori della creazione avevano scorto l’eterno duello tra i due asgardiani!
La tempesta infuriò, lo scontro si spostò dalla terra al cielo. Le figure dei due combattenti diventavano momentaneamente visibili in mezzo ai lampi, ombre circondate da bagliori verdi e azzurri, mentre alla canzone dei loro colpi si univa il fragore dei tornado.
Poi ricaddero al suolo, deformando il paesaggio ricolmo di cadaveri, creando colline e pianure di erba bruciata.
In quel duello fratricida, solamente uno avrebbe potuto trionfare… e quello fu proprio Thor.
In un disperato tentativo di riguadagnare terreno, forse troppo accecato dalla rabbia per poter ragionare come al solito, Loki scagliò la Gungnir verso il petto del fratello.
Essa era infallibile, e avrebbe sicuramente colpito il tonante al cuore… ma qualcosa ne rallentò l’avanzata. Forse un incantesimo applicato dallo stesso Odino? Un ultimo regalo al suo figlio prediletto, nell’eventualità in cui la lancia fosse stata brandita da mano nemica? O forse era stato proprio lo spirito del Padre di Tutti a interferie? Un’ultima impronta lasciata sull’arma che lo aveva accompagnato in così tante battaglie, un barlume di colui che l’aveva brandita e impregnata del sangue di milioni di avversari?
Impossibile saperlo con certezza… eppure, per pochi istanti, a Thor sembrò davvero di scorgere il volto del genitore, con le braccia avvinghiate attorno al manico di Gungnir.
Un allucinazione? Non ebbe il tempo di contemplare quell’ipotesi, poiché subito dovette prodigarsi per afferrare l’arma.
Le sue mani si chiusero attorno alla punta acuminata, che continuò ad avanzare. Il sangue sgorgò dalle dita del tonante, riversandosi sul metallo dorato, eppure egli non accennò ad allentare la presa.
Invece, strinse i denti e ignorò il dolore bruciante che cominciò ad insinuarsi dentro di lui. Poi, riversò tutta la sua forza nelle braccia, urlando, mentre la lancia continuava implacabile il suo affondo. E quando finalmente fu sul punto di toccargli il petto… ecco che il figlio di Odino si scansò di lato e afferrò il manico dell’arma, che nel tentativo di completare il suo obbiettivo compì un ampio arco.
Ma Thor tenne salda la presa e ne guidò il movimento… indirizzandola verso Loki.
Gungnir sfrecciò a mezz’aria come un lungo proiettile, attraversando in pochi secondi la distanza che la separava dal dio degli inganni. Questi ebbe appena il tempo di spalancare la bocca in un grido silenzioso… poco prima che l’arma gli trafiggesse lo stomaco da parte a parte.
Non vi furono grida. Nessuna maledizione, nessun verso disperato… nemmeno un sussulto. Loki rimase completamente immobile, quasi fosse stato tramutato in pietra.
Il suo viso era una maschera impassibile. Eppure, sembrava anche sbigottito, come se si fosse appena svegliato da uno strano sogno lucido.
Poi, un rivolo di sangue gli colò dal mento altrimenti immacolato.
“Ma… io sono il re…” fu lo strano pensiero che gli attraversò la mente “Io… sono il Re di Asgard… non posso morire… così…”
Fu allora che il dolore cominciò a farsi strada nei suoi nervi, partendo dallo stomaco.
Cadde in ginocchio, privato di qualsiasi energia, e solo allora Thor decise di avvicinarsi, senza mai perderlo di vista.
Loki gli rivolse uno sguardo adirato, il viso illuminato da lampi smeraldini.
<< Io… non mi arrendo, no! >> sbottò, la bocca impastata di sangue fresco << Non sono sconfitto. Io… ti ucciderò, Thor… >>
Nonostante quelle parole, gli occhi del biondo erano pervasi di tristezza. Ancora una volta, Loki sondò la sua mente, cercando di scorgere un barlume di beffa o soddisfazione in quello sguardo apparentemente rattristato… e ancora una volta, non riuscì a trovare niente.
Anche in quel momento, con la vittoria a portata di mano, i pensieri del fratello erano rivolti unicamente al lui… e al dolore di perdere l’ultima famiglia che conosceva.
Allora, un amaro sorriso arricciò le labbra del dio degli inganni.
<< Ah… pare proprio… che lo stolto sia sempre stato io… >>
Pronunciò quelle parole con un sussurro a mala pena udibile, mentre il suo corpo si accasciava sulla schiena.
Quando sollevò la testa… gli sembrò di scorgere gli spiriti di Sigyn e dei suoi figli che lo scrutavano accanto al fratello. Il volto della donna era triste, pieno di compassione… e stava scuotendo la testa.
Loki sentì una lacrima indugiargli sul viso.
Dopo tutto questo tempo… finalmente aveva rivisto la moglie. Che fosse il suo fantasma, o un’illusione creata dalla sua mente in punto di morte… niente di tutto ciò aveva la minima importanza. Ma in quel breve momento di lucidità, le oscure menzogne del Maestro furono spazzate via dall’animo di Loki, come polvere da una brezza.
E allora, il dio degli inganni capì che il fratello era davvero innocente.
<< Thor, per quel che può valere, io… >>
avrebbe voluto dirgli che gli dispiaceva, e molte altre cose… ma ancora una volta, l’orgoglio gli frenò la lingua. Invece…
<<… vinci, Thor. Tu e la tua squadra. Distruggete il Maestro una volta per tutte. Non farlo per me… Fallo per la mia famiglia… Te ne prego… >>
Quella fu l’ultima parola pronunciata da Loki, figlio di Laufey, sovrano di Asgard e acerrimo nemico di Thor… prima che Gungnir reclamasse la sua vita.
Dopo quasi un minuto di assoluto silenzio, il tonante raccolse il corpo del gigante di ghiaccio e lo adagiò accanto a quello di Amora e Megatron.
Anche dopo tutto ciò che il fratello aveva fatto, si ritrovò a pensare alla vita che avrebbe potuto vivere insieme a Loki e alla sua famiglia. Ai giorni che avrebbe trascorso in compagnia di Sygin e del marito, portando doni ai suoi nipoti, alle battaglie che avrebbe combattuto al suo fianco per proteggere la pace che erano riusciti a costruire, e alle canzoni e racconti che avrebbero creato insieme, e tanto altro ancora.
Tutto questo, però, era sparito… e la colpa apparteneva a un individuo soltanto.
La rabbia e l’odio dentro Thor crebbero come mai prima di allora, i lampi pervasero il suo corpo, mentre l’intero pianeta fu ricoperto da una coltre nera come la notte.
<< Ora basta… >> sibilò il dio << Maestro… io te la farò pagare cara. Hai giocato con la vita di mio fratello. Con i cuori e le menti del popolo di Asgard… e ora te ne pentirai… >>
Thor cacciò un urlo, così forte smuovere le nubi sovrastanti.
Il potere di cui era pregno raggiunse nuovi picchi, sprigionando un’ondata di energia elettrica sino ai quattro angoli di Renmant, tanto forte da costringere molti dei cybermen ad uno spegnimento forzato.
Poi, il Time Warrior agitò il martello… e cominciò a volare in direzione del sovrano di Battlegrund.
* * *
Il bombardiere della ribellione arrancava attraverso il fumo della battaglia, circondato da navette più piccole.
Da terra, sembrava quasi una grossa nube argentata accompagnata da decine di insetti lucenti, attorno a cui dardeggiavano esplosioni e fulmini, come fuochi d’artificio. Eppure, nonostante fosse perennemente scosso dai colpi nemici, il mezzo proseguiva imperturbato l’avanzata verso il centro della piana, sganciando proiettili ogni qualvolta individuava un punto d’impatto libero da potenziali vittime collaterali.
Nonostante la fredda determinazione dei suoi piloti, tuttavia, gli interni della nave da battaglia erano pregni di un silenzioso terrore… emanato da due individui che non avrebbero dovuto trovarsi tra le sue pareti in acciaio rinforzato.
<< Rowlet continua a pensare che questa non sia stata una buona idea… >>
<< Andiamo, non trasformarti da rapace a pollo proprio adesso… >> si unì una voce dalla cadenza femminile, con tono altrettanto basso << dice Misaka come Misaka, pur condividendo gli stessi timori… >>
<< Visto?! Sei preoccupata anche tu! >>
<< Misaka non sa di cosa stai parlando… >>
Un forte scossone colpì la navetta, facendola rabbrividire dal muso alla coda.
Entrambi i clandestini udirono il distinto rumore del metallo che si deformava, e subito Rowlet si gettò tra le braccia di Last Order, che cominciò ad accarezzarlo con movimenti lenti e rassicuranti. Perché sebbene fosse spaventata quanto lui, era anche la maggiore tra i due, quindi si sarebbe comportata come l’adulta della situazione… cosa non affatto facile, visto che si trovavano in una zona di guerra.
Per la giovane coppia di ribelli non era stato troppo difficile infiltrarsi nel bombardiere.
Con il via vai di truppe e forniture che aveva trasformato la base di Dreamland in un tripudio di movimento e rumori, avevano approfittato del caos risultante per nascondersi tra i barili di carburante della navetta, facendo abile uso della loro corporatura minuta per celarsi fino al decollo.
Fortunatamente, erano riusciti a restare nell’ombra per tutto il viaggio… ma ora che anche questo mezzo aveva ingaggiato le forze del Maestro, entrambi si chiedevano se la loro fosse stata la scelta più saggia.
<< Staremo bene >> sussurrò Last Order, affondando il viso tra le piume del barbagianni << Presto atterreremo, e allora potremo aiutare Fire e Accelerator… borbotta Misaka come Misaka, trattenendosi dal tremare… >>
Per poco non le sfuggì un singhiozzo, ma fortunatamente il contatto con il morbido corpo del suo amico riuscì a tranquillizzarla. E così entrambi rimasero in silenzio, sostenuti solo dalla rispettiva compagnia, mentre all’esterno dell’abitacolo riecheggiavano esplosioni e suoni a cui non potevano neppure dare un nome.
<< …Rowlet ha paura >> disse all’improvviso il piccolo barbagianni, dopo quasi un minuto buono di silenzio << Ha tanta paura! Ma Rowlet… Rowlet non vuole abbandonare Padron Fire… >>
Last Order annuì appena e continuò ad accarezzarlo.
<< Neanche Misaka vuole abbandonare la sua famiglia. Dice Misaka come Misaka cercando di mantenere i nervi saldi. >>
Ecco perché, di comune accordo, entrambi avevano scelto di imbarcarsi sulla nave da battaglia. Non per il mero desiderio di unirsi alla guerra, non per una questione di lealtà nei confronti della Ribellione… ma semplicemente, perché non avrebbero lasciato che i loro familiari combattessero e morissero per loro senza fare nulla. Non se potevano aiutarli in qualche modo, anche a costo di rischiare la vita!
<< Accelerator si arrabbierà molto >> sussurrò la bambina, costringendosi a sorridere << Mi metterà in punizione per il resto della vita… >>
Fu allora che la navetta venne nuovamente scossa… ma questa volta, la fiancata dell’abitacolo si aprì come il guscio di un’ostrica, a cui presto seguì una vampata di fiamme.
<< Ci hanno colpito! >> Misaka sentì urlare dalla cabina di comando << Dannazione, ci hanno colpito! Stiamo per precipitare… >>
Un’altra esplosione lo costrinse a coprirsi gli occhi, mentre l’aria tutt’attorno cominciava a turbinare, riempiendosi di detriti e attrezzature svolazzanti.
Sia Rowlet che la bambina ebbero giusto il tempo di lanciare un urlo, prima che la navetta cominciasse a puntare verso il suolo…
* * *
La caduta del corpo di Jormungandr aveva sollevato una densa nube di polveri e detriti, tanto alta da confondersi con la coltre sovrastante. Fu così che Kirby si ritrovò a barcollare attraverso l’oscurità, i sensi all’erta e la Warp-Star sempre pronta all’uso, nel caso qualche nemico avesse tentato di prenderlo di sorpresa.
Una precauzione che si rivelò salvifica, poiché almeno cinque cybermen lo attaccarono durante il tragitto, rivelati giusto in tempo dal clangore dei loro passi.
Il giovane cacciatore riuscì a respingerli, ma sapeva che i suoi attacchi non sarebbero riusciti a fermarli a lungo. Fortunatamente, la nube di polvere aveva colpito anche i sistemi di quegli abomini meccanici, i cui movimenti si erano fatti molto più lenti e impacciati… almeno fino al prossimo upgrade.
Mentre procedeva verso una direzione indefinita, il rosato s’imbatté in un corpo familiare.
La sua mano si strinse inconsciamente all’elsa della spada, poiché avrebbe potuto riconoscerlo tra mille altri cadaveri. Dopotutto, apparteneva ad uno dei più famosi scagnozzi del Joker.
Harley Quinn, l’amante del Principe del Crimine, era stesa a terra, con gli arti del corpo piegati in modo innaturale, la bocca spalancata in un grido orripilato e occhi ricolmi di sangue, sparso tutt’attorno a lei.
Osservando il suo stato, Kirby concluse che doveva essere rimasta schiacciata tra le spire di Jormungandr.
Era stato un incidente? O forse, qualcuno ce l’aveva spinta? Poco importava, poiché un’altra responsabile della morte di suo padre aveva finalmente incontrato la giusta punizione.
<< È quello che ti meritavi, stronza >> sbuffò, prima di superarla senza un secondo pensiero. Ormai, lei e il suo fidanzato non meritavano più alcuna considerazione. Le loro memorie sarebbero state cancellate dagli annali di Battleground, come una macchia sbiadita tra le pagine di un libro… che Kirby fosse sopravvissuto o meno a quella battaglia.
Mentre colpi di blaster ed esplosioni continuavano a riecheggiare nella piana, il ragazzo scorse finalmente uno dei suoi compagni.
<< Emil! >>
Il suo cuore sussultò di gioia alla vista dell’amico, inginocchiato al suolo.
Subito cominciò a correre verso di lui, abbandonando ogni cautela…
<< Grazie ai fratelli, Emil, stai ben-… >>
Quando finalmente riuscì a distinguere i lineamenti del fauno, le parole gli morirono in gola. Perché non scorse un’espressione vittoriosa sul suo volto macchiato di terra… bensì lacrime che scendevano copiose fino al terriccio, lasciandovi un’impronta umida.
Kirby si tese come una corda di violino. Questa… era la prima volta che vedeva il compagno in uno stato del genere, e ciò lo mise subito in allerta.
<< Emil… stai bene? >> gli chiesi, inginocchiandosi accanto a lui << Sei ferito? >>
Ma il ragazzo non rispose. Semplicemente, sussultò alla voce improvvisa dell’amico… e lo guardò con occhi vitrei, quasi morti, come se avesse appena assistito a qualcosa di orribile.
Kirby assottigliò le labbra.
Emil era sempre stato il membro più agguerrito del team JEKP, capace di scorgere il lato luminoso di una situazione anche dei momenti più disperati. Cosa poteva averlo colpito tanto duramente da ridurlo in questo modo?
Il giovane Cacciatore fece per chiederglielo… ma prima che potesse aprire bocca, notò qualcosa che il fauno teneva tra le mani: uno spuntone d’osso, dello stesso tipo che James Heller era capace di evocare. Allora Kirby avvertì una stretta spiacevole allo stomaco.
<< Dov’è James? >> domandò con un filo di voce.
Ma ancora una volta, Emil non rispose. Invece, chiuse gli occhi e rilasciò un ringhio attraverso i denti, mentre le sue dita si facevano più strette attorno allo sperone.
Questo bastò per far capire a Kirby cosa fosse realmente successo.
I suoi occhi si tinsero di lacrime, mentre la realtà della situazione si faceva pian piano strada dentro di lui. James Heller, leader del team JEPK e uno dei suoi migliori amici… era morto.
Tanti pensieri attraversarono la mente del rosato.
Com’era successo? Fosse stato presente, avrebbe potuto impedirlo? Fosse stato…
“No!” pensò con tutta la forza di volontà che gli era rimasta “Ora non è il momento di farsi dominare dai “se” e dai “forse”. Siamo in guerra… e James è morto per darci la possibilità di continuare a combattere. Non lascerò che il suo sacrificio venga sprecato!”
Così allungò una mano fino alla spalla di Emil, stringendogliela in un gesto confortante.
<< La pagheranno >> disse, cupo in viso << Te lo prometto. Non permetterò che la passino liscia. >>
Tali parole ebbero l’effetto sperato, poiché gli occhi del Fauno parvero illuminarsi di nuova luce.
I suoi denti diventarono più affilati, pregni di un sentimento di rivalsa verso coloro che li avevano costretti a questa guerra. Salem, Darth Vader, Loki, Vorkye… il Maestro, uniti nel loro desiderio di sottomettere la volontà degli abitanti di Battleground, privandoli dei loro sogni e delle loro speranze. Mostri che non meritavano alcuna compassione.
La coltre di detriti cominciò finalmente a diradarsi, rivelando la piana devastata dal fuoco di entrambi gli schieramenti. Poi, l’attenzione dei due Cacciatori venne catturata da qualcosa: una luce argentata che sfrecciava a tutta velocità verso il lato opposto della piana, seguita da un tripudio di nastri multicolori, come la coda di un arcobaleno.
Emil strinse gli occhi.
<< Quelli credo che siano Ruby e gli altri >> sussurrò, mentre si sollevava da terra. Kirby fece lo stesso e guardò il compagno di squadra con la coda dell’occhio.
<< Vuoi lasciarli combattere da soli? >>
Una domanda retorica, poiché sapeva che l’amico non avrebbe mai neppure contemplato uno scenario del genere. E infatti, quando Emil si voltò verso di lui… il rosato scorse nei suoi occhi lo stesso spirito combattivo che lo aveva accolto per la prima volta nel Tempio.
<< Certo che no>> ringhiò il Fauno << Facciamo vedere a quel buffone di cosa siamo capaci. >>
Sollevò i suoi tonfa, mentre l’aria attorno ai due ragazzi crepitava di elettricità statica. L’istante successivo, un’esplosione di Aura disperse ciò che restava della nube di pulviscolo.
* * *
Le mosche non erano animali difficili da trovare in prossimità dei cambi di battaglia.
Ovunque la morte scegliesse di volgere il suo pallido sguardo, giungevano a sciami al minimo accenno di sangue e carne putrefatta, che nell’ultima ora avevano continuato ad accumularsi su tutta la piana.
Molte di loro si tennero al limitare del titanico scontro, aspettando il momento in cui avrebbero finalmente banchettato con i resti delle sventurate vittime. Altre, più impazienti, cominciarono a svolazzare verso qualsiasi cosa che potesse offrire una momentanea distrazione da quell’interminabile attesa, seguendo suoni e odori con una maestria comune alla maggior parte degli insetti saprofaghi.
All’improvviso, una di quelle mosche fu attirata da qualcosa di diverso. Una vibrazione sconosciuta quanto invitante, che come una bellissima canzone prese ad attirarla verso di sé.
L’insetto non sapeva se fosse cibo o meno, eppure continuò a seguirla. E una volta scovata l’origine, si trovò al cospetto di una creatura come non ne aveva mai viste, la cui sola presenza fu sufficiente a stimolare tutte le migliaia di vibrisse di cui il suo minuscolo corpo era ricoperto.
Spaventata, tentò di fuggire… ma ecco che un paio di dita l’afferrarono prima che potesse muoversi anche solo di un millimetro, intrappolandola in una presa abbastanza salda da tenerla ferma, ma non così forte da ucciderla.
La mosca fu presa dal panico e cominciò a muovere selvaggiamente le ali, ma a nulla valsero i suoi tentativi di allontanarsi. Semplicemente, il suo cacciatore si limitò a portarsela vicino al viso, scrutandola con un paio di occhi ricolmi di maligne intenzioni, come quelli di un bambino pronto a divertirsi con il suo nuovo giocattolo.
<< Adesso ti diletti anche nel torturare gli insetti? >> giunse una voce femminile poco distante.
Allora il Maestro sollevò lo sguardo, incontrando quello giudicante di Najimi.
Poi, la sua bocca si arricciò in un placido sorriso.
<< Lo faccio da quando ho lasciato Gallifrey per la prima volta >> disse << In fondo, che cosa sono gli insetti, se non la forma di vita multicellulare più insignificante per una qualsiasi civiltà intelligente? Quindi… perché non dovrei considerare tali tutti quegli adorabili organismi che nel corso di migliaia di anni hanno continuato a intrattenermi? Specialmente gli umani! Sono sempre stati i miei preferiti. >>
<< Per questo hai cercato di eliminarli più di qualsiasi altra razza del creato? >> sbuffò l’entità, con le braccia incrociate.
In tutta risposta, il Maestro scrollò le spalle. << La coesistenza è il sinonimo dell’indifferenza reciproca. Gli stermini di massa? Quelli implicano rispetto. È sempre stato così, fin da quando i primi esseri viventi capirono che l’unico modo sensato di progredire… era assicurarsi di eliminare qualsiasi potenziale minaccia alla loro esistenza. Io? Preferisco che i miei avversari non diventino nemmeno un fastidio. >>
<< Eppure siamo arrivati a questo punto >> ribatté Ajimu, allargando le braccia << Ecco la tua guerra, Maestro, quella che bramavi da anni! Hai fatto preparativi, coltivato talenti… eppure, tutti i tuoi servi più devoti stanno cadendo come… be’… mosche. >>
Aggiunse quell’ultima parola con un allegro luccichio negli occhi, indicando l’insetto che ancora si dibatteva tra le dita del tiranno. Eppure, il sorriso dell’uomo non s’inclinò di una virgola.
<< Oh, mia cara… dopo tutto questo tempo, ancora dubiti di me? Sono sinceramente ferito. È vero, forse le cose non sono andate esattamente come avevo previsto… ma che cos’è un ouverture, se paragonata al grand finale? Ora il pubblico è in attesa… si alza il sipario… >>
Le dita del Signore del Tempo si contrassero, riducendo la mosca ad un ammasso di organi schiacciati…
<< E comincia l’ultimo atto >> aggiunse, mentre si alzava in piedi.
Poi, sollevò lo sguardo… e i suoi occhi scorsero una figura che puntava a tutta velocità verso di lui.
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Angel Arthur Hikaru, nella sua forma di soleano, il Nibbio Blu: una creatura dai tratti rapaci e umanoidi, coperta dalla testa ai piedi di piume azzurre come un cielo senza nubi, il becco argenteo che scintillava minaccioso, pronto ad affondare nelle carni del suo nuovo avversario.
Lo stridio acuto del Nibbio squarciò l’aria, fenduta dal rapido battere delle sue enormi ali; sorreggeva con entrambe le mani artigliate la rossa lancia di Gae Bolg, circondata da nastri di acqua luccicanti che ben presto si tramutarono in ghiaccio, prendendo la forma di spuntoni e stalattiti.
Sotto di lui correva un’alta donna illuminata da un intenso bagliore dorato, la mente attraversata da un uragano di pensieri funesti. Poichè Auth aveva impiegato interi eoni per apprendere il significato della propria esistenza… e cosa significasse essere una dea tra i mortali.
Aveva visto, seduta al centro del suo universo, ogni cosa crescere e morire, esplodere in super nove e poi espandersi in nuova vita; dalle sue mani nebulose, galassie e mondi erano nati, trovando il proprio posto nel creato.
In virtù di ciò che aveva fatto e misfatto, trovato e perduto, Auth, quel giorno… odiò il Maestro. Lo odiò nel senso più ampio e autentico del termine, alimentando quella rabbia col proprio potere.
Il suo corpo portava i segni dello scontro appena vinto… ma se infine aveva provato grande pietà per Grougaloragran, ora ad alimentarla era un cieco furore.
Fu con un urlo di battaglia che si lanciò addosso al Signore del Tempo, le mani intrise di energia, mentre una pioggia di ghiaccio pioveva dall’alto.
Il Maestro osservò la coppia di Time Warriors, il suo solito sorriso sostituito da un’espressione impassibile, come se qualcosa lo avesse svuotato di ogni emozione. Poi, lanciò un’occhiata laterale a Najimu.
<< È meglio se ti allontani, mia cara >> disse << Qui sta per scatenarsi un vero inferno. >>
E a quell’affermazione, scrocchiò il collo, producendo un rumore secco… e allungò il braccio destro. Un movimento che, in una qualsiasi altra circostanza, non avrebbe prodotto risultati degni di nota, ma che in quel breve attimo di preparazione alla battaglia liberò un’onda d’urto tanto potente da deformare il paesaggio alle spalle del tiranno.
Il terreno crepò, si sollevarono piccole colline, mentre gli attacchi di Angel e Auth convergevano all’unisono sul Maestro… e l’istante dopo, si udì come il rumore generato da un’eruzione vulcanica. Un’esplosione di luce eruttò tanto alta da interrompere qualsiasi altro scontro nella piana, sollevandosi oltre le nubi e squarciando la grigia coltre, rivelando la volta sovrastante.
Questa volta, l’onda d’urto risultante si propagò ad ogni angolo del campo di battaglia, spingendo ribelli e imperiali in ginocchio, spazzando via coloro troppo deboli per resistervi e incrinando il metallo dei mezzi di trasporto.
Si levò anche una densa nube di pulviscolo, e per un istante che parve un’eternità, Angel e Auth cedettero di aver avuto successo… una speranza che venne rapidamente schiacciata dal suono di una voce fin troppo familiare.
<< Sapete una cosa divertente? >>
Entrambi i Time Warriors spalancarono gli occhi, ma guidati da anni e anni di esperienza in battaglia non persero tempo ad allontanarsi, raggiungendo una distanza di sicurezza. Nel mentre, la nube cominciò a diradarsi…
<< Nella mia vita ne ho incontrate di creature potenti >> continuò il loro avversario, ancora celato << Ho combattuto falsi dei, pessimi dei, semidei, possibili dei e cose del genere… ma non mi hanno mai davvero convinto. Ma c’è una cosa in cui ho sempre avuto fede! >>
La polvere si dissolse, rivelando la figura del Maestro completamente illesa… e avvolta da una bolla di luce azzurra, crepitante di bagliori.
<< In me stesso >> ridacchiò il Signore del Tempo << E nella mia volontà di raggiungere la grandezza. E ora? Sono io il dio a cui guardano le masse… IO ho il potere. >>
Inclinò la testa, lanciando ad Angel un sorrisetto.
<< Deve essere frustante, non è vero, uccellino? Tutte quelle tecniche che hai appreso nel corso degli anni, tutti gli amici che hai perso lungo la strada… solo per arrivare a questo punto. Tu, da solo, il fallimento di un’epoca passata… contro qualcuno che ha fatto ciò che tu e la tua banda di nullità non siete riusciti a fare: salvare ciò che restava del Creato. E per riuscirci, non ho manco dovuto imparare il krav maga! Esilarante, non pensi anche tu? >>
<< SALVARE!? >> tuonò il soleano blu, mentre attorno a lui, l’aria crepitava di scintille e scariche elettriche << Come hai salvato Vorkye!? Come hai salvato suo fratello e il nostro popolo!? Come hai salvato tutta la gente che hai intrappolato in questo mondo, sottomettendola al tuo giogo egoista!? E lo trovi… divertente!? >>
Come Auth, fremeva di rabbia e odio.
<< Non ti permetterò mai più di usare il mio passato contro di me! Ho fatto ciò che potevo… ormai lo so! Mentre tu, Maestro… tu, che ti burli del sacrificio e del dolore dei miei compagni… tu, che hai salvato ciò che restava del Multiverso solo per ridurlo in schiavitù… >>
Il suo corpo cominciò a brillare di scariche elettriche…
<< Per quel che mi riguarda… PUOI ANDARE ALL’INFERNO! >>
Fece roteare la lancia, mirando alla figura del Signore del Tempo, e una tempesta di fulmini converse dalla punta scarlatta, desiderosa di sangue.
In tutta risposta, il Maestro allungò la mano destra… e l’istante dopo, una spada si materializzò tra le sue dita. Una che Auth riconobbe all’istante, poiché era la stessa che il tiranno aveva usato durante il loro primo incontro… un’arma la cui sola esistenza sembrava beffarsi di tutte le leggi della creazione. Come se fosse stata realizzata al di fuori del tempo stesso… o come se fosse in grado di esistere in tutti gli istanti dell’eternità! Una spada fatta per tagliare i secondi dell’infinito.
Il Maestro la sollevò alta, ed ecco che quella lama aguzza si scontrò con la saetta, poi con la lancia di Angel, provocando un turbine di lampi vaganti. Il soleano strinse i denti e cerco di fare breccia nelle difese del Signore del Tempo, ma l’arma dell’avversario si rivelò più resistente.
<< Ci sono già stato, figliolo >> rispose il Maestro, con quel suo sorriso beffardo << Molte volte, in realtà. Ma il Diavolo? Beh… diciamo solo che nemmeno lui mi voleva tra i piedi! >>
E a quell’esclamazione, sollevò la mano libera… da cui eruttò un raggio di luce azzurra che colpì Angel in pieno, spedendolo lontano in una scia di fumo e scintille.
Mentre il corpo del rosso rotolava a terra, il Signore del Tempo si rivolse ad Auth, roteando la spada temporale con noncuranza.
<< Sei pronta per un secondo ballo, mia signora? >>
Auth percepì il potere della spada, che come un vento gelido la fece rabbrividire da capo a piedi.
Un potere che pulsava di una propria maligna intelligenza, sibilando, come se parlasse in un linguaggio folle e demente.
<< Scoprirai… >> sibilò, facendo scattare il braccio destro e generando uno spostamento d'aria che spazzò il terreno << una dea molto diversa da quella che hai già affrontato. >>
Con un lampo bianco, una spada lunga si materializzò fra le sua dita, la lama istoriata di fine argento
La sollevò in avanti, contro il suo avversario, producendo un suono metallico.
<< Fatti avanti, bambino. >>
Inclinò la testa, bellissima e irriverente, sollevando beffarda un angolo della bocca << Perché questo è ciò che sei, Maestro. Nient’altro un infante che si diletta con forze al di là del suo controllo! >>
Il Maestro scoprì i denti in un ringhiò selvaggio.
<< Allora mi divertirò a giocare un po’ con te! >> urlò, lanciandosi verso di lei. Al contempo, Auth sollevò la propria spada… e nell’istante in cui le rispettive lame s’incontrarono, attorno alla coppia di divinità sembrò crearsi una specie di vuoto d’aria, che come un vortice invisibile li oscurò brevemente alla vista.
Il potere del Maestro reagì istintivamente contro quello dell’avversario, cercando di sovrastarla. Nel mentre, l’energia di cui Auth era pregna esplose in un tripudio di scintille e nastri argentati, manifestazioni fisiche di miliardi di minuscole particelle che cozzavano le une sulle altre, modificando la materia stessa dell’universo.
Era uno spettacolo inconcepibile per occhi mortali… ma per le due divinità? Sembrò protrarsi per diversi minuti, quando durò a mala pena una frazione di secondo.
Nel momento in cui le spade si separarono, subito cominciarono a scambiarsi fendenti e scoccate, creando una scia luminosa tra loro e il suolo, attirando fulmini e scatenando onde d’urto.
I loro movimenti erano così veloci da risultare invisibili, perfetti e spietati, nonché ricolmi della volontà di uccidere. Questa… era una battaglia tra dèi.
<< Non deve andare per forza così >> disse il Maestro, a seguito dell’ennesimo scambio << Ti vedo, figlia delle stelle! Un essere potente come te non dovrebbe preoccuparsi dei miseri mortali. Unisciti a me… e ti renderei una regina, proprio come ho fatto con i miei associati! Non abbiamo alcun bisogno di combattere. >>
Fece un salto indietro e allungò la mano destra. << Coraggio, Auth. Sappiamo entrambi che nutri alcun amore per questi patetici insetti! La porta è ancora aperta. >>
La divinità strinse gli occhi, un bagliore di incertezza nelle sue pupille luminose. Poi, le parole del Dottore cominciarono a riecheggiarle nella mente…
<< No… la porta è chiusa >> sussurrò, prima di sollevare lo sguardo verso il cielo.
Track: https://www.youtube.com/watch?v=OL6GPJ48PKY
Al contempo, un rombo tuono riecheggiò sopra il campo di battaglia, mentre la volta si ricopriva di una coltre grigia, sferzante di fulmini e saette. Thor, il dio del tuono, atterrò vicino alla donna, ormai spogliato della sua armatura… ma pronto ancora una volta a combattere per il bene dei suoi compagni e di tutta Battleground.
<< Pensavi che Jormungandr mi avrebbe fermato, Maestro? >> ringhiò << Tentativo alquanto codardo! Ma come vedi, nemmeno il Fato stesso mi impedirà di ottenere giustizia. Tu ed io, Signore del Tempo, abbiamo un conto in sospeso! E oggi… vendicherò tutti gli Aesir morti a causa delle tue macchinazioni! >>
Il tonante alzò il Mjolnir al cielo e un fulmine si abbatté su di esso, permeandolo di fulmini. Poi, lo fece roteare vorticosamente come le pale di un elicottero e, infine, lo scagliò con tutta la forza di cui era capace contro il tiranno di Battleground.
<< PER ASGARD! >>
Il maglio crepitò verso il Maestro, accompagnato da un rombo assordante.
Rapido, il Signore del Tempo posizionò la spada temporale di fronte a sé, intercettando l’arma.
Ancora una volta, la piana fu scossa da una violenta onda d’urto, mentre al peso di quel martello portentoso si univa la forza di milioni di Watt stipati in un unico fulmine. Il contraccolpo fu tale da costringere il Maestro a compiere un paio di passo indietro… ma prima che potesse effettuarne un terzo, si mosse di lato e lasciò che Mijolnir lo superasse.
Allora si voltò verso Thor, che già aveva allungato la propria mano per richiamare la fidata arma.
<< Oh, no, non lo farai! >> sibilò il Signore del Tempo, prima di chiudere le dita in un pugno serrato. L’istante dopo, il tonante ebbe appena il tempo di spalancare gli occhi, prima che si sentisse schiacciare al suolo da una forza invisibile.
<< Temo che la tua vendetta non troverà sollievo, asgardiano >> ridacchiò il Maestro << Io, al contrario, metterò fine una volta per tutta alla stirpe di Odino… >>
Un fruscio alle sue spalle lo avvertì di un attacco imminente.
Subito, la stessa bolla di energia che lo aveva protetto dai colpi di Angel e Auth si materializzò attorno a lui, intercettando appena in tempo un enorme detrito. E quando l’alieno seguì con lo sguardo la direzione da cui era venuto… si ritrovò a fissare gli occhi rossi e furiosi di un certo esper.
Anche Accelerator era giunto in aiuto dei suoi compagni, pronto a dare battaglia al Signore del Tempo. Colui che aveva arrecato grande sofferenza e dolore alla sua nuova famiglia… e che quindi, non meritava altra sentenza che la morte.
<< Vi dispiace se mi unisco alla festa? >> chiese il ragazzo con un sorriso beffardo, mentre un turbine di vortici neri presero a vorticargli dalla schiena << Hey, Signore di ‘Sto Cazzo... sto per mostrarti che cos'è l'estetica del male. CREPA! >>
Le ali nere esplosero vero il Maestro, che assottigliò lo sguardo.
<< E parlando di lavori lasciati in sospeso… >> sogghignò << Ecco l’ultimo Level 5 rimasto in questa discarica multiversale. Non potevi proprio comportarti da brava cavia come i tuoi patetici compagni, eh? >>
I vortici di Accelerator avanzarono verso di lui, implacabili, distruggendo qualunque cosa si trovasse sul loro cammino. In quei turbini di nera pece, l’Esper aveva riversato tutta la rabbia accumulatasi nel corso della battaglia… e ora, l’avrebbe diretta al tiranno di Battleground, che tuttavia non mostrò segni di paura o diffidenza.
Semplicemente, sollevò ancora una volta la mano sinistra, liberando un altro raggio di energia turchese.
I due attacchi si incontrarono a mezz’aria, costringendo entrambi gli avversari in una prova di forza. Ma dopo pochi secondi, fu l’incantesimo del Signore del Tempo che cominciò a consumare le ali di Accelerator.
<< Se c’è una cosa che detesto più degli esseri umani… >> sbuffò il Maestro << sono gli esseri umani che si credono degni di un potere più grande di quanto meritino. Voi Esper siete solo degli esperimenti falliti! Un patetico tentativo di elevare la vostra razza di scimmie dal fango e dal terriccio! Essere disgustosi… abominazioni… >>
<< Oh, senti da che pulpito! >> esclamò una nuova voce, questa volta dalla cadenza femminile.
Subito il Signore del Tempo, sollevò la spada temporale… e la lama cozzò contro il metallo vermiglio di una falce, che egli riconobbe come appartenente alla nipote di Salem.
Ruby Rosse gli stava di fronte, occhi luminosi e ricolmi di una furia primordiale. Nella mano destra stringeva la fidata Crescent Rose, mentre in quella sinistra sfoggiava una delle spade usate da sua nonna, imbevuta di Haki.
Il Maestro eseguì una rotazione, allontanandola e disperdendo ciò che restava delle ali di Accelerato.
Ruby usò la falce per frenare il contraccolpo, ritrovandosi presto circondata da volti familiari.
Il team RWBY e i tre restanti membri del team JEKP erano finalmente giusti per unirsi alla schiera dei propri compagni, ultimo baluardo del libero arbitrio in quella martoriata bolla di esistenza che era Battleground.
Ognuno di loro portava nel corpo e nell' anima i segni degli ultimi scontri… e il peso di una vita passata come marionette di un palcoscenico invisibile, di cui il loro nuovo avversario era stato l’unico burattinaio.
Al vederli, il Maestro emise un lungo sospiro.
<< Immagino che anche Salem e Joker siano morti >> disse, prima di puntare la Spada Temporale verso di loro << Sapete quanto è stato difficile trovare dei collaboratori competenti? Odio davvero le persone che rendono il mio lavoro più difficile… >>
Un torrente di energia sparò verso di loro, lasciandosi dietro un sentiero vetrificato. Al contempo, le Auree dei sette giovani Cacciatori turbinarono all' uniscono, mescolandosi in una nube multicolore che tentò di contrapporsi all' infinito potere del Maestro.
<< Ragazze, Emil, Kirby.... >> disse Ruby con voce spezzata << se volete andarvene ora, state pur certi che non vi biasimerò. >>
Kirby la guardò con la coda dell’occhio, il corpo che già tremava per lo sforzo.
<< Andarcene? >> gracchiò << Guarda in faccia la realtà, Ruby… non è rimasto un solo posto sicuro in tutto l' universo. >>
<< Vero >> ammise Emil, le labbra arricciate in un ghigno << ma vale per noi quanto per lui! >>
Detto questo, estese il potere gravitazionale della propria Semblance, cercando di trattenere l’attacco del Maestro. Kirby e Yang si prodigarono subito per dargli man forte, sostenendolo con le rispettive auree.
Al contempo, Ruby, Blake, Penny e Weiss si separarono dal resto del gruppo e conversero all’unisono sul tiranno, bersagliandolo di lame e scoccate.
Il corpo del Maestro cominciò a ricoprirsi di tagli, mentre flutti di sangue macchiavano il terreno sottostante. Il suo abito, un tempo immacolato, si aprì come i petali di un fiore vermiglio appena sbocciato… eppure, il Signore del Tempo non emise neanche un gemito.
Semplicemente, indietreggiò all’ennesimo colpo di Ruby, il volto abbassato e la schiena piegata in un angolo innaturale. Poi si rimase in piedi, completamente immobile, sotto gli sguardi vigili dei Time Warriors.
Fu allora che…
<< Eh… >>
Un sussurrò fuoriuscì dalle sue labbra, ma non di dolore o angoscia.
<< Eh eh… >>
Sembrava invece…
<< Eh eh eh… ah ah… AH AH AH AH AH AH AH AH! >>
Una risata, tanto agghiacciante da far indietreggiare inconsciamente molti dei presenti.
Il corpo del Maestro si drizzò, come una marionetta tirata da fili invisibili. Il suo volto era arricciato da un sorriso tutto denti, così largo che a Kirby rammentò subito l’assassino di suo padre.
<< Quello… doveva forse farmi male? >> sibilò, gli occhi rivolti verso Ruby.
L’istante dopo, il sangue che macchiava il terreno e ricopriva i suoi vestiti cominciò a ritrarsi, puntando verso le stesse ferite da cui era sgorgato.
<< Credo che nessuno di voi abbia ancora compreso contro chi stiate combattendo >> continuò, mentre un bagliore azzurro cominciava a dardeggiare attorno alla sua esile figura << Io non sono un tiranno megalomane da quattro soldi… >>
Come se i Time Warriors stessero assistendo ad una ripresa al contrario, videro il completo del Signore del Tempo tornare come nuovo, presto seguito dalle menomazioni subite…
<< Non sono un cavaliere nero con l’ossessione per la famiglia… e non sono neanche un comico fallito, né una vecchia strega depressa, o un gigante di ghiaccio col complesso del fratellone… >>
L’ultima ferita lasciata sulla fronte dell’alieno scomparve… e di tutti i danni che i giovani cacciatori erano riusciti ad infliggergli, non rimase neppure l’ombra…
<< Io sono… uno stramaledettissimo DIO! >>
E a quell’esclamazione, un raggio di luce blu saettò come un gigantesco pilastro verso il cielo, spazzando via ciò che restava della coltre di nubi grigie. Ogni singolo ribelle presente nella piana fu costretto a coprirsi gli occhi, mentre quel bagliore risaliva sino alla stratosfera, diventando ben visibile anche agli Star Destroyers posizionati attorno a Renmant.
Al contempo, un’onda d’urto investì i Time Warriors con tanta potenza da costringerli in ginocchio, a cui seguì il fragore di un terremoto.
Molti di loro sarebbero stati spazzati via… ma ecco che un guizzo di luce si frappose tra i guerrieri e quella forza schiacciante.
Sollevando lo sguardo, Accelerator scoprì che il responsabile del loro salvataggio era Angel, tornato alla sua forma umana. Con le ali di nibbio a sostenerlo, aveva usato la sua lancia per tracciare uno strano simbolo a mezz’aria, che solo il tonante del gruppo riuscì a identificare: Þ. Thurisaz, la runa di Thor, baluardo di protezione e di resistenza.
Con un rapido movimento della sua arma, il soleano la scagliò verso i suoi compagni.
<< Skjöld! >>
La runa magica esplose in mille frammenti di energia e avvolse i Time Warriors in delle grosse bolle, contrastando l’onda d’urto provocata dal Maestro. E lo fece appena il tempo, poiché presto il terreno sotto i loro piedi si aprì in delle enormi voragini, nelle quali sarebbero altrimenti precipitati.
Hikaru volò al fianco di Thor, lanciando un’occhiata sprezzante al tiranno.
<< Sarai anche un dio, Maestro… >> esclamò << ma oggi non sei affatto l’unico! >>
Come ad un segnale, Auth attaccò dall'alto.
La sua spada descrisse un arco d'oro nell'aria satura dell'odore della morte e del sangue, puntando al volto del Signore del Tempo. Allora questi fece per intercettare l’assalto… ma nello stesso istante, una sinistra pulsazione di oscuro potere si propagò ai suoi piedi sotto forma di neri tentacoli, che come serpi gli avvolsero le braccia, tenendolo fermo.
<< Non lo sai? >> disse Marie, comparendo alle sue spalle in un turbinio delle grandi ali << i demoni... Sono i nemici naturali degli dei! >>
Le pupille del Maestro si dilatarono appena. << Lo ammetto, questo è un buon ritorn-… >>
Prima che potesse completare la frase, la spada di Auth lo colpì in pieno viso, strappandogli un occhio e lasciandogli un profondo squarcio sanguinante. Al contempo, Thor puntò il Mjolnir contro il Signore del Tempo.
<< Tu un dio, Maestro? >> lo incalzò << Non hai la benché minima idea cosa voglia dire essere una divinità. Tu non sei nato con quei poteri, e non te li sei nemmeno guadagnati, li hai rubati! Da un grande potere, derivano grandi responsabilità… qualcosa che tu non hai mai compreso! >>
Un gigantesco fulmine si propagò dal maglio, accompagnato dalle ali nere di Accelerator.
Poco distante, Ruby fece un cenno a Weiss ed Emil, che rapidamente sincronizzarono le loro Auree per creare attorno al Maestro una gabbia di Glifi, sostenuta dalla forza gravitazionale del fauno. Così il Signore del Tempo si ritrovò inchiodato al suolo, incapace di schivare gli attacchi imminenti.
Un’altra esplosione illuminò la piana, come se un secondo sole avesse appena preso forma sulla superficie di Renmant.
Quando il bagliore si diradò, ecco che da un cratere fumante fuoriuscì la sagoma del Maestro… carbonizzata. La pelle e i vestiti erano completamente spariti, sostituiti da ossa nere e scricchiolanti.
Dei suoi capelli biondi non restavano altro che ciuffi svolazzanti, mentre al posto degli occhi erano comparse due orbite vuote, il cui scuro abisso sembrò fissare i Time Warriors attraverso le loro anime.
Ma il Maestro restò in piedi. Pareva quasi che un singolo soffio di vento sarebbe bastato per ridurlo in polvere… eppure, nemmeno le articolazioni prive di cartilagine e tendini cedettero di un centimetro, quasi fosse sostenute da una forza invisibile.
Poi, filamenti rossi cominciarono a ricoprirlo dai piedi sino alla testa. Muscoli, organi, carne e sangue… tutto tornò esattamente come prima, nella frazione di pochi secondi. E ancora una volta, tornarono anche i vestiti, come se niente fosse successo.
Gli occhi furono l’ultima parte a rigenerarsi, e una volta funzionanti ripresero a scrutare i loro dintorni con l’innocenza di un gatto che osservava semplicemente le sue prossime prede.
Track: https://www.youtube.com/watch?v=EHGDQcz32Og
<< Era la vostra arma segreta? >> domandò il Maestro, con tono beffardo << Ora vi faccio vedere le mie! >>
E sotto gli sguardi sorpresi dei suoi avversari, si avvicinò una mano al volto… e infilò le dita nell’occhio destro appena riformato, liberando uno spruzzo di sangue.
Dall’orbita eruttò un bagliore dorato, a cui seguì un soffio di vento che costrinse i Time Warriors a indietreggiare.
Lentamente, il Signore del Tempo cominciò a sollevare il braccio, come se stesse cercando di strapparsi il cervello dall’orbita. Ma non fu un organo a comparire nella sua mano insanguinata… bensì una lancia, la cui sola vista fu sufficiente per far perdere un battito a Thor.
Dorata era dalla punta acuminata sino all’estremità opposta del manico, stretta nella mano del Maestro. E zigzaganti sulla sua superficie metallica, vi erano centinaia di simboli di natura inconfondibile: rune, e del tipo che il Dio del Tuono conosceva assai bene.
L’assassino del suo popolo gli rivolse un sorriso tutto denti.
<< La riconosci, figlio di Odino? Non me la sono mai sentita di sottrarre a Loki il suo diritto di nascita… così ne ho presa una tutta per me! Credimi, non è stato facile, la sua vecchia proprietaria era una vera attaccabrighe, è quasi riuscita a ferirmi in modo permanente. Aimè, era troppo pericolosa per essere lasciata in vita! >>
Cominciò a roteare la lancia tra le dita, assumendo una posizione completamente rilassata.
<< Personalmente, ritengo che questo desing mi si addica molto. Ma è stato il metodo di evocazione a conquistarmi! Dolore e piacere, capisci? A volte, il confine tra i due è più sottile di una fibra ottica… ah! Capita? Fibra OTTICA! Perché l’ho tirata fuori dal mio occhio… >>
Lo stupore di Thor si trasformò presto in rabbia, poiché mai avrebbe potuto dimenticare un’arma simile, sebbene diversa da quella del suo universo.
<< Gungnir... >> sibilò a denti stretti. << Un'altra delle tue reliquie rubate, Maestro? Odi così tanto la discendenza del Padre di Tutti tanto da sporcarla con questo atto? Sta pur certo che pagherai questo affronto! >>
Nel mentre, anche i pensieri di Accelerator erano in subbuglio.
Una strana sensazione si fece strada dentro di lui, come se quell'arma gli fosse familiare. Lui non l'aveva mai vista, prima di allora… eppure, con essa sentiva una certa affinità, come se appartenessero allo stesso luogo.
Forse provenivano dal medesimo universo? Dopotutto, Gakuen Toshi, la sua vera città natale, pullulava di stranezze magiche e scientifiche… di conseguenza, non sarebbe risultato strano se quella lancia fosse venuta da lì. Uno strano e contorto esperimento dei Kihara?
Forse, ma questo non era certo il momento per porsi simili domande.
Il suo controllo vettoriale non era ancora riuscito a comprendere le forze che guidavano il potere del Maestro… ma se fosse riuscito ad analizzarlo un po’ più a lungo…
“O la va o la spacca” pensò, prima di lanciarsi a tutta velocità verso il Signore del Tempo. Purtroppo questi se ne accorse, e il suo sorriso divenne solo più largo.
<< Ah, ah, fiocco di neve >> disse con tono ammonitore << Questo è un confronto tra dèi… e tu non sei invitato! >>
Puntò la lancia verso Accelerator, la cui avanzata si fermò bruscamente.
I suoi occhi vermigli si spalancarono sorpresi, mentre cercava di capire cosa fosse successo. Un attimo prima, stava sfruttando i vettori del vento per caricare il Signore del Tempo… e quello dopo, i suoi calcoli erano stati interrotti. E non solo!
Era come se una forza invisibile avesse preso possesso del suo corpo, tenendolo sospeso a un paio di metri dal suolo. Tentò di muoversi, ma era completamente bloccato!
“Non è come con Vader” realizzò l’Esper “No… si tratta di qualcos’altro… un potere che i miei vettori non comprendono…”
E nell’istante in cui quel pensiero lo raggiunse, il Maestro agitò la lancia, facendo roteare il suo corpo come una bambola di pezza. Dapprima, Accelerator si sentì tirare verso l’alto, poi cadde rovinosamente al suolo, avvertendo una dolorosa torsione allo stomaco.
E prima che potesse tentare di contrattaccare, una spinta invisibile lo scaraventò addosso a Marie, che solo grazie alla sua forza sovraumana riuscì a rimanere in equilibrio.
Al contempo, con tutta la rabbia che gli bruciava in corpo, Thor caricò verso il tiranno e sollevò Mijolnir. L’istante dopo, le due armi divine si scontrarono in un tripudio di scintille e saette, che come serpi cominciarono a volteggiarono attorno ai due avversari, costringendo il resto dei Time Warriors a cercare riparo.
Un rombo assordante si propagò fino agli estremi della vallata, mentre quello stallo tra titani si traduceva in un cratere sempre più profondo. Era come se il pianeta stesso fosse sul punto di collassare! Eppure, l’attenzione del Maestro e di Thor non era rivolta ai loro dintorni.
Occhi gialli e malaticci incontrarono quelli azzurri del tonante, scorgendo in essi una furia ribollente.
Il Signore del Tempo bevve di quella vista, poiché aveva sempre trovato gioia e diletto nello spingere i suoi nemici ai loro istinti più bassi. Durante tutti i suoi scontri con il Dottore e i suoi animali domestici, niente era mai riuscito a divertirlo come questo tipo di situazioni!
<< Quando avremo finito qui, figlio di Odino… >> sibilò, senza mai perdere quel suo sorriso contorto << Mi assicurerò che il tuo maglio riceva un posto d’onore nella mia sala dei trofei! >>
All’improvviso, un cerchio di luce azzurra si materializzò alla destra di Thor. Egli ebbe appena il tempo di voltarsi… prima che un raggio di energia temporale eruttasse da esso, colpendolo in pieno.
L’Ase lanciò un urlo agghiacciante, mentre a quell’attacco si univa il potere della Gungnir, non più ostacolata dalla forza di Mjolnir. Anche un essere potente come lui non poteva restare indifferente agli effetti di un’arma divina, e presto avvertì l’odore di pelle bruciata… la sua, che aveva cominciato a consumarsi.
Thor affondò nel suolo, sempre di più, mentre il Maestro iniziava a ridere. Poi, gli occhi del Signore del Tempo si rivolsero al resto dei Time Warriors.
<< Tranquilli, non mi sono dimenticato di voi! >> esclamò, prima di indirizzare il raggio della lancia verso di loro.
Ancora una volta, Angel fu rapido ad agire.
Protese Gae Bolg e la afferrò con entrambe le mani, rilucenti di azzurro. L’istante dopo, un getto d’acqua si propagò dalla punta, cristallizzandosi in ghiaccio e creando un’ampia barriera.
Il raggio vi si infranse sopra, sprizzando scintille ovunque, e allora il soleano strinse i denti, facendo appello a tutta la forza che aveva in corpo per impedirgli di avanzare oltre. Poi, il ghiaccio cominciò lentamente ad infrangersi… fino a spezzarsi del tutto, e il ragazzo venne completamente travolto.
Cadde a terra, sputando sangue, il corpo ricoperto di polvere, ferite e bruciature, ma ancora cosciente.
Con uno sforzo estremo, usò la lancia come perno per risollevarsi, mentre l’acqua lo avvolgeva da capo a piedi, irradiandolo di un’aura benefica e curativa. Ma anche così, a stento riuscì a tenersi in equilibrio, mentre ogni arto tremolava per lo sforzo.
Auth era in uno stato simile, e presto Marie si prodigò a sostenerla, lanciando verso il Maestro un’occhiata furente.
<< Il sangue di un dio >> sussurrò sadicamente, passandosi la lingua sulle zanne << mi chiedo se riuscirà a sanare la mia sete in eterno. >>
A pochi passi dalle due donne, anche i membri dei team JEKP e RWBY erano riusciti a cavarsela per un soffio, i vestiti parzialmente bruciati e la pelle annerita in diversi punti, come se fossero caduti nel fuoco.
<< Q- qualcuno ha preso la targa di quella Supernova?>> biascicò Yang, mentre si rialzava a fatica.
Penny emerse da un cumulo di macerie, ignorando i circuiti che ora le spuntavano dalla pelle sintetica.
<< Una descrizione appropriata >> sussurrò con voce strozzata << Il calore emanato da quell’attacco avrebbe potuto ridurci tutti in cenere… >>
Sussultò, portandosi una mano al viso. << Non so cosa fosse… ma è riuscito a mandare in tilt una buona p-parte dei… dei miei sistemi interni… credevo che avrei smesso di funzionare… >>
<< Se non fosse stato per la spinta di Emil, probabilmente saremmo morti >> concordò Weiss, affiancandosi all’androide.
Guardò il Maestro, e all’improvviso si sentì come una formica al cospetto di titani incomprensibili.
<< Forse abbiamo osato troppo >> aggiunse con un filo di voce.
Emil strinse rabbiosamente i pugni, scintille di Haki che scoppiettavano tra le dita. Come la ragazza, si sentiva quasi impotente al cospetto del sovrano di Battleground... tuttavia…
<< Non importa >> disse Kirby, catturando la sua attenzione << Tutti noi sapevamo che non sarebbe stata una passeggiata. Ho imbracciato le armi con la consapevolezza che oggi avrei potuto rivedere mio padre… quindi continuerò a lottare, anche di fronte a un nemico apparentemente invincibile! >>
<< Anche a costo delle nostre vite >> aggiunse Ruby, gli occhi così luminosi da avvolgere tutti i suoi compagni di accademia in un pallido bagliore.
Emil annuì determinato.
<< Il nome della mia famiglia è Fenris, la bestia divoratrice di dei.... >> ringhiò, gli occhi puntati in direzione del Signore del Tempo << ed è arrivato il momento di rendergli onore. Non lascerò che il sacrificio di James vada sprecato! >>
<< Nessuno di noi lo farà >> convenne Blake, facendosi avanti con la spada sguainata, presto imitata dal resto dei giovani cacciatori.
Il Maestro sorrise sadicamente a tutti loro, quasi fosse deliziato dalle loro affermazioni.
<< Quanto ardore! >> esclamò, gli occhi illuminati di sadico divertimento << Anche ora, di fronte al mio potere, ve ne state lì tutti alti e fieri, pronti alla battaglia! Nutrite ancora la più flebile speranza che, nonostante la mia schiacciante superiorità, riuscirete comunque a trovare un modo per sopravvivere… forse, perfino a sconfiggermi. >>
Poi, il suo sguardo si fece improvvisamente contemplativo, mentre si portava una mano al mento.
<< Eppure… tale speranza non è poi così malriposta >> ammise, quasi con riluttanza << Dopotutto, non è la prima volta che un piano apparentemente perfetto mi si ritorce contro. Voi eroi… >> sputò, quasi la parola stessa fosse un insulto << Avete la fastidiosa abitudine di ribaltare completamente le situazioni più improbabili. E chi mi assicura che il Dottore non abbia organizzato qualche marachella per assistervi? Quindi… >>
Battè ambe le mani in un sonoro rintocco, << Vediamo di velocizzare un po’ le cose, vi va? Un’asta all’ultimo dollaro, per così dire! Voglio che mi attacchiate con tutto quello che avete. >>
Un sorrisetto affilato si dipinse sul volto del Signore del Tempo, mentre i Time Warriors gli lanciavano occhiate piene di diffidenza e sorpresa.
<< No, non sto scherzando >> continuò il Maestro << Voglio DAVVERO che mi attacchiate con i vostri colpi più potenti. E quando dico i più potenti, non intendo al 30% o al 50%, oppure al 70%... no, voglio che mi attacchiate al MASSIMO della vostra forza, senza un briciolo di esitazione. Tutti voi, allo stesso tempo, non un secondo prima o un istante dopo. >>
Con un rivolò di energia temporale, intagliò un bersaglio sul suo completo, poi allargò ambe le braccia.
<< Coraggio, piccoli ribelli… siete pronti a conoscere la verità? Il vostro potere riuscirà davvero a fare breccia nelle mie difese… oppure, dimostrerò una volta per tutte la futilità delle vostre azioni? Tic, toc, tic toc… il tempo scorre… fate la vostra scelta… >>
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Thor esitò ad agire.
Colpire il Maestro al massimo della loro potenza? Sarebbe realmente servito a qualcosa?
Visto il suo atteggiamento fiducioso, l’Ase dubitava che avrebbe fatto la differenza...
“No!”
Non poteva lasciarsi controllare da quei pensieri nefasti.
Ormai si opponeva al dittatore da trent'anni, e non avrebbe rinunciato a questa battaglia per un malriposto senso di rassegnazione. Anche ora, di fronte all’incredibile potere del Signore del Tempo, Thor avrebbe continuato a dare tutto se stesso.
Perché nella desolazione di un futuro apparentemente senza vittoria… esisteva una piccolissima probabilità di successo, la stessa su cui avrebbe fatto affidamento.
<< Per Battleground... >> sussurrò, mentre levava in alto Mjolnir. Perché tra tutti i poteri del tuono e della tempesta di cui era l’indiscusso padrone, ve n'era uno che non aveva mai usato dal suo arrivo a Battleground: il Raggio Divino.
Un potere arcano, antico quanto il suo universo d’origine, che permeava ogni divinità. La capacità di attingere all’essenza stessa di un immortale e rilasciarla sotto forma di un raggio di pura energia, capace perfino di perforare l’armatura di esseri come i Celestiali.
Forse non sarebbe bastato ad abbattere il Maestro… ma se combinato con gli attacchi di tutti i Time Warriors?
<<...Per Asgard... >> il Mjolnir iniziò a crepitare di un bagliore arancione, luminoso come le fiamme di Surtur. << ...Per Midgard... >>
All'interno di quel colpo, il tonante non avrebbe infuso un semplice fulmine… ma la propria forza vitale. Tutto se stesso, se necessario!
<< ...Per tutti i suoi abitanti! >>
E con quell'urlo, ecco che il Raggio Divino venne rilasciato, pronto per schiantarsi contro il Maestro.
Contemporaneamente, Accelerator sollevò le mani e cominciò a comprimere tutte le correnti d’aria di quel piccolo angolo di Renmant, attingendo al plasma dell’atmosfera per creare una gigantesca sfera di pura energia. Prima di quel momento, aveva utilizzato un simile attacco solo in un’altra occasione… ma quel giorno, non l’avrebbe scagliato per perseguire i propri desideri egoistici, bensì per abbattere un mostro che faceva impallidire gli stessi Kihara.
La coppia di Time Warriors, fu presto seguita dai team RWBY e JEKP, avvolti in un tripudio di Aura e Haki.
<< Kirby, so che sei già al limite… >> disse Ruby, gli occhi d’argento che menavano lampi << ma se se potessimo usare la tua semblance per unire i nostri attacchi, allora… >>
<< Potremmo avere una minuscola chance >> concluse il rosato, mentre cominciava a creare un piccolo buco nero. E sebbene avesse tanti dubbi quanto Thor sulla riuscita di un simile piano… di certo non si sarebbe lasciato scoraggiare dalle parole del tiranno.
I giovani cacciatori gli si misero accanto.
<< Siamo con te >> disse Penny, le lacrime che ancora indugiavano sul suo viso << Per Renmant… per James… >>
Il suo amico e tutore, colui che l’aveva sempre protetta e sostenuta di fronte alle avversità. Qualcuno che non l’aveva mai trattata diversamente da una persona, nonostante non fosse nemmeno viva. E ora era morto, un’altra vittima del regime tirannico del Maestro… un governo che lei era stata creata per difendere.
“Non più” pensò con determinazione “Non sarò mai più l’arma di nessuno!”
Così cominciò a incanalare la propria Aura nel vortice creato dal compagno di squadra, mentre il resto dei cacciatori faceva lo stesso.
Kirby strinse i denti, cercando di ignorare il dolore che prese a ronzargli in tutto il corpo.
Non aveva mai assorbito così tanta energia, e il suo istinto di autoconservazione gli stava intimando di fermarsi, che forse era troppo pericoloso… ma a lui non importava. Non ora, quando il destino e la vita dei suoi amici dipendevano da quell’attacco disperato.
“Mamma, papà, zio Dedede, zia Beatrice.... Qrow.... Dottore.... questo è per tutti voi!”
Fu l' ultimo pensiero che gli attraversò la mente… prima che un tripudio di raggi fuoriuscisse dal buco nero, con una forza d' urto tale da costringerlo in ginocchio. Fu solo grazie al sostegno dei suoi compagni se non venne spazzato via!
Nel medesimo istante, Angel prese un respiro profondo e serrò le mani su Gae Bolg, sollevandola; l'aria intorno a lui sembrò condensarsi, mentre il potere dell’Haki si diradava tutto intorno al suo corpo, avvolgendolo da capo a piedi, liberando scariche rossastre e scintille arancioni. Poi, cominciò a concentrarsi sulla punta della lancia, brillando con la stessa intensità di una stella nascente.
Il terreno tremò sotto i suoi piedi, le macerie presero a fluttuare come se non avessero presp. Il cielo, prima grigio e minaccioso, parve oscurarsi ancora di più, come se l’universo stesse trattenendo il fiato.
<< GALAXY IMPACT! >>
La sua voce ruggì con la forza di un tuono, mentre un torrente vermiglio eruttava verso il Signore del Tempo, a immagine e somiglianza di una meteora.
La forza di quel colpo non era solo fisica. Era un potere che trascendeva la carne, una manifestazione della volontà indomabile del soleano blu, resa concreta grazie al possesso dell’Haki, e forgiata in anni di battaglie contro i più grandi nemici del multiverso.
Giunse anche il sostegno di Auth, il cui corpo era nuovamente avvolto da un bagliore etereo.
<< Maestro… la tua richiesta… >> sussurro, stringendo con rabbia i pugni << è così demenziale... Che non posso non accoglierla! >>
Un violento spostamento d'aria seguì il sollevarsi in volo di Marie, la cui spada aveva cominciato a raccogliere un turbine vermiglio, sempre più luminoso.
<< Mostriamogli il nostro potere, mia signora >> sibilò la vampira, la voce tremante << Mostriamogli la furia dei sovrani di un tempo! >>
Nello stesso istante, l'aria attorno ad Auth iniziò a crepitare.
Particelle d'energia presero forma fra le sue dita, laddove i pollici e gli indici s’incontravano, creando una piccola sfera pulsante. Questa continuò a crescere, creando un caleidoscopio di colori che si fuse alle auree dei giovani cacciatori.
<< Maestro… ti mostrerò che non sei un Dio... Dandoti l'assaggio dell'essenza di una VERA divinità!»
Il suo corpo sembrò scheggiarsi, come se fosse fatto di marmo. Poi calò un attimo di silenzio, quasi il mondo stesse trattenere il respiro.
Il momento dopo, il fragore di mille tuoni seguì il rilascio del suo attacco, pura emanazione della sua essenza immortale, accompagnato dall’incantesimo di Marie.
La realtà sembrò deformarsi, mentre quel tripudio di attacchi si mescolavano per creare qualcosa di mai visto prima negli annali di Battleground.
Solo per un istante, che duro meno di una frazione di secondo, il tempo stesso parve scheggiarsi in quel minuscolo angolo della galassia, mandando fuori fase la strumentazione delle navi in orbita.
Una sfera prese forma nel cielo, così splendente da gettare la sua luce sulla luna squarciata del pianeta, rendendola ben visibile anche di giorno.
Il Maestro osservò tutto questo, gli occhi fissi in quella sfera nera e bianca al tempo stesso… nata da coloro che avevano osato sfidarlo.
<< Però… che smalto, baby >> sussurrò, senza la minima traccia di scherno. Invece, chiuse la mano destra a pugno, mentre quella manifestazione di puro potere cominciava a discendere verso di lui, sempre più veloce, sino a prendere la forma di un gigantesco tornado.
Ancora una volta, le vesti e la pelle del Signore del Tempo cominciarono a bruciare, mentre il calore dell’area circostante saliva di migliaia di gradi.
<< Devo proprio dirlo, Dottore >> continuò il Tiranno << Questa volta… li hai scelti proprio bene… >>
L’attacco lo investì… e l’istante dopo, il sole divenne una supernova. O almeno, fu ciò che pensarono gli spettatori alla battaglia, o coloro che dall’orbita planetaria avevano assistito ad un simile fenomeno nei confini più remoti di Battleground.
L’atmosfera sopra la pianeta venne come vaporizzata, lasciando campo libero alla luce ultravioletta. La crosta terrestre dapprima cominciò a vetrificarsi, poi si sciolse come neve gettata sulle fiamme di un incendio.
Sempre più in profondità, il tornado continuò a scavare, un metro alla volta… fino a quando non raggiunse il mantello di Renmant. Allora, fiumi di lava eruttarono dal luogo dell’impatto, e subito Accelerator si mise davanti ai suoi compagni di battaglia per proteggerli, mentre Thor e Auth allontanavano i lapilli vaganti.
Era come se l’Inferno stesse cercando di aprirsi un varco attraverso le viscere del pianeta! L’aria stava diventando irrespirabile, tanto calda da infiammare la poca vegetazione sopravvissuta nelle vicinanze della battaglia. Poi… le orecchie dei presenti registrarono finalmente il boato dell’esplosione, a cui seguì un’onda d’urto che nemmeno lo scudo di Angel riuscì a frenare del tutto.
* * *
Track: https://www.youtube.com/watch?v=XXXCEaaPEA4&t=142s
Il corpo di Baelfire sfrecciò attraverso l’aria, nonostante i tentativi del ragazzo di frenare quella forza invisibile.
Un attimo prima, era a pochi passi dal corpo di Lord Shen… e quello dopo, si ritrovò con il collo stretto nella morsa delle dita guantate di Darth Vader, il volto a pochi centimetri dalla sua maschera.
<< Sei stato saggio ad usare il tuo nemico contro di me >> disse il Sith, freddamente << Applaudo i tuoi sforzi, figliolo… per quanto inutili. >>
Il Time Warrior lo fissò ferocemente e gli artigliò il braccio… ma ecco che una lama rossa si accese di colpo, dritta verso di lui, sfiorandogli appena l’orecchio. Si congelò, rimanendo completamente immobile.
<< Finalmente ti rendi conto della tua situazione? >> domandò il genitore, con tono beffardo << Mi basterebbe muovere la spada, e la tua testa rotolerebbe ai miei piedi. Tuttavia… >>
Con grande sorpresa del ribelle, Vader spense l’arma, riponendola… e lasciò la presa, facendolo cadere al suolo.
<< Credo che per te sia arrivato il momento di un’ultima lezione >> continuò il Sith, prima di allargare ambe le braccia << Coraggio, Baelfire. Mostrami cosa sei in grado di fare, quando non puoi nasconderti dietro le tue alleanze! >>
Raddrizzandosi sui palmi, Fire gli lanciò uno sguardo colmo d’odio: la sola idea di assecondarlo seriamente nel suo perverso gioco padre-figlio lo ripugnava.
Affondò gli artigli di entrambe le mani nel terreno. Immediatamente, le ombre proiettate attorno cominciarono a plasmarsi… e una serie di spuntoni esplose dal terreno, alle spalle dell’Oscuro Signore dei Sith.
La reazione di Vader fu altrettanto rapida. Con un movimento fluido del mantello, intercettò il primo attacco, la cui consistenza nera e informe sembrò fondersi con il tessuto di nera pece, aprendovi uno squarcio. Poi, il Sith fece un passo di lato per evitare la seconda ombra, il cui scontro con il terreno sottostante proiettò un’alta nube di polveri e detriti in mezzo alla coppia di guerrieri.
A quel punto, il cavaliere nero afferrò una delle rocce con una presa telecinetica e la guidò contro l’ultimo costrutto, provocando un esplosione di pietrisco a mezz’aria.
<< Notevole >> disse, mentre si rivolgeva ancora una volta al figlio << Veramente notevole… ma non abbastanza. >>
Maledicendolo mentalmente, Fire sfoderò la spada laser, la resse in entrambe le mani e si concentrò intensamente. Per quanto l’idea non gli piacesse.. sapeva di avere bisogno della sua rabbia; sapeva di doverla usare, nonostante il rischio!
Grazie all’addestramento di Marie, ora aveva molta più fiducia nelle proprie capacità.
Luce, ombra… non faceva alcuna differenza cosa avrebbe dovuto dominare e controllare, pur di riuscire a portare a termine la sua missione!
Spalancò gli occhi, dardeggianti di oro, e si scagliò in avanti, vibrando un colpo dall’alto verso il basso.
Vader mosse semplicemente il corpo, evitando la lama per un soffio. Fu poi costretto a retrocedere per scansare un secondo colpo, che anche in questo caso non andò a segno.
Gli attacchi del ragazzo erano certamente rapidi, ma molto più impulsivi rispetto a prima. Chiaramente, stava facendo appello alla propria rabbia... ma a differenza del padre, non era ancora abituato a sfruttarla, e il Sith contava proprio su questo.
Quando il figlio tentò un affondo, bloccò la spada laser con una presa telecinetica, per poi compiere un arco con la mano. La lama seguì quel movimento, e così fece Fire, che presto si ritrovò a roteare in aria.
Cadde in piedi, ma anziché contemplare ciò che era appena successo tornò subito all’attacco, aumentando la velocità di ogni colpo. Questa volta, però, Vader si limitò a compiere un passo di lato, poi allontanò il ragazzo con una spinta telecinetica.
Si udì uno scricchiolare di denti, mentre questi serrava i canini e affondava l’arma nel terreno per frenare la sua corsa.
Ancora una volta, i due avversari si scrutarono l’un altro, i corpi pronti a riprendere la battaglia.
Con un urlo rabbioso, il dampiro balzò verso il guerriero nero... ma questi frenò la lama a mezz’aria, prima che potesse affondargli nel casco, poi lo colpì con un calcio allo stomaco. Nello stesso momento, una presa telecinetica afferrò l’elsa della spada laser, che così volò tra le sue mani.
Il corpo del Time Warrior divenne rigido come una statua. L’Oscuro Signore era riuscito a tenergli testa senza nemmeno usare la propria arma, e ora era in possesso di ben due lame.
Ma con sua grande sorpresa, Vader non tentò di attaccarlo. Invece, disattivò la lama verde... e la ripose nel cinturino della tuta, proprio accanto alla sua. Poi, allungò una mano... e gli fece cenno di farsi avanti.
Fire prese un respiro profondo per calmarsi. Non poteva permettersi di perdere il controllo… ma era difficile contenersi, mentre la frustrazione aumentava.
Si sentiva come invischiato all’interno di una ragnatela: più si dimenava, più rimaneva intrappolato, e i fili lo manovravano come un burattino o un giocattolo. Tuttavia… sin dall’inizio aveva accettato di combattere piuttosto che arrendersi. E non si sarebbe rimangiato la parola.
Sfoderò gli artigli e scattò in avanti, tenendoli tesi. Ma all’ultimo, fece una finta: col piede scartò di lato e con l’altro sferrò un calcio verso la spalla del Sith.
Questi lo bloccò semplicemente afferrandogli la caviglia, ma il ragazzo ne approfittò per sferrargli due pugni contro la sua maschera.
Saltò indietro e ripiombò a terra, nello stesso istante in cui Vader aveva già recuperato lo svantaggio: partì con un pugno di suo, e poi con un altro. Fire si protesse con le braccia, indietreggiando.
Al terzo pugno, conficcò gli artigli di entrambe le mani nel polso dell’avversario, prima di sferrargli un calcio verso lo stomaco.
Il Sith grugnì dolorante, mentre il suo corpo indietreggiava. Eppure, non provò rabbia per quell’azione… bensì orgoglio, poiché, in breve tempo, il ragazzo era riuscito a compensare la propria inesperienza e adattarsi alle nuove circostanze. La Forza lo stava guidando bene.
<< Impari rapidamente >> disse << Sei davvero potente come pensavo. Ma c’è spazio per migliorare… >>
Fire non rispose e tornò all’attacco, menando colpi con le mani artigliate. Al contempo, il Sith mosse le proprie per parare o deviare, dimostrando un’abilità marziale considerevole.
Per quanto preferisse utilizzare la scherma e i suoi poteri per terminare le battaglie il più in fretta possibile, non si era mai tirato indietro da uno scontro fisico… ecco perché, quando il figlio scartò di lato per colpirlo al fianco, riuscì a intercettare l’assalto e si portò alle sue spalle, che afferrò con una presa ferrea.
<< Ci vorrà molto più di questo per riprendere la tua spada laser >> disse, freddamente.
<< E chi ha detto che voglio riprendermela? >> replicò l’adolescente, lo sguardo dritto davanti a sé << Ci vorrà molto più di questo per farmi stare ai tuoi giochetti! >>
Di scatto, gli afferrò i polsi e li torse di pura forza, poi piegò il capo e gli rifilò una testata con la nuca, muovendosi quel tanto che bastava per sgusciare via.
Strinse il pugno destro e lo assestò al volto dell’avversario, poi vibrò un colpo col sinistro, e poi un altro col destro. Vader si chiuse in difesa, parando col palmo del guanto, ora col braccio e col gomito; era in grado di coordinarsi e connettersi con il ritmo dell’adolescente, rispondendo ad ogni sua mossa.
A un certo punto, Fire evocò una lunga lama laser che passò vicinissima alla gola del Sith, tenendolo sotto tiro. Al contempo, con l’altra mano premette un pugnale d’ombra contro il suo stomaco.
<< Ti sembra che ne abbia bisogno? >> sibilò.
Vader non si mosse, e al di là di una brusca inspirazione della maschera non diede alcuna reazione visibile.
Poi, con un lento movimento meccanico sollevò la mano destra...
<< Sei incauto ad abbassare le difese! >>
E la chiuse a pugno. L’istante dopo, un’appendice rocciosa eruttò da sotto i piedi del Time Warrior, avvolgendogli il corpo prima ancora che potesse tentare di ritrarsi. Egli prese a dimenarsi, ma ad ogni movimento la presa del costrutto si fece più intensa, seguendo il volere del suo creatore.
<< Ti ostini ancora a esitare >> ringhiò il Sith << Anche quando hai un colpo libero, preferisci darmi la possibilità di arrendermi. Dovrei sentirmi commosso? >>
L’appendice rocciosa sbatté il ragazzo a terra... e prima che questi potesse rialzarsi, Vader lo colpì con una manata in viso, ricacciandolo indietro.
<< Proprio quando sembri sul punto di sorprendermi... riesci ancora a dimostrarti una delusione >> ringhiò, per poi tirargli un calcio allo stomaco.
Fire si piegò inerme sotto quel colpo, ma si rialzò sulle ginocchia e sputò un sonoro spruzzo di sangue. Ansimando, fissò il Sith come se volesse incenerirlo con lo sguardo.
<< Io non devo dimostrarti niente! >> ringhiò, scoprendo i canini << Non sono niente di ciò che vuoi tu! Non importa quanto cerchi di controllarmi… ti resisterò sempre. >>
Nel mentre, con le braccia intrappolate dietro la schiena, serrò i pugni, cominciando a caricarli di energia verde.
<< Shen aveva ragione. Non puoi biasimare altri che te stesso! >>
Un ringhio abbandonò la maschera di Vader, mentre afferrava col palmo il volto del ragazzo.
<< Io ho UCCISO Shen >> sibilò, guardandolo dall’alto in basso << Il suo cadavere marcirà tra i vermi e i parassiti in questa landa desolata. Di lui non resterà nemmeno il ricordo della sua patetica vita! Sii più furbo, figlio mio. Non lasciare che ti distrugga come ho fatto con lui! Vieni con me, e io completerò il tuo addestramento... come Lada avrebbe voluto. >>
<< E se in realtà Lada non l’avesse mai voluto!? E se la sua lealtà fosse sempre stata diretta a qualcun altro? >>
Gli occhi di Fire si illuminarono di energia verde.
<< Avanti, Darth... finiamola come abbiamo cominciato! >>
I frammenti di roccia esplosero in tutte le direzioni, mentre il corpo del giovane si ricopriva di luce smeraldina. Poi urlò, investendo in pieno il Signore dei Sith con il suo potere.
Sorpreso da quello sfogo improvviso, questi ebbe giusto il tempo di sollevare le mani per frenare l’onda d’urto... ma parte di quel bagliore ustionante si abbatté su di lui come le fiamme di un incendio, scavando sullo strato superficiale dell’armatura.
La protezione resistette agli effetti più feroci dell’attacco, mentre fu la maschera a subire i danni maggiori. Incapaci di resistere al calore in eccesso, il sistema respiratorio cominciò a sciogliersi, mentre scheggiarono le lenti vermiglie, oscurando la vista del cavaliere nero.
Vader indietreggiò... e quando abbassò le mani, Fire si ritrovò a fissare un’iride gialla e dardeggiante, come un pozzo ricolmo di lava. Lo fissava da dietro ciò che restava di quell’orrida maschera scheletrica, furente, quasi stesse cercando di bruciarlo vivo.
Poi, il Sith si portò ambe le mani sulla protezione danneggiata... e la lasciò cadere a terra, rivelando il suo volto.
Fire inspirò bruscamente. Mai una volta aveva tentato di immaginare chi o cosa potesse esserci dietro quella maschera: non se lo era mai davvero domandato.
Era strano. Aveva accettato la cosa passivamente, come se fosse solo naturale che ci fosse quella barriera tra di loro. In un certo senso, era ciò che voleva: così non avrebbe mai potuto davvero interessarsi. Così non poteva fare altro che vederlo come un ostacolo da superare, come il mostro che lo minacciava e di cui doveva liberarsi.
In cuor suo, una parte di lui non avrebbe mai voluto saperlo. La stessa parte che non avrebbe mai voluto scoprire di essere il figlio di Darth Vader, la stessa che lo odiava perché era un pluriomicida e un torturatore. Perché mai avrebbe voluto scoprire qualcosa di più su un essere del genere?
A Baelfire sembrò di vivere uno scioccante deja vu. Per la seconda volta in meno di un mese, si sentì mancare il terreno sotto i piedi.
Aveva sempre odiato Darth Vader per quello che rappresentava, provava sfida e risentimento nei suoi confronti… ma anche una grande paura. La paura dell’ignoto, la paura di essere braccato come una preda, torturato e ucciso, la paura di potersi trasformare in un mostro di simile risma.
La propaganda l’aveva sempre presentato come una sorta di essere sovrannaturale, e come poteva Fire non crederci? Come poteva non crederci, anche dopo la scoperta di essere suo figlio, dopo aver visto cosa erano entrambi in grado di fare? Quale essere migliore di colui che pareva l’incarnazione vivente del Lato Oscuro, per risiedere al fianco di Lada Dracul, la Regina Vampira?
Ma colui che si nascondeva sotto la maschera, e ora gli si stagliava davanti… ai suoi occhi, era soltanto un uomo. Un uomo per cui non provava altro che disprezzo. Non vedeva altro che un involucro rappresentante tutti i suoi tormenti, dubbi, timori, ansie e paure di bambino e adolescente, costretto a vivere in un mondo in cui quelli come lui non erano persone, ma armi e soldati da impiegare come carne da macello.
Le mani cominciarono a tremargli, desiderose di fare a pezzi quella faccia, come ogni volta che l’aveva scorta in quei maledetti volantini propagandistici sulla registrazione obbligatoria delle persone con abilità speciali.
Voleva lacerare in due quel volto, farlo a brandelli, maledirlo con tutto se stesso, come aveva maledetto quell’infernale sistema in cui lo aveva rinchiuso, di cui era uno dei principali responsabili.
Stava fissando con odio il volto del senatore Anakin Skywalker.
<< …Voi!? >> esclamò di getto, l’espressione a metà tra l’incredulità e il disgusto più puro.
L’uomo scrocchiò il collo e rivolse il suo sguardo dardeggiante verso il ragazzo. Ma questa volta, quando parlò, non fu la voce robotica e profonda di Darth Vader a graffiare le orecchie del Time Warrior: era una voce umana, con lo stesso timbro di Skywalker, ma molto più roca e profonda.
<< Sorpreso, figliolo? >> gli disse, con una cupa nota di divertimento << Non avrai pensato che fossi abile solo nella guerra? A volte, la penna e le parole possono essere letali quanto la spada... una lezione che il mio insegnante si assicurò di impormi con mezzi tutt’altro che piacevoli. >>
<< Tu… ignobile, spregevole, ASSASSINO IPOCRITA BASTARDO! >> urlò Fire, gli occhi che dardeggiavano di pura collera. << Non sono tuo figlio! >>
Tese la mano e la spada laser di Lada sgusciò via dalla cintura del Sith per tornargli nelle mani, guizzante di bagliori rossastri.
Poi assalì il Sith con veemenza, vibrando fendenti secchi e serrati, molto più violenti. Non stava più cercando solo di ferirlo!
<< Sono stanco delle tue sciocchezze >> ringhiò Vader, mentre intercettava ogni colpo con altrettanta maestria.
Il mondo attorno ai due guerrieri tornò a tingersi di rosso e verde, mentre il bagliore delle loro lame s’infrangeva in un turbinio di scintille danzanti. Era come se la terra stessa fosse divenuta l’origine di una tempesta, ove lampi e fulmini eruttavano dal sottosuolo.
Poi, il palmo del Sith scattò in avanti e si serrò, e in risposta a quel movimento, Fire sentì il collo avvinghiato in una presa invisibile. Perse la presa sulla spada e si inarcò all’indietro, boccheggiando, le braccia irrigidite; allargò le dita ad uncino in entrambi le mani, tentando subito di contrastarla con la Forza... ma ancora una volta, si ritrovò a contemplare una sfortunata verità: per quanto fosse migliorato nel suo uso, la potenza del genitore lo superava sotto qualsiasi punto di vista.
Allora fece appello alle ombre, che tuttavia faticavano a muoversi. Ad ogni movimento di quella massa nera e informe, la presa sul collo crebbe d’intensità, costringendolo a rimanere immobile.
<< Personalmente, credo che sarebbe meglio metterti a dormire in questo istante >> sibilò Vader << Tuttavia... Anakin desidera parlare con te. Crede che per entrambi esista ancora la possibilità di ricavare qualcosa di buono da questa deprecabile situazione. Cerca di non sprecarla... >>
E all’improvviso, qualcosa sembrò cambiare sul volto dell’uomo. Come se un velo fosse stato strappato da quella maschera di fredda quanto spietata indifferenza, i suoi lineamenti parvero rilassarsi. Poi, gli occhi di quell’oro malaticcio divennero azzurri, quasi gentili.
<< Ciao, figliolo >> disse Anakin, con voce melliflua << è bello potere finalmente parlare senza sotterfugi. Avrei preferito conversare in uno scenario meno violento... ma ahimè, sono poche le volte in cui il fato sceglie di tenderci una mano. >>
Il giovane lo fissò con gli occhi sgranati, riuscendo solo a rispondergli con un rantolio inconsulto.
Skywalker inarcò le sopracciglia, poi si rese conto di avere ancora la mano tesa verso di lui. La ritrasse, interrompendo lo strangolamento della Forza e permettendogli di respirare normalmente.
Il dampiro barcollò per via dei muscoli irrigiditi, poi si raddrizzò e serrò i pugni, che brillarono per qualche istante di verde, prima di spegnersi.
Quindi sollevò il capo e guardò l’uomo dritto negli occhi, con un’espressione ostile e diffidente, appena deformata dalla perplessità e dalla confusione.
<< Mi prendi per il culo? >> sbottò, scuotendo il capo << Cos’è, un altro dei tuoi giochetti mentali? Tipo il poliziotto buono e il poliziotto cattivo? Vuoi uccidermi o no? >>
Il senatore ebbe la faccia tosta di roteare gli occhi e sospirare. Sembrava così diverso rispetto alla figura solitamente fredda e composta di Darth Vader... quasi si trattasse di una persona completamente diversa.
<< Non voglio ucciderti, te l’ho già detto >> sbuffò << E non sto nemmeno cercando di ingannarti. Ti assicuro che in questo corpo risiedono due anime molto diverse. Darth Vader, il guerriero... >> Indicò la maschera rotta ai loro piedi, poi, allargò le braccia, << E Anakin Skywalker... il politico. Entrambi reali, uniti nell’obiettivo comune di una vita lunga e appagante... nati dal desiderio di combattere qualsiasi minaccia alla nostra esistenza. Il meglio di due mondi! Puoi considerarci due facce della stessa medaglia. >>
Fire ammutolì per un lungo istante, squadrandolo con evidente scetticismo, e in un certo senso, anche con cautela e timore: lo stesso atteggiamento di chi, suo malgrado, si ritrova ad interagire con qualcuno identificato senza mezzi termini come uno “psicotico”.
<< Stai cercando di dirmi che adesso non sto parlando con Darth Vader… ma con Anakin Skywalker? Come funziona, metti la maschera, togli la maschera, “Ciao, sono un’altra persona!” E come diavolo avresti fatto con mia… no, questo decisamente non voglio saperlo! >>
Era così assuefatto dall’assurdità, che perfino il suo sarcasmo ne stava risentendo!
Gli era difficile credere realmente a tutto ciò, ma una cosa era certa: il suo genitore biologico era fuori di testa ad un livello che non avrebbe mai potuto immaginare, e questo lo rendeva davvero pericoloso.
Per ora, era meglio approfittare di questo momento per recuperare le forze.
Sospirò, incrociò le braccia e gli rivolse il suo sguardo giudicante, serrando le labbra.
<< Ora si spiega come hai fatto a intercettarmi così velocemente alla tua magione >> replicò << E perché non hai fatto una piega, quando mi hai smascherato. Mi avevi già visto. E questo prima di sapere che ero il figlio di Lada. >>
Anakin gli sorrise sottilmente, con un cenno del capo
<< Forse avevo già qualche sospetto. In fondo, hai gli stessi occhi di tua madre… e io sono sempre stato bravo nel rammentare i lineamenti delle persone. Nella mia linea di lavoro, è importante riconoscere quei tratti che possono svelare le intenzioni di un individuo. >> Si strinse nelle spalle. << Vader non ha mai avuto questo problema. Di solito, i suoi nemici muoiono prima che possano distinguersi rispetto al resto delle sue molte vittime. Condividiamo la stessa mente, ma ha sempre preferito gli approcci più diretti. >>
Fece un passo avanti.
<< Io, al contrario, sono il tipo di persona a cui piace soffermarsi sul quadro più ampio. In politica, bisogna saper pianificare a lungo termine… ecco perché sono fermamente convinto che potremmo ricucire il nostro rapporto. >>
<< Coglione pazzoide, tu non hai mai amato nessuno in tutta la tua ripugnante- >>
L’ex Vigilante non terminò mai quella frase.
D’improvviso, ognuno dei suoi sensi, vampireschi e psionici si misero in allerta, e d’istinto, fece un balzo indietro, coprendosi il capo con le braccia. Scorse Skywalker fare lo stesso, palesemente partecipante di quella percezione improvvisa.
L’istante dopo, una gigantesca esplosione li costrinse a coprirsi gli occhi.
* * *
I Time Warriors caddero sulla schiena, incapaci di resistere alla forza del vento sferzante, mentre una luce accecante li costringeva a chiudere gli occhi. Al contempo, il loro attacco continuò a scavare, sempre più in basso, attraversando magma, roccia e metalli con la stessa facilità di un coltello che affonda nella carne. Infine, raggiunse il nucleo solido di Renmant, unico elemento di tutto il pianeta capace di frenare la sua avanzata.
Dal cratere appena formatosi eruttarono lampi e sferzate di lava, poi un fischio così acuto da riecheggiare in tutto il pianeta.
Il fenomeno andò avanti per più di un minuto. Poi… tutto cessò. Di quella parte della piana, non restava altro che un lago di lava, da cui spuntavano pennacchi di vetro.
Auth fu la prima a rialzrsi.
La luce del suo corpo pulsava debolmente, sentiva ogni fibra del suo sul punto di spezzarsi. Così si appoggiò a Thor con un braccio, mentre scaglie bruciate della sua figura cadevano sino al suolo.
<< Tutto questo... Tutto questo per... lui... >>
La sua voce era un sibilo, gli occhi ricolmi di pura meraviglia mista ad orrore.
Nessuno, neanche un dio… avrebbe mai potuto sopportare una simile concentrazione di forza senza subire alcuni danni.
<< Fa che ne sia valsa la pena >> sussurrò con le lacrime che le rigavano le guance << fa... Che sia servito a qualcosa. >>
Pensieri simili si accavallarono nella mente degli altri Time Warriors, mentre osservavano con il fiato sospeso il centro dell’esplosione.
Tutto rimase completamente immobile, quasi il pianeta stesso fosse in attesa.
Ci erano davvero riusciti? A discapito di tutto il suo potere… il loro attacco combinato era stato sufficiente per abbattere il Maestro?
Altri secondi passarono, e alcuni osarono sperare in quella possibilità remota. Forse, il Signore del Tempo li aveva sottovalutati, oppure aveva sopravvalutato la sua forza…
Crack!
Il suono di qualcosa che si spezzava riecheggiò in tutta la valle come un tuono a ciel sereno.
Gli occhi di Accelerator furono i primi a spalancarsi, mentre avvertiva un cambiamento improvviso nei vettori del suolo.
<< Oh, merda… >> fu tutto quello che riuscì a sussurrare, prima che il lago di magma cominciasse ad agitarsi.
Pensavate davvero che sarebbe stato così semplice? Un bell’attacco combinato al massimo e poi “tutti felici e contenti”?
Purtroppo per i nostri protagonisti, il Maestro supera di gran lunga qualsiasi cosa abbiano affrontato fino ad ora.
Riusciranno a sopravvivere alla sua furia? Fire resisterà all’ennesima macchinazione di Vader? E per quanto riguarda Rowlet e Last Order? Domande che troveranno risposta solo nei prossimi capitoli…
P.s Per chi se lo stesse chiedendo, la Gungnir del Maestro appartiene a un personaggio dell’opera di Accelerator, To Aru Majutsu No Index. Si chiama Othinus, ed era un’umana scelta da Odino per brandire il suo potere.